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I valori fondamentali: rispetto e omertà
Il rispetto è un concetto fondamentale, è il "principio" che sta alla base di tutte le norme che regolano la vita carceraria. È una "forza generatrice" che crea regole e consente di tenere stabile una comunità altrimenti instabile, votata all'anarchia, alla legge del più forte, di tutti contro tutti. È da tenere presente, però, che all'interno del carcere il significato è andato modificandosi con il tempo, per cui è necessario soffermarsi per analizzarlo meglio.
Il rispetto è un «sentimento di deferenza, stima e considerazione verso persone, principi e istituzioni»; oppure un «sentimento e atteggiamento di riguardo verso la dignità o il valore altrui, che ci trattiene dall'offendere, dal recare danno [.]» . Rispettare la dignità altrui è fondamentale nella società civile, anche se a volte viene calpestata.
In carcere il rispetto è una sorta di imposizione, o meglio lo è diventato, ed è cambiato di significato. Non è più un "sentimento nato da stima verso persone ritenute superiori", ma un "atteggiamento che il detenuto deve tenere nei confronti di chi è più forte", oppure vuol dire "non offendere le persone ritenute superiori dalla comunità". In termini pratici significa "obbedienza". Il vero significato di "rispetto" non ha più valore se non in situazioni di vera amicizia che può nascere tra persone che convivono nella stessa comunità. Ha lo stesso significato, invece, rispetto alla società civile quando riguarda le norme. Nella subcultura mafiosa un "uomo di rispetto" è l'uomo omertoso, colui che ha fatto strada nel crimine, che ha il potere di farsi obbedire da un gran numero di altre persone, suoi affiliati. Questo concetto è stato trasferito in carcere, per cui si capisce benissimo che il rispetto è falso, perché scaturisce dalla paura e non dalla stima per qualcuno. Nel gruppo criminale il rispetto è ritenuto di fondamentale importanza, ma potrebbe anche essere giusto se rimanesse nell'ambito del gruppo in questione, visto dal loro punto di vista. È senz'altro vero, d'altra parte, che una concezione così deterministica del rispetto ha consentito negli anni di "governare" una comunità altrimenti priva di regole, in cui la prevaricazione dell'uomo sull'uomo utilizzando la forza fisica avrebbe costituito la prassi. A tale riguardo (considerato che nelle carceri italiane la promiscuità sessuale è considerata un atto deplorevole e combattuta con tutti i mezzi), basta ricordare che è stato così alterato il concetto di "rispetto" a tal punto che fare la doccia nudi o girare in mutande in cella non è consentito. Anche se il termine ha perso il suo originale significato, è ancora molto importante quando si tratta di rispettare l'anzianità, non soltanto quando si riferisce a persone che hanno trascorso molti anni in carcere, ma anche quando l'anzianità è biologica.
Molte volte ci si trova nella condizione di "rispettare il cane per il padrone" (altra espressione linguistico-gergale tipicamente carceraria, diffusa anche nella società civile), ossia dare rispetto a persone che non lo meritano per il loro carattere prepotente o per il loro modo di agire irrispettosamente soltanto perché sono "amici" di qualcuno influente all'interno o all'esterno. È una situazione in cui si è nell'impossibilità di agire come si vorrebbe verso certe persone "protette", ed allora queste si permettono di insultare o umiliare i più deboli, con la conseguenza di generare animosità e odio. È accaduto spesso che coloro i quali non avevano ancora "scaldato il letto" (altro gergo), cioè individui da poco in carcere, abbiano voluto dimostrare da subito la loro potenza nei confronti di altri già "vecchi di galera", manifestando palesemente la loro presunta superiorità. Da norma consolidata, si dovrebbe avere rispetto di quelle persone già "anziane", ma tale regola è stata spesso disattesa e quando il "padrone" veniva trasferito in altro carcere, il "cane" veniva severamente "bastonato" e indotto a un comportamento più consono.
Si può concludere dicendo che il rispetto è un valore fondamentale ed il suo significato, ad eccezione di quanto detto sopra, si riduce nel detto «fai quello che ti dicono e non fare quello che fanno», ma, realisticamente, è preferibile una situazione di potere elitistico-assolutistica, in cui esiste una figura fondamentale di riferimento, piuttosto che la guerra di tutti contro tutti? A conclusione di questo lavoro si cercherà di dare una risposta a questa domanda.
Un altro importante valore è l'omertà. Che cos'è? È una solidale intesa che vincola i membri della malavita alla protezione vicendevole, tacendo o mascherando ogni indizio o prova utile per l'individuazione dei colpevoli. Spesso si è omertosi per paura, solidarietà, difesa di interessi personali, ecc. Nella cultura meridionale è un valore fondamentale perché implica la sottomissione alle regole delle varie organizzazioni mafiose. Come il rispetto, l'omertà è un elemento essenziale, senza il quale non avrebbero senso molte delle regole che saranno prese in considerazione nei prossimi paragrafi.
Oltre ai due valori principali esistono, come nella società libera, anche altri valori soggettivi, che dipendono soprattutto dalla cultura di provenienza di ogni singolo detenuto: solidarietà, amicizia, libertà, uguaglianza, dignità della persona, famiglia, giustizia e altri. Più che in passato, quando era meno differenziata al suo interno, anche la comunità carceraria è caratterizzata dal pluralismo dei valori. Tali valori possono essere in conflitto tra di loro e l'individuo si trova sovente in situazioni di dilemma etico. Ad esempio, succede che il valori della solidarietà verso i più deboli e della libertà entrino in conflitto con quello dell'omertà. Sono infinite le situazioni in cui i detenuti sono costretti a scegliere tra valori ai quali danno comunque molta importanza.
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