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"Rimpianto del mondo contadino e omologazione contemporanea" di P. P. Pasolini - ANALISI DEL TESTO




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"Rimpianto del mondo contadino e omologazione contemporanea"

di P. P. Pasolini


ANALISI DEL TESTO


Articolo tratto da "Scritti corsari"

Sintetizza brevemente il brano di Pasolini in fotocopia, evidenziandone lo stile ed il significato.

Pasolini accusa la società consumistica moderna di aver cancellato e ridotto ad "Italietta", quell'universo transnazionale della classe dominata, sempre esistito a livello di "substrato culturale". L'essenziale naturalezza e l'originalità di questo mondo sottoproletario sono quindi state soppiantate dalla banalità e l'"angosciosa volontà di uniformarsi", proprie della società del benessere. Per lo stesso procedimento, le culture del Terzo Mondo si vanno progressivamente perdendo a causa dei loro più consistenti contatti con i paesi "sviluppati". Esempio di quest'uniformità dilagante (in ambito italiano), è la scomparsa progressiva ed inesorabile dei dialetti (quali forme espressive originarie radicate nella cultura locale d'ogni singolo paese o regione), che rimangono privi di quell'innata creatività e vivacità che li distingueva dall'italiano vero e proprio.Lo stile in cui Pasolini scrive quest'articolo è sintetico, fortemente polemico e spesso sarcastico, con allusioni nemmeno troppo velate al regime fascista (v.rigo 16 "..nazionalista.." , rigo 40"..nuovo.totalitarismo.."). Le frasi brevi e fulminanti ed i frequenti incisi spingono il lettore ad una più profonda riflessione (v.rigo 5 "(e innocenti)", rigo 23 "cosiddetto Sviluppo", rigo 30 "resta comunque affar mio" ). Le vive esclamazioni (v.rigo 42 "gli idiomi materni!", rigo 47 "buon borghese del Nord!") e la stessa forma di lettera aperta (v.rigo 1 "Io..caro Calvino", rigo 48 "Tu dirai.") rendono la naturalezza del brano colloquiale e piacevole. Da notare l'efficace accuratezza lessicale con cui Pasolini puntualizza razionalmente i concetti espressi: ad esempio la scelta del termine "acculturazione" anziché   "cultura".

Spiega in che senso Pasolini definisce la società contemporanea dei consumi "il più repressivo totalitarismo che si sia mai visto" ed esprimi il tuo parere a proposito.

Il motivo per il quale Pasolini definisce la società contemporanea dei consumi "il più repressivo totalitarismo che si sia mai visto" va ricercato, secondo me, nella stessa espressione da lui utilizzata. Generalmente, infatti, si intende per ideologia totalitaria un'ideologia che subordini le attività sociali, economiche e politiche, intellettuali, culturali (e talvolta spirituali) ai fini del gruppo dominante. Nel totalitarismo, la vita dell'individuo deve conformarsi in ogni suo aspetto all'ideologia del partito o del leader. La situazione descritta da Pasolini appare dunque peggiore: trattandosi di un fenomeno culturale a livello mondiale, in cui a tutta la società umana (o quasi) è proposto lo stesso ed unico modello culturale, non presenta alcun genere di "fuga" alla cosiddetta omologazione.Ciò appare deleterio soprattutto perché sembra operare un vero e proprio "sradicamento" dell'uomo da cultura, tradizioni e costumi. Il "codice interclassista" è da intendere, per Pasolini, nella sua accezione negativa, in quanto questo fenomeno impoverisce la società, invece di arricchirla con le differenze sociali e culturali tipiche d'ogni fascia della popolazione. A mio avviso, nel presente vi è effettivamente una sostanziale uniformità culturale, dovuta a molteplici cause, fra le quali ad esempio l'influenza dei media e della televisione. Ma non credo che debba essere trascurato l'aspetto positivo della questione: a tutt'oggi, infatti, è stata raggiunta una certa parità di livello nelle classi sociali (fatto magari non augurabile da un punto di vista di espressività del linguaggio, ma a parer mio indispensabile, da un punto di vista sociale, per il quieto vivere di una moderna nazione). Devo purtroppo ammettere che la perdita culturale è effettiva: i dialetti e le tradizioni locali di inizio secolo si sono praticamente estinte, sopravvivendo in minima parte all'interno di manifestazioni culturali o nel ricordo delle persone più anziane.Ritengo inoltre che ciò possa essere un effetto attribuibile all'unità italiana, cioè una sorta di assestamento post-bellico di un paese estremamente eterogeneo, quale era l'Italia fino ai tempi del Fascismo.

Per quali motivi Pasolini individua nell'Italia degli anni '50-'60 una mutazione antropologica?

Pasolini parla di "mutazione antropologica" perché vede una vera e propria trasformazione epocale: in passato era stata soprattutto la cosiddetta"classe dominante" a cambiare, mentre la classe dominata permaneva senza sostanziali trasformazioni. Il mantenimento dell'identità e delle tradizioni dunque era assicurato proprio dalla fondamentale staticità di quel mondo, che continuava a seguire ritmi agricoli quasi invariati da secoli.Ma nel dopoguerra (fra il 1950 ed il 1960 circa) assistiamo ad un'inversione di tendenza: il boom economico, l'industrializzazione, la commercializzazione di nuovi prodotti americani hanno una serie di conseguenze.La "vita" va facendosi sempre più rapida (si pensi alla sempre maggiore diffusione di auto e media), e tutti questi elementi contribuiscono come è ovvio alla chiusura dell'"età del pane". Inizia l'era del gadget e del superfluo: Pasolini intuisce che non si tornerà indietro. L'umanità come lui la conosce diviene maggiormente omogenea, si perdono molte tradizioni. Si passa lentamente a quella che alcuni sociologi americano chiamano (in modo forse esasperato) "classless society", cioè si attenuano le differenze di classe: a parer mio si tratta di una fase differente della storia umana, non necessariamente migliore o peggiore, ma semplicemente differente.

4)Quali realtà alternative sono proposte dallo scrittore alla società consumistica?

Alla società consumistica viene contrapposto il vecchio mondo contadino sottoproletario, e quello preborghese."Il mondo dei dominati", come lo chiama Pasolini, consisterebbe nell'avanzo di una o più società precedenti stratificate.Secondo Pasolini questo mondo è transnazionale perché profondamente simile in tutte le nazioni, sia che si parli di Terzo Mondo, sia che si parli di Europa. A distruggere questa realtà non è la cultura (cioè tutte quelle cognizioni e comportamenti usati sistematicamente e naturalmente), bensì l'acculturazione, cioè l'assimilazione di elementi culturali estranei, con conseguente perdita di identità. Questi "consumatori di beni necessari, privi del superfluo" vengono perciò debellati progressivamente dalla società dei consumi.

5)In che modo nel film "Medea" (1970) sono individuabili alcune tematiche presenti nel brano in esame?

Nella "Medea" ritroviamo la tematica dell'arcaico, antiteticamente confrontato con     la civilizzazione, il perpetuo scontro fra la magia (o l'irrazionalità) e la logica razionale.Ciò può essere forse assimilabile allo scontro freudiano fra Es ed Io. La distruzione ed e l'annientamento delle radici che soffre Medea, la sua cosiddetta "conversione alla rovescia", sono emblematiche: rappresentano la trasformazione della realtà contemporanea a cui Pasolini assiste. La catastrofe spirituale di Medea è, infatti, quella di un intero "mondo", quelli dei "dominati".Alla transnazionalità di cui parla in questo articolo Pasolini, può essere assimilato il coacervo caotico di riferimenti (visivi e sonori) alle culture primitive, africane asiatiche ed indiane (si pensi alla ruota da preghiera tibetana che utilizza Medea alla cerimonia) presente nel film. Le musiche sono ispirate alla tradizione giapponese: tutto ciò è combinato senza distinzione di sorta proprio per creare nello spettatore una percezione di arcaicità ieratica, estranea ed in un certo qual modo aliena al nostro comune e moderno sentire.

6) Il brano in esame, scritto nel 1974, è secondo te utilizzabile per interpretare la società di questi anni?

Si deve soprattutto considerare che la "diversità", nella società attuale, è soprattutto quella "internazionale": la realtà del "villaggio globale" ha dilatato i termini della questione, ed ora la perdita di radici da cui ci dobbiamo tutelare è forse più quella della cultura italiana, di quella strettamente regionale. L'entrata dell'Italia nell'Europa Unita implicherà notevoli adattamenti, e certo molte cose dovranno cambiare, ma credo che sarà possibile mantenere la nostra identità. Per quanto riguarda l'omologazione, penso che il fenomeno (anche se sempre presente) si sia molto mitigato con il passar del tempo. Certo è che in una società industrializzata, in cui tutto ciò che produciamo è prodotto in serie di cui esistono migliaia di esemplari, non si potrà mai tornare davvero all'"originalità", non quella fisica per lo meno. Ci rimangono in ogni modo l'originalità di pensiero, e la possibilità di sfruttare per nuove idee i mezzi tecnologici di cui ora disponiamo.

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