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Scheda Libro
Autore: Laura Mancinelli.
Titolo: I dodici abati di Challant.
Casa Editrice, luogo e data di pubblicazione dell'edizione consultata:
Einaudi s.p.a., stabilimento di Trento, 1999, 6S Edizione.
Genere: Romanzo storico ambientato nel medioevo.
Contesto storico della vicenda narrata: Castello medievale dell'alta borghesia.
Personaggi principali:
- Venafro: si pensa che questo non sia il suo vero nome; è di carnagione scura, ha baffi, capelli, occhi neri. Ha un cavallo nero di nome Rabano.
- Il duca Franchino di Mantova: di corporatura esile, ha gli occhi azzurri e i capelli biondi; viene paragonato ad un menestrello.
- La Marchesa di Challant: si dice di lei che era assai bella; possedeva due cavalli: uno nero come la notte, agile nervoso e scattante, con il corpo sottile come un puledro, il collo lunghissimo e una lunghissima criniera, il suo nome era Yvars, uno bianco e superbo, dal trotto lento e solenne, dal collo robusto e dolcemente flessuoso di nome Ippomele. Ogni sera, prima del tramonto, usciva a cavallo e si vestiva con lunghi mantelli di seta d'Arabia in tinta con il colore del pelo del cavallo che stava cavalcando.
- I dodici abati: i loro nomi erano: Malbrumo, Nevoso, Foscolo, Mistral, Umidio, Santoro, Prudenzio, Leonzio, Celorio, Ildebrando, Torchiato e Ipocondrio.
Personaggi secondari:
- Enrico da Morazzone (un inventore genovese)
- Il Filosofo
- Goffredo da Salerno
- Cicco
- Il trovatore
- Il mercante veneziano
- L'Astrologo.
- La saggia pretessa
- Il paggio Irzio.
Contenuto della storia:
Dopo la morte del Marchese Alfonso viene nominato il duca Franchino di Mantova come suo successore, il quale, per rispettare il testamento che aveva firmato senza prima leggerlo doveva fare voto di castità per poter rimanere al castello.
Per sorvegliarlo vennero inviati al castello dodici abati provenienti dal vicino monastero dove anche Venafro si stabilisce.
Si narra che una maledizione si sia abbattuta sul castello di Challant colpendo tutti i suoi abitanti.
Il primo a subirne fu stato l'abate Umidio, il quale soffriva di forti dolori ed era costretto ad appoggiarsi ad un bastone per camminare, ma una mattina venne trovato inspiegabilmente morto nella sua stanza. Dopo la visita al castello da parte di Enrico da Morazzone, l'inventore genovese, Venafro decise di comprare una sua invenzione da regalare all'abate Nevoso, siccome il suo asinello era morto prima di arrivare al castello e che a lui non piaceva andare a cavallo; quest'invenzione era la slitta. Venafro cercò si spiegargli come funzionasse, ma Nevoso non lo ascoltò e partì dall'alto di un pendio e precipitò in un fiume in fondo alla valle, morendo. Per dimenticare la tristezza del funerale dell'abate Nevoso, al castello, si svolse un banchetto con musicisti però alla fine tornò il silenzio, in quanto, l'abate Torchiato giaceva esanime con il capo appoggiato alla tavola da cui aveva tratto tanto piacere nel corso della sua lunga vita.
Un giorno arrivò al castello un filosofo spiegando che quando succedono cose inspiegabili è il diavolo che le compie, riferendosi a una grande e pesante padella appesa a un piolo nel camino della cucina e che se fosse caduta avrebbe di sicuro ucciso l'abate Celorio, il quale era molto freddoloso e quindi rimaneva nelle vicinanze del gran camino della cucina che restava acceso giorno e notte, sempre secondo questo filosofo dove ci sono delle fiamme sono presenti dei demoni. Quando tutti erano a tavola un garzone entrò nella sala da pranzo annunciando che la padella era caduta ed aveva ucciso l'abate Celorio.
Dopo questo fatto i servi non vollero più cucinare visto che quello che sosteneva il filosofo, cioè che dove ci sono delle fiamme vi sono dei demoni, si è verificato; quindi si decise di chiamare la pretessa. Fece attizzare il fuoco con legno di abete e poi disse di lasciarla sola. Disse anche che sarà lei a chiamarli a vedere i demoni quando sarà il momento. Trafficò a lungo nella cucina deserta e quando chiamò i signori ad entrare a vedere la scena era nuova e sinistra. La pretessa aveva avuto il consenso di ospitare al castello Goffredo da Salerno per i suoi studi quindi fece due regali: uno era una scacchiera bellissima di legno pregiato e l'altro era un bambino di nome Cicco e di circa due anni.
Madonna Maravì era innamorata di Goffredo da Salerno il quale non mostrava nessun interesse per lei, che stufa di non essere considerata, afferra una torre degli scacchi e la scaglia furiosamente dalla finestra colpendo invece che Goffredo da Salerno il povero abate Foscolo.
Venne finalmente la primavera e Cicco rimase solo perché Mirò, il gatto divenuto suo amico, essendo nella stagione degli amori era quindi in cerca di un gatta. Venafro per rallegrarlo gli regalò un flauto che all'abate Ipocondrio non piaceva perché era contro gli strumenti a fiato e preferiva gli strumenti a corde e così fece di tutto per toglierlo andando addirittura sulla cinta più alta delle mura, solo che Ipocondrio inciampò sulla sua stessa tunica cadendo a terra perdendo la vita.
L'abate Mistral s'innamorò della marchesa e decise di partire in cerca di avventura senza meta.
Un giorno giunse al castello di Challant un mercante veneziano con un invenzione: gli occhiali che moltiplicano per nove volte quello che si guarda. Madonna Pilar ne comprò un paio da regalare all'abate Leonzio visto che la guardava sempre. L'abate Leonzio e madonna Pilar andarono nel roseto della marchesa per sperimentare gli occhiali e cominciarono a rincorrersi tra cespi di rose così Leonzio si ferì inciampando tra i cespi continuando però a correre in cerca di Pilar fin a quando si sentì soffocato al cuore e rimase a terra senza vita.
L'abate Prudenzio era una persona molto affascinante sapeva danzare, cavalcare molto bene, ma aveva un debole per le donne e per difendere la sua castità aveva montato una griglia con punte di ferro appuntite in una nicchia sopra al letto che scendeva tramite la pressione di una leva. Madonna Ildegonda era entrata insieme all'abate nella stanza di quest'ultimo dopo che erano stati a cavalcare per la festa della fioritura dei ciliegi e Prudenzio azionò la leva, ma la donna continuò a cercare di tirarlo fuori mentre l'abate stesso fece resistenza fino a quando le punte non lo trafissero.
Anche un astrologo fece visita al castello e diceva di saper leggere il futuro nelle stelle meglio che in un libro e che i Challant verranno scacciati dai Savoia.
L'abate Santoro voleva farsi notare dalla marchesa senza successo, quindi decise di andare dall'astrologo a farsi dire quale fosse la stella della santità. Santoro seguì l'astrologo però e non tornò più al castello.
L'abate Malbrumo da molto soffriva di dolori allora decise di bere una potente pozione in grado di guarirlo ma esagerò nella dose e morì.
Rimase solo l'abate Ildebrando e decise di appiccare fuoco al castello perché, secondo lui, era il castello del demonio e morì tra le fiamme da lui stesso provocate.
Tutti evacuano il castello poiché il castello ormai era stato divorato dalle fiamme.
Venafro, la marchesa, Cicco e il gatto Mirò andarono a chiedere ospitalità alla pretessa fino a quando non sarà costruita una casa da dare ospitalità a chiunque li avesse cercati.
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