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Nella rappresentazione iniziale del personaggio di Gertrude non si trova solo un ritratto fisico, ma la storia interiore di una personalità. Analizza, accuratamente, il ritratto che ne fa il Manzoni.
Nel 9° capitolo de"I promessi sposi"appare un personaggio di notevole importanza soprattutto per l'attenta e ben dettagliata analisi psichica che né fa l'autore. Stiamo parlando della monaca di Monza, comunemente chiamata la Signora per le sue nobili origini.La scelta che il Manzoni fa riguardo al momento di introdurre nella scena un personaggio di così alto valore non è lasciata al caso.Difatti essa viene introdotta dopo una lunga scena in cui si prediligono soprattutto momenti d'azione e non d'analisi dei personaggi o dei fatti e ciò, si può ben capire, fa sì che il lettore focalizzi di più la sua attenzione sulla scena.
Allo stesso tempo, il Manzoni, crea un po' di suspense nel lettore nella misura in cui non inizia di getto a parlare di questo personaggio ma lo introduce lentamente sia attraverso il frate guardiano sia, e soprattutto, attraverso il barrociaio: " La signora è una monaca; ma non è una monaca come le altre.Non è che sia la badessa né la priora; che anzi, a quel che dicono, è una delle più giovani: ma è della costola di Adamo; (.) lei può fare dell'alto e del basso nel monastero (.) ".
Ciò senza dubbio c'incuriosisce non poco. E a ciò si aggiunge un ambiente silenzioso e misterioso allo stesso tempo in cui si muove questa misteriosa donna tanto nominata e tanto ritenuta importante nonché "diversa"come detto sopra.
E' in un angolo della stanza, dietro una finestra con delle grate, che per la prima volta nel romanzo appare la tanto famosa monaca di Monza.
Ed è proprio in questo momento, in cui la comparsa ha quasi il sapore di una sorpresa, che viene spontaneo al lettore l'accomunare i propri sentimenti a quelli di Lucia. Incertezza, timore, anche, ma soprattutto sorpresa colgono Lucia e di conseguenza, quindi, il lettore. Per di più il primo impatto che abbiamo con il personaggio è molto particolare e contribuisce ad accrescere le sensazioni sopra citate.
"Guardò da quella parte e vide una finestra di forma singolare, con due grosse e fitte grate di ferro distante l'una e l'altra un palmo e dietro quelle una monaca ritta".
La monaca viene, quindi, messa in risalto visivamente in modo abbastanza marcato.
Non si può fare a meno di rimanere impressionati nell'atto di scorgere questa figura tanto inquietante.
Ed è adesso che il Manzoni si cimenta in modo del tutto evidente nella descrizione apparentemente solo fisica ma, in realtà, anche psichica. E' adesso che ha inizio il tanto complesso ritratto che scaturisce da una progressione verticale di immagini, da un movimento di luci che, come dice il Mazzamuto, passando dall'alto verso il basso, scoprono i più notevoli dettagli plastico - visivi e psicologici - drammatici del personaggio.
Inizia affermando che l'aspetto è quello di una venticinquenne a prima vista bella, ma di una bellezza -dice il Manzoni -sbattuta, sfiorita, scomposta.
Di particolare rilievo , come fa notare il Mazzamuto, è la bella impressione di bianco e nero che scaturisce dalla visione della monaca:bianca la benda e il viso , neri il velo,il saio e ancor di più gli occhi e le sopracciglia:"Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti , discosto alquanto dal viso;sotto il velo,una bianchissima benda di lino cingeva , fino al mezzo , una fronte di diversa, ma non d'inferiore bianchezza;un'altra benda a pieghe circondava il viso,e terminava sotto il mento in un soggolo , che si stendeva alquanto sul petto, a coprire lo scollo di un nero saio (.)due sopraccigli neri , due occhi neri , neri anch'essi (.)".
Anche gli occhi assumono ruolo fondamentale nella descrizione.Dal testo si legge:"Due occhi neri , neri anch'essi, si fissavano talora in viso alle persone,con un 'investigazione superba ;talora si chinavano in fretta, come per cercare un nascondiglio"
Da qui si può notare la personalità della monaca:un'anima inquieta .Il movimento e il colore degli occhi, come afferma il Mazzamuto, in perfetta corrispondenza con la fosca e complessa drammaticità della donna , servono mirabilmente a rendere densa e icastica la rappresentazione.Richiesta di affetto e pietà o rivelazione di odio e ferocia?Cosa veramente esprimono questi occhi?E' difficile se non addirittura impossibile interpretare gli occhi di quest'anima tanto turbata e altrettanto offuscata da un velo di mistero.Anche le labbra , appena tinte di un roseo sbiadito, hanno moti, come quelli del viso, pieni di espressione e, come già detto di mistero. E lo stesso si può dire dei repentini movimenti della fronte che si contrae in una smorfia:orrore, vergogna o forse,anche, paura?Difficile a dirsi.
Una personalità troppo incerta , complessa , nella cui giovinezza,dice il Battaglia, sono presenti , chiaramente, i segni di un disfacimento fisico e morale, di una sazietà insoddisfatta. Una donna senza dubbio debole nella sua forza, Una donna che non si arrende, piena di coraggio e fiera di sé,che non intende per nulla sottomettersi alle regole come chiaramente dimostra il ciuffo di capelli che esce dalle bende,proibito dalla veste che porta,o il modo di vestire studiato e negletto,come dice l'autore.
Bravura del Manzoni è quella di aver saputo rendere pari due qualità morali:la forza e la debolezza,a bilanciare,come dice sempre il Battaglia, due sensibilità opposte:il mistero e la dannazione.
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