Adolf Hitler e la pazzia della seconda guerra mondiale
L'Italia fascista e la Germania nazista sono stati i luoghi dove la
follia ha preso il sopravvento sulla democrazie e ha determinato il completo
abbandono della razionalità e dei buon senso trascinando popoli interi verso la
più totale perdizione, e verso l'eccitazione della violenza e della crudeltà in
un modo barbaro ed eclatante, come non era mai successo prima nella storia
dell'umanità. Eppure la follia non è da ricercare solo nei grandi uomini,
Hitler e Mussolini, ma soprattutto nel popolo tedesco ed italiano che avrebbe
potuto lasciare quelle parole volare al vento, anziché mostrare
quell'entusiasmo e quello smisurato fanatismo che condussero inconsapevolmente
verso lo sgretolamento della giustizia e della libertà.
Nelle dittature che predominano nel novecento rimane costante l'esasperato
nazionalismo, la violenza antidemocratica e anticostituzionale, la fondazione
di un governo autoritario, il culto della personalità, la repressione degli
oppositori, il controllo ideologico delle attività culturali e sociali e lo
smoderato uso della pubblicità per ottenere il consenso dei 'sudditi'.
In Italia il 3 gennaio 1925 Benito Mussolini, capo dei governo, impone
definitivamente ed ufficialmente la dittatura. Con le 'leggi
fascistissime' furono dichiarati decaduti i deputati aventiniani, e quelli
rimasti vennero perseguitati e incarcerati; il parlamento fu trasformato in
Camera Dei Fasci E Delle Corporazioni; furono soppressi il diritto di sciopero
e la libertà di stampa; furono abolite le elezioni amministrative ed il sindaco
prese il nome di Podestà, i giornali dell'opposizione furono sequestrati e poi
'fascistizzati'; fu stabilità la pena di morte per i reati politici e
furono istituiti il Tribunale Speciale Per La Difesa Dello Stato e
l'Ovra, la polizia politica. Lo scopo di Mussolini era quello di
riportare l'Italia alla gloria e alla fama dell'impero romano, e alla
supremazia su tutti gli altri popoli. Nelle scuole furono introdotte
materie come cultura militare e cultura fascista, e fu data grandissima
importanza all'educazione fisica perché gli italiani dovevano mostrarsi come un
popolo di atleti e di guerrieri, proprio come i loro antenati romani. Le
Camicie Nere, al servizio del duce, affollarono le città italiane in modo che
il processo di 'fascistizzazione dello stato' fosse compiuto, anche
se con la forza e la violenza.
Fu in Germania che la follia si espanse maggiormente e più
atrocemente. La grande massa della popolazione tedesca vide in Adolf
Hitler il suo più grande esponente, il Fuhrer, la guida che avrebbe portato il
popolo ariano alla massima glorificazione con la fondazione dei Terzo Reich, il
terzo impero tedesco dopo l'impero germanico medioevale e quello proclamato
alla riunificazione della Germania. L'intera nazione tedesca era
catturata dalla potenza di hitler e credeva ciecamente nelle sue parole e nelle
sue azioni.
La politica antisemita, l'orrore dell'olocausto, la
persecuzione anticomunista, facevano parte di un programma accuratamente
organizzato il cui tentativo era quello di disumanizzare questi uomini,
spogliarli della loro libertà e dignità, renderli schiavi della superiorità
tedesca, ed infine privarli della vita stessa. E proprio in questo
'progetto di annientamento' che consiste la lucida follia di
Hitler. Questo programma era già stato delineato in gran parte nel
'Mein Kampf' ('la mia battaglia'), scritto e pubblicato intorno
al 1925. Le teorie esposte si articolavano in cinque punti fondamentali:
· il concetto di razza: i tedeschi avevano il
diritto di affermare la superiorità della razza tedesca, discendente di quella
ariana e per questo la più pura.
· la difesa della razza: essendo la 'razza
padrone', i tedeschi dovevano dominare il mondo e le 'razze
schiave'. Inoltre dovevano perseverare la purezza, venne quindi
instaurato l'obbligo ai tedeschi di sposarsi solo tra loro; ed in più furono
sterminati i malati di mente, le persone deboli, gli infermi e chiunque fosse
un portatore di handicap.
· la comunità razziale: lo stato nazista doveva
espandersi sino a creare una comunità che abbracciasse tutti i tedeschi puri
nel mondo.
· il culto della personalità: era un principio
già presente nella dittatura fascista e in quella comunista. Il capo era
l'incarnazione di tutte le virtù e dei principio di autorità, per cui bisognava
sottostare ai suoi ordini.
· lo spazio vitale: i tedeschi avevano il
diritto di espandersi e di conquistare l'egemonia in Europa, fino ad estendersi
verso est in Polonia, Cecoslovacchia e Russia. Questi territori dovevano
essere occupati e i 'sottouomini' slavi dovevano servire il 'popolo
dominatore'.
Benché non esistessero fondamenti scientifici, Hitler
affermava con grande sicurezza la superiorità della Germania e la purezza della
sua popolazione.