Vico
E'
l'antimachiavelli, ha creato la scienza politica. È un filosofo
radicalmente opposto alle idee della sua epoca. Intende fondare una scienza che
unisca prospettive mmetafisiche e storiche. Si basa sugli assiomi che chiama
dignità. La filosofia senza la filologia non ha senso. La filologia senza la
prospettiva teoretica nemmeno. A Vico interessa il movimento complessivo dellla
storia. Esiste un disegno
provvidenziale. Vico è la risposta romana alla filosofia cartesiana e
sensista. È il primo autore che inventa
l'estetica in senso moderno. La prosa è
manifestazione immediata della verità. Ritiene che il pensiero umanistico che si contrappone ad un sapere
amorale sia una scelta corretta anche dal punto di vista pedagogico. Conosciamo solo ciò di cui possiamo ricostruire l'origine. La
conoscenza è ricostruzione mentale che porta alle cause del perché una cosa si
sia originata. Afferma che il mondo naturale non può essere conosciuto da noi in quanto non l'abbiamo creato , non siamo cioè in grado
di ricostruirlo. I sensi non ci ingannano ma da soli non ci danno la
conoscenza. La vera conoscenza è quella della totalità. È definita la fonte di
tutte le scienza, cioè la metafisica. Vico cerca di costruire una metafisica
che dia le ragioni della realtà fisica. Vico afferma che per avere una vera
conoscenza dovremmo conoscere le cause ultime fondamentali di tutto il
processo. Vico legge la storia passata
trovando un filo conduttore che a ricostruire razionalmente a posteriori ma
che non gli permette di fare previsioni. Dimostra che vero e factum sono intercambiabili. Non condanna gli
scienziati ma i filosofi che hanno
trascurato la sfera politica per quella naturale che però è inconoscibile. Non confonde ordine fisico con quello
metafisico anche perché la confusione degli ordini è il bersaglio del suo
discorso. Crede che tra questi ci sia un'analogia: c'è una sorta di
applicazione delll'analogia mentis medievale, applicata al moderno. Nel 1720
scrive "Del principio e fine unico del diritto universale" dove attraverso
l'applicazione del principio filosofico del verum factum analizza le diverse
istituzioni giuridiche e giunge alla conclusione che esiste un unico principio da cui derivano i
diritti. Il principio metafisico che spiega le somiglianze tra i diversi diritti è il vis veri, aspirazione dell'uomo
alla verità, elemento che spiega perché ci siano delle somiglianze tra le leggi, è anche una forza della verità
nella storia che sta alla base del perfezionamento della giustizia e della
virtù el singolo, aspirazioni sempre presenti nella storia. Vis veri impedisce
che le cadute dell'umanità siano definitive, non impedisce che si
verifichino.il diritto non nasce per necessità, l'uomo è socievole per natura, lo stato felino nasce
dalla corruzione dell'uomo dopo il peccato originale che corrompe la natura
dell'uomo a cui resta però l'aspirazione alla verità, la quale consente
all'uomo di superare lo stato felino.
Arriva a queste conclusioni partendo dalla tradizione umanistica e cattolica.
L'uomo ha bisogno di riunirsi in società in seguito al peccato originale poiché
questa gli permette di riacquisire integrità. L'occasione è l'infermità è l'indigenza dell'uomo diviso dopo la caduta
originaria, in società gli uomini possono concretizzare l'aspirazione al vero.
L'occasione è l'elemento provvidenziale, il fine ultimo è concretizzare la
naturale socievolezza dell'uomo. La giustizia come criterio oggettivo è il fine
dell'uomo. Vico arriva a queste conclusioni anche attraverso un'indagine rigorosa e filosofica della storia,
riconoscendovi identità e analogie. Il dramma di Vico è quello del pensiero
italiano che non riesce a contrapporsi a
quello nordico. Vico fa riferimento di carattere ontologico e teologico che appesantiscono
l'ambito giuridico, dando una rappresentazione lontana dalla concretezza. Prima
di Vico non esisteva una scienza che unisse la filologia, cioè il certum, e la filosofia, cioè il verum. La sua non è
scienza del fenomeno ma della sostanza. Contributi innovativi di Vico: 1.
conoscenza nuova derivante dallo sforzo dell'uomo di ricostruire la storia
utilizzando dat conccreti unendoli con
la matematica in ambito naturale, con la fisica in ambito metafisico. 2. la
metafisica è intesa come fondamento della concezione politica e giuridica. 3.
Vico difenda il libero arbitrio come necessario e la provvidenza che lavora al
di sopra delle scelte dell'uomo, anche contro l'uomo. Vico la chiama
eterogenesi dei fini : procedimento per cui ciò che accade storicamente può anche andare contro le azioni dell'uomo. La storia
ha una direzione divina, pertanto l'uomo non la può prevedere. La provvidenza
agisce naturalmente e l'immanenza è data
dalle cause seconde attraverso le quali agisce. A Vico non interessano i singoli fatti in
quanto tali ma come dati per una visione universale. Non è un sociologo perché
non si limita alla pura raccolta di dati, può essere invece precursore della
fenomenologia o dell'ermeneutica.