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I grandi obbiettivi della strategia europea di Carlo V
Carlo d'Asburgo venne eletto imperatore con il nome di Carlo V. Salito alla carica si dedicò per molto tempo alla realizzazione di una "monarchia universale' cristiana-cattolica. Per raggiungere il suo obbiettivo dovette seguire alcuni progetti.
Il primo fu quello di consolidare il potere regio nei domini spagnoli; ci furono dure trattative prima che le cortes (parlamenti locali) di Castiglia e di Aragona riconoscessero giusta la successione di Carlo. Di conseguenza scoppiarono delle forti guerre all'interno delle città iberiche.
Nel frattempo cercò di consolidare la Francia e controllare l'Italia.
In Germania procedette alla riorganizzazione interna dell'eredità imperiale lottando contro i particolarismi tedeschi.
Provò anche a pacificare la situazione dei cristiani che con l'intervento di Martin Lutero era decisamente peggiorata.
Furono questi i programmi principali che Carlo V si era prefissato per raggiungere il suo obbiettivo.
Le ragioni dei fallimenti di Carlo V
I tentativi dei francesi di recuperare i territori italiani furono vani, lo scontro franco - asburgico si estese più a nord nell'Europa centro-settentrionale.
L'impero dovette affrontare l'espansionismo turco guidato dal sultano Solimano II, che mise in pericolo Vienna.
L'Imperatore in Germania non riuscì ad eliminare i tradizionali particolarismi che erano rafforzati dalla riforma protestante.
La Francia, tralasciando la sua tradizione cattolica, appoggiò le rivendicazioni autonomiste dei principati protestanti tedeschi in funzione anti-imperiale.
Carlo V si trovò contro la ribellione armata degli stati tedeschi; nel 1548 con la dieta di Augusta, l'imperatore cercò ancora di realizzare la pacificazione religiosa, ma i cattolici e i protestanti non riuscirono a trovare un compromesso.
Con la pace di Augusta nel 1555, Carlo V riconobbe la diversità religiosa interna alla Germania, e si fermò di fronte alle spinte autonomiste dei principi tedeschi.
L'Europa dopo l'abdicazione di Carlo V
La pace di Augusta confermò il particolarismo e la divisione della Germania, ponendo fine a tutti gli ambiziosi progetti dell'imperatore Carlo V.
Nel 1556 dopo le numerose delusioni, Carlo V abdicò alla corona di Spagna il figlio primogenito Filippo II che divenne re.
Il nuovo re aveva già avuto in precedenza vari territori come Milano, Napoli, possedimenti borgognoni e i Paesi Bassi.
Al fratello Ferdinando che gli succedette anche sul trono imperiale, andarono i domini austriaci il regno di Boemia e il regno d'Ungheria.
Dopo l'abdicazione l'ex imperatore si ritirò nel convento spagnolo di Yuste, dove morì dopo poco tempo, nel 1558.
La strategia politica internazionale di Filippo II
Dopo la morte dell'imperatore la lotta tra Francia e Asburgo continuò. Filippo II alleato con l'Inghilterra si contrappose a Enrico II re di Francia. Quest' ultimo fu sconfitto a San quintino (1557) dalle truppe spagnole e imperiali.
A causa dell'elevato costo della guerra, le due parti decisero di prendere un accordo con la pace di Caveau-Cambrésis (1159). La Francia si ritrovava il controllo sui vescovadi di Metz,Toul e Verdum, ma fu costretta a rinunciare ai territori borgognoni e a ritirare le proprie truppe dal Piemonte.
Al governo di Milano, Napoli, Sicilia e Sardegna, gli spagnoli aggiunsero i territori genovesi e toscani; la presenza francese in Italia era quasi svanita.
Il confronto tra Spagna e impero ottomano
Un altro impegno per Filippo II fu quello con l'impero ottomano per il controllo del mediterraneo.
Dopo aver messo sotto controllo il mediterraneo orientale, l'impero ottomano si era allargato nella fascia costiera libica e maghrebina, e aveva intenzione di rendere stabile il proprio controllo sul mediterraneo centrale. La riconquista di Tunisi nel 1535 da parte di Carlo V non era stata sufficiente per frenare l'avanzata dei turchi.
L'armata di Barbarossa riuscì nel 1538 a sconfiggere la flotta di Carlo V.
Dopo questo episodio le forze navali turche dominarono per più di 20 anni il Mediterraneo centro-occidentale.
La pace di Cateo-Cambrésis con la Francia diede la possibilità alla Spagna di concentrare tutte le sue forze contro i Turchi.
Questi ultimi dopo una sconfitta subita a Cipro, con l'aiuto della chiesa fecero la battaglia di Lepanto (1571) che pose fine all'espansione ottomana nel Mediterraneo occidentale.
La strategia politica interna do Filippo II
La politica interna di Filippo II mirava a consolidare l'autorità monarchica, aumentandone il controllo sui territori governati dagli spagnoli e rafforzandola all'interno.
La sua politica centralizzatrice si realizzò mediante un compromesso con la grande aristocrazia locale (cortes e parlamenti). Per ottenere l'appoggio e la collaborazione la monarchia madrilena concesse ai gruppi dirigenti locali maggior autonomia nella gestione del potere sul territorio.
Un altro fattore del suo assolutismo fu l'adesione all'ortodossia cattolica controriformista.
La Spagna riuscì a mantenere a lungo il proprio dominio su una zona vastissima tramite l'unità religiosa e la potenza militare.
Ci furono però anche dei problemi economici, a causa delle persecuzioni degli ebrei e dei musulmani. Nonostante l'afflusso di metalli dalle americhe; c'era la cronica insufficienza delle entrate fiscali che portavano all'indebitamento e quindi alla fragilità dell'economia spagnola.
Le connessioni tra crisi dei Paesi Bassi e confronto anglo-spagnolo
Nei paesi bassi il calvinismo si intrecciò con gli interessi economici e politici. I paesi bassi erano stati assegnati a Filippo II, il sovrano esigeva dai sudditi olandesi un'assoluta uniformità religiosa, perseguitando gli eretici e i calvinisti.
Questo atteggiamento portò alla ribellione dei "pezzenti" (1556) che insorsero rivendicando autonomia politica e tolleranza religiosa, di conseguenza Filippo reagì con ulteriore severità.
Il duca d'Alba con un'armata di circa 20000 uomini cercò di reggere i Paesi Bassi.
Dopo una lunga stagione di guerriglia i Paesi Bassi si ritrovarono divisi in due: il nord ,calvinista, era indipendente dalla Spagna, dove venne proclamata la repubblica indipendente delle Provincie Unite.
Contro le province settentrionali si contrapposero le province meridionali, organizzate dal 1579, nell'unione di Arras.
Nel 1580 il dominio di Filippo II raggiungeva l'apice, ottenendo i territori del Portogallo; approfittando dello splendido periodo, insieme all'aiuto di Alessandro Farnese, gli spagnoli procedettero alla riconquista delle città ribelli olandesi.
Lo sviluppo economico inglese e l'affermazione del dissenso religioso
L'Inghilterra preoccupata dell'aggressività spagnola, essendo sempre stata alleata con i ribelli olandesi, la indusse a intervenire in loro sostegno.
Nel 1585 venne inviato in Olanda un contingente inglese che distrusse la base spagnola di Cadice.
Filippo II accelerò le spedizioni e varò una grande flotta che fu chiamata l' "Invincibile armata".
La spedizione spagnola fu un disastro, sia per l'abilità delle flotte inglesi sia per una sfortunata tempesta. Incoraggiati dalla sconfitta spagnola anche gli olandesi ripresero l'offensiva conquistando Breda e Nimega.
Dopo la clamorosa sconfitta la Spagna si calmò decisamente. Dopo la morte di Filippo II, Filippo III d'Asburgo sottoscrisse la pace con gli Inglesi.
Con la tregua dei dodici anni vennero concluse le trattative con le Provincie Unite, che implicavano l'indipendenza olandese.
Gli elementi di forza della politica di Filippo II in Europa
Filippo II quando morì suo padre Carlo V ereditò la Spagna con le sue colonie americane, le Fiandre, i Paesi Bassi, la Franca Contea e i possedimenti italiani degli Asburgo.
Filippo II aveva ricevuto un'educazione molto religiosa.
Considerava il cattolicesimo un elemento fondamentale di politica e sociale quindi aveva l'esigenza di difendere la cristianità.
Il sovrano poteva intervenire nella nomina dei vescovi e controllava direttamente l'attività dell'Inquisizione.
Filippo II non permise alla grande aristocrazia castigliana di svolgere un ruolo di primo piano nel governo.
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