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Schedatura "il podere" di federigo, tozzi




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SCHEDATURA

"IL PODERE" DI FEDERIGO

TOZZI



PERSONAGGI


REMIGIO SELMI






Nel romanzo si intrecciano molti personaggi, molte figure minori accanto ai veri e propri protagonisti dell' opera. Troviamo una netta differenza nell' utilizzo del ruolo implicato dai personaggi nei confronti di Moravia ne "Gli Indifferenti" dove tutta la vicenda era nelle mani dei soli cinque protagonisti.

Sicuramente il personaggio che meglio connota il romanzo e la figura dell' inetto del 900 (già riscontrata ne "Il deserto dei tartari" di Dino Buzzati )è Remigio Seinii.


".Remigio Selmi aveva vent' anni; ed era applicato alla stazione di Campiglia .Da parecchio tempo stava in discordia con il padre e non sapeva che al suo piede bucato da una bulletta delle scarpe era onnai venuta anche la cancrena  " (jrng. 5



Così inizia il romanzo, inquadrando subito la situazione poco piacevole in cui si viene trovando il povero ragazzo . E continua:


"una sera ricevette una cartolina dal chirurgo che lo curava: nella quale c'era scritto che la malattia non dava più da sperare. La fece leggere al capostazione: ed ebbe il permesso di partire subito con il diretto che era per passare . Arrivò alla Casuccia la notte   " (pag. 5 ) E la mattina seguente il padre mori.


"Il respiro diventò più grave e rado , le mani gli si gonfiarono; si scosse, lamentandosi " (pag. 12).


Da questo punto iniziano le disavventure di Remigio in una successione quasi verista (non a caso è stato anche accomunato allo stesso Verga) . Tutti, anche gli stessi assalariati , che dipendono da lui gli si schierano contro con pretese eccessive.


Ma, a causa della sua inettitudine ,non riesce né a gestire la situazione né a farsi rispettare dagli altri che se ne approfittano " Non sapeva dirigerli; anzi senza farlo capire egli sperava d' imparare per 1' anno dopo, lasciando intanto che mandassero avanti le faccende come volevano , limitandosi a dare il consenso o a comandare una piuttosto che un' altra; in parte indovinando , in parte ricordandosi di quel che aveva imparato da suo padre   " (pag. 41) . Infine ad aggravare la situazione concorre anche I' indigenza in cui versa ( " Aveva voglia di mettere a posto tutti i debiti e di guadagnare " pag. 41) e la povertà per cui è anche costretto a richiedere denaro alle banche attraverso cambiali "al banco di Roma, dove si fece portare da Giangio, gli tremavano le mani prendendo il denaro . poi si sentì contento. E tornato alla casuccia fece tutti i conti; e pagò tutti gli assalariati. 11 giorno dopo pagò anche il carraio il fabbro e il droghiere; e disse al Pollastri che non aveva bisogno di pigliare a prestito i denari del suo amico" (pag. 44). ( E' interessante riconoscere I' uso connotativo delle virgole.)


Così anche il pranzo con il notaio diventa malinconico


"Il pranzo fu triste :anzi , Remigio non avrebbe voluto nemmeno mangiare. Quella minestra e quel lesso, che avrebbe pagato a fin di settimana con i denari della cambiale, non gli andavano giù." (pag. 50)


"I denari consumati erano ormai parecchi ; e ,tutti i giorni per la spesa di casa ne bisognavano. Aveva dovuto pagare due altri mesi agli assalariati, e in tutto ,non erano bastate mille lire. In modo che pagando anche il vitello gli restavano soltanto seicento lire ; troppo poche per i diritti di successione e i bimestri delle tasse. Tra meno di un mese , il primo d' agosto c'era la prima scadenza della cambiale ,e, perciò non poteva toccare niente delle seicento lire serbate a posta. Ma quando  dovette andare dal Pollastri , che non volle alleggerire il conto neanche di un centesimo, restò con trecento lire soltanto." (pag.l 16)

Per il suo carattere così introverso, è anche molto riservato:


"Era scontento che tutti gli parlassero dell'eredità e se ne occupassero con interesse tanto vivo con una confldenzialità che lo stupiva . L'opinione che avevano di lui gli metteva nell'animo un senso di stanchezza taciturna ,una voglia dsolata di andarsene , e si ritrovava, in vece , sempre a faccia con gli stessi discorsi e le stese persone ,come in un ozio logorante e ambiguo. Chi lo credeva

troppo povero e chi troppo ricco .. .Molti volevano sapere anche quanto suo padre aveva lasciato a Giulia

La curiosità degli altri gli ripugnava , come se gli mettessero nell'anima un cencio sporco" (pag. 44 - 45).


"Quasi tutti, tra quelli che per solito stanno fermi alla Croce del Travaglio a parlare i mercature e di poderi, sapevano della macchia bruciata, e gli domandarono se avesse scoperto perché aveva preso fuoco , ben lontani dal supporre che per Remigio era una molestia umiliante. Infatti ,per ognuno di loro, sarebbe stato tutto il contrario." (pag. 116 - 117)


Così il personaggio di Remigio si va caratterizzando sempre di più nel corso dell' opera, in tutte le sue sfaccettature.


Per cercare di ambientarsi meglio si consiglia con i vari assalariati sulle necessità.


O             "Sino alla sera avanti Picciolo non lasciava più Remigio dicendogli:


Dia retta a me almeno una volta. Mi mandi a comprare un vitello.Non si spaventi della spesa : basta un vitelluccio.


Remigio alla fine acconsentì." ~ag. 91)


"Il vitellino tossiva ~ Io sentirono tutti gli assalariati dal letto.. .Berto lo disse a Reniigio quasi rimproverandolo perché da sé non se n' accorgeva.Allora anche


Remigio se ne andò giù nella stalla per sentire come tossiva  Remigio non se e

n'intendeva e non sapeva che dire e ascoltava tutti, approvando sempre I' ultima

cosa udita .Quando Remigio esci dalla stalla , trovò Berto che gli fece cenno di volergli parlare di nascosto. Gli disse ,dietro il muro della parata:


Sono più di 100 lire buttate via! L' ha voluto comprare lui , e non ci capisce niente! L' ha fatto con superbia perché poteva farsi consigliare da me. Perché ieri mattma non m' ha detto che andassi con lui alla fiera? Ma se fossi il padrone io, farei in un altro modo.


Remigio convinto da Berto tornò nella stalla e disse a Picciolo:


Un' altra volta,alla fiera tu solo non ci andrai."(pag. 106-107)


"Picciolo spinse ~emigio perché se ne andasse" (pag. 131)


"Perché lei si lascia mettere su a quel modo da Berto? Mi scusi , ma non sta bene davvero, A me non importa: glielo dico perché il padrone deve essere lei" (Remigio) "E' meglio che io non lo ascolti più" (pag. 126).


Nel susseguirsi di tragiche sventure risalta sicuramente agli occhi dei lettori il


tragico epilogo del protagonista:


e"

.Ma l'odio di Berto s'era fatto sempre più forte, e quando vedeva Remigio nel campo, gli veniva voglia di avventarglisi."


"Remigio seguitava a camminare avanti . Allora, infuriatosi, B>erto gli dette 1' accetta sulla nuca  Luigia piangendom abbracciata a fida mandò Picciolo e



Lorenzo a coprire Remigio con I' incerato del carro ." (pag. 140 - 141).





e

L 'ASPETTO RELIGIOSO



La religione nel romanzo , anche se apparentemente non sembra assume nel significato più profondo, in quello intrinseco, un grande valore , altamente connotativo. Tozzi ci presenta il piccolo impiegato Rernigio Selmi nei termini di una cultura di massa molto diffusa tra i piccoli proprietari terrieri e i contadini di inizio secolo un anticleralismo , ormai inconscio delle propne glonose origini , che rischia di trasformarsi anche in un vero e proprio ateismo. Per Remigio il destino èinesorabile , proprio come lo era stato anche per Verga ( in "Nedda" e ne " I


Malavoglia"):


"Egli aveva paura di una cosa ignota , più consistente del suo anùno . Ma, benché non avesse più pensato a Dio da tanti anni ,non poteva credere che Dio volesse annientarlo a quel modo. Che cosa aveva fatto di male ? Perché non poteva esistere anche la sua volontà ?"


Riportiamo qui alcuni esempi che trattano dell' esistenza di Dio dove la religione si fonde , fino ad annientarsi con le tradizioni locali e popolari e con le credenze di massa:


"Suo padre Dio lo riposi in pace" (pag. 36)


"NonègraziadiDioancheilfleno?"(pag..52)


Se Dio c'è spero dì trovare chi m'aiuta" (pag. 57)


" Pensava al marito, e ora le cose andavano come Dio voleva" ~ag. 62)

"Le cose non vanno ! Madonna benedetta !" (pag. 64)


"Ma era troppo giovane per non avere una certa fede sia pure indef7lnibile." ~ag.




"Io mi faccio il seguo del cristiano ; perché questa è grazia di Dio" ~ag. 71) "Qualche padrone aveva fatto benedire i campi perché le passere non mangiassero il grano" (pag. 72)


" Egli aveva bisogno , molto più di prima, dì trovare qualche cosa che rispondesse al suo sentimento e alla sua fede e invece si sentì quasi uno sciocco" ~ag. 73) "Mì ricordo di un contadino che li faceva morire tutti (i gatti) quanti gliene nascevano, stizzandoli tra 1' uscio e il muro ,ma non finì bene ! Già ,ho sempre sentito dire da tutti i vecchi, che ad ammazzare i gatti ci si porta disgrazia. E quel che dicono i vecchi è vero !"(pag. 124)


"La mattina dopo era domenica ,e mentre la gente passava per andare alla messa stava appoggiato ad un pilastro del un cancello Disse a Reniigio:


E lei perché non viene mai?


Remìgio si sentì prendere da un sentimento, al quale non aveva mai voluto dare retta ; e desìderò di credere. Avrebbe voluto rispondere: "aspettetatemi" ma invece ,so~se impacciato e basta. Picciolo , vedendo la sua indicisione, glim disse un'altra volta:


"Venga con me !" "Onnaì no~~

O            "Crede che non le farebbe bene venire alla messa ? Dopo ci si sente meglio .Vìa! Non sì lasci prendere dalla svogliatezza ! Non crede in Dio ?"


"Ormai no". (pag. 137 -138)


Vi era anche ,secondo ricordi medioevali che si intrecciano a detti popolari, paura e timore verso coloro che erano strani, diversi , che a volte potevano essere malvisti, come benaccetti:


"Stando vicino ai mietitori si sentiva raccontare da qualcuno che il suo bambino non poteva mangiare più e che era necessario far contraddire il male da quella tale donnetta che si chiamava Sunta Del Borgo. La quale sapeva anche rimettere bene al posto le ossa fratturate , mandava via il dolore dalle distorsioni , con un unguento di erbe e midollo di agnello , guariva il malocchio mettendo tre gocce d'olio in una scodella d'acqua tenuta sopra la testa del malato, scongiurava ogni sorte di male costringendolo a tornare indietro ,medicava le risipole e faceva spendere poco .Ella si valeva anche di una secrezione gialla ,che certi insetti accumulano dentro le loro pallottole di terra , infilate ai fuscelli delle siepi, faceva mangiare il cuore delle rondini ,perché il senno fosse maggiore ; aveva veduto una folla di streghe che facevano la bucata giù nella Tressa. E sapeva curare per mezzo di rosari ,indicando il numero degli ave e dei paternostri.


C'era un'altra donna che girava, da parecchi anni ,dall'un paese all'altro senza che nessuno sapesse chi fosse. Andava a capo chino come una suora , e portava sempre


la testa avvolta da una pezzuola grossa, di lana; con le mani gonfie sopra il ventre

I suoi occhi grandi e neri facevano un'impressione strana di misticismo e di cattiveria. Ma tutti le davano l'elemosina , poiché temevano qualche maleficio. Le donne che l'avevano vista restavano pensose a lungo ; finché non fosse rientrata nella strada e sparita dietro qualche svolta.Ma ella camminava piano . . .Perché di quando in quando si volgeva e si fermava a guardare le case 7 Che cosa voleva ? Le donne dicevano:


- Sarò contenta soltanto quando non la vedrò più. Non si sa quando viene   " (pag. 72- 73)


Vi è anche da parte del protagonista una completa sfiducia verso il mondo che lo circonda e anche nei confronti dell' uomo:


"L' uomo è sempre stato male, per quello che capisco io, fin da Adamo" (pag. 86) "Il mondo è troppo cattivo! Sì vive troppo male! soffrire tuffi i giorni e perché? Almeno ,ne valesse la pena !" (pag. 105)


"Ma mentre allora gli restava come un compenso dentro la coscienza, ormai trovarsi di fronte alle cose ,come un inimicizia. Anche il suo podere era un nemico ; e sentiva che perfino le viti e il grano si farebbero amare soltanto se egli impedisse a qualcun altro di diventarne il proprietario . la stessa casa gli era ostile  Da tutto ,la dolcezza era sparita." (pag. 110 -111)








CONSONANZE E DISSONANZE COL VERISMO


Il libro - si potrebbe anche affermare - è consonante con il Verismo. Così possiamo riscontrare tutte le sciagure:


dalla causa dì Giulia, "Scacciata da Remigio, andò in casa della zia; e con lei dall'avvocato Renzo


Boschini ; che ambedue conoscevano da prima ,per un'altra faccenda. E scelsero bene ; perché il Boschini non sentiva scrupoli , o ,per lo meno ,li sapeva quietare. Quando gli riesciva, si faceva pagare prima e poi i clienti dovevano rimettere la causa nelle mani di un altro ; perché era difficile che egli non si adoprasse ad imbroglìarla anche di più, accordandosi magari con i suoi avversari di tribunale  "pag.l7 ) alla necessità di un avvocato


"Il fabbro avanzava tre annate, il carraio due, il droghiere aveva da riscuotere ottocento lire il farmacista settecento, il dottor Bianconi novecento altri medici, chiamati a consulto cento, poi c'era da pagare la cera del trasporto funebre ,la cassa, il prete, il marmista per la pietra sepolcrale : in tutto tremila lire, da aggiungersi alle ottocento dei diritti di successione. Anche Remigio andò da un avvocato.. .era l'avvocato Mino Neretfi. Remigio sperava dì spendere di meno che da un altro , e di essere consigliato bene ." (pag.2l -22);


dalla causa di Cbiocciolino:


"..Chiocciolino si mise il bastone nella sinistra lo prese sotto braccio e gli disse:


"Io volevo parlare della mia faccenda che si potrebbe accomodare così tra noi, alla buona 


"..Bisogna che lei mi paghi quei due maiali. Se non può mi faccia una cambiale. Io sono disposto ad accettarla, vede che non sono esigente .Se poi mi costringe a far la causa, Come vuole a tutti i costi l'avvocato Sforzi, io, allora, non so più che dirle per il suo bene. Ne trovi un altro che le parli con più amicizia di me".


"Mi dispiace non ce l'ho"

"Vorrei crepare prima di dargliela vinta"pag. 77-78-79)

all'ostilità di Berto


"Avrà da regolare anche i conti con me.. .Non è possibile che io mi adatti a fare il suo sottoposto ! Né meno se morissi di fame."(pag. 56)


"Berto buttò via una fune . . .e sali di corsa in casa. Remigio e gli altri pensarono che sarebbe risceso con una falce o con un pennato ; e Picciolo spinse Remigio perché se ne andasse


Erano addolorati e non volevano che Berto facesse qualche pazzia. Ma la moglie lo aveva agguantato per le braccia e gli fece cadere l'accetta. Egli gridava:


"Lasciami fare ! Non mi tenere"


Alla fine, sentendo gli assalariati su per le scale Le disse quasi sottovoce:


"Sarà per un'altra volta. Non la scampa. "pag. 131)


"Ma l'odio di Berto s'era fatto sempre più forte ; e , quando vedeva Remigio nel campo, gli veniva voglia di avventarglisi"(pag. 14);


dall'incendio del fieno:


"Un'ora dopo la mezzanotte ,fu destato da un bagliore quasi rosso ; che si faceva sempre più vivo ,illuminando distintamente tutto ciò che era dentro la camera .Da prima Remigio non capì che fosse ,e si alzò a sedere sul letto. Poi , incuriosito me impaurito ,andò alla finestra: la mucchia del grano era un 'immensa fiamma; con una punta alta che il vento moveva a pena .Mandava tanta luce attorno che anche tutta la pendice del podere era illuminata .Le manne del grano, accese, si spandevano in terra ; finendo di consumarsi. La mucchia era sempre una fiamma sola quasi silenziosa ; mentre dentro si sentivano scrocchiolare i chicchi del grano; come se il fuoco li masticasse" (pag. 112-113)


alla morte del vitellino:


"Dopo un minuto, il vitellino nacque.. .Ma il vitello teneva gli occhi chiusi, aveva il muso quasi bianco ; e non dava ~gni di vita

"E' possibile che sia morto mentre nasceva ?"..


"Badate che questa vacca, ora che ci penso, ha figliato almeno un mese prima del tempo~~


"..Sfortunato come me non c'è nessuno !" "Pare un destino"


Remigio era restato sconvolto, e si sentiva tremare tutto . I muggiti della vacca gli facevano venire da piangere ; e non poteva più guardarle gli occhi tanto afflitti che parevano più scuri "Abbiamo la maledizione sopra di noi"). L'unica differenza dalla tradizione verista è riscontrata nella morte del protagonista avvenuta ad opera di Berto:


"Remigio seguitava a camminare avanti . Allora infuriatosi, Berto gli dette l'accetta su la nuca. Qualche ora dopo, venne una grandinata. I pampini e 1' uva acerba si sparpagliarono su la terra, insieme con le rame dei frutti schiantati. Luigia. Piangendo abbracciata ad fida, mandò Picciolo e Lorenzo a coprire Remigio con l'incerato.




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