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ROUSSEAU - IL CONTRATTO SOCIALE
LIBRO DUE
1) La sovranità è inalienabile
Solo la volontà generale può dirigere lo Stato al fine della sua creazione, il bene comune. L'accordo degli interessi privati rende possibile l'istituzione della società, che deve essere governata sulla base di questo interesse comune. La sovranità, esercizio della volontà generale, non può mai alienarsi; il sovrano, essendo un ente collettivo, è rappresentato solo da sé stesso.
La volontà particolare tende per sua natura al privilegio e la volontà generale all'uguaglianza
2) La sovranità è indivisibile
La sovranità, per la stessa ragione per cui è inalienabile, è anche indivisibile: è generale o non lo è, è la volontà del corpo popolare o solo di una parte. Nel primo caso questa volontà è un atto sovrano e fa legge, nel secondo è solo una volontà particolare. I politici, non potendo dividere la sovranità nel suo principio, la dividono nel suo oggetto: in potere legislativo ed esecutivo, amministrazione interna ed esterna ecc..
3) Se la volontà generale possa sbagliare
Si vuole sempre il proprio bene, ma spesso non si capisce qual è. C'è grande differenza tra volontà di tutti e volontà generale; la prima guarda all'interesse privato (somma di volontà particolari), la seconda all'interesse comune. La volontà generale è ciò che c'è di comune nelle volontà particolari. Per fare in modo che il popolo non si inganni è importante che nello stato non ci siano società parziali e che ogni cittadino pensi con la propria testa.
4) Dei limiti del potere sovrano
Il patto sociale dà al corpo politico un potere assoluto detto sovranità, essa è una convenzione tra il corpo (il re) e ciascuno dei suoi membri (i cittadini)
È un controsenso chiedersi quali sono i limiti del potere sovrano perché il cittadino (che è parte della sovranità) vuole ciò che vuole il re. Lo Stato decide quali sono i limiti del potere, protegge la vita dei cittadini.
Lo stato è una unione dei suoi membri, per conservarsi ha bisogno di disporre ciascuna parte nel modo più conveniente al tutto. Non appena il sovrano richiede servigi al cittadino, egli glieli devi rendere, ma il re non può gravare i sudditi di nessuna catena inutile alla comunità.
Il patto sociale stabilisce tra i cittadini una tale uguaglianza che essi s'impegnano tutti alle medesime condizioni e devono godere tutti dei medesimi vantaggi.
5) Del diritto di vita e di morte
Perché il sovrano può chiedere ai cittadini di morire in guerra? Chi ha conservato la propria vita a spese degli altri deve anche darla per loro, quando serve. Durante la guerra lo Stato può richiedere ai cittadini la vita perché gliel'ha donata.
La frequenza delle pene ai criminali è segno di debolezza del governo, perché in uno stato forte i nemici sono pochi. Non si ha il diritto di uccidere, neppure a titolo d'esempio, a parte coloro che non si comportano un costante pericolo.
6) Della legge
Nello stato civile tutti i patti sono fissati dalla legge. Le leggi non devono riferirsi a oggetti particolari, ma a oggetti generali, visti sotto diverse prospettive: quando tutto il popolo delibera su tutto il popolo considera se stesso. Allora la materia su cui si delibera è generale, e questo atto si chiama legge.
La legge è un atto della volontà generale, è sempre giusta, perché nessuno è ingiusto verso sé stesso, e registra solo le nostre volontà.
Solo il popolo sottomesso alle leggi può farle, quindi il sovrano non può; chiamiamo così repubblica ogni stato retto da leggi. Però il popolo non sempre vede qual è il bene, pur volendolo. Bisogna allora insegnare alle collettività la strada da seguire e obbligare i singoli a volere il bene di tutti.
7) Del legislatore
Per dare leggi agli uomini ci vorrebbe un intelletto superiore, senza nessun rapporto con la nostra natura ma la conoscendola perfettamente ci vorrebbero degli dei. Il legislatore deve cambiare la natura umana. Si tratta di una funzione speciale e superiore che non ha nulla di comune con l'imperio degli uomini.
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