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RICOSTRUZIONE DEI VARI MODI DI INTENDERE AMORE
Dall'analisi di diverse letture sul tema dell'amore abbiamo potuto riscontrare tra esse delle analogie nonché delle differenze.
Le prime poesie prese in considerazione sono state quelle di due trovatori provenzali, Raimbaut d'Aurenga e la Contessa di Dia. Uno degli elementi che caratterizzano entrambe le poesie è una forte presenza della fisicità nell'amore, espressa esplicitamente o attraverso metafore di tipo sessuale. In secondo luogo in queste poesie troviamo la dichiarazione del fatto che l'amore prescinde dal vincolo sociale, ossia il matrimonio, il quale viene visto come un elemento che ostacola la realizzazione dell'amore. Da questa visione del matrimonio come ostacolo deriva la visione dell'adulterio come unico modo per superarlo e, quindi, la sua esaltazione. Per quanto riguarda la donna, ne viene evidenziata la bellezza nonché superiorità rispetto all'uomo. Possiamo riscontrare quest'idea della donna come superiore rispetto all'uomo nel modo in cui viene posto il rapporto tra amante e amata, ossia come rapporto tra vassallo e signore, in quanto l'uomo ha il dovere di servire colei che gli ha concesso il proprio amore. Un altro elemento che caratterizza la visione dei amore nei trovatori provenzali è il suo aspetto nobilitante, dovuto al fatto che l'uomo si debba adoperare per dimostrare di essere degno dell'amore della donna.
In seguito alle opere di Raimbaut d'Aurenga e della Contessa di Dia abbiamo preso in esame una poesia appartenente alla scuola siciliana, cioè quella di Giacomo da Lentini. In questa poesia, si afferma che l'amore deriva dalla visione della donna. Essendo ciò che porta all'amore verso la donna strettamente legato all'aspetto di questa, è inevitabile che ne venga esaltata la bellezza, come avviene nei trovatori provenzali. Dalla poesia appare inoltre la convinzione che l'amore non porti alla felicità.
La lettura delle poesie sull'amore è proseguita con le liriche stilnovistiche di Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti e Dante Alighieri. In queste liriche, sull'aspetto fisico dell'amore prevale l'aspetto spirituale, in modo particolare in Guido Guinizzelli e in Dante Alighieri. Tutte e tre le liriche sono accomunate dalla visione della donna come essere capace di innalzare l'uomo verso qualcosa di superiore, sia che questo sia Dio, come nel caso di Guido Guinizzelli e di Dante Alighieri, sia che sia una conoscenza particolarmente alta, come nel caso di Guido Cavalcanti. Per quanto riguarda le analogie tra la lirica di Guido Guinizzelli e quella di Guido Cavalcanti, appare in entrambe necessaria la gentilezza d'animo dell'uomo perché in esso si possa manifestare Amore. Nella visione di Amore dei poeti stilnovisti la sua manifestazione negli uomini appare inoltre una conseguenza inevitabile della gentilezza d'animo di questi. Il tema della gentilezza d'animo, viene a lungo trattato nella poesia di Guido Guinizzelli, il quale afferma che essa non coincide con la nobiltà per nascita ma deriva dalla virtù. Sia nella lirica di Guido Cavalcanti che in quella di Dante Alighieri possiamo riscontrare un elemento presente anche nella poesia di Giacomo da Lentini, ossia la visione della donna come causa della nascita di Amore. In entrambe le poesie la donna viene vista nel suo incedere, visione che risulta insostenibile per gli uomini, tanto la bellezza fisica e spirituale della donna è elevata.
Analizzando il canto V dell'Inferno della "Commedia" di Dante Alighieri abbiamo potuto constatare il cambiamento avvenuto nel suo modo di concepire Amore rispetto a quanto viene da lui detto nella "Vita nuova". In questo canto egli presenta la storia di Paolo e Francesca, attraverso il racconto che questa ne fa su richiesta di Dante pellegrino che si trova nel girone dei lussuriosi. Dopo il discorso di Francesca sull'immaginario dell'amore cortese, è presente il suo racconto di come questo è irrotto nella realtà provocando una conseguenza tanto grave che Dante la giudica tale da portare ad una condanna all'Inferno. Lo svenimento di Dante pellegrino, che segue il racconto di Francesca, mette in evidenza il travaglio del suo animo dovuto ad un forte coinvolgimento personale. La decisione di porre Paolo e Francesca all'Inferno elimina tuttavia ogni dubbio riguardo al giudizio di Dante sull'amore, che egli reputa dover essere guidato dalla ragione.
Infine abbiamo letto alcuni testi del "Decameron", ossia "Tancredi e Ghismonda" e "La novella delle papere". Da entrambi i testi appare evidente un immaginario di Amore come una forza talmente potente da imporsi sull'educazione ricevuta. In "Tancredi e Ghismonda" Boccaccio esprime la sua visione di Amore attribuendo al padre di Ghismonda, attraverso le parole di questa, l'errore di non aver considerato la natura umana nonché quello di aver sottovalutato la forza di Amore. Da questo testo è inoltre visibile l'idea che l'autore ha dell'infelicità in amore, la quale, dovuta al troncamento improvviso di un amore felice o all'opposizione di qualcuno ad esso, è in grado di spezzare delle vite.
In conclusione, nei diversi testi letti, a partire dalle poesie dei trovatori provenzali fino ad arrivare al "Decameron", ci sono alcuni elementi di continuità, comuni a tutti questi.
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