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IL PROGRESSO
La parola "progresso" deriva dal latino "Progredi" (paradigma: progredior, progrederis, progressus
sum, progredi) : "andare avanti, avanzare, procedere".
Il termine può avere vari significati:
v L'acquisizione da parte dell'umanità di forme di vita migliori e più complesse, specialmente
in quanto associate all'ampliamento del sapere scientifico e al perfezionamento della tecnica.
v Avanzamento contrassegnato da un sempre maggiore aumento di possibilità e da sempre
minore costo e fatica.
In definitiva il termine "progresso" designa il mutamento nel tempo di un sistema (sociale, culturale,politico, economico, tecnico, ecc.) da un determinato stato a uno o più stati successivi, che vengono considerati "migliori" o più "avanzati" del precedente in base a qualche criterio di valore, esplicito o implicito. Il termine può anche designare la trasformazione del sistema considerato in un altro qualitativamente differente.
Il tema principale del
positivismo è il progresso , la convinzione cioè che lo
sviluppo dell'umanità proceda secondo uno schema implicante il raggiungimento
di gradi di conoscenza scientifica e di benessere socioeconomico
via via più elevati. Questa idea viene plasmata anche nelle opere di poeti ed
artisti del positivismo.
E' in questo periodo che si
afferma la dottrina evoluzionistica di Darwin. Egli
sostiene che la specie si evolve positivamente e indefinitamente nel tempo, a
prezzo però di una lotta feroce che gli individui e i gruppi combattono per la
sopravvivenza e che elimina i più deboli.
Sul piano ideologico, l' evoluzionismo di Darwin da una parte sembrò
offrire la giustificazione della prevaricazione dei potenti a danno degli
inermi, sia in politica interna sia in politica internazionale in situazioni
come il colonialismo e l' imperialismo; dall'altra parve confermare le ipotesi
socialiste di lotta di
classe.
Il positivismo, insomma, ha esclusiva fiducia nella scienza e considera questa
l'unico strumento valido per spiegare ogni tipo di fenomeno. Solo le
affermazioni scientifiche sono valide, ovvero quelle che si basano sull'
osservazione sperimentale, sulla formulazione di leggi e sulla loro verifica
sperimentale. Sono scientifiche le affermazioni che rifiutano le ipotesi non
verificate.
Tutte le altre affermazioni, per esempio quelle dell'arte, della religione,
della filosofia non positiva, sono legittime ma non scientifiche, cioè non
appartengono alla vera conoscenza.
Anche lo studio dell'uomo, secondo i positivisti, va sottratto all'influenza
della religione e della metafisica , così come era già accaduto per i
fenomeni naturali: in questo modo si potranno realizzare grandi progressi,
controllando e regolando la vita sociale in modo scientifico e razionale.
MANET
Édouard Manet (1832-1883), nato
in una famiglia borghese, dopo gli studi classici si arruolò in Marina.
Respinto agli esami, decise di iniziare la carriera artistica. Dal 1850 al 1856
studiò presso il pittore accademico Couture, pur non condividendone gli
insegnamenti. Viaggiò molto in Italia, Olanda, Germania, Austria, studiando
soprattutto i pittori che avevano scelto il linguaggio tonale quali Giorgione,
Tiziano, gli olandesi del Seicento, Goya e Velázquez.
Notevole influenza ebbe sulla definizione del suo stile anche la conoscenza
delle stampe giapponesi. Nell'arte giapponese, infatti, il problema della
simulazione tridimensionale viene quasi sempre ignorato, risolvendo la
figurazione solo con la linea di contorno sul piano bidimensionale.
È conosciuto come il padre dell'Impressionismo, sebbene egli stesso non
abbia mai voluto essere identificato col gruppo degli Impressionisti, né
partecipò mai alle loro esposizioni. Questo perché, per tutta la vita, preferì
avere un riconoscimento ufficiale davanti allo Stato mediante l'ammissione al Salon, e non 'attraverso sotterfugi', come lui stesso affermò.
Manet è stato un pittore poco
incline alle posizioni avanguardistiche. Egli
voleva giungere al rinnovamento della pittura operando all'interno delle
istituzioni accademiche. E, per questo motivo, egli, pur essendo il
primo dei pittori moderni, non espose mai con gli altri pittori impressionisti.
Rimase sempre su posizione individuale e solitaria anche quando i suoi quadri
non furono più accettati dalla giuria del Salon.
Le sue prime opere non ebbero problemi ad essere accettate. La rottura con la
critica avvenne solo dopo il 1863, quando Manet propose il quadro «La colazione
sull'erba». In questa tela sono già evidenti i germi dell'impressionismo. Manet
aveva abbandonato del tutto gli strumenti classici del chiaroscuro e della
prospettiva per proporre un quadro realizzato con macchie di colori puri e
stesi uniformemente. In esso, tuttavia, l'occhio riesce a cogliere una
simulazione spaziale precisa se osservato ad una distanza non ravvicinata.
Nello stesso anno realizzò l'«Olympia». Come «La colazione sull'erba», anche
questo deriva da un soggetto tratto da Tiziano. Da questo momento, infatti,
molte delle opere più famose di Manet derivano da soggetti di pittori del
passato, quasi a rendere omaggio a quei pittori tonali a cui lui aveva sempre
guardato. Ne «Il balcone» riprende un analogo soggetto dipinto da Goya. E
sempre da Goya («La fucilazione dell'8 maggio 1808») deriva il suo «Esecuzione
dell'imperatore Massimiliano». Da Velazquez («Las meninas») riprende le visioni
riflesse che si ritrovano nel suo caleberrimo «Bar aux Folies Bergère». Tutti
questi quadri sono la dimostrazione inequivocabile di come la pittura di Manet
sia decisamente moderna, sul piano della visione, rispetto a quella del
passato. Tuttavia, questo progresso non fu compreso proprio dal mondo
accademico del tempo, al quale in realtà Manet si rivolgeva. Fu invece compreso
da quei giovani pittori, gli impressionisti, anche loro denigrati e rifiutati
dal mondo ufficiale dell'arte.
Nei confronti degli impressionisti Manet ebbe sempre un atteggiamento
distaccato. Partecipava alle loro discussioni, che si svolgevano soprattutto al
Cafè Guerbois, e, in seguito, al Cafè della Nouvelle Athènes, ma non espose mai
ad una mostra di pittura impressionista. Egli, tuttavia, non rimase
impermeabile allo stile che egli stesso aveva contribuito a far nascere. Dal
1873 in poi, sono evidenti nei suoi quadri le influenze della pittura
impressionista. Il tocco diviene più simile a quello di Monet, così come la
scelta di soggetti urbani («Bar aux Folies Bergère») rientra appieno nella
poetica dell'impressionismo. Egli, tuttavia, conserva sempre una maggior
attenzione alla figura e continuerà sempre ad utilizzare il nero come colore,
cosa che gli impressionisti non fecero mai.
Tra tutti i pittori dell'Ottocento francese, Manet è quello che più ha creato
una cesura con l'arte precedente. Dopo di lui la pittura non è stata più la
stessa. E la sua importanza va ben al di là del suo contributo alla nascita
dell'impressionismo.
IL POSITIVISMO
Intorno alla metà dell'Ottocento, mentre viene progressivamente esaurendosi il
pensiero romantico-idealista, in tutta l'Europa si afferma un nuovo
orientamento culturale che investe sia il campo speculativo e sia la "
mentalità comune". Il positivismo è un movimento filosofico e culturale
ispirato ad alcune idee guida fondamentali riferite in genere alla esaltazione
del progresso e del metodo scientifico che nasce in Francia nella prima metà dell' e che si diffonde nella
seconda metà del secolo a livello europeo e mondiale.
Questa ideologia prende il nome di
POSITIVISMO,che proponeva la conoscenza metafisica e l'estensione del metodo
scientifico in tutti i campi. Nutre di grande fiducia nella ragione, concepita
come strumento di progresso, è incentrato sulla visione laica della vita, ma si
differenzia dall'Illuminismo. Infatti si faceva promotrice dell'ideale
rivoluzionario di una borghesia in crescita. Ma la visione dell'uomo positivo
comporta la visione di uomo totale, che manifesta se stesso in una pluralità di
atteggiamenti e sentimenti.
Anche in campo letterario il Positivismo esercitò un'influenza,determinando
l'affermazione di un movimento chiamato Realismo ( Naturalismo in Francia e
Verismo in Italia). Questo movimento assunse connotazioni diverse, ma fu
caratterizzato soprattutto da un interesse degli scrittori per la realtà, specialmente
quella sociale. Il positivismo si sviluppa in un periodo in cui l'Europa,
dopo la guerra di Crimea e quella Franco-prussiana sta attraversando un periodo di pace che favorisce la
borghesia nell'espansione coloniale in Africa e in Asia e nella contemporanea
evoluzione del capitalismo industriale in un fenomeno economico
internazionale.
C'è una profonda trasformazione anche nei modi di vita della città dove si verificano in pochi anni cambiamenti più incisivi di quelli avvenuti nei secoli precedenti con le innovazioni tecnologiche dell'uso della macchina a vapore, dell'elettricità, delle ferrovie che mutano profondamente non solo le dimensioni spazio-temporali ma anche quelle intellettuali. Tutto questo porterà nei primi anni del '900 a quella esaltazione delle 'magnifiche sorti e progressive' raggiunte dall'Europa della Belle epoque che si avvia al crollo delle illusioni nel baratro della Prima guerra mondiale
IL NATURALISMO IN FRANCIA
Il Naturalismo nacque in Francia attorno alla metà dell'Ottocento, per opera di scrittori come Emile Zola, Flaubert e Maupassant. Il vero capofila dei naturalisti francesi e il maggior teorico del movimento fu, però, Emile Zola che ne fissò i principi nella teoria del Romanzo Sperimentale. Secondo Zola lo scrittore non doveva scrivere stando seduto al tavolo di lavoro, ma sarebbe dovuto uscire in mezzo alla gente, per sperimentare le situazioni e frequentare i luoghi dove avrebbe dovuto inserire i personaggi del romanzo: avrebbe dovuto studiare gli ambienti, le reazioni della gente, limitandosi poi a scrivere in piena oggettività quello che aveva appreso, proprio come uno scienziato che riferisce il suo sperimento appena terminato. Inoltre egli è convinto che lo scrittore deve individuare i moventi delle azioni umane e dovrà andarli a cercare nella dipendenza di ogni individuo dall'ambiente in cui vive. E ciò in piena adesione all'estetica, che affermava che l'opera d'arte doveva appunto mettere in evidenza i condizionamenti dell'uomo ( cioè dell'ambiente e del momento storico). Perciò l'attenzione di Zola e degli altri naturalisti è incentrata sugli aspetti meno splendenti della realtà sociale, in particolare quelli della plebe parigina, dei diseredati, tutti analizzati in stretto rapporto con l'ambiente in cui vivono.
I PRICIPI DEL NATURALISMO
Possono essere così sintetizzati:
1) lo scrittore deve essere simile ad uno scienziato che riproduce nella sua
opera l'esperienza reale e vissuta;
2) l'argomento deve essere la " realtà sociale ";
3) la pagina scritta deve riflettere la realtà, assumere l'aspetto di "
documento oggettivo " e non lasciare mai trasparire la soggettività
dell'autore.
IL VERISMO IN ITALIA
In Italia intorno al 1870, reale si impose la tendenza al, dietro la spinta del
Naturalismo francese e diede vita al Verismo, che del movimento francese
prendeva le caratteristiche fondamentali, calandole però in un contesto storico
diverso. In Italia, infatti, la Rivoluzione industriale era ancora agli inizi.
Ad una " questione sociale " si aggiungeva nella nostra penisola la " questione
meridionale ", prodotta dal divario tra Nord e Sud ( il primo industrializzato,
il secondo ancora legato al sistema dei latifondi e afflitto dalla miseria e
dal brigantaggio ). E gli scrittori veristi, per la maggior parte del Sud,
assunsero come tema principale dei loro scritti proprio le dolorose condizioni
delle loro terre d'origine. Così il Verismo acquistò "carattere regionalistico"
poi la realtà italiana era differente nelle varie regioni.
I PRINCIPI DEL VERISMO
Il maggior teorico fu Capuana,
coetaneo di Verga, che fissò i principi fondamentali del movimento in tre
punti:
1) occorre scrivere ritraendo la vita dal vero. La pagina letteraria deve
essere "un documento umano";
2) la rappresentazione della realtà non deve essere fatta dall'esterno: deve
essere una ricostruzione dall'interno, identificandone i fatti secondo il loro
svolgimento. La rappresentazione richiede anche l'impersonalità dello
scrittore, la cui presenza nell'opera deve risultare "invisibile";
3) la lingua e lo stile devono essere inerenti ai fatti. La lingua deve essere
" espressione obbiettiva del mondo rappresentato", deve aderire con la
mentalità dei personaggi e deve comprendere forme " dialettali".
La seconda rivoluzione industriale:
La sconfitta dei moti rivoluzionari del 1848 e il ritorno all'ordine nella maggior parte degli stati, non impedirono lo sviluppo dell'economia liberale, anzi ne favorirono un'espansione senza precedenti. Infatti, nell'Europa centro-occidentale, tra il 1850 e il 1873, caddero le ultime limitazioni giuridiche di origine feudale alla circolazione delle merci e dei lavoratori e i governi firmarono numerosi trattati di libero scambio, agevolando l'espansione del mercato interno e internazionale, col risultato che il commercio mondiale crebbe di due volte e mezzo nel giro di appena un ventennio. A metà secolo la Gran Bretagna rappresentava il paese maggiormente industrializzato ed era la massima esportatrice di manufatti e di tecnologie. Tuttavia, sulla sua scia incalzava la concorrenza della Francia degli Stati Uniti e della Confederazione germanica. Il trionfo dell'industrialismo e dell'economia di mercato trovò un'adeguata cornice nelle grandi esposizioni internazionali promosse dai governi, dove milioni di visitatori giungevano da tutto il mondo per ammirare i prodigi della tecnologia. Si moltiplicarono così le occasioni di scambi e di affari, mentre si celebravano e si esaltavano i valori e i principi liberali, nei quali veniva riposta la fiducia di un progresso senza fine.
Anche sul piano culturale, col superamento dell'idealismo romantico, si impose la filosofia positivista propugnato dal francese Auguste Comte che affidava alla scienza e alle sue applicazioni concrete ( la tecnica ), la soluzione di ogni problema individuale o collettivo, mentre nelle arti e nella letteratura iniziava la grande stagione del Realismo.
Però, l'impetuosa crescita economica iniziata a metà dell'800 subì una repentina interruzione dal 1873 fino agli ultimi anni del secolo, in gran parte dei paesi industrializzati: il sistema produttivo non riuscì a ritrovare gli alti tassi di profitto del periodo precedente. Causa di tutto ciò era la persistente sovrapproduzione industriale e la caduta delle domande, mentre molte imprese cessavano la loro attività e i dipendenti restavano senza lavoro. Soltanto a partire dal 1896 l'andamento recessivo ebbe termine. Il mercato ricominciò ad assorbire le merci e la lunga "depressione" sembrò superata.
Dinnanzi alla contrazione degli scambi e in seguito all'inasprimento della concorrenza interna e internazionale, l'economia capitalistica subì processi di ristrutturazione importanti, con ripercussioni di varia natura. Se le imprese meno competitive dovettero chiudere i battenti, altre invece imboccarono la strada del rinnovamento tecnologico, utilizzando ogni possibile contributo dalla scienza e dalla tecnica, per realizzare nuovi procedimenti lavorativi e nuovi macchinari per abbassare i costi di produzione, per aumentare la produttività degli impianti, per migliorare la qualità dei prodotti e per soddisfare nuovi bisogni. Con la seconda rivoluzione industriale vennero introdotte nuove fonti energetiche come l'elettricità che consentiva l'illuminazione artificiale, il petrolio che sostituiva il carbone fossile, l'industria metalmeccanica che mise a punto nuove tecnologie e la chimica che fornì nuovi materiali da sostituire alle materie prime poco reperibili o troppo costose. Si diffusero anche nuovi beni di consumo da allora stabilmente inseriti nell'uso quotidiano tra cui le pubblicazioni periodiche a larghissima tiratura, il telefono, la radio, la macchina da scrivere, la bicicletta, la macchina da cucire. Al vasto rinnovamento tecnologico non tutte le imprese, né tutti i sistemi produttivi nazionali furono però in grado di adeguarsi e perciò la nuova rivoluzione industriale comportò inevitabili squilibri e contraddizioni che presto si ripercossero sul piano sociale, politico e sui rapporti internazionali. Proprio questo si verificò nel sud Italia in cui si assistette alla definitiva emarginazione dell'industria che, per la sua ubicazione periferica rispetto all'epicentro dei mercati, situato nell'Europa centro-occidentale, non offriva prospettive di profitto adeguate agli investimenti che sarebbero stati necessari.
Quadro storico, il positivismo:
Nel 1861, l'Italia diviene una monarchia costituzionale regolata dallo statuto Albertino. Era uno stato accentratore e il suo governo espressione di una netta minoranza costituito, dal ceto nobile. Anche se in ritardo, l'Italia tra il 1860 e il 1870 vede l'inizio di uno sviluppo capitalistico moderno. Molti uomini di cultura avranno sempre come punto di riferimento le nuove realtà economiche e sociali di quest'epoca. Di fronte a questa modernizzazione, molti scrittori assunsero un atteggiamento di grande entusiasmo e inneggiarono a queste trasformazioni come a una realizzazione di Progresso. Questo tipo di atteggiamento già sviluppatosi in Europa è chiamato Positivismo, si afferma in Italia nella 2^ parte dell'800. Il Positivismo si sviluppa dal 1849 al 1890. In questo periodo la classe borghese era andatasi affermando ed era tesa a costruire una società fondata tutta sul capitalismo; Il Positivismo non avrebbe avuto senso se alla base non ci fosse stata questa classe sociale.
Fondamentali si rivelano anche le scoperte scientifiche che vedevano una loro applicazione pratica nella realtà. Ci furono grandi invenzioni dal punto di vista fisico e scientifico; si era diffuso l' uso del telegrafo, del telefono, del motore a scoppio e diesel. Tutte queste nuove invenzioni determinarono una grande fiducia nella ragione e, di conseguenza, un grande entusiasmo nell'uomo. Il romanticismo aveva trovato il suo ideale di uomo nel poeta, il Positivismo lo individua nello scienziato e tutte le figure che gli sono affini. Il termine Positivismo venne usato per la 1^ volta dal francese Saint Simon per definire il metodo delle scienze che lui chiama "positive"e che si basavano sull'osservazione dei fatti e sulla verifica sperimentale della realtà. Per i Positivi la conoscenza scientifica è l'unica conoscenza possibile della realtà; il suo metodo è l'unico valido perché si basa sull'osservazione dei fatti. Tutti gli altri metodi non danno la vera conoscenza del mondo.
Molto importante per la cultura positivistica è la filosofia di Auguste Comte
Verga, nella prefazione ai Malavoglia, fa un accenno al progresso; egli assume due posizioni che in un primo momento potrebbero apparire contraddittorie tra di loro, ma che in realtà non lo sono. Verga dice che se si guarda il progresso da lontano, nel suo insieme, esso è qualcosa di straordinario e grandioso, ma, man mano che ci si avvicina, si scopre che non tutti riescono a progredire in questa "fiumana": i più deboli soccombono e solo i più forti sopravvivono e raggiungono il progresso (teoria darwiana).
Il Verismo:
Con il termine Verismo si identifica un movimento italiano sviluppatosi alla fine del XIX secolo. La nascita del movimento verista è dovuta alla dissoluzione della cultura romantica, determinata dalle mutate condizioni storiche e sociali, che favorirono il passaggio da una di cultura idealistico-romantica ad una di tipo positivista.
Perciò, dopo il 1860, ebbe luogo nella cultura italiana una svolta caratterizzata da una maggiore apertura verso i problemi sociali e un'attenzione rinnovata alla realtà, in polemica con il romanticismo accusato di aver falsato il "reale".
A questa fase ne seguì un'altra che ebbe quali maestri Comte, Darwin e Spencer,e di cui nella cultura italiana il rappresentante più significativo fu R. Ardirò. Il Positivismo si diffuse in tutti i rami del sapere, mettendo in primo piano discipline quali la sociologia, le scienze naturali e il diritto positivo. Un'identica evoluzione può cogliersi nella letteratura. In un primo momento si ebbe una tendenza diffusa e generica verso il reale che può cogliersi nell'opera degli "scapigliati", in alcune opere liriche del Carducci e Stecchetti, nella dissoluzione del romanzo storico e nel successivo affermarsi di quello sociale, costruito attraverso l'analisi della società contemporanea.
Di Verismo vero e proprio si può parlare attraverso Capuana, si diffusero Il Verismo subisce un grande influsso da parte della letteratura "regionale", tutta animata dall'intento di rappresentare con semplicità e concretezza la quotidiana vita della provincia italiana; tuttavia sebbene essa non possa essere considerata verista, si avvicina a questo movimento come letteratura dei "fatti e cose",. Altro punto chiave del Verismo fu il problema della lingua, in quanto la volontà del realismo a nascondere la persona dell'autore indusse a soluzioni linguistiche nuove, in polemica con il fiorentinismo letterario e con quello teorizzato nell'800 da Manzoni. Si ebbero così libri con forti coloriture dialettali; esempio massimo fu quello di Verga.
Gli esponenti più validi del Verismo sono:Verga, Capuana (soprattutto come teorico), Oriani, De Roberto e Serao.
I CANONI DEL VERISMO:
I canoni originari del verismo si possono ridurre fondamentalmente a tre:
Sostituire a una letteratura di soggettività e di tendenza una letteratura di verità, sia pure brutta, identificando il bello artistico solo col vero. Questo principio risponde al bisogno di allargare il campo della materia ispiratrice dell'arte (non trascurando aspetti della vita finora considerati umili) e al desiderio di rendere più vigoroso e concreto il contenuto.
La materia non deve essere subordinata ad alcuna intenzione esterna. Lo scrittore quindi non deve essere mosso da un desiderio di conoscenza concreta. Ciò non impedisce però che il bisogno conoscitivo stesso generi, presso qualche verista, attraverso una confusione tra arte e scienza, l'uso di soggettivismi, criteri classificatori, che vorrebbero gareggiare con quelli delle scienze naturali.
La forma e lo stile devono obbedire anch'essi ad una legge di perfetta obbiettività, in cui ogni capriccio di intromissione personale deve cancellarsi e sparire. Questo principio può essere ad un tempo dannoso al critico -rendendolo capace di apprezzare soltanto alcuni artisti di tono più impersonale a danno degli altri- e vantaggioso a parecchi artisti.
Il verismo propriamente detto è imparentato col grande fenomeno europeo dello scientifismo, e, in modo particolare, con la filosofia positivistica, considerando l'arte -soprattutto nella prosa narrativa- come una sorta di indagine scientifica. Si parlò persino di "raccolta di documenti".
Mentre è innegabile che l'argomento veristico fu sprono e alimento per alcuni artisti di singolare grandezza. Infatti non è possibile ad alcun autore essere totalmente obiettivo, anche se spinto da una forte passione per l'impersonalità.
Il Verismo produsse dell'arte seria, spesso in quanto intervennero facoltà veramente creative: come per esempio la realtà, rispettata nei suoi lineamenti e non sottoposta a distorsioni arbitrarie, la soggettività vista come appassionata partecipazione di un uomo capace di pietà, di fraternità, di dolore.
Veristi minori:
Luigi Capuana, che come critico teorico fu il massimo esponente del verismo
italiano, incoraggiò Verga a seguire la via del romanzo naturalistico, e tenne a
battesimo le opere "provinciali" del Verga. L'influenza che ebbe su Verga fu
estremamente benefica, con il nome di Capuana si apre dunque il verismo
italiano.
La stagione del verismo si estenda fra la prima e l'ultima delle grandi opere del Verga (1880-1906); pur trovando in questo scrittore il più alto genio, deve tuttavia il suo splendore ad altri narratori degni di nota.
Giovanni Verga:
La figura di Giovanni Verga occupa una posizione di assoluta originalità nel panorama della letteratura italiana del secondo ottocento e si colloca al centro dei fenomeni storici e culturali più significativi dell'epoca.Provenendo da un area periferica di un Italia appena unificata, Verga pone al centro dell'attenzione nazionale la realtà del meridione; pur seguendo il Positivismo, cioè la concezione ottimistica della borghesia in ascesa, se ne serve per liquidare il mito del progresso e dar vita ad un opera il cui valore rimane legato alla strenua volontà di non chiudere gli occhi dinnanzi agli aspetti più brutali della vita umana e di tutta l'esistenza; rompe per la prima volta , dopo tanti secoli la tradizione letteraria inaugurata dal Petrarca.
I MALAVOGLIA:
Nella prefazione che precedeva I Malavoglia, pubblicato nel Giovanni Verga illustrava la struttura più complessa di cui l'opera avrebbe dovuto far parte, un ciclo appunto composto da cinque romanzi, che sarebbe dovuto intitolarsi 'Marea' perché Verga intendeva studiare il tema del progresso dell'umanità da una prospettiva che rovesciava il trionfalismo positivistico, cioè coloro che si opporrano al progresso saranno travolti da appunto questa marea chiamata 'fiumana del progresso'.
Si sostiene quindi chiaramente l'imparzialità del fato come fluire negativo. Nessuno è al sicuro dalla lotta per la vita.
Solo successivamente decise di optare per il titolo 'I Vinti'.
L' opera pubblicata a Milano dall'editore Treves nel 1881, è il primo romanzo ad aprire la raccolta il Ciclo dei Vinti, scritto sulla scia della Comedie humaine e dei Rougon-Macquart, doveva essere articolata in cinque romanzi: Padron 'Ntoni, che poi diventerà I Malavoglia, Mastro don Gesualdo, La Duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni. Qui vengono rappresentati gli sconfitti della vita e del progresso in cinque gradi diversi:
I vinti nella lotta per la sopravvivenza in I Malavoglia
I vinti nella battaglia per la ricchezza in Mastro don Gesualdo
Nella lotta per una libera via sentimentale in La Duchessa di Leyra
Nelle ambizioni politiche in L'onorevole Scipioni
Bella volontà di conquistare gloria e fama attraverso l'arte in L'uomo di lusso.
Il romanzo, a causa della sua complessità, non venne molto apprezzato dalla maggioranza dei lettori, ma riscosse le lodi del Capuana e di alcuni altri scrittori dell' epoca.
Nel romanzo si distinguono tre parti: quella iniziale e quella centrale hanno per protagonista il vecchio Padron 'Ntoni, in quella finale il protagonista è il nipote che porta lo stesso nome.
Il tempo e lo spazio:
Nei Malavoglia sono presenti numerosi elementi storici: la battaglia di Lissa, il colera che uccide la Longa, la questione della leva militare e quella delle tasse, il malcontento popolare che ne deriva, il ricordo di Garibaldi e della sua impresa, la contrapposizione tra i repubblicani e i clericali contrari all'unità d'Italia. Il tempo della storia e del progresso è inserito in quello rurale e premoderno dell'eterno ritorno delle stagioni, della ripetizione dei raccolti e delle feste liturgiche.
Analogamente, da un lato si ha uno spazio geografico preciso, quello di Trezza e dei paesi costieri a nord di Catania, dall' altro quello sfumato e incerto del continente che non appartiene alla vita quotidiana dei pescatori. Se si passa ad analizzare il paese, ci si accorge che il suo spazio sociale è rappresentato in modo circostanziato: nella piazza e sul sagrato si riuniscono gli uomini d'affari, nella farmacia gli intellettuali, nell'osteria gli sfaccendati e i proletari, presso la fontana le donne. Tuttavia manca una rappresentazione minuta del villaggio, gli interni non vengono mai descritti con precisione, neppure quello della casa del Nespolo.
Il tempo e lo spazio di Trezza sono vissuti dall'autore non solo come documenti per la sua opera, ma anche come simboli, sono rimpianto e nostalgia dei valori di una società ormai minacciata dal progresso ma ancora capace, in alcuni dei suoi rappresentanti di sentimenti e ideali morali.
L'addio finale di 'Ntoni può essere anche quello di Verga che ha lasciato alle spalle la società arcaico-rurale, perché solo nel moderno lo scrittore borghese può vivere all'altezza dei tempi e rappresentarli efficacemente. Ma, una volta allontanatosi dal paese natale, è meglio non farci ritorno, perché le cose non saranno più le stesse.
L'autore chiude il romanzo puntando il dito non su coloro che sono riusciti a sopravvivere al progresso, ma su 'Ntoni, sullo sconfitto, che dà l' addio al paese.
La lingua:
Non meno rilevante degli aspetti ideologici è l'invenzione di una nuova lingua, fondata sull'impasto della lingua italiana con il dialetto siciliano, recuperato nella sua struttura sintattica, nelle sue forme idiomatiche e locuzioni proverbiali trasposte in lingua. Verga rivisita la concezione manzoniana della lingua -che rischiava di risolversi in un fiorentinismo di maniera- in direzione di un moderno italiano regionale. Egli, secondo le sue stesse parole, riuscì in questo modo a far parlare i pescatori di Aci-Trezza con una lingua intelligibile a gran parte degli Italiani, e riuscì anche a raccontare gli avvenimenti come si riflettono nel cuore e nei cervelli dei suoi personaggi. Anche qui, come nelle altre opere, è presente l'impersonalità artistica. Verga si serve di una voce narrante con la quale si identifica e che fa parte del mondo popolare rappresentato, ma il meccanismo narrativo è molto più articolato visto che il narratore, attraverso il discorso diretto, assume una posizione fluttuante da un personaggio all'altro. Nei Malavoglia ci sono soltanto due punti di vista principali: da un lato quello della famiglia dei protagonisti che sono uniti da una comune visione della realtà (con l'eccezione di 'Ntoni), dall'altro la collettività del villaggio. Il narratore allora si annulla ora in una ora nell' altra delle due ottiche predominanti.
Verga e Zola:
Verga è diverso da Zola e dagli altri naturalisti francesi perché, al contrario di questi, non ha nessuna fiducia ottimistica sul rinnovamento della società e nessuna volontà di denuncia e polemica sociale; ha inoltre un profondo rispetto per gli umili, ai quali "il Verga, diversamente dai naturalisti, non guarda con distacco scientifico, ma come esseri umani, i cui sentimenti umili di amore e di dolore possono essere altrettanto eroici e delicati come i sentimenti più complessi delle persone evolute" (Russo).
Mentre Zola e i naturalisti rappresentano quasi esclusivamente la vita del proletariato urbano, Verga rappresenta le condizioni di tutti gli uomini, tutti ugualmente condannati al dolore e all'infelicità, tutti soggetti ad un fato tirannico e crudele
Le Naturalisme :
Le mot « Naturalisme » recouvre une tendance artistique qui s'est manifestée et affirmée au XIXème siécle et elle s'est développée entre le réalisme de la première moitié du siècle et le symbolisme qui en marque sa fin. Elle se caractérise par un désir d'exactitude dans la représentation du monde aussi bien en peinture qu'en littérature. Par opposition au mouvement romantique, le Naturalisme met au premier plan dans la répresentation, la fidélité totale au réel, qu'il soit beau au laid. Il y a des similitudes entre le Naturalisme et le Réalisme : l'un est la continuation de l'autre. Donc les auteurs se proposent de décrire dans leurs ouvres le réel, le monde, l'homme et la société tels qu'ils sont avec des images exactes et fidèles. C'est pourquoi l'histoire, la description et la documentation sont très importantes pour eux. Mais si le Naturalisme prolonge le Réalisme et en prend les mêmes caractéritiques, il se distingue par son originalité qui se fonde sur l'introduction de l'investigation scientifique des mécanismes de la société qu'on décrit et surtout qu'on analyse dans les ouvres. En effet c'est aussi l'époque du Positivisme qui influence la littérature, une période où la recherche scientifique est très importante. Avant de décrire les caractéristiques du Naturalisme, on va essayer de voir ce que le Positivisme représente.
Le Positivisme:
C'est un système philosophique conçu par Auguste Comte. C'est une doctrine selon laquelle la vérification des nos connaissances par l'expérience est l'unique critère de vérité. Le Positivisme se fonde sur la conception que la science ne peut prétendre reproudire conceptuellement le réel et donc la science est limitée à une tache d'énumération, (c'est à dire repérer les phénomènes) et de descripition. Le Positivisme a aussi un caractère agnostique: l'absolu est inaccessible à l'esprit humain.
Maintenant on peut voir plus précisement quelles sont les principales caractéristiques du mouvement naturaliste.
Les sujets :
Ils sont pris dans la vie quotidienne. Ce sont souvent des histoires réelles, (en particulier des cas cliniques ou pathologiques). Le monde représenté englobe toutes les couches sociales avec une prédilection pour les milieux les plus sordides, les basses classes sociales, donc les personnes qui vivent dans la misère.
Les personnages :
Ils ne sont plus conçus par rapport à leurs seules passions mais par rapport à l'influence que l'hérédité et le milieu exercent sur eux. Il ne s'agit donc plus d'une analyse psychologique mais de l'étude d'un tempérament.
La méthode :
La recherche de documentation a acquis beaucoup d'importance. L'écrivain applique la méthode de l'expérimentation, c'est à dire qu'il choisit d'analyser rationnellement et sans préjugés moraux, les effets du milieu et des circonstances sur les personnages choisis au départ.
Par exemple, chez Zola l'expérimentation englobe l'ensemble de l'ouvre des Rougon Macquart où il étudie les combinaisons qui naissent entre les facteurs héréditaires et les facteurs sociaux, (il montre des personnages qui ont la même hérédité et qui évoluent dans des milieux différents)
L'écriture :
La description maintient son importance, pour sa valeur documentaire car elle permet de placer les personnages dans un univers réel avec des détails parfois repoussants. Les romans témoignent d'une attention particulière à la reproduction du langage parlé par les personnages, comme gage d'authenticité.
Le théoricien et le maitre du Naturalisme c'est Emile Zola. Après la publication de l'Assommoir, il a ouvert sa maison à de jeunes artistes qui étaient fascinés par sa façon d'écrire et de peindre la société. A partir de ce moment la voie du courant naturaliste était ainsi ouverte.
La fin du Naturalisme :
La contestation envers le Naturalisme est venue quand des membres de l'école de Zola ont accusé leur maitre de vulgarité et de crudité dans ses ouvres et donc ils ont commencé à contester son style .
EMILE ZOLA :
Emile Zola est né à Paris en 1840
Zola s'est documenté beaucoup avant d'écrire et il a situé la fiction dans un cadre historique véridique. L'histoire est une toile de fond qui contribue à enraciner le roman dans la réalité de l'époque.
Dans l'Assomoir Zola analyse le Paris populaire, et il décrit des tranches de vie, des fragments de réalité qui sont impitoyablement et rigoureusement objectifs, liés à de différents aspects de la vie sociale, culturelle et politique. L'écran vériste de Zola est un écran politique : Zola dénonce les maladies de la société afin que le pouvoir constitué les prenne en charge et intervienne pour guérir de façon plus adéquate le corps social malade. Pour cette raison la lecture des romans naturalistes du cycle de Rougon-Macquart a soulevé des réactions contradictoires au sein du public et de la critique : l'Assomoir a été attaqué par les socialistes et loué par les réactionnaires car l'image qu'il présente du prolétariat est répugnante.
La poétique :
Zola s'est distingué par son interprétation des phénomènes moraux et sociaux à travers les doctrines de Taine, (le déterminisme : l'homme est déterminé par la race, le milieu et le moment ) et Darwin ( l' hérédité : la selection naturelle pour la vie ) et par la transposition de la méthode expérimentale des sciences dans la littérature pour « rivaliser avec la science et embrasser toute la nature ». C'est la théorie du Naturalisme qui, exposée dans « Le Roman experimental » (1880), est à la base de la grande construction des Rougon-Macquart. La sensibilité sociale et l'honnêteté intellectuelle de Zola lui permettent de dépasser souvent les limites du Naturalisme-Positivisme et le culte facile du progrès.
Le style :
Le style de Zola est déterminé par ses conditions de travail: il doit être rapide, facile à lire, capable d'attirer l'attention et d'éveiller l'intérêt d'un ample public. Dans la dernière phase de sa production littéraire apparaissent les éléments symboliques qui éveilleront l'intérêt des écrivains décadents, comme Baudelaire et Mallarmé en France et D'Annunzio en Italie.
Enfin on peut dire, pour ce qui concerne le style, que Zola, en adoptant une démarche "scientifique", quelquefois a oublié de respecter l'objectivité
Les principes :
Zola fonde sa poétique sur des principes qu'on peut résumer schématiquement de cette façon:
-la psychologie est subordonnée à la physiologie. Donc l'homme est déterminé par son corps, son tempérament, par ses instincts et par son hérédité; la liberté de l'homme est réduite;
-l'homme est déterminé par le milieu où il vit;
-l'individu, mû par l'appétit de jouissance, de domination ou de connaissance, développera l'un ou l'autre de ces appétits en fonction du milieu où il se trouve.
L'Assommoir :
l'Assommoir reflète, d'une manière cohérente, la conception zolienne de l'écrivain considéré comme un « naturaliste » de la société ; son point de vue est impitoyablement objectif, clinique, et découle d'une documentation scientifiquement rigoureuse. Ensuite, il appartiendra au pouvoir politique d'intervenir sur les maux pour soigner la société.
THOMAS HARDY
Hardy 's works are packed with considerations about life, death, man and the universe ; they express a deterministic view , deprived of the consolation of Divine order.
Hardy was influenced by the Oxford movement, a spiritual movement involving devout thinking and actions. Hardy's family members were Christians and Hardy himself considered entering the clergy. He abandoned his devout in God becouse was influenced by his reading of the classics and of contemporary authors. From Greek tragedy he derived the notions of cruel Gods, indifferent Nture and hostile Fate.
After reading Darwin's The Origin of Species he perceived the intellectual consequences of that scientific theory and denied the exsistence of God. So human life was a purely tragic process upon which man had no power. However Hardy was not a total pessimist.
Under the influence the French philosopher Auguste Compte ,he advocated the need for altruism through cooperation and loving kindness, and application of scientific knoledge.
Main thèmes
All his work develops one main theme, that is, the difficulty of being alive. Being alive involves being « an existence, an expérience, a passion, a structure of sensation ». another important theme is Nature, presented as a Co-protagonist with the characrters. Nature sets the pattern of growth and decay which is followed by human life. Nature also implies regeneration, expressed the cycle of seasons.
In his novel Hardy exposes the most conventional maralistic, hypocritical aspects of Victorian society. Also his attitude to religion is polemic : he believes Christianity is no longer capable of fulfilling the needs of modern man. The difficulty or failure of communication is another central theme and it frequently leads to tragedy.
Hardy's language and imagery
Hardy's language is detailed controlled, and rich in symbolism. Hardy' s love of nature is reflected particularly in his use of metaphor, simile, and personification. The language of sense impressions plays an important role in his art: things are presented throgh their shape and touch, sight, sound, and smell. The sense of sight is strong; the characters watch each other, and are watched in their turn by th rest of Nature, even by emotion and experience connected with natural landscape.
Jude the Obscure
Jude is "Obscure" because he does not 'exist' for others, is never 'seen' by them. In his first exeperience of Christminter is repeated throughout his career so tht he can declare at the end: " I am neither a dweller among men nor ghosts".
Jude the obscure representa a departure from Victorianism whit its portrayal of weakened vitality and grey despair, deprived of dynamism and characterised by a sense of anxiety an d self-destruction.
Hardy develops the story trough the cahrarters repetitive dialogues, denying the narrator the possibility to explain and interpret things. He anticipates the "aestetics" and tragic quality of the modern novel by means of a twovoiced process of analysis of the human psyche which differs both from the stream of consciousness and the interior monologue.
DARWIN
Charles Darwin nacque il 12 Febbraio 1809 a Shrewsbury(a ovest di Birmingham), in una famiglia agiata (suo padre era un medico). All'età di sedici anni, è inviato all'università di Edimburgo per compiere gli studi di medicina. Ma, poiché questi non lo coinvolgevano affatto, suo padre gli propose di diventare pastore e seguire, di conseguenza, l'insegnamento classico dispensato all'università di Cambridge. Tuttavia, la materia che lo interessa da sempre è la storia naturale: durante tutta l'infanzia si è appassionato alle collezioni(coleotteri,minerali) ed all'osservazione degli uccelli in occasione delle escursioni in campagna; più tardi ad Edimburgo,raccoglie le conchiglie ed impara a cacciare, quindi a impagliare gli uccelli. Queste pratiche lo conducono a partecipare a società locali di storia naturale- pubblica ben presto nei loro bollettini brevi articoli sugli animali che raccoglie- e a ricercare la compagnia di naturalisti esperti. A Cambridge in particolare, si lega d'amicizia con il suo professore di botanica, il reverendo Joseph S. Henslow, dal quale sarà reclutato per partecipare ad un viaggio ufficiale d'esplorazione delle coste del Sudamerica, a bordo di una nave della marina reale, "Beagle". I viaggi d'esplorazione erano stati numerosi fin dal secolo precedente. Riportando una messe impressionante di informazioni sulla geografia, la fauna e la flora esotiche, gli esploratori come il capitano Cook avevano acquisito una grande celebrità e fatto considerevolmente "progredire" le conoscenze.
Il darwinismo è la teoria enunciata da Charles Darwin, naturalista inglese (1809-1882), per spiegare l'evoluzione delle specie dei viventi sulla base della selezione naturale che prevede la sopravvivenza e il successo riproduttivo degli individui meglio adattati all'ambiente attraverso l'evoluzione e la selezione naturale. Il primo concetto è l' evoluzionismo, questo rappresenta un sistema filosofico - scientifico, che pone come spiegazione di tutta la realtà l'evoluzione, principio di progresso universale e necessario, che consiste nel passaggio dall'omogeneo indifferenziato all'eterogeneo differenziato in un continuo progresso (Spencer) o dall'indistinto al distinto (R. Ardigò). Il secondo concetto, invece, è il processo alla base dell'evoluzione delle specie mediante l'eliminazione degli individui meno adatti e favorendo i più adatti ad un certo tipo di ambiente o di vita. La selezione può essere anche artificiale ed è invece attuata dall'uomo su piante e animali per renderli maggiormente conformi alle sue esigenze (produttività di latte, di frutti ecc.). Il lamarckismo è una teoria secondo cui l'evoluzione dei viventi è un processo consequenziale tra adattamento degli individui e ambiente in cui essi si trovano.Il darwinismo si oppone a tutto ciò poiché si basa sulla trasmissione ereditaria dei caratteri favorevoli all'adattamento.
Il Positivismo filosofico
Il Positivismo nasce come movimento filosofico in Francia nel XIX sec. per poi svilupparsi come indirizzo scientifico e culturale dominante in Europa nella seconda metà del secolo, analogamente allo sviluppo della moderna società industriale. Caratterizzato da una fede assoluta nella scienza e nel carattere progressivo dell'organizzazione sociale capitalistica, il Positivismo divenne l'ideologia caratteristica dei nuovi ceti industriali, in opposizione al socialismo marxista. Si distinguono due filoni di Positivismo:
v Positivismo ad indirizzo sociale;
v Positivismo ad indirizzo evoluzionistico.
Il Positivismo sociale ha inizio con Saint-Simon e Comte, in Francia. Il vero e proprio teorico del Positivismo è Auguste Comte che, dal 1830, delinea un nuovo programma filosofico e scientifico. Oggetto della filosofia positiva è l'uomo visto nella sua solidarietà sociale e continuità storica. La storia è concepita come progresso della conoscenza attraverso tre stati fondamentali e necessari: quello teologico, quello metafisico e quello scientifico, che sono comuni al divenire dell'individuo e della società umana. Il passaggio dei primi due livelli prescientifici allo stadio scientifico implica l'abbandono dell'illusione metafisica e l'assunzione di un atteggiamento critico, che si tenga lontano tanto dall'empirismo quanto dal misticismo. L'ideale scientifico di Comte è, come quello di Saint-Simon, di tipo enciclopedico: le cinque scienze fondamentali in cui si articola il sapere positivo (astronomia, fisica, chimica, fisiologia, fisica sociale) si organizzano secondo una gerarchia di crescente complessità e decrescente generalità.
La legge dei tre stadi
di A. Comte
Comte elabora una legge come chiave per intendere l'intero ordine logico e storico da lui esplicati. La legge dei tre stadi fornisce un criterio storico di ordinamento del sapere: le scienze hanno tempi di evoluzione differenti e l'ordine in cui vengono disposte e trattate nell'opera fondamentale di Comte, "Corso di filosofia positiva" (1842). La legge dei tre stadi consiste, per l'appunto, in tre stadi che sono:
v lo stadio teologico , dove i fenomeni naturali vengono spiegati facendo appello ad entità e a potenze trascendenti.
v nello stadio metafisico queste forze sono sostituite da entità concettuali, essenze e principi astratti.
v lo stadio positivo è caratterizzato da due momenti: l'osservazione e la teoria.
l'osservazione si articola in tre momenti diversi:
1)l'osservazione vera e propria;
2)l'esperimento, in cui i fenomeni vengono osservati in condizioni sperimentali artificiali; 3)la comparazione dei diversi fenomeni. La teoria è la spiegazione delle esperienze fatte durante la fase dell'osservazione
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