ULISSE
IN D'ANNUNZIO
La crisi di valori tipica del decadentismo si manifesta in
modo diverso nella poesia di D'annunzio, in cui il modello del superuomo trova
piena realizzazione nella figura di Ulisse. Nel L'incontro di Ulisse, tratto
da una delle Lodi, Maia: il poeta racconta di aver incontrato
navigando nello Ionio insieme ai suoi compagni, a nord di Itaca, Ulisse,
partito per l'ultima avventura. Lo stesso poeta e i suoi compagni si sentono
dei superuomini ma l'incontro con Ulisse, 're delle tempeste', cambia
totalmente la loro vita e soprattutto quella del poeta.
Ulisse in silenzio, regge in mano la scotta e studia i venti: è l'emblema
dell'uomo solitario, che non ha bisogno dell'aiuto di nessuno per andare
avanti, attento a tutto, anche al più piccolo e impercettibile soffio di vento,
niente deve sfuggire al suo sguardo. Un cappello di stoffa gli copre il capo
ormai bianco, una tunica corta gli arriva al ginocchio, forte e vigoroso, le
palpebre gli coprivano parte delle pupilla penetrante e vivace, la forza
instancabile del suo cuore nobile e generoso era sveglia e presente in ogni
muscolo. Ulisse diventa sempre di più il simbolo del superuomo, l'eroe
instancabile che, anche nella vecchiaia, sfida il mare da solo, sdegnoso di
tutti, alla ricerca di nuove esperienze, tutto volto a realizzare la sua
volontà di potenza.
Il poeta e i suoi compagni sono emozionati e sconvolti per l'incontro con
Ulisse, si sentono infiammati da un grande coraggio; cercano di farsi notare
chiamandolo ripetutamente con l'appellativo di 'Laertiade (figlio di
Laerte), eversore di mura, piloto di tutte le sirti', ma egli li ignora
con un'indifferenza che D'Annunzio accentua paragonando il loro invito, a
prestar loro attenzione, ad uno 'schiamazzo di vani fanciulli'.
L'attenzione del grande Ulisse viene attirata solamente dalla voce dello stesso
poeta che con le proprie parole esprime tutto il suo orgoglio, la fiducia in se
stesso tipica del Superuomo; difatti propone all'eroe di dargli l'opportunità
di tendere il suo arco per dimostrargli la propria forza. Solamente a questa
richiesta Ulisse si volta a guardare l'intrepido, poiché lo considera il più
orgoglioso e quindi più degno di considerazione; Ulisse appare di conseguenza
un uomo superiore, amante della solitudine perché sprezzante la mediocrità, che
coltiva solo il culto della forza e la volontà di affermazione e di dominio, il
disprezzo del pericolo e l'amore per il rischio, la violenza e la guerra, per
questo è ansioso di continui superamenti.
L'incontro con Ulisse, anche se durato solo un attimo, cambia comunque la vita
del poeta: egli non è come i suoi compagni, che pure gli sono cari, ma si sente
spinto a confidare solo in se stesso e destinato a realizzare imprese
eccezionali, come quell'Ulisse di cui ha meritato il simbolico sguardo. Ulisse
diventa quindi non solo il simbolo del 'superuomo' per D'Annunzio, ma
anche l'esempio e l'incitamento di tutti gli uomini che, come il poeta, non si
accontentano di una vita tranquilla ma vogliono affermare la loro volontà di
potenza realizzando la dimensione eroica di se stessi.