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UGO FOSCOLO
Zante 1778 - Londra 1827
Niccolò Foscolo (Ugo fu il nome assunto più tardi dal poeta) nacque nel 1778 a Zante, una delle isole Ionie. Il padre era medico, alla sua morte la madre si stabilì a Venezia per cercare appoggio presso parenti e amici. Lì Niccolò la raggiunse nel 1793, si gettò negli studi creandosi rapidamente una notevole cultura sia classica che contemporanea.
Politicamente era entusiasta dei principi della rivoluzione francese ed assunse posizioni fortemente libertarie e egualitarie. Nel gennaio 1797 fece rappresentare la tragedia "Tieste" di impronta alfieriana.
Nel frattempo le armate napoleoniche avanzavano nell'Italia del nord, Foscolo fuggì a Bologna arruolandosi nelle truppe della Repubblica Cispadana e pubblicando un'ode "A Buonaparte liberatore" in cui esaltava il generale francese come portatore di libertà.
Formatosi a Venezia un governo democratico vi fece ritorno impegnandosi attivamente nella vita politica, ma nel novembre dopo che Napoleone aveva ceduto la Repubblica Veneta all'Austria (trattato di Campoformio) lasciò di nuovo Venezia e si rifugiò a Milano.
Il tradimento di Napoleone fu un trauma che segnò profondamente l'esperienza di Foscolo, cancellando tutte le sue speranze politiche. Tuttavia, pur disilluso, continuò sempre a operare all'interno del sistema napoleonico nella consapevolezza che esso era un punto obbligato per la costruzione di un'Italia moderna. In questi anni Foscolo cercò anche una collocazione sociale che gli consentisse di svolgere il suo lavoro intellettuale.
Nel 1798 con l'avanzata degli austriaci, si arruolò e partecipò a vari scontri. Dopo la vittoria di Marengo con cui Napoleone riconquistò l'Italia, fu arruolato come capitano aggiunto nell'esercito della Repubblica Italiana.
Questi furono anche anni di intense passioni amorose per Isabella Concioni a Firenze e per Antonietta Fagnani Arese a Milano.
Nel 1804 seguì la spedizione preparata da Napoleone contro l'Inghilterra soggiornando due anni nella Francia settentrionale.
Ritornato in Italia si recò a Venezia per rivedere la madre e qui ebbe un incontro con Ippolito Pindemonte che gli offrì lo spunto per i "Sepolcri".
Nel 1808 grazie all'interessamento di Monti (critico e letterario del tempo) ottenne la cattedra di eloquenza all'università di Pavia. Sembrava la sistemazione tanto desiderata ma la cattedra fu soppressa dal governo.
Intanto la sua posizione ossequiente verso il regime napoleonico ed il carattere fiero ed insofferente gli attirarono le inimicizie di molti nell'ambiente letterario milanese, provocando acri polemiche.
Nel 1811 fece rappresentare la tragedia "Aiace" dove nella figura del tiranno Agamennone furono ravvisate allusioni a Napoleone, per questo le repliche dell'opera furono soppresse e il poeta fu privato degli incarichi cui godeva. Si recò allora a Firenze dove soggiornò per due anni. Fu un periodo sereno, si dedicò intensamente alla composizione delle "Grazie".
Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia e poi quella definitiva di Waterloo, al Foscolo fu offerta la direzione di una rivista culturale con cui il nuovo regime cercava di conquistare il consenso degli intellettuali, ma il Foscolo rifiutò per coerenza con il suo passato e con le sue idee.
Fuggì da Milano e si rifugiò prima in Svizzera e poi a Londra dove morì in miseria nel 1827.
Nel 1871 i suoi resti furono portati in Italia e sepolti in Santa Croce a Firenze.
Formazione e pensiero
La sua cultura, di stampo classico, si aprì ben presto alle sollecitudini più vive della cultura Europea. Aderì al pensiero degli Illuministi Francesi e le esperienze politiche ebbero un'importanza fondamentale nella sua vita. Fu soprattutto Il trattato di Campoformio a deludere profondamente il Foscolo, che aveva creduto nella missione liberatrice della Francia. Ne trasse una concezione pessimistica riguardo alle sue idee illuministiche di repubblica e di libertà, pessimismo di cui trovò conferma nelle teorie del Macchiavelli sulla violenza del potere e sulla ragion di stato. Rimane tuttavia animato da un ardente patriottismo capace di aprirsi alle sollecitudini rivoluzionarie della sua epoca, come l'idea dell'Italia nazione libera e indipendente.
Poetica
Se nella sua vita e nel suo pensiero emerse costantemente i conflitto fra ideale e reale, fu nella poetica che Foscolo riuscì a trovare una composizione a tale conflitto. Fu quindi nella poesia, intesa da Foscolo come armonia, equilibrio, che egli trovò la misura della sua espressione artistica, ancorata ai modelli del classicismo. Il suo classicismo non si limitò al fatto estetico,ma fu con la forma che espresse tutta la ricchezza del suo contrastato rapporto con la sua epoca.
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis
E' la prima opera importante di Foscolo. Si tratta di un romanzo epistolare, molto diffuso nel 700 e ispirato ai modelli francesi in particolare alla " novelle Elise" di Rousso.
Il racconto si costruisce attraverso una serie di lettere che il protagonista, Jacopo Ortis, scrive all'amico Lorenzo Alderani, con alcuni interventi narrativi dell'amico stesso.
Jacopo è un giovane patriota che, dopo la cessione di Venezia all'Austria col trattato di Campoformio, si rifugia sui colli Euganei per sfuggire alle persecuzioni. Qui si innamora di Teresa, ma il suo è un amore impossibile, perché la giovane è già promessa ad Odoardo, che è l'esatta antitesi di Jacopo, uomo gretto e prosaico, tanto quanto l'eroe è impetuoso e appassionato. Questo amore sarà fonte di infelicità per entrambi in quanto Teresa, pur amando Jacopo, non vuole fare un torto a suo padre e Jacopo che non sa come offrire una vita sicura all'amata. Il loro sentimento si svelerà solo durante una timida passeggiata ma il padre, venuto a saperlo, obbliga Jacopo ad andarsene. La disperazione amorosa e politica spinge Jacopo ad un pellegrinaggio per l'Italia (a Firenze dove visita le tombe di S. Croce, a Milano dove ha un incontro con il Parini, a Ventimiglia da dove medita di emigrare in Francia). La notizia del matrimonio di Teresa lo riporta nel Veneto. L'idea del suicidio, da sempre presente in lui, ora diviene dominante i quanto è disperato per l'abbandono di Teresa, l'esilio forzato a cui si aggiunge il fatto di aver ucciso un contadino travolgendolo con il cavallo. Tornato sui colli Euganei, il 26 marzo 1799, saluta la madre e si uccide con un colpo di pugnale al cuore.
L'opera era inizialmente intitolata Laura Lettere e subì molte ristampe in quanto il Foscolo, amando moltissimo quest' opera in cui vedeva rispecchiato tutto se stesso, la riprende in mano diverse volte per aggiungervi altre pagine legate alle sue esperienze.
In quest'opera rappresenta il suo dramma e quello della sua generazione che, caduto il mito francese di liberazione, perde ogni speranza nella libertà e nella uguaglianza ripiegando su sentimenti universalmente consolidati come l'amore, la bellezza, la solidarietà e l'amicizia anche dopo la morte.
Il romanzo, pur essendo fortemente autobiografico, non rispecchia fedelmente la vita del Foscolo negli anni nei quali Jacopo soffre e muore. In quel periodo, infatti, seppur criticamente, da la sua adesione al nuovo sistema politico creato dai francesi in Italia, Jacopo invece, sceglie la strada dell'opposizione e del suicidio. Il libro ha perciò un valore esemplare ( il suicidio ) in quanto indica come a avrebbe dovuto comportarsi un intellettuale in una situazione storica di quel tipo. La morte è cercata da Jacopo come rifiuto di un presente inaccettabile
Foscolo cominciò sin da ragazzo a scrivere odi, sonetti, canzoni e altre composizioni. Il poeta stesso fece una scelta rigorosa di tutta questa produzione pubblicando nel 1803 le "Poesie" che comprendevano solo 2 odi e 12 sonetti. Le due odi "A Luigia Pallavicini caduta da cavallo" e "All'amica risanata" risalgono al periodo della scrittura dell'"Ortis". Al centro di entrambe vi è il vagheggiamento della bellezza femminile trasfigurata attraverso la descrizione di divinità greche (esaltazione della bellezza a livello mitologico). L'ode a Luigia Pallavicini conserva maggiormente un carattere di omaggio galante, settecentesco, alla bella donna, All'amica risanata ha più alte ambizioni e vuole essere un discorso filosofico sulla bellezza ideale, sul suo effetto di purificare le passioni e rasserenare l'animo inquieto degli uomini e anche sulla funzione eternatrice della poesia che canta la bellezza.
Il culto foscoliano della bellezza esprime una vera e propria esigenza che nasce da un rapporto problematico con un momento storico particolare e dal bisogno di contrapporre ad esso valori superiori di cui la letteratura si deve fare portatrice.
I sonetti sono più vicini all'autobiografia e prendono spunto dal Petrarca e i poeti latini. I temi principali sono:
il rapporto con la terra "materna"
l'illusione della sepoltura "lacrimata"
il valore eternatore della poesia.
Vedere parafrasi di A Zacinto e Alla Sera.
Il sonetto fu scritto nel 1802. Il fratello Giovanni Dionigi tenente dell'esercito cisalpino, si era ucciso per debiti di gioco all'età di 21 anni (8.12.1801).
Il sonetto è interamente giocato sull'opposizione di due motivi fondamentali: da un lato l'esilio, dall'altro la tomba come centro intorno a cui si raccoglie il nucleo familiare.
La figura eroica che Foscolo ama costruire di sé, quella di eroe infelice e sventurato a cui il momento storico negativo non consente di avere una patria né di trovare un ambiente politico e sociale in cui inserirsi e neppure un nucleo familiare in cui trovare sicurezza e conforto.
La situazione storica si colloca nell'immagine mitologica degli "avversi numi" che perseguitano l'eroe. In opposizione a questa condizione di sradicamento si pone il motivo della tomba che si identifica con l'immagine del nucleo familiare e soprattutto della madre.
Sulla tomba il poeta spera di poter ricongiungere il legame affettivo con il fratello (pregando), con la cenere del figlio morto la madre parla del figlio lontano. Il ricongiungimento con la madre e con la terra natale è l'unico punto fermo ma è un approdo che risulta impossibile.
La struttura del sonetto è circolare Sono 4 strofe: le prime due di 4 versi, le ultime due di 3 versi.
A esilio
B tomba del fratello
B la madre
A esilio
Il motivo dell'esilio collocandosi all'inizio e alla fine della sequenza poetica chiude al suo interno il motivo del ricongiungimento col nucleo familiare annullandolo. L'unica alternativa che si presenta è il rifugio nella morte che non è annullamento totale ma consente un legame con la vita. Il ritorno, impossibile nella vita, si attua nella morte cioè nell'illusione, perché la restituzione delle ossa consente l'illusone di un ritorno al petto della madre.
Il sonetto propone dunque l'immagine positiva della morte, tema che si ritrova anche nei "Sepolcri".
E' un poema del 1806 dedicato all'amico Ippolito Pindemonte. L'ispirazione nasce durante una discussione sulla legislazione del tempo in cui venivano luoghi lontani dai centri abitati, drasticamente ridotte le iscrizioni sulle lapidi collocate lungo i muri perimetrali anziché sulle tombe. Questa legislazione che risponde ai principi egualitari del 700, veniva ripresa da Napoleone con l'editto francese di Saint Cloud e prevedeva anche la sepoltura in fosse comuni ed era destinato ad estendersi anche in Italia. Durante la discussione con l'amico poeta Ippolito Pindemonte, che per motivi religiosi disapprovava questa legge, Foscolo aveva invece dichiarato di condividerne le ragioni igieniche e lo spirito egualitario. Successivamente però Foscolo rivede la sua posizione e compone il carme Dei Sepolcri.
Il carme ha al centro il motivo della morte, ma superando l'idea che essa sia semplicemente un "nulla eterno", Foscolo le contrappone l'illusione di una sopravvivenza dopo la morte. Questa sopravvivenza è garantita dalla tomba, che conserva il ricordo del defunto presso i vivi. La tomba assume quindi per il Foscolo un valore fondamentale nella civiltà umana: è il centro degli affetti familiari e la garanzia della loro durata dopo la morte; è al centro dei valori civili, conservando le tradizioni di un popolo e stimolandolo a mantenersi fedele ad esse; tramanda la memoria dei grandi uomini e delle azioni eroiche spingendo alla loro imitazione.
Anche le tombe si distruggono con il tempo, ma la poesia che si ispira ai sepolcri conserva in eterno la memoria dei grandi: i poemi di Omero mantengono ancor vivo il ricordo della Grecia, di Troia e dei loro eroi.
Foscolo sostiene quindi.
la tomba e il mezzo di memoria fra chi va e chi resta e serve ad eternare gli affetti ( si pensi a chi veglia sulla tomba e parla con il defunto con la certezza di essere ascoltato )
il culto dei morti e della tomba sia segno di civiltà , viene rievocato il culto Greco e ora degli Inglesi di seppellire i propri morti in giardini immensi.
La tomba assume una funzione politica e civile, rappresentando gli ideali di tutto un popolo ( si riferisce a personaggi che hanno lottato per il popolo )
La tomba assume il simbolo di giustizia ( si riferisce alla mitologia Greca quando le acque portarono sulla tomba di Aiace le armi di Achille che gli erano state rapite da Ulisse )
La tomba assume un significato poetico per il ricordo perenne del defunto .
L'opera di Foscolo presenta, soprattutto nei primi scritti (l'Ortis e le Poesie), un marcato carattere autobiografico, come è testimoniato dalla presenza di riferimenti a vicende ed esperienze personali dell'autore e dall'evidente identificazione tra l'autore e il protagonista del romanzo, e come appare anche, più esplicitamente, dai Sonetti, volti ad esprimere il modo di essere e di sentire proprio del poeta o ispirati da eventi drammatici della sua vita. Già in queste opere giovanili riscontriamo molti dei temi caratteristici anche della sua produzione più matura quali: la visione materialistica della vita e la concezione della natura come forza cieca che tutto trasforma in un ciclo incessante di generazione e distruzione (Sepolcri). Tra i motivi più frequentemente ricorrenti nelle opere di Foscolo, e strettamente intrecciati tra loro, troviamo - oltre a quello politico-patriottico, incentrato sull'adesione agli ideali democratici e sulla polemica contro Napoleone, vissuto come traditore di questi stessi ideali - il motivo degli affetti familiari e della nostalgia per la propria terra natale (A Zacinto e In morte del fratello Giovanni); quello dell'esilio (Ortis, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni); quello della morte spesso in connessione con il motivo del suicidio e con quello della sepoltura illacrimata in terra straniera (A Zacinto, In morte del fratello Giovanni); il sogno di un luogo di pace e di perfetta armonia.
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