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Decadentismo




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DECADENTISMO


Tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento nacque in Francia il movimento letterario del decadentismo che caratterizzò tutto il secolo.

Il termine decadente ebbe in origine un senso negativo; fu, infatti, usato per indicare un gruppo di giovani artisti, scrittori e poeti che nei luoghi pittoreschi lungo la Senna di Parigi si contendevano il primato della stravaganza esprimendo lo smarrimento delle coscienze e la crisi dei valori tradizionali in un mondo sconvolto dalla rivoluzione industriale e i conflitti di classe.

Due sono gli aspetti fondamentali della spiritualità decadentista: il sentimento della realtà come mistero e la scoperta di una nuova dimensione dello spirito umano, quella in altre parole dell'inconscio, dell'istinto, concepita come anteriore e sostanzialmente superiore alla razionalità. La nuova spiritualità si riallaccia a due motivi esistenziali del romanticismo: il sentimento ossessivo del mistero e l'irrazionalismo.

Ammessa l'impossibilità di conoscere la realtà vera mediante l'esperienza, la ragione, la scienza; il decadente pensa che soltanto la poesia, per il suo carattere d'intuizione irrazionale e immediato possa penetrare il mistero ed esprimere le rivelazioni dell'ignoto.

La nuova poesia non si rivolge all'intelletto o al sentimento del lettore, ma alla profondità del suo inconscio, lo invita non ad una lettura ma, ad una partecipazione vitale immediata. Essa si propone di darci una consapevolezza più profonda del mistero; ha aspirazioni aristocratiche che si esprimono nel gusto estetizzante. Gusto che induceva l'artista a tentare di trasformare la propria vita in un'opera d'arte come affermava D'Annunzio.



Il rappresentante italiano dell'Estetismo è D'Annunzio


D'annunzio è allo stesso tempo esteta e decadente.


E' esteta perché cerca di trasferire il suo gusto estetizzante alla vita, coltivando l'eleganza e indulgendo al gesto clamoroso. Egli adora circondarsi di raffinate opere d'arte e conduce una vita dispendiosa ed inimitabile, come lui amava definirla, che lo porta ad indebitarsi.


E' decadente perché rifiuta il metodo scientifico e razionale, ricorre al simbolismo, esprime il panismo, afferma la superiorità dell'arte, infatti l'Estetismo è una poetica del Decadentismo, e rivendica il privilegio dell'artista rispetto alle masse.





Estetismo


L'Estetismo è una poetica che si sviluppa in seno al Decadentismo. Questo movimento trova il suo massimo splendore grazie alle opere di Gabriele D'Annunzio.


Il principio fondamentale dell'Estetismo - l'arte per il gusto dell'arte - consiste nel vedere l'Arte come rappresentazione di se stessa, possedente una vita indipendente proprio come il Pensiero. Essa non ha alcun rapporto con l'epoca in cui si sviluppa, anzi è spesso contraria ad essa. Altra dottrina molto importante per gli esteti è questa: "nel momento in cui l'Arte rinuncia alla fantasia per la realtà, rinuncia a se stessa". È la vita ad imitare l'Arte, e questo deriva dal fatto che il fine della vita è quello di trovare espressione nell'arte. Anche la Natura stessa si modifica a immagine dell'Arte; gli unici effetti che essa può mostrarci sono quelli visibili grazie alla poesia o ai dipinti. In questo consiste il fascino della Natura, ma anche la sua debolezza. L'Estetismo presenta un continuo invito a godere della giovinezza fuggente, un edonismo nuovo cioè il piacere individuale costituisce il bene più alto.



La vita


Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara nel 1863. D'Annunzio è una personalità di livello europeo nel panorama culturale del primo Novecento. Egli viene adottato da un ricco zio dal quale prende il nome. La sua formazione culturale inizia a Prato con gli studi liceali, seguita dall'esperienza universitaria alla facoltà di lettere a Roma, dove non giunse mai alla laurea e solo nel 1919 gli venne conferita la laurea "honoris causa" . Qui inizia la sua carriera da giornalista e dopo essere stato collaboratore di alcuni periodici, diventa cronista della società aristocratica. Il poeta vive alla "Capponcina" una vita ricca di piaceri senza porsi la minima preoccupazione economica. Egli si indebita ed è costretto a fuggire in Francia per scappare dai suoi creditori. A Parigi D'Annunzio diventa in poco tempo una celebrità e quindi riesce a mantenere  inalterato il suo stile di vita. Allo scoppio della Prima Guerra mondiale, ritorna in Italia e partecipa al conflitto. Successivamente si ritira a Gardone Riviera nella vil

la " Il Vittoriale" lontano dalla società, dove muore nel 1938. I suoi amori furono tempestosi come la sua vita ( Eleonora Duse).

























La poetica

La poetica e la poesia di D'Annunzio sono l'espressione più appariscente del Decadentismo italiano.

Il personaggio di D'Annunzio nasce in opposizione a quella cultura scientifica che si stava sviluppando e che aveva portato ad una svalutazione dell'artista. Per questo D'Annunzio allo stesso modo degli altri decadenti, ne rifiuta ogni concezione creando un proprio modello in grado di recuperare i valori tradizionali. Dà origine così ad una poetica del tutto nuova sui palcoscenici della letteratura, in grado di stupire, di colpire e allo stesso tempo di esaltare la propria figura al cospetto di una società non protagonista, ma che dovrà essere soggetta alla figura del superuomo.


Il Dannunzianesimo

Per dannunzianesimo si intende il complesso degli atteggiamenti che influenzarono la vita pratica, letteraria e politica degli italiani del suo tempo.

Nella vita pratica D'Annunzio suscitò interesse e curiosità in certa aristocrazia e borghesia parassitaria e sfaccendata, e ne influenzò il costume con i suoi atteggiamenti estetizzanti, narcisistici, immorali e superomistici.

Nella vita letteraria, con i suoi virtuosismi lessicali e stilistici, diventò il modello di tanti poeti del suo tempo.

Al tempo dell'impresa di Fiume, influenzò il fascismo, al quale il dannunzianesimo fornì gli schemi delle celebrazioni esteriori, dei discorsi roboanti e vuoti, dei messaggi e dei motti .





Il superuomo

La personale concezione del superuomo viene interpretata da D'Annunzio nel senso del diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare se stessi, disprezzando le leggi comuni del bene e del male tendendo  ad una nuova politica aggressiva dello stato .

Un personaggio raffinato che basa la vita sull'estetismo, che mira al piacere immediato, il tutto integrato in una vita inimitabile, fatta ad opera d'arte, che deve far scalpore tra la gente al fine di diventare un vero e proprio mito di massa.

Da qui vengono messe in evidenza le sue contraddizioni, espresse nel disprezzo verso la massa che minaccia la borghesia, ma che nonostante ciò cerca di persuadere con il suo stile.

Queste contraddizioni possono essere risolte solo facendo coincidere l'Arte e la vita, il linguaggio e la fortuna, tesi che si realizza ne " Il Piacere".



Il Piacere, L'Innocente, Il Trionfo della Morte


Al centro del romanzo si pone la figura di un esteta, Andrea Sperelli , il quale non è che il "doppio" di D'Annunzio stesso in cui l'autore proietta la sua crisi e la sua insoddisfazione .

Andrea è un giovane aristocratico  in cui il principio di fare della vita come un' opera d'arte,diviene una forza distruttrice.

La crisi trova il suo banco di prova nel rapporto con la donna.

L'eroe è diviso tra due immagini femminili, Elena Muti , la donna fatale , che incarna l'erotismo lussurioso, e Maria Ferres, la donna pura, che rappresenta ai suoi occhi l'occasione di un riscatto  e di un elevazione spirituale.

Ma in realtà Maria è oggetto di un gioco erotico più sottile e perverso, fungendo da sostituta di Elena, che Andrea continua a desiderare e che lo respinge.

Andrea finisce per tradire Maria, ed è abbandonato da lei, restando solo con il suo vuoto e la sua sconfitta.


L' altro romanzo importante di D'Annunzio è " Il trionfo della morte". Il protagonista vive spesso tra abulia e momenti di autoaffermazione che si ripongono tematiche decadenti ed è ancora una volta " l' alter ego" del poeta, il superuomo che non sa sottrarsi al proprio destino, la contraddizione tra il proprio io e la sua inettitudine.

Tra questi due romanzi si colloca "L' innocente".


Tullio Hermil, ex diplomatico e ricco proprietario terriero, è da sette anni sposato con Giuliana, dalla quale ha avuto due figlie. Egli, tipico superuomo dannunziano, dai gusti raffinati e privo di moralità, ha un temperamento inquieto e sensuale e tradisce la moglie di continuo. Una grave malattia di Giuliana sembra riavvicinarlo a lei, ma è un'illusione. Qui apprende che lei lo ha tradito a sua volta e aspetta un figlio da uno scrittore. Il nascituro viene visto dai due come un elemento di disturbo del loro improbabile amore.

Ma la gravidanza è difficile e i coniugi sperano che il bimbo muoia prima di venire alla luce, oppure lo uccideranno loro stessi, sollevandosi da un grave problema. Venuto al mondo l'innocente, Giuliana si fa silenziosa complice del piano disumano del marito.

Tullio, approfittando della breve assenza della governante, espone il bambino al gelo di una notte natalizia. Questo ovviamente si ammala e muore poco dopo, fra la disperazione dei parenti e dei servitori.

In questo romanzo dominano le tinte forti e il gusto dei sentimenti contrastanti e torbidi da cui emergono ancora le tematiche del decadentismo.


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