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Sempre più spesso veniamo in contatto con persone che, dai loro paesi di origine, sono emigrate in Italia. Queste persone sono sovente diverse da noi per aspetto, cultura e religione, hanno mentalità, esigenze e abitudini diverse.




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Sempre più spesso veniamo in contatto con persone che, dai loro paesi di origine, sono emigrate in Italia. Queste persone sono sovente diverse da noi per aspetto, cultura e religione, hanno mentalità, esigenze e abitudini diverse. Questo determina il sorgere di nuovi problemi di convivenza e di rispetto reciproco.

Imparare a vivere con chi è diverso da noi, ad accettarlo e rispettarlo, è un dovere civile e morale. Così come è un dovere per chi arriva in un nuovo paese imparare ad osservare le leggi.

Il mondo è un grande involucro contenente animali, vegetali e uomini, ma troppo grande per una sola specie, infatti ce ne sono di diverse razze, accomunate da caratteri comuni che si differenziano, in modo più o meno marcato, da altri gruppi appartenenti alla stessa specie, in modo da poter essere distinti. Questa distinzione di razza ha da sempre suscitato ampi dibattiti, controversie e lotte. Viene troppo spesso utilizzata come criterio discriminante tra gli individui correlandola a presunte superiorità fisiche o intellettuali. In questo periodo in Italia sono frequenti i fenomeni di avversione contro i popoli semiti e non cristiani, tra i quali ci sono gli stessi europei, come gli albanesi. Ma non sono gli unici, così ci sono forme di intolleranza verso gli zingari, verso gli stranieri in generale, verso gli italiani abitanti di quell'Italia opposta a quella di residenza.ma nella quotidianità esercitiamo il razzismo anche verso persone più comuni ma diverse per qualche mancanza, qualche difficoltà, che diviene così per loro una doppia causa di differenza, per il problema in sé e l'emarginazione causata dagli uomini che le discriminano.

Gli italiani sono stati protagonisti del più grande esodo migratorio della storia moderna già dal 1861. Fa parte della nostra storia, della nostra cultura. Invece sembra che non vogliamo ricordare di quando i vu cumprà eravamo noi, quando milioni di italiani andavano alla ricerca della sopravvivenza lontano dal loro paese per combattere la fame e la povertà.

Se facciamo un passo indietro e andiamo a ritrovare le nostre condizioni nel passato, possiamo notare la grande miseria che esisteva al tempo perché siamo diventati un paese di immigranti e il passato sembra non fosse esistito. E' come una parte di storia da cancellare, come se ci vergognassimo di ciò che i nostri antenati hanno dovuto fare per scappare dalle loro povere condizioni. Non si deve pensare all'emigrazione come ad un esodo che parte dall'Italia verso i paesi stranieri, come le Americhe o l'Europa, ma avvenivano emigrazioni perfino dal Sud al Nord d'Italia, essendo più sviluppato.

Ma a Milano come a Napoli, gli abitanti erano costretti a vivere malissimo, fra la miseria che non guardava in faccia a nessuno e non prendeva di certo la bussola per trovare una collocazione!

Ora tutto ciò neanche lo consideriamo, come se non fosse successo nulla, quando invece dovremmo ringraziare i nostri antenati per tutto quello che hanno fatto. Loro hanno sofferto tanto per avere il meglio, si sono allontanati dalla loro patria e dalla loro famiglia per il bene di tutti.

Ora noi viviamo in un paese di immigrazione, dove arrivano stranieri, perfino extracomunitari, da tutte le parti. Magari li trattiamo pure male, ma dobbiamo pensare che vivono la stessa situazione degli italiani di un tempo. E' vero che alcuni stranieri sono clandestini o si comportano come non devono, ma non per questo se uno straniero si comporta male, tutti quelli del suo paese sono come lui. E bisogna anche considerare che come esistono stranieri maleducati o che non fanno il proprio dovere e non rispettano le varie regole, esistono anche italiani che si comportano male.

Quando gli "albanesi" eravamo noi, espatriavamo illegalmente a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli Oceani, ci linciavano come ladri di posti di lavoro, ci accusavano di essere tutti mafiosi e criminali, dormivamo a terra in quattro nello stesso fetido letto.

Quando gli "albanesi" eravamo noi, pesavano addosso secoli di fame e ignoranza. Ma quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. Questa è l'altra faccia della grande emigrazione italiana, quella che dovremmo conoscere proprio per capire, rispettare e amare, quella che abbiamo rimosso per ricordare solo gli "zii d'America" arricchiti e vincenti, tutto per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "onde" di immigrati in Italia, che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo considerati "diversi", ma è solo un'idea che ognuno di noi si fa nella proprio testa. Il "diverso" non ha, il più delle volte, alcuna "colpa" della sua diversità, così come il normale non ha alcun "merito" della sua normalità. Sia l'uno che l'altro non han chiesto, né han voluto, nascere così. I negri, gli handicappati, gli albanesi, nulla hanno fatto per meritarsi un trattamento iniquo, non sono solo uguali alla maggioranza!

Non si tratta di fare dei moralismi o dei pietismi. Non si tratta neanche di rifarsi a questo o a quel credo religioso o morale che ciascuno ha. Si tratta di molto di più, o forse di molto di meno, di molto di più di "terrestre". Si tratta di rendersi conto che tutti gli uomini sono passeggeri a bordo dello stesso pianeta, e che esiste tra loro un legame di uguaglianza insopprimibile.

Il rispetto e lo sviluppo della radicale uguaglianza tra gli uomini deve diventare uno strumento generale, un criterio di giudizio valido sempre, per giudicare ogni svolta, ogni fatto, ogni elemento della storia, della vita dell'uomo: una svolta politica, una scelta economica, una scelta culturale, di qui tutte devono passare: rispettiamo l'uguaglianza fra gli uomini!

Tutt'oggi sembra un'utopia, perché ad un angolo del mondo ci sono ingiustizie, c'è fame e sfruttamento, c'è oppressione e segregazione, ma ci sono anche milioni di uomini che si battono sinceramente e danno tutto quello che possono dare per i loro ideali di giustizia e uguaglianza. Il cammino è lungo, ancora, molto lungo. Ed è troppo lungo per la forza dei singoli. E' necessario individuare coloro che si stanno battendo per questo e unirsi a loro. E' necessario che una coscienza di unità stringa tutti coloro che si battono per gli stessi ideali.

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