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Publio Papinio Stazio




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Stazio



Publio Papinio Stazio nasce a Napoli fra il 40 e il 50 d.C. da un erudito maestro di scola. A Roma il giovane ebbe notevoli successi nelle recitazioni pubbliche e nelle gare poetiche. Protetto da Domiziano morì probabilmente nel 96 d.C.


Le Silvae:

Opera di Stazio sono le Silvae testo non epico e che presenta i suoi caratteri originali ma molto legati al gusto contemporaneo. I committenti delle varie poesie rivelano mentalità ed atteggiamenti di un ceto colto e benestante, impegnato in una fitta vita di relazione e spesso occupato nel sistema del governo e della burocrazia imperiale. Emergono bene i valori che guidano questo sistema sociale: da un lato il ripiegamento sulla vita, dall'altro l'ideologia del pubblico servizio inserito nelle strutture del potere imperiale.

Altrettanto importanti le poesie cortigiane direttamente rivolte a Domiziano, che ci illustrano lo sviluppo del culto imperiale, i cerimoniali, le manifestazioni pubbliche; una serie di carmi descrittivi testimoniano i gusti dell'epoca.

La struttura dei singoli carmi è governata da rigorosi schemi tradizionali.

Il poeta si mostra perfettamente inserito in una società gerarchica, entro una rete di autorevoli protettori che ha il suo centro immobile nel simulacro divinizzato del principe.

Le Silvae contengono momenti fra i migliori di tutta la poesia lirica di età imperiale.



La Tebaide

Il tema di Stazio sono "battaglie tra fratelli; egli sceglie un tema mitologico, ma la sostanza del contenuto riporta irresistibilmente verso il Bellum Civile.

Il piano dell'opera è in dodici libri, divisi in due esadi; la seconda è tutta una storia di guerra, come la metà idilliaca dell'Eneide; la prima, più variata, ha funzione di lunga preparazione, e insieme contiene tratti odissiaci, come la prima metà dell'Eneide.

I modelli poetici sono moltissimi. Le funeste imprese dei Sette erano state cantate in poesia epico da Antimaco di Colofonie ed il ciclo tebano aveva ispirato Seneca. La scelta dell'epos comporta molti diretti richiami dell'Iliade; in certe brevi sezioni descrittive appaiono anche modelli più insoliti, come Euripide, Apollonio Rodio e persino Callimaco. Infine lo stile narrativo e la metrica di Stazio sono il frutto della lezione tecnica di Ovidio.

La scelta ideologica di Stazio è chiaramente virgiliana: salvare l'apparato divino dell'epica, ma rendendolo più moderno con l'approfondire la funzione del Fato. Ma la scelta di un tema così profondamente negativo porta Stazio molto vicino alla posizione di Lucano.

Le divinità epiche tradizionali appaiono come svuotate o appiattite; schiacciate dalle leggi del cosmo e dalla predestinazione, anche le figure umane sono a loro volta appiattite. Stazio infatti concede molto poco alle sfumature psicologiche.



L'Achilleide:

Il poema sulla vita di Achille ha avuto un destino stentato. Il testo che abbiamo, interrotto per la morte dell'autore, tratta solo delle vicende del giovane Achille a Sciro. Forse a causa del tema il tono è più disteso e idillico che nella Tebaide. Il progetto di narrare tutta la vita di Achille rivela comunque ambizioni letterarie grandiose.


Dante e Stazio:

L'episodio più spettacolare della fortuna di Stazio è certamente la sua comparsa nel Purgatorio dantesco, basata sulla falsa convinzione che il poeta si fosse convertito al cristianesimo. Nello Stazio, personaggio della Commedia, è colto ed enfatizzato un aspetto del vero Stazio, cioè lo stretto legame con Virgilio. Più in generale Dante fa notevole uso del modello epico di Stazio. In questo periodo però sono del tutto sconosciute le Silvae, che avrebbero illuminato certi aspetti privati della personalità di Stazio.





STAZIO


Vita:

Publio Papinio Stazio è l'esempio caratteristico del poeta nell'età dei Flavi: frequentò ambienti mondani e culturali vicini al Principe, adulò spesso quest'ultimo, fu conoscito ed imitatore dei classici dei quali riprese temi e forme.

Nacque a Napoli tra il 40 e il 50 d.C. da una famiglia dell'ordine equestre che rimase però vittima di gravi dissesti economici.

Collaborò col padre nell'attività di insegnamento e si sforzò di guadagnarsi da vivere scrivendo dei copioni che vendeva ai pantomimi.

Stazio partecipò e vinse i Ludi Albani dell'86, in seguito continuò a scrivere varie opere fino a quando, nel 94 o 95, ormai malfermo, si ritirò definitivamente a Napoli dove morì nel 96 d.C.


Opere:

Tra i copioni venduti a pantomimi si ricorda una fabula saltica intitolata Agave nella quale si narrava il mito di Agave che, punita da Dioniso, uscì di senno e durante un'orgia divorò suo figlio.

Il componimento che gli permise di vincere ai Ludi Albani fu il Carmen de bello Germanico, nel quale celebrò la guerra di Domiziano contro i Catti.

Sempre a Domiziano dedicò la Tebaide, la sua opera maggiore, composta nell'arco di 12 anni.

Pubblicò poi i primi 4 libri delle Silvae e progettò l'Achilleide, rimasta incompiuta: essa doveva trattare dalla nascita alla morte tutte le gesta di achille.


La Tebaide

In questo poema epico Stazio narra in dodici libri la guerra dei Sette re contro Tebe.

Il tema è quello della lotta fratricida tra Etocle e Polinice, che si contendono il regno di Edipo, loro padre. E' quindi la descrizione di una guerra civile, trasferita però in una dimensione metastorica del mito, con l'obiettivo di riavvicinarsi a Virgilio.

Primi 6 libri: eventi che precedono la guerra, altri 6 libri: eventi della guerra.

Pur evidenziando le molte analogie che legano quest'opera alla produzione Virgiliana , va sottolineato che questi poemi nascono e si muovono in aree storiche diverse e sono espressione di differenti concezioni di uomo e destino.

In Virgilio l'indagine psicologica è anzitutto motivazione interiore , mentre in Stazio è più ampia e particolareggiata ma non risulta essenziale al racconto.

La poesia di Stazio procede dalla magniloquenza a frequenti descrizioni violente , atroci e sanguinose che la tengono lontana dalla classicità di Virgilio.


Le Silvae

Opera composta da 5 libri pubblicati dallo stesso poeta, più 1 pubblicato postumo, nella quale Stazio si cimenta nell'attività lirica.

Ogni libro contiene una dedica.

A quest'opera viene attribuito qualche valore artistico, negati alla Tebaide, in quanto è frutto di maggiore spontaneità e della presenza in prima persona del poeta.

Il titolo vuole indicare una raccolta di componimenti diversi per contenuto e per metro.

Sono costituite da carmi occasionali , scritti per varie ricorrenze , compleanni, anniversari, lutti, ecc. E' presente anche la celebrazione del principe in forma di elogio.

Le Silvae costituiscono un grande affresco della società romana al tempo dei Flavi, tra pregi e limiti.

Stilisticamente Stazio utilizza espedienti retorici , richiami mitologici, riferimenti adoperati spesso come formule. Tutto questo gli permette la CELERITAS di componimento di cui spesso si vantò.


Testi:


IL PROEMIO DELLA TEBAIDE

Struttura del proemio:

vv.1-3: propositio: il poeta espone il tema generale dell' opera;

vv.3-4: invocazione alle muse;

vv.4-16: elenco dei momenti fondamentali della preistoria del mito;

vv.16-17: limiti entro cui intende muoversi il poeta;

vv.17-33: elogio a Domiziano e delle sue gesta;

vv.33-40: ripresa generica del tema del poema.

Sazio spiega subito la materia mitica del suo poema, questa scelta si spiega con ragioni di ordine politico e di natura culturale : il suo intento e di tutti i poeti dell'età dei Flavi è infatti quello di riallacciarsi alla grande tradizione virgiliana, che però essi svuotano del valore umano e spirituale.


IL COMMIATO DEL POETA

Questo brano è l'ultima parte della Tebaide ed è un vero e proprio commiato. Viene qui ribadita la scelta della materia del suo canto e Stazio esprime il suo orgoglio di poeta. Il poeta si augura inoltre che la sua opera abbia lunga vita e ampia diffusione. Sono presenti infine un ultimo riferimento di gratitudine al principe e un omaggio all'Eneide , con la quale questa opera non dovrà mai gareggiare ma solo ammirare da lontano.


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