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Confronto
"Dom Juan" di Molière e "Don Giovanni" di Da Ponte
Nonostante la trama del Don Giovanni di Molière e di quello di Da Ponte si somiglino e il protagonista sia lo stesso, ad un'analisi più approfondita ci si accorge di alcune importanti differenze. Queste differenze sono dovute in parte al periodo storico in cui le due opere sono state composte (Molière scrive nel 1665, mentre Da Ponte nel 1787, oltre un secolo più tardi), ma anche alle personalità degli stessi autori e ai loro intenti.
Il commediografo francese ha voluto muovere una critica ai costumi del suo tempo, mettendo in evidenza il comportamento sconsiderato dei nobili. Questo Don Giovanni è appunto un cavaliere sicuro di sé, determinato a vivere la vita soddisfacendo ogni suo capriccio, come nella scena in cui chiede ad un poveretto di dire una bestemmia in cambio di denaro. Non ha dunque rispetto per nessuno, padre e Dio compresi; del nobile cavaliere ha conservato solo il titolo e il senso della lealtà in combattimento, per il resto è rappresentato come l'immagine dell'ipocrisia umana ai tempi di Molière. Un'ipocrisia che viene punita nel finale, facendolo sprofondare nell'inferno.
La stessa fine è riservata anche al nuovo Don Giovanni, ma qui il discorso è diverso. Il libretto di Da Ponte dura solo due atti, contro i cinque della pièce francese, ed è definito dallo stesso autore come "dramma giocoso", perché privo dei messaggi politici e morali presenti nell'originale. Il nuovo protagonista incarna ora il "carpe diem" oraziano e non vuole insegnare niente al proprio pubblico. È un Don Giovanni in costante movimento, molto più attivo del precedente, alla ricerca continua di una donna ideale con cui placare il proprio desiderio. La punizione finale è preceduta da un'ultima chance di pentimento che gli viene offerta e da lui prontamente rifiutata: è proprio per questo rifiuto che lo spettatore ammira e non critica questa versione libertina del donnaiolo per eccellenza. Egli è quindi un libertino, cioè un libero pensatore, che non ha paura di manifestare le proprie idee, anche a costo della vita; lo stesso Lorenzo Da Ponte era considerato un libertino, quindi qui si nota l'influenza dell'autore e del periodo storico (siamo già in una mentalità propria del romanticismo) sull'opera.
Certamente il personaggio di Molière appare meglio caratterizzato, ma bisogna ricordare che la lunghezza della rappresentazione teatrale è notevolmente superiore.
Quest'ultima ha caratteristiche del tutto diverse rispetto alla versione musicata da Mozart. È infatti più giocata sull'ironia, che a sua volta si basa sull'uso sapiente della parola, mentre l'opera cantata è più diretta: non si comprendono le frasi, ma dal tono in cui sono dette emerge tutto il sentimento che il personaggio prova.
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