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Gabriele D'Annunzio, nato a Pescara nel 1863 da una famiglia benestante, entrò a 11 anni al collegio Cicognini di Prato, dove studiò fino alla licenza liceale con esiti brillanti, rivelando fin da quegli anni la sua vocazione letteraria, ma anche la sua forte attitudine a imporsi, a esibirsi, a primeggiare.
Nel 1881 si trasferì a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di lettere; non giunse però alla laurea perché agli studi universitari preferì un'intensa attività letteraria (articoli di giornale, testi poetici e narrativi), che utilizzava anche per imporsi negli aristocratici salotti romani.
Sposò una giovane duchessa, Maria di Gallese, da cui ebbe tre figli, ma il matrimonio durò solo pochi anni. La sua vita eccessiva e disordinata lo costrinse ad abbandonare Roma, dove, avendo accumulato troppi debiti era assediato dai creditori.
Si ritirò allora in Abruzzo e in questo periodo scrisse un opera in versi, "Il poema paradisiaco" (1893), e un romanzo, "Il trionfo della morte" (1894), che seguiva a quello più celebre, "Il piacere" pubblicato nel (1889).
Verso il 1898 si stabilì in una villa a Settignano, presso Firenze, dove visse per alcuni anni conducendo una vita fastosa. Gli fu vicina per alcuni anni la grande attrice drammatica Eleonora Duse. E' di questo periodo l'opera poetica forse più alta del D'Annunzio: "I tre libri delle Laudi" pubblicati nel (1903), anno in cui usci anche la tragedia "La figlia di Jorio".
Tra nuovi amori e nuove opere letterarie, il D'Annunzio si dedicava anche a una frenetica vita attiva: fu uno dei primi piloti di automobile e di aeroplano. Allo scoppio della I guerra mondiale fu un fervente interventista. Con coerenza si arruolò e fu un combattente pericoloso e perfino spericolato.
Anche a guerra finita non depose i suoi ardori bellici e, spinto dall'intento di riunire l'Istria e la Dalmazia all'Italia, raggiunse la città di Fiume con una banda armata, la conquistò e vi fondò una repubblica che il governo italiano dovette sciogliere.
La sua propensione all'azione, le sue convinzioni nazionalistiche lo avvicinarono alle posizioni e all'ideologie del nascente fascismo, fino a che si ritirò dalla scena politica.
Si costruì allora una esistenza molto particolare ritirandosi a Gardone, sul lago di Garda, in una villa-museo che rifletteva i suoi gusti estetizzanti e maniacali.
Qui visse isolato fino alla morte (1938), nella sicura coscienza di essere un grande poeta, un grande eroe, un uomo dalla vita inimitabile.
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