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Il futurismo nasce come movimento polemico, sintomatico di una situazione storica. Esso è in grado di cogliere una realtà fortemente mutata dal progresso tecnico ed industriale, divenendo il testimone di nuovi movimenti sociali e politici.
Si pone come necessità di trovare una espressione adeguata alla vita moderna accelerata da nuovi ritmi. Ma, a differenza dell'Italia in cui questo movimento confluisce nella parte più oscura della reazione politica, in Russia questa avanguardia prende connotazioni prettamente sociali, rivoluzionarie, antimilitariste.
Nonostante quanto detto prima, i due movimenti mostrano delle affinità piuttosto evidenti. Essi hanno degli elementi in comune sostanziali come la poetica della modernità e la spinta anti-positivista.
A Mosca nel 1912 appare il primo intervento programmatico del Futurismo russo "Schiaffo al gusto del pubblico" ove viene affermato che "l'Accademia e Puskin sono più incomprensibili dei geroglifici" e che bisognava "gettare Puskin, Dostoevsky, Tolstoj .. al vapore della modernità".
L'arte totale viene con fermezza riaffermata da Majakovskij che esprime come Martinetti, il suo spirito provocatorio nelle serate e nelle manifestazioni teatrali. In Russia, quindi, la necessità di un rinnovamento radicale della società e delle sue strutture è sentita fortemente. Ma persino le avanguardie si mostrarono piuttosto diffidenti di fronte ad un accoglimento incondizionato dei modelli occidentali e spesso preferiscono rifarsi a remoti esempi appartenenti alla loro antica cultura.
Ma nonostante le diffidenze, l'influenza del Futurismo italiano in quegli anni fu molto più forte di quanto si volesse ammettere. Il nome "Futurismo" viene adottato da gruppi di artisti di Pietroburgo e di Mosca, ove, in eventi accuratamente studiati anticipatamente, molti di loro si esibiscono in parate con vestiti sgargianti e facce dipinte per scandalizzare il pubblico dei ben pensanti.
Nel 1913 Majakovskij attacca Marinetti sostenendo l'indipendenza del Futurismo russo da quello italiano. L'artista risponde con una lettera pubblicata dalla stampa russa. L'anno dopo Marinetti arriva a Mosca, invitato a sostenere una serie di conferenze scatenando numerose polemiche. Ma inaspettatamente Majakovskij lo difende approvando le sue teorizzazioni artistico-letterarie, anche se apertamente condanna il suo programma politico ed il suo bellicismo. Malgrado le accese discussioni, il paese in quegli anni viene arricchito da numerose opere letterarie, teatrali e pittoriche corrispondenti ai canoni del Futurismo.
Ma anche altre correnti di avanguardia sorgono in Russia nei primi anni del XX secolo e si inseriscono in un concreto processo rivoluzionario che pone le sue basi sulla sua realtà sociale e politica.
Con la fine della rivoluzione e con l'instaurarsi del potere sovietico, i movimenti modernisti vengono repressi e messi a tacere. All'arte d'avanguardia viene sostituita un'arte di stato, maggiormente adatta ad essere strumento di propaganda politica. La forza eversiva dei movimenti si esaurisce.
"Che ha fatto? Chi è? Donde viene quest'uomo? Perché gli si tributa tanto onore? [.] Noi stiamo seppellendo il più terreno di tutti gli uomini passati per la terra. [.] È uguale a voi, a me, del tutto identico, solo che i pensieri attorno alle orbite più che a noi gli corrugano la pelle, e ha le labbra più dure e più ironiche. [.] Col compagno era prodigo di tenerezza. Contro il nemico si ergeva più duro del ferro. Conosceva i difetti [.], superava gli acciacchi. [.] instaurò l'umano-operaia dittatura [.]"
Tratto da "Lenin" di Vladimir Majakoskij
Notizie Biografiche sull'autore
Vladimir Majakovskij nacque in Georgia nel 1893. Seguì gli studi in maniera discontinua, in quanto sin da giovanissimo si interessò di politica. Iscrittosi al Partito Bolscevico nel 1908, finì parecchie volte in carcere. Nel 1911 entrò a far parte della Scuola d'Arte di Mosca. Qui conobbe il pittore David Butljuk, esponente dell'avanguardia russa, il quale intuì il talento poetico del giovane Vladimir e lo invitò, assieme ad altri esponenti del Futurismo, un lungo giro di propaganda. Nei suoi primi scritti emergono i nuovi mezzi espressivi e l'impetuosa carica polemica contro l'accademia e l'arte del passato. Aderì con entusiasmo alla rivoluzione del 1917 e dal 1917 al 1919 ottiene un impiego pubblico all'interno del Commissariato per l'educazione pubblica, sezione arti figurative. Appartengono a questo periodo le sue maggiori opere, tra le quali "Mistero buffo"(1918) nel quale racconta del diluvio operaio del 1917, 150.000.000 (1920) e la raccolta di poesie "Lenin", esaltazione del movimento operaio e del suo leader. Fra il 1923 e il 1928 divenne direttore della rivista "LEF" (Fronte di Sinistra delle Arti). Grazie a quest'incarico dovette viaggiare parecchio (nel 1925 andò anche in America) e ciò gli fu molto importante perché lo tenne in contatto con le istanze rivoluzionarie della società. Negli anni a seguire comincerà a guardare con uno sguardo critico la rivoluzione, minacciata dalla chiusura ideologica di Stalin oltre che dalla semplice burocratizzazione della società. In seguito a ciò scriverà "La cimice"(1928) e "Il bagno" (1929), due feroci commedie per l'appunto contro la società del suo tempo. Ovviamente non riscosse successo, e così, a causa degli insuccessi letterari e sentimentali (pare abbia avuto una pesante delusione d'amore) si suiciderà il 14 Aprile 1930.
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