TEMA
SVOLTO
TRACCIA:IL SENSO DELLA MORTE
E DELLA VITA IN FOSCOLO E LEOPARDI
Il senso
della morte,presente in Leopardi e in Foscolo,è la logica conseguenza del primo
grande romanticismo germanico che aveva visto l'uomo,sulle premesse
kantiane,non solo passare al centro dell'universo,ma ritenersi l'essere
perfetto,creatore di tutte le cose. Così x il Foscolo,che seguì prima
l'illusione della gloria,poi quella della patria,infine quella dell'amore x la
donna,e,quando vide che quanto voleva ottenere non era raggiungibile,meditò la
morte;la gloria non si poteva raggiungere se non con il passare del tempo e
molti,molti sacrifici;la patria era stata tradita a Campoformio;l'amore viene
meno quando il poeta ha la certezza che non avrà più la donna amata;tutte le illusioni
fino allora vagheggiate sono state distrutte dalla perfida realtà e non rimane
che uccidersi.
In quello
che può essere chiamato il primo romanzo autobiografico italiano, "Le ultime
lettere di Jacopo Ortis" parla lo stesso Foscolo.La ragione essenziale del
suicidio è dunque "morire libero".Il contrasto tra l'Io e la realtà è terminato
nel nulla e nella tomba, ma se l'idea della morte lo attrae, qualche cosa nel
suo intimo si ribella:<E so invocare e non so darmi morte>. Un pensiero
arresta la mano del Foscolo e ne impedisce il suicidio,rileviamolo dalle sue
stesse parole:<Morire?e
poi?Jacopo Ortis ha forse ritrovato la sua pace?>è la ragione che impedisce
il suicidio al Foscolo;alla convulsa esaltazione succede una stoica
rassegnazione,ed il pensiero della morte diventa un'altra spinta verso le
creazioni dello spirito suo.Nasce così il carme dei sepolcri:la morte con i
suoi sepolcri è cagione di vita, spinge l'uomo ad agire,ad illudersi ancora;è
anzi l'illusione stessa il motore della vita,di ogni nobile fatto umano. Se
tutti i valori della vita dell'uomo sono illusioni,se anche la fiducia
nell'immortalità,in un'altra vita dopo quella terrena,nonché nella
corrispondenza fra vivi e defunti è un illusione, a che pro vivere? Ma non sono
proprio le illusioni che stabiliscono un perpetuo legame tra gli spiriti che
non sono più e quelli che sono oggi?< a egregie cose il forte animo
accendono-l'urne dei forti>; e quando il tempo con le sue ali spazza i
sepolcri,le rovine e le reliquie,allora i luoghi stessi,nudi e
deserti,conservano la memoria dei fatti illustri,sprone a nuovi eroismi a nuove
glorie. Infine,quando uomini,sepolcri,memorie,tutto è sparito,allora è la
poesia che,ridestando con il suo eterno canto la memoria delle antiche
illusioni degli esseri umani,li incita a perpetuare gesta gloriose. Ecco dunque
come Ugo Foscolo risolve il problema della morte:nella poesia,nel canto. Lo
stesso in definitiva avverrà con il Leopardi che, preso dalle stesse passioni
che avevano trascinato il Foscolo,ma più ricco di volontà di indagare con il
pensiero i problemi della vita e della morte, e fin da giovinetto, quando
consumava il suo fisico in quello che chiama<lo studio matto e
disperato>,aveva un indistinto senso di dolore e uno strano desiderio di
morte. Lentamente il pensiero della morte di Silvia distrugge tutte le
illusioni,tutte le speranze,corrode la fede,la virtù,la gloria. Né il
poeta si accontenta,come il Foscolo aveva fatto,delle illusioni che pur
costituiscono<il piacere più solido di questa vita>,pur considerandole
cose sostanziali;neppure l'amore per la natura,da lui per un certo tempo tanto
amata,riesce a soddisfare il suo spirito in quanto la natura è,come scrive in
una delle sue Operette Morali,<inimica,fredda,come i ghiacci eterni>.
Anche Giacomo Leopardi,però, non si uccide e continua ad indagare:<sono
forse io solo ad essere infelice? O anche gli altri sono come me?>. ancora
una volta l'indagine è negativa:tutti gli uomini sono infelici,ma tanti fra
essi non se ne accorgono;tutti gli uomini sono soggetti alla legge della realtà
capace di distruggere ogni fede,ogni speranza.<Dunque perchè viviamo? Voglio
dire perché consentiamo a vivere?>. la risposta del poeta è questa volta
consolante:ogni uomo ha dentro di sé il gusto dell'essere, come Plotino dice a
Porfirio in un'altra delle Operette morali leopardiane. Vivere è necessario,
così come per il marinaio è necessario navigare;ed anche noi uomini dobbiamo
navigare dal triste vero alla divina illusione,dal sogno alla realtà. L'arte
soltanto riesce ad appagare il mondo desiderato dal poeta che si rinchiude in
un suo universo,costruito da lui e per lui,riuscendo così a dare,infine,quel
senso creativo che aveva sempre desiderato. Il pensiero della morte sembra
superato e, nelle Ricordanze,e ancora più in Aspasia,Leopardi riesce a dar vita
ai suoi fantasmi poetici . si chiude così,con questi due sommi poeti,la fase
del primo Romanticismo in Italia