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Tipologia delle norme
Tutte le norme che saranno analizzate nei prossimi paragrafi hanno in comune i valori del rispetto dell'omertà, così come sono stati intesi precedentemente. Così nascono quelle regole che possiamo definire "comunitarie" (il termine è usato semplicemente per differenziarle da quelle giuridiche o istituzionali), che si differenziano, a loro volta, in prescrittive e in proscrittive.
RISPETTO/OMERTA' → REGOLE COMUNITARIE
prescrittive proscrittive
↓ ↓
sanzioni leggere sanzioni pesanti
Quelle prescrittive sono le norme della buona educazione, le regole che riguardano la tavola, l'igiene personale e ambientale, molte delle regole degli spazi in comune, soprattutto dell'aria; le norme proscrittive, come si sa, sono quelle che vietano un comportamento. Rientrano in questo contesto soprattutto quelle che riguardano i rapporti con lo staff carcerario, agenti in particolare, ma riguardano anche i rapporti fra detenuti, soprattutto se si tratta di un tipo di linguaggio da usare, o non usare. Si vedrà anche quali potranno essere le sanzioni a cui si va incontro se trasgredite. Queste vanno dalla semplice stigmatizzazione del soggetto deviante all'allontanamento dalla comunità dello stesso o alla pena corporale. Solitamente la trasgressione delle norme prescrittive produce sanzioni leggere, come il semplice biasimo e richiamo verbale, mentre trasgredendo a quelle proscrittive si va incontro a sanzioni anche molto pesanti, come la cosiddetta "cappotta". Più avanti si vedrà di cosa si tratta. La maggiore severità delle norme proscrittive rispetto a quelle prescrittive dipende soprattutto dal fatto che le prime riguardano trasgressioni che mettono in discussione i valori fondanti della comunità, come l'omertà e il rispetto. Il non salutare potrà provocare una reazione di indignazione, ma denunciare un atto o il protagonista dell'atto è percepito come un attentato ai valori sui quali ruota tutta la subcultura carceraria (vedi par. 3.6, la funzione delle sanzioni).
Non è possibile stilare un elenco. Tuttavia ci sono regole che sono, direi quasi, "costitutive" che sono alla base di ogni rapporto tra detenuti, per cui sono le più importanti, come si vedrà più avanti quando saranno analizzate nel loro contesto. In questa sede è importante sottolineare che tutte, come detto sopra, sono informali ma rivolte a tutti e accettate, loro malgrado, da tutti. È nella pratica che bisogna analizzare tutte le norme, facendo degli esempi concreti, direttamente vissuti da un "esperto non etichettabile", quale io ritengo di essere. Diversamente non sarà facile coglierne il senso, ma soprattutto non si può comprendere la forza perversa che hanno nell'animo del detenuto, il loro dirompente saccheggio della psiche, dello spirito e del pensiero umano.
Sarà difficile per un "esterno" immedesimarsi nella realtà del carcere. Molti teorici hanno studiato il mondo carcerario, ma credo che l'«osservazione partecipante» sia essenziale per comprendere meglio la realtà carceraria, soprattutto se l'osservatore è parte integrante della comunità. Anche se l'analisi non potrà essere certo neutrale, sarà il più possibile obiettiva.
Prima di addentrarci nel mondo della pratica delle norme, è necessario fare un appunto. Le regole che saranno via via trattate sono frutto della mia esperienza vissuta principalmente nelle carceri della Puglia, in cui fino al 1997 si viveva in celle di 25/30 metri quadrati in 12-15 persone, o in celle un po' più grandi ma con 20-25 detenuti: il carcere di Bari, oggi ristrutturato, l'ex carcere "Villa Bobò" di Lecce, chiuso dall'inizio del 1997 a causa dell'apertura di uno nuovo e il carcere di Taranto. Per cui le regole che riguardano l'ambito delle celle si riferiscono al periodo prima del '97. Oggi in cella ci si sta in due o tre (sempre troppi comunque, per via degli spazi molto ristretti), per cui soprattutto le regole che riguardano l'ambito delle celle hanno poco valore oggi o sono cadute in desuetudine, anche se ci sono realtà che ancora rispecchiano il vecchio regime, soprattutto nei carceri di antica costruzione, in cui le celle sono ancora una sorta di cameroni di caserma.
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