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TITO LUCREZIO CARO
Vita
La vita di Lucrezio resta per noi un mistero.
Poche notizie, neanche attendibili, fanno pensare che sia nato tra il 98 e il 96 a.C. a Napoli e sia morto intorno al 55 a.C.
Cicerone e san Girolamo accennano a lui un paio di volte, ma neanche questi cenni sono da considerare certi visto che entrambi erano ideologicamente avversi all'epicureismo.
Dall'esame della sua opera maxima si denota che Lucrezio trascorse una vita di intense passioni ma non si rileva nient'altro.
Il De rerum natura e la filosofia epicurea
Lucrezio, non sappiamo come , non sappiamo quando, si avvicino all'epicureismo ma, a differenza degli epicurei che consideravano la poesia un piacevole passatempo per l'animo, pensava che questa fosse una sorta zucchero che addolcisse il dolore di vivere, per questo la sua poesia è stata considerata da sempre chiara e scientifica anche se ricca di arcaismi e grecismi.
Il suo poema De rerum natura è rappresentazione della concezione meccanica della realtà ed espressione di un sentimento profondo, sereno e tragico, dell'inesauribile energia della natura nel tramutasi e nell'evolversi.
Esso è diviso in sei libri: i primi due comprendono la dottrina generale degli atomi e del loro movimento nel vuoto.
Il terzo libro tratta dell'anima che considera costituita di atomi; il quarto libro tratta della dottrina delle sensazioni, il quinto espone il processo di formazione di tutte le cose e la storia dello sviluppo del genere umano e della civiltà.
L'ultimo libro descrive e spiega alcuni fenomeni meteorologici e alcune malattie dell'uomo.
Esaminiamo meglio l'opera.
Il De rerum natura si apre con l'invocazione a Venere, la dea dell'amore, che può far desistere Marte, il dio della guerra, dal suo desiderio di sangue.
Ciò è legato al fatto che Lucrezio vive il difficile periodo delle rivolte degli schiavi e delle continue battaglie tra Cesare e Pompeo per le ambizioni e il desiderio di potere
e desidererebbe un po' di pace in patria.
La soluzione per giungere prima possibile alla pace, Lucrezio la ravvisa nella filosofia di Epicuro , simbolo della ratio umana,che riesce a prendere coscienza dello stato umano.
La religiosità di Lucrezio si esterna con la descrizione del sacrificio di Ifigenia, infatti l'uomo, a causa di una falsa idea della religione, può divenire inumano e stolto.
Certo che la filosofia di Epicuro possa essere una vera medicina per combattere le paure secolari degli uomini: la paura della morte, della malattia, del dolore e degli dei, Lucrezio continua a descrivere la natura; asserisce infatti che tutto ciò che ci circonda è formato da piccolissimi granelli indivisibili, gli atomi, (detti dal poeta SEMINA RERUM o anche GENITALIA CORPORA ).
Tutto è formato da atomi e tutto è destinato a nascere e disfarsi in eterno, poiché gli unici ad essere immortali sono gli atomi.
Tuttavia, benché il mondo sia regolato da queste leggi meccaniche, vi è la libertà: infatti all'origine di tutto vi è stato un CLINAMEN, ossia una deviazione del moto atomico, che ha portato alla formazione di tutte le cose.
Lucrezio continua cosi a far sì che gli uomini accettino la morte come qualcosa di naturale e dalla quale non si può fuggire e comunque come qualcosa che non interessa l'uomo infatti egli sostiene che "quando noi siamo non c'è la morte, e quando c'è la morte noi non siamo"; conclude dicendo che è stolto l'uomo che invece di sprecare la propria vita preoccupandosi della propria fine o inseguendo insane mete, non riesce a godersela pienamente.
Il quarto libro tratta della teoria delle sensazioni, di come possano essere vere e di come possano essere turbate.
Secondo Lucrezio i sensi captano i flussi atomici : sentiamo o vediamo perché ai nostri occhi o alle nostre orecchie arrivano degli atomi.
Ogni forma di conoscenza nasce dai sensi cosi pure la ragione umana.
I sensi possono esser turbati dalle passioni amorose e dalle passioni carnali, l'amore è dunque sofferenza, miseria, umiliazione, rimorso, gelosia, amarezza, cecità.
Il quinto libro è la descrizione dettagliata della formazione del mondo e la nascita della civiltà, ma anche qui Lucrezio appare poco positivo, infatti con la nascita della
civiltà nascono anche la cupidigia e l'ambizione, aborrite dal poeta.
L'ultimo libro è invece la descrizione di alcune malattie dell'uomo.
Questo libro ha fatto sì che si aprissero diversi dibattiti, sembra certo infatti che l'opera non dovesse terminare con questo finale poiché manca di diverse descrizioni.
Ancora una volta resta un mistero nella vita di Lucrezio.
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