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Il problema ambientale




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Il problema ambientale


Il problema ambientale è ormai cosa nota a tutti; ognuno di noi conosce, almeno per sentito dire che cosa sia l'inquinamento, l'effetto serra, il sovrasfruttamento delle risorse naturali, la progressiva diminuzione delle acque dolci. Ossia i più grandi rompicapi per gli ecologisti. Ma non tutti sanno cosa sia veramente l'ambiente. Pensandoci ci verrebbe da dire "La natura" o "Il verde che ci circonda"; ma in realtà l'ambiente è qualcosa di più complesso del "Verde che ci circonda". L'ambiente è un organismo del quale l'uomo deve rispettarne le regole, infatti un singolo intervento locale può avere conseguenze sull'intero sistema poiché i vari elementi che lo compongono sono collegati l'uno con l'altro da una stretta rete di relazioni; se si rompe questo equilibrio il sistema viene distrutto o si crea un nuovo equilibrio. Spesso l'uomo ha fatto degli interventi locali che hanno rovinato l'ecosistema in modo irreparabile.Ma il degrado ambientale non è un problema sorto solo negli ultimi anni; ultimamente ha avuto un notevole sviluppo ma l'uomo ha iniziato a incidere pesantemente sull'equilibrio del pianeta circa diecimila anni fa cioè quando si abbandonò il nomadismo per creare civiltà sedentarie. In quel periodo al mondo c'erano appena quattro milioni di persone ma con la diffusione dell'agricoltura la popolazione iniziò a crescere, raddoppiando ogni mille anni, mettendo così a dura prova la natura. I primi casi di inquinamento risalgono al 500 a.c. I Romani estraevano ogni anno oltre ottanta mila tonnellata di piombo e di queste quattrocento mila finivano nelle miniere a cielo aperto. Poi nel Medioevo le attività artigianali ebbero un grande incremento. Concerie, fonderie e vetrerie producevano fumi, odori, sostanze tossiche che avvelenavano aria e acqua. Questi dati sono stati ricavati studiando il ghiaccio. La calotta antartica ha registrato ogni traccia d'inquinamento, anche quello di migliaia di anni fa. La neve che è caduta nel corso dei secoli, infatti si è depositata strato su strato e con il sistema del carotaggio, cioè con l'estrazione di campioni in profondità si analizza la composizione dell'aria rimasta intrappolata nei cristalli di ghiaccio e quindi si riesce ad ottenere informazioni sull'antica atmosfera della Terra e sulle sostanze che si trovavano nell'aria. È, però, con la rivoluzione industriale che l'inquinamento ambientale è salito spropositamente. Nel 1930 si ebbe il primo grave incidente: nella valle della Mosa, in Belgio, a causa dei fumi morirono 63 persone.

Nel 1952 il più famoso, quello che colpì Londra: 4'000 persone morirono per aver respirato una densa nebbia marrone.

Attualmente il problema dell'inquinamento ambientale ha assunto proporzioni drammatiche. «Oggi sulla Terra sono più di un miliardo le persone esposte a livelli d'inquinamento atmosferico più alti di quelli raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità», dice Lucia Venturi, del Comitato scientifico di Legambiente. «A livello italiano, il settore dei trasporti è responsabile di oltre il 90 per cento delle emissioni di monossido di carbonio e di composti organici volatili. Si tratta soprattutto del traffico cittadino». Dagli scarichi delle automobili infatti escono anidride solforosa, monossido di carbonio, ossidi di azoto, piombo, polveri e idrocarburi. Ne sanno qualcosa i vigili urbani: l'anzianità di carriera può essere misurata dalla quantità di piombo contenuta nel loro sangue. I componenti delle pattuglie che dirigono il traffico hanno anche un basso livello di Hdl, il colesterolo «buono» che ha una funzione protettiva. E tutto ciò si traduce in danni all'apparato cardiovascolare. "Stiamo avvelenando tutta la Terra". Ha detto Philippe Saint-Marc in una sua intervista. "Non ci sarà più uno spazio libero per farvi una riserva di vita e di salute. La degradazione dell'ambiente è, ormai, uno degli aspetti caratteristici della nostra civiltà. L'umanità si autodistrugge. Oggi scopriamo che la natura non è un bene inesauribile, al contrario è un bene di cui vi è molta scarsità e non è affatto gratuito. Per proteggerlo bisogna spendere molto, sempre di più. Un bene caduco e non eterno perché fragile; che può sparire portando con sè, nella sua estinzione, tutta l'umanità. Bisogna quindi mettersi in una posizione assai diversa da quella che ci è stata imposta negli ultimi due secoli: per cui si è avuto un culto per il progresso scientifico e tecnico, una grande fiducia nei vantaggi della urbanizzazione e addirittura entusiasmo per il progresso industriale. Tutte le preoccupazioni dell'umanità dovrebbero concentrarsi sulla ricerca di nuovi metodi e di nuove tecniche che permettessero il progresso dell'uomo senza recare danno all'ambiente naturale. Se si orientasse la capacità creativa dell'uomo verso la ricerca di tecniche per la conservazione dell'ambiente, riusciremmo a risolvere questi problemi".

Ma è molto più facile a dirlo che a farlo, soprattutto perché la stragrande maggioranza delle persone ne sa pochissimo di questi argomenti. Si dovrebbe iniziare ad informare le persone riguardo ai problemi ambientali, magari incominciando dalle scuole, dove si potrebbero attuare progetti di protezione dell'ambiente per sensibilizzare il futuro della società. Le prime cose da fare sarebbero discussioni in classe, poi in un secondo momento si potrebbe passare ad un insegnamento su come non sprecare risorse importanti e soprattutto su come non inquinare.

Ma se si continua con questo menefreghismo generale finiremo veramente per autodistruggerci e non ci sarà nessun futuro né per la terra né per noi.

Bisogna far qualcosa, perché i dadi non sono ancora stati gettati.

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