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EUGENIO MONTALE
1^ fase: dal 1896 al 1918 gli studi e la prima guerra mondiale
Nasce a Genova da una famiglia benestante e purtroppo compie studi irregolari a causa della salute travagliata caratterizzata da malattie polmonari, anche se riesce ad ottenere il diploma di ragioniere. Siccome è obbligato, in questo periodo caratterizzato da malattie, a rimanere chiuso in casa, inizia a dedicarsi alla musica. Nel 1917 parte come volontario in fanteria sul fronte del Trentino.
2^ fase: dal 1918 al 1940 Periodo tra le due guerre e distanza dal fascismo
Nel primo dopoguerra scrisse le prime poesie racchiuse nel primo volume pubblicato nel 1925 , "Ossi di seppia". Ricordiamo che Montale firmò il Manifesto degli antifascisti, il saggio di Benedetto Croce.
Egli studia molto ed è aperto alle novità, infatti intrattiene il "carteggio" con Svevo. Nel 1926 conosce un grande poeta americano Ezra Pound e da questo momento è sempre più viva la sua attenzione alla cultura inglese-anglosassone.
Nel 1927 si trasferisce a Firenze e dal 1929 comincia la direzione del gabinetto letterario, un grande circolo ad alti livelli di letteratura, che manterrà per 10 anni, finché non venne allontanato perché non iscritto al partito fascista.
Conosce la futura moglie, Drusilla Tanzi, da lui soprannominata "Mosca". Nel 1939 pubblicò il secondo volume di poesie "Le occasioni".
3^ fase: dal 1940 al 1955 Seconda guerra mondiale e dopoguerra
Nella guerra Montale vive l'occupazione nazista a Firenze e verso la fine della guerra s'iscrive al partito d'azione, ricevendo un incarico culturale all'interno del CLN, Comitato di Liberazione Nazionale.
Nel 1948 si trasferisce a Milano e inizia la sua collaborazione col Corriere della Sera e anche come critico musicale col Corriere di Informazione e negli '60 anche con altre riviste.
4^ fase: dal 1955 al 1981 Ultimo periodo
Nel 1956 pubblica la terza raccolta di poesie intitolata "La bufera ed altro".
Nel 1967 viene nominato senatore a vita e tra le ultime raccolte che scrisse c'è "Satura" , pubblicata nel 1971, di cui fa parte la poesia "Xenia".
Nel 1975 Montale riceve il premio Nobel per la letteratura e morirà a Milano nel 1981.
PENSIERO E POETICA
Nel 1925 quando pubblica "Ossi di seppia", esprime "La poesia è la forma di vita di chi veramente non vive", ovvero voleva testimoniare che è inconciliabile pensare ad un'unione tra la vita e la parola, tra l'esistenza e la impossibilità di tradurre ciò che ognuno di noi prova, (le sensazioni ed emozioni) in parole. Questo secondo lui è il significato che ci vuole trasmettere con "Ossi di seppia" che sono l'espressione della vita strozzata, limitata e dell'impossibilità per il poeta di partecipare alla storia.
Nella raccolta "Le occasioni", il poeta cerca di trovare ciò che definisce dei "barlumi di luce" cioè di trovare nel pessimismo degli spiragli di luce, nonostante sia impossibile la comunicazione del poeta con la realtà circostante.
Addirittura nella terza raccolta, da un pessimismo esistenziale si passa ad un pessimismo storico e sociale [Leopardi] perché il poeta ci dice che anche nella vita pratica, c'è una bufera ovvero l'impossibilità di riuscire a trovare delle soluzioni e ciò lo si nota anche nella storia, dilaniata da bufere (es. seconda guerra mondiale) e da altro (es. dopoguerra). Siccome c'è una situazione difficile per ogni persona l'intellettuale è chiamato a contribuire per cambiare la realtà anche se secondo Montale per il poeta è impossibile far qualcosa, quindi non gli resta che tacere.
Nel discorso famoso del conferimento del premio Nobel, Montale sottolinea i limiti della società del tempo, consumistica dove non esiste un valore per la poesia. In Montale confluiscono diverse esperienze di autori:
Leopardi per il senso doloroso della vita dell'uomo
Per l'aspetto lessicale e linguaggio familiare e semplice di Pascoli e crepuscolari
Fondamentale per la poetica di Montale è la ripresa del concetto del correlativo oggettivo dell'autore Thomas Eliot, ossia l'evocazione di emozioni attraverso degli oggetti. I manifesti poetici che esprimono la concezione poetica di Montale sono:
"I limoni": esprime il rifiuto della poesia dei poeti "laureati" cioè la poesia aulica che esprime la volontà di usare un linguaggio colloquiale essenziale pur essendo preciso.
"Non chiederci la parola": il quale Montale ci dice che è impossibile per l'artista, in una condizione di precarietà e di crisi dare, suggerire ai lettori delle certezze perché non esistono. Il poeta può solo dirci ciò che non siamo e che non vogliamo e deve solo testimoniare solo della società fatta di incertezze. Montale può solo esprimere delle verità negative.
Appartengono entrambi ad "Ossi di seppia".
LE RACCOLTE E POESIE
"Ossi di seppia"
Raccoglie tutte le liriche scritte tra il 1916 e il 1925. Il titolo racchiude il programma poetico di Montale: come il mare leviga tutte le cose, così il poeta liscia le sue poesie all' osso, all'essenziale. Le poesie di Montale sono infatti essenziali, sia nei contenuti che nel linguaggio, anti - aulico, comune nonostante sia molto preciso.
Le tematica prevalente è la concezione dolorosa dell'esistenza.
La raccolta esprime il male di vivere, infatti l'uomo nasce per soffrire e non c'è alcuna speranza di fuga. Anzi secondo Montale [come in Leopardi nel "Dialogo della Natura e di un islandese] la presenza dell'uomo è accidentale . La poesia comunica questa accidentalità in cui "il poeta non è mago o un vate ma è un saggio disincantato e avveduto", cioè è a conoscenza della situazione in cui vive.
In questa raccolta incontriamo vari autori: Pascoli e i crepuscolari per il linguaggio, d'Annunzio per la cura del verso e Leopardi per il male di vivere.
Già in questa raccolta troviamo alcuni aspetti simili ad altri autori:
per la cura del verso = D'Annunzio
tematica = Leopardi
lessico = Pascoli
Al centro della poesia stanno le cose e per cose s'intendono il paesaggio aspro e assolato della Liguria che esprime lo stato d'animo dell'autore.
Metrica: usa l'endecasillabo sciolto senza rima regolare con assonanze, allitterazioni e onomatopee.
"Spesso il male di vivere ho incontrato"
Viene descritto ciò che il poeta intende per male di vivere e l'esistenza viene percepita come male e dolore ,legato alla natura dell'uomo, (il male è intrinseco all'uomo).
Il poeta nei confronti di questo male l'unica cosa che può fare è attuare la "divina indifferenza" ,ovvero rimanere indifferente : non è un opportunista, ma rappresenta l'unica forma di opposizione, senza condividere la massa. È stata paragonata all'estrema poesia pessimistica di Leopardi in "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia".
È composta da due quartine con versi endecasillabi, l'ottavo verso è un settenario doppio; le rime sono globalmente incrociate.Ha una struttura simmetrica in cui la prima strofa descrive il male di vivere e nella seconda viene trattata l'indifferenza.
1 strofa
N.B. il poeta ha incontrato il disagio della vita non solo nelle sue esperienze, ma di tutto.
Strozzato = che non può scendere; rappresenta la natura inanimata
Accartocciarsi = richiudersi in sé stessa; rappresenta la natura animata vegetale
Stramazzato = caduto di colpo; rappresenta la natura animata animale
Questi tre gradi di sofferenza formano il climax alternato.
2 strofa
C'è il bisogno di restare indifferenti o inserirsi nell'esistenza, per verificare se tutto è male.
Divina indifferenza = statua / nuvola / falco. L'aggettivo divina è un epiteto.
N.B. La lirica ha una struttura simmetrica, nella prima viene esposta il mare di vivere. La simmetria riguarda le immagini, tre da una parte, tra dall'altra, le rime e anche la metrica.
In entrambe le quartine abbiamo un enjambement tra il terzo e quarto verso. Il poeta usa termini aspri dal punto di vista fonico in particolare nella prima strofa mentre nella seconda i suoni sono più fluidi. In conclusione l'unico bene possibile è di isolarsi e essere indifferenti.
"Meriggiare pallido e assorto"
E' la poesia più antica presente nella raccolta "Ossi di seppia", quando Montale la scrisse ebbe solo 20 anni. È importante perché esprime 3 concetti:
I due versi finali ci testimoniano la difficoltà di vivere e continuare a vivere può essere simboleggiato da un muro con cocci di bottiglia per non essere valicato.
Per quanto riguarda gli aspetti metrici è una poesia divisa in 3 strofe da quattro versi (strofe descrittive),mentre l'ultima strofa è da 5 versi (poco usati) piuttosto lunghi.
Meriggiare - ascoltare - osservare = indicano l'osservazione del poeta
Sentire = indica la riflessione
Parole:
meriggiare = trascorrere le ore del meriggio, ovvero le ore più calde della giornata
assorto = riflessivo
pruno = equivale al biancospino di Pascoli
schiocchi di merli / frusci di serpi = onomatopee
veccia = pianta selvatica
palpitare lontano di frammenti di mare = il mare diventa un essere vivente
meraviglia triste = ossimoro
travaglio = procedere in modo triste, sofferente
muraglia = muro invalicabile. Per rappresentare la metafora della vita si nota il simbolo della vita difficile
In questo testo è importante la presenza di allitterazioni
"Non chiederci la parola"
Insieme ai limoni , è la poesia che rappresenta meglio le riflessioni e la figura del poeta che si può sintetizzare in 2 punti:
emerge il ruolo del poeta
tutto ciò che ci circonda rappresenta il male di vivere e la poesia non ha alcuna soluzione; il poeta può solo esprimere concetti negativi.
A livello metrico è formata da 3 quartine di versi lunghi con rima incrociata nella prime due strofe e rima alternata nell'ultima strofa.
Il poeta invidia le persone che sanno sempre scegliere la strada migliore.
Parola = verità assoluta / verbum ovvero Dio
Squadrare = disegnare esattamente i confini della nostra anima perché non ha forma
Croco = fiore giallo luminoso
Nella seconda strofa però si presenta l'uomo sicuro.
Ah.. = beato quello che si lascia abbandonare all'aspetto esteriore in quell'epoca di incertezze.
Muro scalcinato = la vita si sgretola
Non chiederci = non chiedere a noi poeti la verità, ma poesie essenziali
Non siamo.non.. = anafora, per sottolineare l'inutilità del poeta
Codesto = vicino a chi sta ascoltando, lontano da chi sta parlando ( come nell' Infinito di Leopardi)
"le occasioni"
E' la seconda raccolta del 1939. Si articola in 4 sezioni, diverse per l'estensione. L'unica sezione che riporta il titolo è la seconda col nome di "Mottetti", 20 poesie, costituita da brevi componimenti popolari.
Riprende il tema di "Ossi di seppia" per il concetto del male di vivere con aspetti nuovi che sono principalmente:
N.B.
Montale utilizza questo nome riferendosi ad un personaggio mitologico citato dalle Metamorfosi di Ovidio, la quale Clizia era una ninfa innamorata del dio Apollo che si trasformò pure in girasole, talmente era innamorata di lui.
Il nome Clizia significa dedizione assoluta all'amore ma anche ma anche la salvezza perché è un amore che salva e nonostante ciò che raccontava la mitologia, è il poeta che si sente attratto da lei, non il contrario quindi lui si paragona alla donna.
In questo periodo di Montale, si vede nella sua poesia l'influenza straniera dagli inglesi e americani tra cui Eliot con il concetto del correlativo oggettivo.
"Non recidere, forbice, quel volto"
Nel titolo si nota subito, forbice, al singolare e non forbici. Questa poesia fa parte dei "Mottetti".
Metrica: i versi sono tutti endecasillabi,ad eccezione dei versi 4 e 7 che sono settenari.
Il tema ha due nuclei principali:
Il poeta vorrebbe tenere in memoria il ricordo della donna, ma più passa il tempo e il ricordo viene tagliato, tagliato dalle forbici e si sgretola, si sfolla. Utilizza la poetica dell'oggetto, le forbici sono l'oggetto fisico che ci vuole rappresentare un concetto che il poeta ha dentro di se.
Succo della poesia: come in natura, così anche nella vita dell'uomo tutto è destinato a scomparire mentalmente e fisicamente e il poeta coglie nella realtà che lo circonda i simboli del passare del tempo [2^ strofa].
Sono presenti due temi distanti e apparentemente diversi:
nella prima strofa viene esposta un'invocazione, detta apostrofe, ad un oggetto che sta tagliando i ricordi
nella seconda strofa si rifà ad eventi naturali
Viene rappresentata una situazione simbolica: il colpo che il giardiniere svetta sull'acacia è come quello che viene prodotto nella memoria del poeta ed il guscio è quella spensieratezza destinata a scomparire.
Il nesso tra esperienza interiore e situazione oggettiva gli permette al poeta di applicare il correlativo oggettivo e di passare da uno stato all'altro.
Per Montale il ricordo è l'unica arma relativamente al trascorrere del tempo.
"LA BUFERA E ALTRO"
E' la terza raccolta, del 1956. Sono presenti poesie che Montale scrisse dal 1940 in avanti e che aveva già pubblicato su alcune riviste e giornali.
Non è una raccolta unitaria : il titolo vuole esprime l'esperienza di Montale vissuta nella seconda guerra mondiale, definita da lui bufera e altro cioè la guerra e quello che c'è stato dopo e sono poesie di vario argomento.
Temi: oltre la guerra, accanto a Clizia, c'è un'altra donna detta "Volpe", forse la poetessa Maria Luisa Spaziani e "Mosca", la moglie Drusilla Tanzi.
Altro tema importante è il destino legato al pensiero della morte e all'età che avanza.
Stile: non è unitaria la raccolta, sono presenti poesie ermetiche e poesie più estese con uno stile più colloquiale.
LE ULTIME RACCOLTE
v "SATURA"
del 1971, ed è composta da 4 sezioni, due dedicate alla moglie e ai sentimenti che prova per lei.
Lo stile cambia e diventa più dimesso e colloquiale riprendendo in un certo senso dai crepuscolari.
"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale"
Fa parte di Satura, precisamente di una parte di essa, intitolata "Xenia". È dedicata alla moglie ed è la poesia più bella.
Ha uno stile diverso dalle precedenti, colloquiale, molto sentito e commosso.
Viene espresso il viaggio della vita con una persona cara, la scesa è resa in modo negativo perché si affronta la vita piena di ostacoli. L'ironia presente, indica lo stretto rapporto con la moglie.
Non c'è uno schema preciso di rime ma sono presenti solo assonanze e consonanze. Troviamo anche termini quotidiani e modi di dire.
La 1^ e 2^ strofa hanno aspetti simmetrici: sono presenti ripetizioni, "ho sceso dandoti il braccio" ecc..
La poesia ha un tono prosastico: il poeta colloquia liberamente con la donna defunta e ciò richiama i crepuscolari e con i "I colloqui" di Gozzano.
v "QUADERNO DI QUATTRO ANNI"
del 1977
v "ALTRI VERSI"
del 1980 e contiene temi vari
Oltre che per le raccolte poetiche Montale è famoso anche per la prosa. Ricordiamo infatti che scrisse cronache culturali e tradizionali, saggi e interviste e un' antologia che pubblicò nel 1969 intitolata "Fiori di casa" che raccolse come inviato del "Corriere della sera" in paesi da noi visitati. Infine ricordiamo il "Carteggio con Svevo", lettere di corrispondenza sulla letteratura.
FORTUNA E CRITICA
I primi critici risalgono agli anni '30. Nel '33 esce una critica importante di G. Contini positiva che individua in "Ossi di seppia" due fasi:
Negli anni '40 sono importanti le critiche di orientamento marxista tra cui ricordiamo Carlo Salinari, critico e autore che criticò Montale per la sua mancanza di impegno civile, anche è importante notare che questi anni furono difficile per la guerra e il dopoguerra.
La critica degli anni '50 e '60 fu invece favorevole a Montale e ottenne il premio Nobel per la letteratura.
( a livello temporale si trova alla fine della Seconda Guerra Mondiale)
un'epoca di trasformazione dal punto di vista politico-sociale. È caratterizzato dalla fine dell'euro centrismo, dalla decolonizzazione dell'Africa e Asia e dalle grandi crisi a livello internazionale ( Cuba, Corea, problemi in Medio Oriente ancora irrisolti).
Anche la figura dell'intellettuale cambia : In Italia durante la guerra erano pochi quelli che si sono interessati alla politica.
Nel secondo dopoguerra, invece, l'intellettuale è incaricato ad un nuovo compito, ovvero essere il promotore della rinascita del nostro Paese ( intellettuale impegnato-combattente rispetto al fare/rinnovare l'Italia). Per rinnovare lo Stato, osserva la situazione, la descrive, la denuncia, la ricorda e questo modo di riflettere sulla realtà lo compie utilizzando un linguaggio comprensibile da tutti.
Vittoriani, un autore del Neorealismo, nella rivista "Il Politecnico", fondata nel 1945, critica la politica, che non può pretendere di utilizzare la cultura come mezzo per guadagnarsi le simpatie della gente. L'intellettuale, infatti non deve per forza esserne un sostenitore.
Il termine è stato coniato dalla critica letteraria italiana alla fine degli anni '20 , come nome per un movimento tedesco che era in contrasto con l'Espressionismo, un movimento artistico basato sul soggettivismo.
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