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Quando leggiamo l'autore ceco, sembra di assistere ad un incubo, un incubo talmente vero da sembrare realtà o meglio, una realtà talmente onirica da sembrare un delirio. Spesso quindi troviamo in Kafka[1] una serie di avvenimenti cui non è possibile dare una spiegazione logica, se non attraverso una interpretazione simbolica o attraverso una lettura di tipo psicanalitico, alla ricerca di significati che partono da una sfera di tipo inconscio. Nelle sue opere Kafka compie a volte una sorta di autoanalisi, o perlomeno sembra adottare una simbologia di tipo psicanalitico; è quanto accade anche nella "Metamorfosi". La vicenda del racconto inizia la mattina in cui Gregor Samsa, modesto commesso viaggiatore, al suo risveglio si trova trasformato in un enorme scarafaggio. Pensando ad un sogno, tenta di riaddormentarsi, sperando che al risveglio tutto torni normale. Ma ormai quella sarà la sua condizione per tutto il resto dei suoi giorni: un essere con sentimenti umani ma con il corpo di scarafaggio, rinchiuso in una stanza, schifato ed evitato dai familiari. Gregor, divenuto scarafaggio, non si chiede neppure come e perché ciò possa essere accaduto, accetta la sua trasformazione e sin dall'inizio cerca di adattarsi ad essa; inoltre, la metamorfosi non viene minutamente descritta nel suo compiersi ma siamo posti di fronte all'evento già accaduto:
"Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante.
<< Che cosa mi è capitato?>> pensò. Non stava sognando. La sua camera, una normale camera d'abitazione, anche se un po' piccola, gli appariva in luce quieta, fra le quattro ben note pareti. (.)
Non ebbe alcuna difficoltà a rimuovere la coperta: gli bastò gonfiarsi un poco, ed essa cadde a terra da sé. Ma lì cominciavano i guai, segnatamente a causa dell'inusitata larghezza del suo corpo.(.)
Cercò di uscire dal letto dapprima con la metà inferiore del corpo: ma questa parte, che egli non era ancora riuscito a scorgere, né a figurarsene l'aspetto, si dimostrò difficile a smuoversi ()
Tentò allora di iniziare la manovra dalla parte superiore e girò cautamente il capo verso la sponda del letto. Questo movimento gli fu agevole, e con l'intera massa del corpo, nonostante la lunghezza e il peso, riuscì infine a compiere la stessa manovra."
F. Kafka, "La metamorfosi", traduzione di Emilio Castellani
Questo processo di autoriconoscimento e autoaccettazione avviene quindi quasi con naturalezza. Gregor non mostra eccessiva meraviglia per il suo nuovo stato ma è come se lo desse per scontato: le difficoltà maggiori vengono dopo, quando cerca di muoversi usando quel corpo cui non è abituato, e nei rapporti con la sua famiglia, cui suscita orrore e da cui si sente appena tollerato. Egli, pur notando il suo cambiamento fisico, non si dispera ma continua a ragionare lucidamente e, cosa ancor più sconvolgente, pensa di poter andare a lavorare e continuare a fare ciò che faceva prima.
Dopo la scoperta della metamorfosi l'unica che sembra prendersi cura di Gregor è la sorella che tenta di mettere a suo agio il fratello anche se la sua vista la sconvolge. Questo atteggiamento premuroso, però, tende a scomparire col tempo per trasformarsi poi in una totale indifferenza e intolleranza ,comportamenti che caratterizzano anche gli altri componenti della famiglia Samsa. . Fin dall'inizio il padre si mostra ostile nei confronti del figlio la cui "nuova natura" gli provoca ribrezzo. La madre, anche lei terrorizzata dal nuovo aspetto assunto da Gregor, conserva, tuttavia, il suo istinto materno, sentimento destinato a scomparire.
Il primo pensiero di Gregor, invece, è rivolto alla famiglia: si preoccupa per la loro condizione economica, ora che lui non è più in grado di lavorare e mantiene inalterato il suo affetto, soprattutto per la sorella Grete.
Gregor Samsa era un commesso viaggiatore alle dipendenze di una ditta molto esigente.
Il suo lavoro è stressante ed alienante, ma egli vi si dedica con tutto il fervore possibile, tanto che da ben cinque anni non prende un giorno di ferie. Egli lavora per ripagare i debiti del padre e mantenere la sua famiglia, faticando il doppio pur di non desistere.
Con il passare del tempo però, il lavoro esige tutto il tempo di Gregor, il quale non ha più né svaghi né solidi rapporti umani; il giovane diviene schiavo dell'azienda e della famiglia, prigioniero della sua camera. Gregor non è più un essere umano, bensì un rifiuto prodotto dalla società, una vittima incapace di reagire.
Gregor è fortemento legato alla famiglia, ma questo legame viene vissuto come una costante oppressione: il figlio è incapace di agire e di volere e perciò subisce la superiorità del padre che diventa un'ossessione. Gregor è presentato sia come vittima della figura paterna sia come colpevole, perché incapace di reagire scappando da casa; consapevole di questa sua colpevolezza, non esiterà a porvi rimedio con la morte volontaria.
Gregor, che è vissuto senza un vero amore, senza svaghi, senza libertà di parola, senza emozioni è ormai un insetto da eliminare e solo con la morte la sua esistenza ottiene un significato:
l' intera famiglia viene liberata da una grande sventura e può finalmente ritrovare la pace e la prosperità. La notizia della morte di Gregor crea sollievo e liberazione e non fa cadere nella disperazione i familiari nè fa nascere in loro un sentimento di rimpianto o rimorso.
L'affetto della madre e la comprensione della sorella sembrano scomparire con la sua morte, lasciando posto solo all'indifferenza e alla tranquillità che, come dice il padre stesso, viene finalmente riacquistata. Ora pensano soltanto a dedicare la loro giornata al riposo, alla vacanza che si meritano e della quale hanno assolutamente avuto bisogno. Dopo una razionale riflessione giungono anche alla conclusione che in fondo le loro future prospettive di vita, anche senza Gregor, sono positive, poiché tutti e tre hanno lavori che offrono loro un miglioramento.
L'ultima decisione presa dalla famiglia Samsa
è quella di cambiare appartamento per cancellare definitivamente le tracce del
passato e soprattutto cancellare Gregor dalla loro vita, poiché questa casa era
stata scelta da lui. Con la morte di Gregor quindi la famiglia riesce ad
acquistare l'indipendenza che fino ad ora non aveva avuto e prende coscienza
del fatto che, anche contando solo sulle proprie forze, può aspirare ad una
vita ricca di buone prospettive.
Franz Kafka nacque a Praga il 3
luglio 1883 da genitori entrambi di origine ebraica. Nella sua "Lettera al padre" (in cui lo scrittore
rivela il rapporto difficoltoso con il padre, rapporto che spesso, anche a
livello inconscio, ha caratterizzato tutta l'opera dello scrittore) disse di
aver ereditato dalla famiglia materna le sue "doti di sensibilità,
irrequietezza " e una certa predisposizione allo humour. Sin da giovane si
orientò verso tematiche politiche, filosofiche e sociali e ben presto si
appassionò alla "causa socialista" e alla filosofia positivista. Finiti gli
studi liceali, si iscrisse all'università tedesca di Praga, prima nella facoltà
di chimica, poi nella facoltà di giurisprudenza, dove ottenne la laurea nel
1906. Venne assunto dall'Istituto d'assicurazione per gli infortuni sul lavoro,
e tenne quel lavoro sino alla pensione; ma la sua vera passione fu quella per
la letteratura, che suo padre considerava una perdita di tempo. Già nel 1908
Kafka scrisse i suoi primi racconti, che poi verranno pubblicati in un libro
intitolato "Meditazioni". Nel 1912
iniziò a scrivere il romanzo il "Disperso"(in
seguito pubblicato con il titolo di "America")
e completò "
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