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Henri bergson




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Henri BERGSON

Bergson nasce a Parigi nel 1859 da famiglia ebraica, studia filosofia, chimica e biologia alla Scuola Normale.

Dapprima insegna nei licei, poi assume la prestigiosa cattedra al Collegio di Francia dal 1899 al 1921, anno in cui si ritira dalla vita universitaria per problemi di salute.

Durante la prima guerra mondiale svolge importanti funzioni di diplomatico e nel 1927 riceve il Nobel per la letteratura.

Già famoso e celebre, muore di malattia nel 1941durante l'occupazione nazista di Parigi, dopo aver conosciuto, in quanto ebreo gli orrori delle leggi razziali e della persecuzione.

Saranno proprio tali orrori a convincerlo di restare fedele alla religione d'origine fino alla morte, pur avendo maturato la conversione al cattolicesimo.

Opere principali

Materia e memoria (1896), in cui approfondisce i rapporti tra il corpo e lo spirito, riconoscendo a quest'ultimo, come sua essenza, la memoria.

L'evoluzione creatrice (1907), il suo capolavoro. In esso si celebra la natura della vita come slancio vitale, corrente di coscienza, che percorre la materia, sottomettendola a sé, ma rimanendone anche condizionata

Le due sorgenti della morale della religione 1932), ultima opera. Egli applica le sue idee alla società.











pensiero BERGSON

reazione antipositivista e     

fondazione scienze dello spirito

Primi decenni secolo XX



Atteggiamento dettato da esplosione ricerca scientifica dell'epoca, che faceva registrare enormi progressi e prometteva un futuro migliore per l'uomo, anche in termini di felicità e benessere spirituale.


Promesse fatte nel segno della scienza e della tecnica e del suo sviluppo inarrestabile.

COMTE, padre del positivismo europeo, nell'ultima fase, aveva ipotizzato una società interamente organizzata sui principi della scienza.

Cultura umanistica tra Ottocento e Novecento,

nelle diverse espressioni dello

SPIRITUALISMO

IDEALISMO

STORICISMO si ribella al rischio di                                

un'organizzazione totale della società, sotto il segno del potere tecnologico.

Pone in discussione l'egemonia del metodo sperimentale, proprio della scienza, la sua estensione a tutti i campi del sapere, compreso quello dello spirito.

Interrogativi

differenza tra scienze della natura e scienze dello spirito;

possibilità di estensione del metodo sperimentale anche alle scienze dello spirito;

vita della coscienza descrivibile in termini matematici;

tempo dello spirito, oltre quello misurabile della fisica;

compito della filosofia, una volta sottratta alla subordinazione da parte della scienza quantitativa.


Interrogativi che affiorano nella riflessione degli intellettuali dell'epoca: insoddisfazione per la riduzione positivista della complessità umana entro le strettoie dei dati di fatto.

BERGSON

DILTHEY

CROCE

GENTILE

critica della visione generale del metodo implicita nel positivismo.

 

critica dell'estensione del metodo sperimentale alle scienze dello spirito

 
Reazione al Positivismo



Mutato punto di vista nella considerazione dell'uomo e del suo mondo

individuo non più dipendente da ambiente, biologico (DARWIN) o sociale (MARX COMTE), come un essere determinato e condizionato da fattori esterni.

quindi

la filosofia cerca di

individuare la specificità, rispetto agli oggetti naturali,

di coglierne l'essenza,

di interpretarlo attraverso categorie nuove


lo spirito e la libertà

sostituite alla causalità e al determinismo.


scienze umane fisionomia indipendente rispetto alle scienze sperimentali,

oggetto e metodo nuovi e peculiari.

Henri BERGSON          approfondisce indagine sul concetto di tempo, giunge a visione del mondo che interpreta uomo, natura e mondo intero in chiave spiritualista, eliminando ogni residuo meccanicistico e positivistico.

Wilhelm DILTHEY   massimo esponente storicismo tedesco,

cerca di dare statuto epistemologico alle scienze dello spirito.

Convinto che non si possa estendere metodo sperimentale alle stesse, ritiene, sulle orme di Kant, che si debba definire metodo nuovo, capace di offrire adeguata comprensione fenomeni spirituali e mondo storico.

Concepisce progetto filosofico come proseguimento opera kantiana.

Come Kant aveva fondato sapere scientifico, tracciandone limiti e possibilità, così Dilthey voleva fondare il sapere storico, una critica della ragione storica.

Benedetto CROCE pensatore più significativo Novecento italiano, grande influenza su cultura europea per le riflessioni sull'arte.

Giovanni GENTILE esponente di spicco della cultura italiana prima metà del Novecento, si propone di contrastare il positivismo e sua assolutizzazione dei dati di fatto.Maniera radicale, professa una forma di idealismo immanentistico rigoroso, che riconduce mondo esperienza all'attività dell'io, vero Soggetto della storia.

Critica dello scientismo positivista

pensiero BERGSON

o     movimento di reazione al positivismo

o     primi decenni secolo XX

o     Spiritualismo francese

ma anche

o profondamente radicato in situazione storica del tempo e dei problemi che la attanagliano in modo drammatico.

questioni poste da prodigiosa crescita civiltà della scienza e della tecnica, ma anche da grave crisi questa civiltà.

Bergson: rifiuto atteggiamento reazionario nei confronti della scienza e della civiltà industriale,

consapevolezza limiti e rischi di pericolose  involuzioni.

Dunque,

a differenza di altri pensatori, non sottovaluta affatto l'apporto della scienza.

Invece

critica lo scientismo positivista, la sua assolutezza.

sostiene l'insufficienza scienza moderna nel dare risposta alle esigenze di comprensione del mondo

pertanto

afferma necessità ricorso a filosofia come forma superiore di intuizione e intelligenza della realtà e del suo senso ultimo.

scienza: descrizione superficie dei fatti,

filosofia: comprensione processi profondi della realtà, mediante sguardo diverso da quello scienze matematico-naturalistiche.

Comunque

filosofia non in opposizione alla scienza,

bensì

in collaborazione con la scienza.

In grado, quindi, di interpretare e di rilanciare la ricerca scientifica.

considerazione ricerche compiute nei più diversi campi scientifici, dalla fisica alla psicologia.

però

collaborare non significa ignorare differenze di fondo tra

scienza fine utilitaristico, il dominio sulle cose;

usa l'analisi

e

filosofia intuizione diretta dell'essere e della realtà.

la metafisica usa l'intuizione.

L'intuizione è la simpatia con la quale ci trasportiamo all'interno di una cosa per cogliere ciò che essa ha di unico, giungendo quasi a coincidere con essa.

Attraverso l'intelligenza e la scienza, l'uomo interviene sul mondo per manipolarlo, per fabbricare oggetti e macchine che ne accrescono il potere e la capacità di sopravvivenza.

Quindi

l'intelletto scientifico deve misurare, quantificare.

In quel modo

opera ritagliando e collegando aspetti della realtà ridotti alla sola quantità

ma

questo modo di considerare la realtà (Positivismo) impoverisce l'immagine che l'uomo ha della realtà e di se stesso,

la coscienza risulta povera e passiva.

La coscienza dell'uomo moderno, infatti, si è come esteriorizzata, frammentata, si è resa sempre più dipendente e smarrita in un mondo di cose.

L'intelligenza che ha costruito questo mondo, pur avendo svolto una funzione essenziale nella vita dell'umanità, ne ha anche arrestato lo slancio vitale, bloccando l'evoluzione creatrice.


però

l'uomo può riprendere lo slancio.

Di questo c'è assoluto bisogno, perché il mondo moderno, dominato sempre più dalla tecnica, attende un supplemento d'anima.


Ma come può l'uomo riprendere possesso di sé?

Come può recuperare la propria dimensione più autentica?


Ritornando alla coscienza, recuperando la dimensione profonda e vera della vita interiore, dello slancio vitale.


Lo spazio della coscienza è uno spazio:

  • di libertà,
  • di spontaneità,


il tempo che le appartiene è quello della durata pura,

tempo qualitativo e irreversibile,

tempo della novità.


appello al tempo della coscienza


Bergson si incontra con Proust e Joyce:

il passato non è qualcosa che non è più, ma è dimensione sempre viva e operante della coscienza.

Proust e Joyce autori maggiormente vicini alla concezione bergsoniana del tempo come durata e del ricordo come "intermittenza" che ci collega con la profondità del passato.

Nella Ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, il narratore, un uomo di età non precisata, in una notte di insonnia, ricorda il mondo della propria infanzia, non secondo la ricostruzione storica dei fatti, ma partendo da sensazioni interiori. Così, il sapore di un biscotto (una madeleine) inzuppato nel tè gli restituisce, l'atmosfera di Combray, la cittadina francese dove ha trascorso molte estati.

James Joyce nel romanzo Ulisse usa la tecnica del flusso di coscienza (stream of consciousness) mediante la quale restituisce i pensieri del protagonista così come affiorano, senza neppure separarli, tramite i segni di interpunzione.

Così nel romanzo, senza una successione cronologica, si svolgono avvenimenti che, pur avendo occupato un periodo brevissimo, si dilatano proprio per la valenza interiore.


TEMPO E MEMORIA


Il tempo come durata

problema del tempo al centro della riflessione bergsoniana, permea intera sua filosofia.


prima fase

a partire dal Saggio sui dati immediati della coscienza, del 1889:

tempo studiato all'interno della mente, della coscienza, considerato in una dimensione del tutto diversa da quella trattata dagli scienziati.

seconda fase, analisi del tempo estesa all'intera realtà, tempo considerato in una prospettiva cosmologica.

Nel suo primo scritto, Bergson elabora la teoria del tempo come durata interiore contrapposta al tempo della scienza.


infatti

tempo della scienza è un tempo spazializzato, considerato come una successione di istanti e descrivibile attraverso una linea costituita da una serie infinita di punti, tutti inevitabilmente uguali.


solo così geometrizzato il tempo può essere misurato e calcolato.


in definitiva la scienza deve ridurre il tempo a spazio per poterlo misurare e per potersene avvalere.


concezione della scienza fisica  (da Galileo in poi), affermatasi solo matematizzando la realtà.

Ad essa non interessa la dimensione qualitativa del tempo, poiché il suo compito - in quanto scienza meccanica, scienza del movimento - è quello di misurare lo spazio che un corpo percorre in un certo intervallo di tempo.


grande valore di questo tempo perché è sulla sua misurabilità che si regge l'organizzazione della vita pratica e sociale,


infatti

se non ci fosse il tempo degli orologi, non riusciremmo a prendere un treno o un aereo, l'economia entrerebbe in crisi e il caos regnerebbe nella società.

quindi

sia nell'esperienza quotidiana che nella scienza, questa rappresentazione spaziale del tempo ha un valore pratico, cioè corrisponde alle esigenze della vita sociale.

Il tempo della scienza è quindi utile e necessario.


MA È L'UNICO TEMPO?

La risposta del filosofo è negativa:


la concezione meccanica del tempo non è l'unica, e neppure la più importante.


oltre il tempo della scienza, tempo della coscienza.


concezione del tempo come interiorità e durata (Sant'Agostino)


oltre e prima del tempo spazializzato,

c'è il tempo vissuto, il tempo della coscienza.


è il tempo reale, la durata.


fluire, movimento incessante di stati di coscienza, ciascuno dei quali preannuncia quello che segue e contiene quello che lo precede.


Stati che, mentre si vivono, sono totalmente mescolati fra loro da non poter dire dove finisce uno e dove comincia l'altro.


Si tratta di quel tempo qualitativo, che Agostino aveva descritto come dimensione della coscienza (nella quale soltanto era possibile unire il passato e il futuro al presente, saldare ciò che non è più a ciò che non ancora) e che Bergson riprende e interpreta come durata, contrapponendolo al tempo spazializzato degli orologi e della scienza.


visione del mondo spiritualista


implica altresì una religione e una morale della libertà.

quindi

Il tempo della coscienza non è fatto di singoli istanti tra loro separati, ma è un flusso continuo: un incessante movimento degli stati di coscienza in cui passato, presente e futuro si fondono e si compenetrano.

Nel tempo della coscienza non ci sono istanti tra loro staccati, come quelli che vediamo proiettati nello spazio fisico del quadrante dell'orologio, in cui domina la discontinuità.


Il tempo della coscienza è un continuo fluire del passato nel presente, grazie alla memoria, e di questo nel futuro, attraverso l'anticipazione e la progettualità.


In esso sono scompaginate tutte le categorie di misurazione:


l'ora, il giorno, l'anno non hanno più significato alcuno.


Un avvenimento del passato, tornato alla mia coscienza, può essere per me presente più di un evento dell'oggi:

ad esempio, se sono su un autobus, la mia coscienza non è occupata da tale attività, io sono semplicemente un passeggero che viene trasportato da altri e quello che mi interessa veramente è, invece, il ricordo di un gesto, di una carezza, di un amore.


Come un gomitolo di filo


Caratteristiche di questo tempo interiore.


  1. è il tempo della durata, il tempo che dura, il passato che è presente.
  2. è il tempo della vita, cioè delle cose che hanno significato per me.
  3. è tempo qualitativo, perché non misurabile e ha un senso in ragione della qualità del ricordo che suscita in me.
  4. è un flusso continuo, non suddiviso in parti.

"È, se si vuole -scrive Bergson- lo svolgersi di un rotolo, perché non c'è essere vivente che non si senta arrivare, a poco a poco, al termine della parte che deve recitare, e vivere consiste nell'invecchiare. Ma è anche, altrettanto, un arrotolarsi continuo, come quello di un filo di un gomitolo, poiché il nostro passato ci segue, e s'ingrossa senza sosta nel presente che raccoglie sul suo cammino, coscienza significa memoria" (H. Bergson, Introduzione alla metafisica, a cura di V. Mathieu, Laterza, Roma-Bari 1983, pag. 48).


La memoria

collegata all'idea del tempo è la memoria, grazie al quale il nostro passato esiste.

Il processo del ricordo non è così semplice come ci appare.

In Materia e memoria Bergson lo analizza, distinguendone diverse modalità:

il ricordo puro

il ricordo-immagine

la percezione


Il ricordo puro è la memoria profonda, il deposito inconscio di tutte le esperienze passate,

Esso costituisce il nostro passato, tutto intero, che ci accompagna in ogni momento.

Noi non siamo mai soltanto attualità, ma sempre anche storia vissuta.


Il ricordo-immagine è, invece, l'atto con cui quel passato si materializza, facendosi in parte presente qui e ora.

Tale materializzazione del ricordo puro (memoria) è operata dal cervello e, dunque, è un fatto fisiologico, appartiene al nostro corpo.

In quanto tale suscettibile di alterazioni e disturbi.


La percezione è la facoltà che ci lega al mondo esterno e ha la funzione di selezionare i dati che ci sono più utili per le nostre attività concrete.

La percezione di un suono, un odore o un'immagine di oggi può risvegliare in noi altri suoni, odori e immagini e con essi esperienze dimenticate del passato.


quindi

ricordo puro, ricordo-immagine, e percezione sono i tre termini attraverso i quali il nostro vissuto da essere disponibile soltanto in modo virtuale si rende attuale.

Attraverso questi momenti, la vita dello spirito risale alla superficie e si trasforma in azione sul mondo.


Bergson supera in questo modo la dicotomia tra interiorità ed esteriorità, tra mondo fisico e mondo dello spirito.


L'evoluzione creatrice


Superamento della separazione tra materia e spirito è rappresentata dal capolavoro di Bergson, L'evoluzione creatrice del 1907, in cui il filosofo traccia le linee di una continuità tra la vita biologica e quella della coscienza.


Tra le due realtà, non solo non c'è contrapposizione, ma c'è sviluppo e continuità.


In entrambe scorre l'unica energia vitale.

La vita per Bergson, non va interpretata attraverso la metafora della fabbricazione.

Essa non procede per aggregazione di materiale, come avviene nelle costruzioni, dove il muratore aggiunge mattone a mattone.

Al contrario, essa ha origine da un unico impulso iniziale, detto élan vital (slancio vitale


energia che crea di continuo e in modo imprevedibile una grandissima varietà di forme.


energia spirituale e invisibile, unità di tutti gli esseri.


unità dell'universo non si può spiegare sulla base di un fine, posto al di fuori di esso,

e neppure su cause meccaniche.

dunque

la vita dell'universo non è frutto di necessità,

ma

è libero impulso creativo.

La vita non è diretta da un fine che le sta davanti: essa, al contrario, è spinta da una forza che agisce alle sue spalle.


A mano a mano che si attualizza, questo impulso si dirama e dà origine a tutti gli esseri:dai vegetali agli animali e all'uomo, vertice della vita nell'universo.

Bergson paragona la vita dell'universo all'esplosione di un proiettile in mille pezzi, che a loro volta esplodono in mille altri frammenti.


Ognuno di noi è uno di questi frammenti.


L'evoluzione creatrice ci ha definiti a essere così come siamo diventati.


Anche la nostra intelligenza avrebbe potuto essere diversa: più penetrante e profonda.

invece

essa è fatta per analizzare e sezionare il mondo fisico e meccanico;

ha come scopo di comprendere la materia inorganica,

per questo dà vita alla scienza e alla tecnica, che sono incapaci di cogliere il tempo come durata e la vita nel suo fluire incessante.

altra metafora:

l'intelligenza si comporta come il cinematografo, che cerca di riprodurre il movimento, incollando uno dopo l'altro fotogrammi, ognuno dei quali ci restituisce sempre e soltanto l'istante.


L'intelligenza vale nel mondo fisico, è capace di comprendere singole porzioni di realtà, ma non la vita nel suo fluire continuo.


Per cogliere la vita ci vuole un'altra facoltà, l'intuizione, che segue una direzione opposta rispetto all'intelligenza.

infatti

l'intuizione riesce a intuire l'essenza spirituale della realtà.


La morale e la religione


Nella sua ultima opera intitolata Due fonti della morale e della religione, Bergson applica alla società le categorie usate per rapporto tra slancio vitale e materia.


Pertanto

identifica due tipi di organizzazione sociale:

la società chiusa e la società aperta.

Nella società chiusa identificazione dell'individuo con gruppo di appartenenza.

la libertà e l'autonomia del singolo sono ridotte al minimo

domina la morale dell'obbligazione e dell'abitudine.


Nella società aperta vale libertà,

la morale assoluta, quella dei santi dell'epoca cristiana e dei saggi dell'antica Grecia che si indirizza non a un gruppo di persone, ma all'intera umanità.

morale assoluta è fonte di libertà e progresso.


A queste due forme di morale corrispondono due atteggiamenti religiosi:

la religione statica, che si serve dei miti e delle superstizioni per proteggere l'uomo dalle sue paure (della morte, dei pericoli della vita, degli insuccessi) e dargli una speranza consolatoria e la religione dinamica, la quale di identifica nella vita dei mistici.


Essa consiste nell'inserirsi, grazie all'amore, nello slancio creatore della vita e, in ultima istanza, nell'identificarsi con Dio, dal momento che tale slancio creatore "è dio, se non Dio stesso".


Identificato lo slancio creatore con Dio e Dio con l'amore, Bergson vede nella mistica l'unico rimedio ai mali morali e sociali e invoca un supplemento d'anima per un mondo che egli vede pervaso dalla tecnica e dalla meccanica.

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