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Scheda di lettura di "Teresa Raquin"




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Scheda di lettura di "Teresa Raquin"



Titolo: Teresa Raquin

Autore: Emile Zola

Edizione: Rizzoli, Milano, giugno 1949, 177 pagine

Data della prima edizione

Breve riassunto: la storia inizia con un flashback (o, in linguaggio letterario, analessi): dalla bottega nella galleria del Pont Neuf, Parigi, ci si sposta a Vernon, a sessanta chilometri dalla capitale, per conoscere il passato, o per lo meno alcuni episodi del passato dei tre che occupano la merceria della prima descrizione. Si viene così a sapere che Teresa è stata per così dire "recapitata" a mamma Raquin dal fratello di quest'ultima che, di ritorno con l'esercito dall'Africa, l'aveva portata con sé visto che sua madre era morta. Mamma Raquin non si cura affatto del modo in cui la bambina sia arrivata a casa sua e le vuole tanto bene quanto ne vuole a Camillo, l'altro suo figlio (anche se sarebbe più giusto dire l'unico suo figlio). I due fanciulli crescono insieme nella casa che mamma Raquin ha comperato dopo aver chiuso il negozio come se fossero fratello e sorella e quando mamma Raquin decide di farli sposare, perché di una sua decisione si è trattato, nessuno dei due si scandalizza o è particolarmente felice, ma si limitano ad aspettare un evento ormai inevitabile.

Subito dopo il matrimonio Camillo informa la madre ci essere irremovibilmente deciso a trasferirsi a Parigi e questa, che non ha motivi particolari per contraddire il figlio, non può far altro che darsi da fare per trovare una collocazione nella capitale.

Giunti a Parigi i Raquin si sistemano in una galleria piuttosto malconcia e trasandata e aprono una merceria in cui lavorano mamma Raquin e Teresa, mentre Camillo trova un impiego nelle ferrovie. Ed è proprio questa la bottega, posta sotto l'abitazione dei tre protagonisti, che viene descritta in apertura del libro in cui si svolgerà la storia narrata.

Nella capitale i Raquin prendono subito un'abitudine: ricevere, ogni giovedì sera, degli ospiti praticamente fissi per discutere amichevolmente e giocare a domino. È così che conoscono Michaud, che in realtà era già una vecchia conoscenza di mamma Raquin, suo figlio Oliviero con la moglie Susanna, e Grivet, un superiore di Camillo. La compagnia passa delle piacevoli serate, alle quali assiste anche Francesco, il gatto di mamma Raquin, e gli ospiti si divertono; c'è però qualcuno che è un po' meno entusiasta di questi ritrovi: Teresa. Ella infatti ogni giovedì sera si inventa un pretesto pur di non prendere parte al "divertimento" e quando non vi riesce partecipa al gioco con indifferenza, irritando Camillo.

Un giovedì però Camillo porta con sé Lorenzo, un suo collega e vecchio amico, un uomo vigoroso che stupisce e attrae Teresa, la quale non aveva mai visto da vicino né tantomeno conosciuto un uomo vero e proprio, ma era abituata a Camillo, flaccido e malaticcio. I Raquin  e Lorenzo si apprezzano a vicenda e quest'ultimo quasi tutti i giorni si trattiene, più o meno a lungo, nella bottega e spesso nell'abitazione sopra di essa. Il giovedì sera diventa così piacevole anche per Teresa, che trascorre questa serate ammirando il suo nuovo conoscente e facendogli capire il suo interesse per lui. Lorenzo, inevitabilmente, si accorge dell'atteggiamento della moglie dell'amico e, anch'egli affascinato, trova un motivo in più per trascorrere il tempo in casa Raquin, anche ad ore inusuali. Tra i due giovani si instaura così un rapporto, ovviamente segreto, che li coinvolge e che diventa, per Teresa, una della poche soddisfazioni, forse l'unica, che la vita le offre. A lungo andare però il dover tenere nascosta la loro relazione infastidisce i due amanti: Camillo è solo un intralcio, è sposato con Teresa quasi per caso, tratta la moglie come una semplice amica, senza approfittare della situazione in cui si trova, ma nel contempo impedisce a chiunque, per il legame coniugale, di toccare Teresa. Bisogna eliminarlo. I due giovani cominciano allora a meditare il modo di compiere il misfatto, scartando via via tutte le ipotesi per timore d'esser scoperti; alla fine riescono però a trovare un metodo per liberarsi del loro fardello e, al momento propizio, il piano viene messo in atto.

Un giorno Camillo, Teresa e Lorenzo fanno una gita in barca sulla Senna; Camillo non sa nuotare, ma, fidandosi del suo robusto amico, accetta di buon grado la proposta. D'un tratto però, quando la barca è in un punto ben riparato da occhi indiscreti, Lorenzo balza al collo del marito di Teresa e, afferrandolo per le spalle, lo spinge verso l'acqua; Camillo, ignaro della congiura, dapprima ride divertito pensando ad uno scherzo del bonario amico, ma quando questi spinge più forte e gli fa oltrepassare il bordo della barca, capisce che non vi è nulla di scherzoso e non può però fare ormai più nulla se non affondare i denti nel collo di Lorenzo, nel tentativo di aggrapparsi ad un ultimo, estremo, appiglio. Il suo sforzo è però vano e viene così scaraventato nella Senna dove, in poco tempo, annega. All'arrivo dei soccorsi non c'è più nulla da fare e Lorenzo, conscio dell'inutilità del suo gesto, si tuffa alla ricerca dell'amico [.] per sviare i sospetti. La polizia apre un'inchiesta sul caso, ma mai nessuno si sognerebbe di dire che ad uccidere Camillo sia stato il suo caro amico Lorenzo. Il caso viene dunque archiviato e Lorenzo, che aveva passato indenne l'inquisizione della polizia, per considerarsi definitivamente salvo deve fare ancora due cose: vedere il corpo dell'annegato per accertarsi che sia effettivamente morto e sposare Teresa. Così ogni mattina si reca all'obitorio sperando di trovare il cadavere disteso sulle lastre di marmo e, dopo alcuni giorni di tentativi vani, vede finalmente il corpo flaccido e cotto dall'acqua che fa bella mostra di sé da dietro il vetro. Rincuorato, torna a casa pensando che ormai il suo cammino sarà tutto in discesa, ma così non è: mentre di giorno conduce una vita pressoché normale, lavora, mantiene le sue vecchie abitudini, fa mille smancerie e si preoccupa della salute di mamma Raquin per ingraziarsela, di notte cade letteralmente nelle braccia del panico; terrorizzato dall'idea che Camillo possa tornare e convinto di avere il suo spettro sempre addosso, non riesce a prendere sonno; le sue notti sono delle continue veglie, in preda alla paura che quell'ammasso di carne putrefatta distesa sulla pietra fredda possa tornare e vendicarsi. Lorenzo pensa allora che la sua salvezza sia il matrimonio, che, in compagnia di Teresa, non avrebbe più paura e così i due amanti preparano una messa in scena per far sì che non debbano essere loro a chiedere di sposarsi, ma gli altri conoscenti, Michaud, Grivet e gli altri, a suggerir loro questa ipotesi. A questo scopo ognuno dei due recita la sua parte: Teresa impersona la vedova che, abituata ad avere un uomo accanto, ora sente un enorme vuoto nella sua vita, mentre Lorenzo dà a vedere di essere molto preoccupato per lei e per la salute di mamma Raquin, che già si era accattivata in precedenza. Ed è Michaud che, per primo, propone alla vecchia Raquin di far riammogliare la figlia e che indica come marito ideale proprio Lorenzo. La donna sembra soddisfatta dell'idea: Lorenzo le è molto caro e la sofferenza di Teresa la mette in pena, così accetta la proposta di Michaud, il quale si reca subito dal giovane per sottoporgli l'idea, mentre lo stesso viene fatto con Teresa. Entrambi si mostrano stupiti per completare l'opera, ma convengono che il matrimonio potrebbe risolvere molti problemi. Vengono così celebrate le nozze.

Ora che sono finalmente moglie e marito i due giovani si sentono realizzati ed entrambi pensano che sia giunta la fine delle loro sofferenze, ma così non è: la prima notte di nozze, che avrebbe dovuto in teoria scacciare definitivamente lo spettro di Camillo dalle vite dei due sposi, viene trascorsa ancora peggio di quelle precedenti. Lorenzo non si azzarda nemmeno a sfiorare il corpo di Teresa, che sembra bruciare; la presenza dell'annegato tra di loro si fa ancora più percettibile e per di più nella camera di Teresa c'è un ritratto, il ritratto che Lorenzo aveva fatto a Camillo e che, se già di giorno e in piena luce era tutt'altro che bello e allegro, nella penombra della stanza assume le sembianze del corpo putrefatto dell'annegato, quasi come se egli stesse a guardare da dietro quella cornice.

Le notti trascorrono tutte pressappoco nello stesso modo, solo ogni volta Lorenzo compie un piccolo passo verso la moglie e si infila nel letto senza però sfiorarla. Poi, di colpo, si decide a farla finita e, in un impeto di rabbia e passione, tira Teresa a sé e la bacia furiosamente, quasi obbligandola a fare lo stesso e, in particolare, a posare le sue labbra sulla cicatrice per alleviare il dolore, ma così non è: la ferita prende a bruciargli come non mai e lui allontana la moglie dal suo collo.

Intanto mamma Raquin diventa sempre più vecchia, ogni giorno il tempo e il dolore le rosicchiano un po' di vita dall'anima, ma lei non vuole morire, vuole continuare a vedere sua figlia felice, o così almeno lei crede, e suo genero che le dedica mille cure. Purtroppo però con gli anni un altro male affligge la vecchia, quasi qualcuno si fosse accanito su di lei: una paralisi la inchioda alla sedia, impedendole perfino di parlare. Ma questo dispiacere non è nulla se confrontato a quello che le verrà dato dai suoi amati ragazzi; essi infatti, a mano a mano che mamma Raquin invecchia, fanno sempre meno caso alla sua presenza e si lasciano sfuggire qualche discorso di troppo. La vecchia viene così a sapere della vera fine di suo figlio Camillo e vorrebbe scuotersi dall'immobilità cui è stata costretta per denunciare i due sposi, nei confronti dei quali prova ora un sentimento di odio e repulsione: è scossa da brividi interiori ogni volta che Teresa le si avvicina per chiederle falso perdono o che Lorenzo la solleva per metterla a letto o a sedere. Un giovedì sera mamma Raquin tenta anche di far capire la terribile verità che le è stata svelata tracciando delle lettere, con estremo sforzo, sulla cerata del tavolo, ma dopo poche parole la forza le viene meno e ricade nell'abituale immobilità; gli ospiti formulano molteplici ipotesi su ciò che volesse dire la vecchia, ma nessuno pensa nemmeno lontanamente a ciò che ella voleva effettivamente dire: il delitto di Lorenzo è dunque destinato a rimanere segreto almeno ancora per un po' di tempo.

La vita sta però diventando insopportabile per i due sposi e così Teresa decide di cercare un po' di svago dandosi alla vita mondana; dopo aver dato fondo ai risparmi di mamma Raquin, ogni giorno esce di buon'ora e trascorre la giornata in giro per i bistrot con altri uomini, ma ben presto Lorenzo la scopre e la loro situazione coniugale si fa ancora più tesa: per ogni inezia scoppia una lite, che nella maggior parte dei casi si conclude con Lorenzo che picchia la moglie, dando un piccolo godimento a mamma Raquin, che, dietro la sua maschera, si rasserenava vedendo soffrire la figlia.

I due coniugi resistono ben poco in questo stato ed entrambi si preparano ad un altro delitto, escogitando il modo migliore per liberarsi del compagno. Lorenzo trova la soluzione in un veleno che sottrae a un suo amico che lavora in un laboratorio di chimica, mentre Teresa, non preoccupandosi di non lasciar tracce, opta per un coltello ben affilato.

Tutto è pronto e così, prima di coricarsi, i due sposi sono decisi a sferrare il colpo finale; Lorenzo messo il veleno nell'acqua e zucchero della moglie e questa, il coltello dietro la schiena, si trovano uno di fronte all'altra e contemporaneamente capiscono le loro intenzioni. Teresa allora, rassegnata, dice che ormai è la fine, così non si può più vivere e, preso il bicchiere dalle mani di Lorenzo, beve metà del suo contenuto, porgendo l'altra al marito, che lo finisce.

Mamma Raquin, intanto, sta a guardare, gioiosa.


Epoca: II metà dell'Ottocento

Ambiente: Vernon, una città sita sulla riva sinistra della Senna, all'incirca a sessanta chilometri a nord-ovest di Parigi.

Parigi, più precisamente la galleria del Pont Neuf, che va da rue Mazzarin a rue de la Seine, nel quartiere St. Germain, opposto all'ile de la cité rispetto alla Senna, a sud della quale si trova.


Descrizione dei personaggi: TERESA, apparentemente calma e distaccata, si rivela invece passionale quando conosce Lorenzo. Spinge il giovane ad uccidere Camillo, ma poi rinnega la complicità nell'omicidio e cerca, seppur non convinta, di farsi perdonare da mamma Raquin. Dell'aspetto fisico si sa ben poco: è un'indigena africana e, seppur di padre probabilmente europeo, conserva dei tratti somatici tipici dell'Africa; ha una salute di ferro, a dispetto delle cure di mamma Raquin.

LORENZO è un uomo vigoroso, che rappresenta la luce per Teresa, colui che le ha aperto gli occhi e le ha fatto conoscere un vero uomo. Svogliato e tendente all'ozio, lavora in ferrovia, ma in realtà attende la morte del padre per avere l'eredità; vede in Teresa una fonte di piacere e ricchezza e non se la lascia scappare, arrivando ad uccidere per averla. Costretto a convivere con lo spirito di Camillo, è scosso da frequenti crisi nervose, che gli logorano l'animo.

CAMILLO, cresciuto da bambino eternamente malato, conserva questo aspetto anche da grande. Si getta a capofitto nel suo lavoro, quasi fosse un gioco, ed è facilmente ingannabile; giudica le cose superficialmente e così non riesce a scorgere gli inganni e i pericoli ai quali va incontro.

MAMMA RAQUIN nutre un grande amore per Camillo e Teresa e quando suoi figlio viene a mancare cade in preda alla disperazione; di questa situazione approfittano bassamente Teresa e Lorenzo, che si mostrano gentili e servizievoli per ingraziarsela, riuscendoci. Non si accorge del complotto fino a quando, resa ormai impotente dalla paralisi, i due giovani non le sbandierano la verità sotto gli occhi; viene allora assalita da un'enorme sete di vendetta, che sarà placata solo dai suicidi dei due congiurati.

Vi sono poi altri personaggi, MICHAUD, il figlio OLIVIERO con la moglie SUSANNA e GRIVET sui quali non vengono date molte informazioni; bonari Michaud e Grivet, magra e tesa Susanna, sono comunque personaggi di sfondo.


Temi e argomenti principali: l'autore ha voluto, come spiega nella prefazione, evidenziare la bestia che c'è in Lorenzo e Teresa; ancora una volta si trova il tema del doppio: l'aspetto umano dei due giovani e, contrapposta, la bestia che c'è in loro. Vi è poi l'amore dei due protagonisti, a cui ben presto però si sostituisce il terrore dello spettro di Camillo. Ciò su cui Zola ha voluto puntare è però la meschinità, la bassezza di animo dei due giovani che, con il solo scopo di raggiungere la propria felicità, uccidono Camillo e ingannano conoscenti e amici e perfino la madre stessa della vittima.


Episodio significativo: so di risultare scontato, ma penso che la chiave della storia sia l'omicidio di Camillo, l'evento che ha posto fine agli incontri segreti dei due amanti spalancando loro le porte del matrimonio e della felicità, ma nel contempo dando inizio all'angoscia che poi tormenterà i due giovani impedendo loro di fatto di godere delle libertà ottenute mediante il delitto.


Lingua e stile: si può dire che il testo porti abbastanza bene i suoi cento e più anni, la datazione del romanzo non si fa qui sentire come in molti altri ad esso contemporanei, che risultano invece più macchinosi e impegnativi. La traduzione è pessima; il testo è costellato di piccoli errori e il traduttore non conosce le forme "dire loro" o "dare loro", ma le sostituisce con "dirgli" e "dargli", forme che, se oggi stanno diventando di uso comune, di certo non lo erano cinquant'anni fa e che, comunque, a mio avviso, sono molto brutte da leggere.

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