Sostiene Pereira

Sostiene Pereira

Sostiene Pereira di essere capo della redazione culturale di un giornale apolitico, tendente al cattolicesimo, di Lisbona. Un giorno, per noia, vide un articolo sulla morte, argomento al quale stava pensando, e chiamò l'autore.

Sostiene Pereira di continuare la riflessione sulla morte e sulla resurrezione dell'anima (cui credeva) e del corpo (cui non credeva): lo faceva da quando era morta la moglie e forse da allora anche lui era morto.

Incontra quel ragazzo (Monteiro Rossi) sostiene Pereira. La città gli sembra presidiata tutta. Lo incontra ad una festa nazionalista, scambia con lui quattro chiacchiere: e uno di quelli che fa le cose perché ha fegato: per questo ha scritto quell'articolo sulla morte, per questo quella sera aveva cantato una canzone napoletana, per questo avrebbe scritto necrologi per il Lisboa.

Conobbe un'amica del giovane, sostiene Pereira, parlò con lei, ballo un valzer poi restò solo col giovane: gli lasciò carta bianca, gli chiese della morte e della resurrezione, gli raccontò della portiera.

Il giorno dopo il ragazzo gli parla di un necrologio su Garcìa Lorca, ma era impubblicabile. Pereira avrebbe voluto essere duro, ma quel ragazzo, che aveva bisogno di soldi gli faceva pena: lo portò a pranzo, sostiene Pereira.

Pranzarono in un ristorante di intellettuali, ma che non c'erano. Alla fine avrebbe magari voluto licenziarlo, ma non lo fece: gli diede trenta giorni di tempo per scrivere un necrologio per bene, sostiene Pereira.

Sostiene Pereira. Che andò in redazione, dopo un litigio con la portiera, ricontrollò la pagina dell'indomani, lesse un altro necrologio scritto da Monteiro Rossi, anch'esso impubblicabile, e poi andò in tipografia.

Sostiene Pereira, il sabato di aver ricevuto una telefonata da Monteiro Rossi, che era inquieto e avrebbe voluto parlare con Pereira fuori città. Decise di andare alle terme, uscendo seppe che era successo qualcosa di grave, ma non aveva voglia di domandare a nessuno.

Sostiene Pereira di essere arrivato alle terme per dei giorni di riposo. Incontrò il direttore e gli parlò di Monteiro Rossi. Poi col suo amico Silva parlò della grave situazione europea.

Va via: in treno trova una signora ebrea che stava andando negli Stati Uniti. Lo incitava a fare qualcosa in quella situazione ma lui rispose che non poteva fare niente.

Sostiene Pereira di aver incontrato Monteiro Rossi, che gli chiese di nascondere un suo cugino della resistenza spagnola. Rispose di si, forse perché Monteiro Rossi gli faceva pena, forse per quanto gli aveva detto la signora in treno.

Arrivò questo cugino, e dopo essersi incontrati per strada, sostiene Pereira, lo accompagnò in una pensione riservata. Si sarebbero rincontrati dopo.

L'ultimo necrologio di Monteiro Rossi era anch'esso inutilizzabile. Incontrò poi la fidanzata di lui, Marta. Parlarono di politica, della resistenza in Portogallo. Sostiene Pereira che sarebbe andato in una clinica talassoterapeutica per risolvere i suoi problemi di cardiopatia.

Va in questa clinica sostiene Pereira, col treno. Durante il viaggio si ferma per fare un bagno nell'oceano come i vecchi tempi. Quando arrivò si fermò per pranzare e poi si addormentò.

Sostiene Pereira di essere stato il pomeriggio col dottore che l'avrebbe seguito: gli fece delle domande, anche personali e riservate, sul suo stile di vita.

Sostiene Pereira di aver cenato col suo dottore: gli raccontò che negli ultimi tempi era contento delle scelte fatte durante la sua vita, ma allo stesso tempo forse dopo aver conosciuto Marta e Monteiro Rossi, aveva un bisogno di pentimento e cambiamento. Il dottore gli parlò di una teoria secondo la quale la personalità è una confederazione di anime, guidate da un io egemone. E in questo caso stava cambiando in Pereira questo io egemone e quindi avrebbe fatto bene a pentirsi de l passato, ed ad abbracciare le idee, per es. , dei due giovani Monteiro Rossi e Marta.

Prendendo spunto da un racconto, il medico consiglia a Pereira, egli sostiene, di andare in un altro paese per fare emergere completamente il suo nuovo io egemone. In ogni modo, dopo una settimana passata velocemente, andò via, tonificato, in forma e dimagrito.

Tornato a Lisbona, incontrò Marta, che aveva modificato il suo look e il suo nome. Seppe che era nei guai, e lo stesso dicasi per Monteiro Rossi. Poi venne a sapere che in Spagna uno scrittore aveva denunciato la repressione fascista. Ora Pereira poteva pubblicare qualche suo libro sul Lisboa.

Parlò di tutto quello che era successo col suo amico padre Antonio, che appoggiava i repubblicani. Poi seppe che la polizia aveva masso sotto controllo il suo telefono tramite la portiera.

Si incontra a pranzo con il dottore che lo incoraggia a fare emergere il suo io egemone, a frequentare Marta e Monteiro Rossi.

Il direttore del giornale vuole parlare con lui: lo rimprovera per aver pubblicato un romanzo patriottico francese dell'ottocento, mentre il Portogallo non aveva forti simpatie per la Francia.

Arriva a casa Monteiro Rossi braccato dalla polizia. Sostiene Pereira di averlo accolto in casa, e avergli promesso di aiutarlo, anche se non sapeva perché lo avesse fatto.

Continua la vita, fin quando una sera, forse dopo che la portiera aveva ricevuto una telefonata da Marta, in casa di Pereira arrivarono delle persone che si spacciarono per la polizia.

Era la polizia penitenziaria. Hanno ucciso Monteiro Rossi. Pereira cercò di ribellarsi, ma non poté fare niente, anzi lo minacciarono e lo colpirono in bocca.

Lui scrive un articolo in cui denuncia l'accaduto, poi con uno stratagemma, aiutato dal dottore della clinica, riesce a mandarlo in stampe. Dopo prende un passaporto francese, uno di quelli che aveva Monteiro Rossi, e scappò via.