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UN NUOVO "TIPO UMANO"
L'esteta uomo e letterato è una figura complessa e molto intrigante. Lo scrittore si propone, con ogni mezzo, di suscitare nel lettore emozioni rare, forti e sconvolgenti. La letteratura degna si distingue soprattutto in base alla forma: la parola poetica è una rivelazione delle energie interne e ha la funzione di eccitare l'animo del lettore, di accarezzare l'orecchio con la sua musicalità, di comunicare immagini attraverso il suono. Il verso, la rima, la ricercatezza stilistica sono spesso il fine stesso del comporre, che presuppone una sensibilità e un gusto del tutto eccezionali.
E fuori dal comune, superlativo e brillante deve essere l'artista, che anela a raggiungere e a identificarsi con il bello.
L'uso di stupefacenti non è disdegnato: l'alcool e l'oppio sono certamente dei vizi, ma esistono per ragioni estetiche. Egli è convinto che il senso della vita non è nella realtà, ma nell'immaginarla; il sogno è più bello di qualsiasi realtà banale e mediocre, essendo la bellezza non intrinseca all'oggetto, ma all'immagine che ci colpisce e che ci trasmette emozioni. Di qui nasce la ricerca del piacere e la convinzione dell'esteta che la sua salvezza risieda proprio nel vizio.
Egli intraprende una lotta contro la virtù, non quella vera, ma quella che appare tale, che si fa credere e lodare come virtù: combatte il fariseo, l'ipocrita, l'ingiusto che sembra giusto. Non gli resta che contrapporre alla società della falsa virtù il peccato vero, eccezionale, eroico, che s'imponga all'attenzione dei falsi benpensanti e moralisti.
Si possono distinguere due forme diverse di intendere l'estetismo: la vita come piacere e la vita come bellezza. Entrambi richiedono una sensibilità raffinata e molto acuta, ma proprio le sensazioni più complicate sono quelle migliori.
Alla bellezza, per essere tale, è necessario il vizio, il ripugnante, l'orrido. Amare la vita significa renderla unica, perfetta, sovrumana, fino all'esasperazione delle perversioni sadiche che procurano l'estremo e crudele piacere.
Per l'edonista il piacere estetico e quello sensuale sono la realizzazione dell'uomo, ma pochissimi individui sono capaci di raggiungere l'ideale. Esteta non è colui che gode semplicemente delle situazioni della vita, ma chi è in continua ricerca di sensazioni ed esperienze nuove. Egli s'innamora di tutto ciò che passa e non dura, ed è proprio il passare di quel di cui s'innamora che gli garantisce la sua libertà: quando si attacca a qualcosa non vuole compromettersi.
La donna, che tanta parte ha nei suoi pensieri, spesso non è altro che cavia di esperimento, una fonte di piacere mutevole e di sensazioni straordinarie. Quando la sua bellezza è sfiorita, o ha perduto qualcosa, egli procederà ad una sostituzione di persona. Il matrimonio non può essere accettato, in quanto è antiestetico: è un impegno deprecabile che uccide la bellezza e il piacere, un rifugio per i deboli, una condanna al tedio.
Edonista, colto, amorale, insoddisfatto ed egoista: così si presenta l'esteta, che in fin dei conti non fa altro che evadere dalla vita per rifugiarsi in un'inerzia e in un disimpegno dalla politica, dagli affari, dal mondo. È anche questo un modo di protestare contro la società capitalista, industriale e commerciale dell'Ottocento: egli è convinto che il mondo degli affari e delle macchine, della produzione e del denaro sia brutto, mentre ritiene quello delle lotte politiche e sociali ottuso e avvilente. Egli pertanto se ne disinteressa e se ne sta col suo ideale di arte e di bellezza, per il quale è pronto a sacrificare la vita. A nulla valgono la fede scientifica e gli imperativi della morale, né tanto meno va presa in considerazione l'ipocrisia della religione.
La sua è una nobiltà che spesso trova la sua legittimazione nell'autoconservazione più che nella genealogia, che si manifesta in primo luogo con l'eccentricità nel vestire, nell'atteggiarsi e nello spirito di provocazione, ovvero nel dandysmo.
Tuttavia questo modo di vivere presenta dei limiti: l'incompatibilità del suo modo di sentire e il passare di tutte le cose che catalizzano la sua attenzione proiettano questo tipo umano nella più profonda e irrimediabile solitudine. Il concentrarsi esclusivamente sull'attimo, sul piacere immediato fa si che l'impossibilità di rivivere le situazioni passate si trasformi in un insolubile problema esistenziale. Il dramma dell'esteta sta appunto nell'invecchiare, nel perdere il prestigio e la considerazione conseguiti nella sua tumultuosa e sregolata giovane età.
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