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TEATRO
Il t. nell'antichità (t. greco) era una forma espressiva che serviva a trasmettere gioie e dolori; i dolori erano quelli legati all'inverno, alla stagione fredda, mentre le gioie erano rappresentate dalla primavera, dalla raccolta del grano, dalla vendemmia, quindi la divinità più festeggiata dagli antichi era Bacco (o Dionisio).
Nella tragedia greca il coro era una parte indispensabile, da esso si staccherà poi un solista, che diventerà un attore, che agirà alternativamente con il coro. Il coro accompagnava in corteo dei personaggi vestiti con pelli di caprone e cantava i Bocks-Ges nge, canti dai quali avrà poi origine la Tragodie (tragedia).
Anche durante il Medioevo veniva festeggiato il ritorno della primavera, rappresentato con la figura allegorica dell'inverno che viene cacciato via da personaggi mascherati; a ciò è legata l'origine delle feste carnevalesche e anche l'origine della commedia dell'arte diffusasi in Europa nel '500-'600: in Inghilterra vi è la figura del Clown, in Italia quella di Arlecchino, in Germania quella di Hanswurst (oggi il termine "Hanswurst" è usato in modo dispregiativo per indicare una persona che si rende ridicola, un ingenuo).
Nel Medioevo il t. sentiva l'influenza della religione, quindi le rappresentazioni riguardavano le lotte tra il bene e il male o tra la vita e la morte. Una rappresentazione che ha influenzato tutta la letteratura europea è l'"Everyman" (in tedesco "Jederman"), che è una rappresentazione allegorica delle virtù e dei vizi, infatti il protagonista è un uomo ricco che muore e non sa se deve andare in paradiso o all'inferno, quindi si assiste a un confronto tra i suoi difetti e le sue azioni buone.
Dal '600 in poi vengono abbandonate le rappresentazioni popolari medievali, viene introdotta la suddivisione in atti degli spettacoli, il palcoscenico. Nel Rinascimento, inoltre, la protagonista non è più la religione, bensì l'uomo, perciò, con lo scopo di divertire la gente, venivano spesso fatte delle caricature del comportamento umano.
Nel t. greco venivano inoltre rispettate le unità aristoteliche (luogo, tempo e azione), regole seguite in Germania fino all'Illuminismo ('700), finché cioè non i drammaturghi tedeschi non inizieranno a ispirarsi a Shakespeare, che aveva deciso di non seguire le unità aristoteliche; in Francia, invece, il t. razionalista continuò a seguire le regole.
L'Illuminismo è il periodo più importante per il t. in Inghilterra (con Shakespeare) e in Spagna. Shakespeare ignora le regole aristoteliche e dà inizio a un nuovo tipo di t. (il t. elisabettiano), dando importanza al sentimento e portando sul palcoscenico l'uomo e la sua emotività. Shakespeare è un poeta universale perché ha scritto sia tragedie che commedie.
In particolare, in Germania, è LESSING a prendere come esempio il t. di Shakespeare, preparando la strada allo Sturm und Drang; Lessing dà vita a un nuovo t., che porta sul palcoscenico persone con sentimenti che, attraverso il loro modo di fare, vogliono insegnare qualcosa agli altri, alla ricerca del bene e della conciliazione e per creare una comunicazione verso la società.
Lessing scrisse la "parabola" dei tre anelli: il padre doveva affidare il proprio anello (di grande valore) a uno dei suoi tre figli, e, non sapendo quale scegliere, fece fare due copie dell'anello in modo da poterne dare una a ciascun figlio; quando i figli vollero sapere quale fosse l'anello originale, il padre rispose dicendo di credere ciò che volevano, di credere quindi che l'anello di ciascuno fosse quello vero. I tre anelli rappresentano le tre religioni monoteiste (cattolicesimo, islam ed ebraismo): secondo la filosofia di Lessing, l'uomo è al centro del mondo, ma l'uomo non è ateo, deve quindi trovare una propria fede, decidendo di credere nella religione che preferisce, senza che qualcuno gli imponga la propria. Prima del '600 vi erano state numerose guerre di religione, la Riforma protestante e la Controriforma, era quindi la Chiesa a dominare la società; con il passaggio dal Medioevo all'Umanesimo (Dante Petrarca Boccaccio), l'uomo si è staccato dal dogma della Chiesa, riavvicinandosi ai miti dell'antichità (durante il Rinascimento).
Lessing apre la strada allo Sturm und Drang; il nome di questa corrente culturale tipica della Germania era il titolo di una tragedia di Klinger (il titolo iniziale era "Wirrmarr", cioè confusione totale). Lo Sturm und Drang non è una corrente romantica, poiché è profondamente radicata nella società reale, quindi gli artisti dello Sturm und Drang non cercano vie non reali per esaudire i propri sogni o per sfuggire alla realtà che non li soddisfa, mentre i romantici usano le favole e la fantasia (sogni, notte, folletti, fate, morte.). La rappresentazione teatrale dello Sturm und Drang è un modo per criticare, stimolare e coinvolgere la società; i temi più ricorrenti sono infatti la ragazza sedotta e abbandonata o il conflitto tra padre e figlio (temi non romantici, che hanno a che fare con la società del tempo). Lenz scrisse, per esempio, "Der Kindersmorderlich", la storia di una ragazza non sposata rimasta incinta che uccide il suo bambino per nasconderlo alla società.
Goethe e Schiller sono due tra i principali artisti dello Sturm und Drang ed entrambi seguono la filosofia di Kant (fine '700 - inizio '800, durante l'Illuminismo e l'Idealismo), secondo il quale occorre chiedere alla coscienza se è giusto fare ciò che si vuole fare. Dello Sturm und Drang fanno parte giovani che si identificano dell'originale Genie, ribelli anticonformisti, che cercano di migliorare la società che per gli altri, restando ancorati alla società, sebbene essa sia più forte di loro, quindi essi siano costretti a soccombere di fronte alle regole sociali (il Werther di Goethe, infatti, si suicida).
L'opera predominante di GOETHE è il "Faust", che l'artista iniziò a scrivere quando aveva ventidue anni e che terminò pochi mesi prima di morire; l'opera rispecchia l'evoluzione dell'uomo dalla giovinezza alla vecchiaia e, nella prima parte, presenta aspetti caratteristici dello Sturm und Drang.
Oltre al romanzo epistolare "I dolori del giovane Werther", Goethe scrisse (intorno al 1771) anche "G etz von Berlichingen , la storia di un cavaliere medievale che, nella guerra tra i comuni e il popolo, si mette dalla parte dei più poveri, il protagonista è coraggioso, schietto e burbero, ma non riesce a sostenere il confronto con la società e soccombe. I problemi che il drammaturgo ha affrontato per quest'opera sono i contrasti tra la scena e il linguaggio, poiché era necessario un linguaggio più immediato e meno "poetico"; Herder, maestro di Goethe e fondatore dello Sturm und Drang, rivaluta il canto popolare e la favola ed è lui a consigliare Goethe di riscrivere il anche "G etz von Berlichingen" utilizzando un linguaggio più reale.
Goethe e Schiller si staccheranno poi dallo Sturm und Drang e torneranno al teatro classico, cambiando lingua e metrica. Ha così origine il Classicismo tedesco.
A ventisei anni Goethe va alla corte di Weimar e diventa consulente e amico del duca di Weimar, diciottenne. In questo periodo Goethe incontra una donna che sarà fondamentale per la sua formazione personale e letteraria, Charlotte von Stein, sposata e di dieci anni più grande di lui; tra i due c'è una forte affinità intellettuale, ma Charlotte gli offre solo la sua amicizia, il loro rapporto non può diventare un amore-passione perché lei è sposata. La metamorfosi di Goethe dallo Sturm und Drang al Klassik è dovuta sia all'influenza di Charlotte, sia al viaggio che lo scrittore fa in Italia, dove entra a contatto con la cultura classica. Chatlotte è la prima persona che porta Goethe a una concezione della vita basata su:
die Entsagung / die Verzicht = rinuncia ai propri desideri se non sono conformi a ciò che necessita la vita all'interno della società o a ciò che impone la coscienza (imperativo categorico di Kant)
das Mass = moderazione, misura
Su questi due elementi deriva l'Humanit tsideal che ha determinato tutta la letteratura classica, che cerca di trovare la perfezione dell'uomo, mentre l'uomo cerca di arrivare alla perfezione della propria umanità.
L'Humanit tsideal è presente nell'opera di Goethe "Ifigenie auf tauris", per scrivere la quale l'autore si rifà al dramma di Euripide.
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