RICERCA CON QUESTIONARIO SUL "DON CHISCIOTTE"

di Miguel de Cervantes

DOMANDE:

Che cosa significa il termine "picaresco", che particolarmente bene si adatta a certa dimensione del "Don Chisciotte", e che a partire dalla letteratura spagnola è stato poi estensivamente molto usato?

Indicate delle opere letterarie o cinematografiche che a vostro parere presentano una forte dimensione picaresca.

Il personaggio di Don Chisciotte può, come pochi altri personaggi nella storia letteraria di tutti i tempi, essere considerato un archetipo, ovvero la sua figura assume simbologie d'ordine psicologico, morale, sociale, che vanno ben oltre il romanzo. Cercate di sintetizzare in che cosa consistono tali simbologie.

Don Chisciotte è soltanto un folle, uno psicopatico con una distorta visione della realtà? Esprimete la vostra personale opinione.

Il binomio Don Chisciotte - Sancio Panza tende a mettere in risalto due aspetti umani estremizzati. Quali sono rispettivamente?

Che cosa significa tragicomico? Per quale motivo questo termine si adatta al romanzo di Cervantes?

"Essere un Don Chisciotte", "Fare il Don Chisciotte". ed espressioni analoghe che cosa stanno ad indicare nel linguaggio attuale? Secondo il vostro personale parere i Don Chisciotte sono soltanto dei poveri illusi o sono realmente indispensabili alla storia dell'umanità?

RISPOSTE:

Il termine "picaresco" deriva da "picaro"; questo termine è stato introdotto per la prima volta nella letteratura spagnola e poi è stato diffuso in tutta Europa. Il "picaro" è un personaggio che vagabonda a giro per il mondo senza una meta fissa, ma vivendo alla giornata. Spesso è un furfante e un imbroglione che si guadagna il pane quotidiano con imbrogli, appunto, ma fondamentalmente è buono. Questa è comunque una definizione generalizzata in quanto il "picaresco" presente nel Don Chisciotte non rappresenta certo una dimensione di imbrogli e sotterfugi. Infatti l'animo nobile di Don Chisciotte gli proibisce di compiere certi atti così "bassi" e non appropriati ad un vero "cavaliere".

Seguendo la definizione "europea" di "picaresco" ovvero quella più generale possiamo considerare come tali molti film americani degli anni '70-'80 definiti "on the road"; ecco che abbiamo il mito dell'uomo che gira per le strade d'America in sella alla sua moto, che vive alla giornata in maniera poco onesta.

Don Chisciotte è senz'altro un personaggio a cui molti si sono ispirati. Ovviamente la sua è una figura estremizzata, ma ha comunque molti aspetti profondi che vanno ben oltre la realtà e l'attaccamento alle cose materiali. La figura di Don Cisciotte è solo apparentemente folle e buffa, in realtà nasconde profonde simbologie morali e sociali. Per esempio il fatto che tutte le sue imprese sono dedicate ad una donna, ricopia quello che facevano realmente i cavalieri centinaia di anni prima; però la sua visione distorta della realtà gli solamente credere di compiere queste grandi imprese, come non capisce che la gentile dama a cui si dedica è solo un'oparaia.

Don Chisciotte non è quindi solamente un folle, ma in lui si cela una disperata ricerca di tornare ai vecchi costumi dove valevano l'onore ed il coraggio di un cavaliere che vivevano esclusivamente per il sentimento d'amore verso la propria dama. Questa distorta visione della realtà fa sì che lui scambi dei mulini per giganti, delle locande per castelli ed una ciotola da barbiere per un elmo. Ecco quindi che alla apperente comicità del personaggio si contrappone una drammaticità nella ricerca dei sentimenti nobili ormai scomparsi e sopraffatti da sentimenti e attaccamenti molto più materiali.

Questi sentimenti sono poi concentrati ed estremizzati nel "fedele scudiero" di Don Chisciotte, Sancio Panza. Ecco quindi che si forma un bionomio fra due mentalità completamente opposte: una è interamente orientata all'elevazione dello spirito, all'amore ed alla nobiltà d'animo; l'altra è una mentalità sicuramente più realistica ed orientata ai bassi piaceri della vita quali il mangiare, il bere ecc. È proprio questo conflitto e questa confusione che rendono il Don Chisciotte così attuale.

Il termine "tragicomico" indica un tipo di testo immediatamente comico e buffo ma con dei risvolti drammatici, che dietro le apparenze mostra una realtà tutt'altro che comica. Per questo motivo la definizione di "tragicomico" si adatta bene al romanzo di Cervantes, in quanto dietro l'apparente comicità del personaggio si nasconde un uomo generoso e folle nel suo sogno d'instaurare un mondo dove trionfino la giustizia e i sentimenti magnanimi.

Attualmente le varie espressioni relative a Don Chisciotte non sono certo considerate "complimenti"; un "Don Chisciotte" è una persona ingenua, un illuso che crede di poter fare un qualcosa che in realtà è impossibile. In realtà, vedendo il bicchiere mezzo pieno, possiamo definire un "Don Chisciotte" uno che non è legato semplicemente ai piaceri della vita, ma vede qualcos'altro qualcosa di molto più nobile del cibo, del profitto o dei fabbisogni giornalieri. Anche queste persone sono quindi indispensabili alla storia dell'umanità proprio come le persone più veniali, così il tutto crea un perfetto equilibrio.

NOTE SULL'AUTORE:

Cervantes Saavedra, Miguel de narratore, commediografo e poeta spagnolo (1547-1616). Militare di carriera, combatté nella battaglia di Lepanto (1571) rimanendo ferito alla mano sinistra. Nel 1575 fu catturato da corsari turchi e rivenduto come schiavo ad Algeri. Tornato in Spagna, visse un'esistenza infelice, amareggiata anche dal carcere. L'opera maggiore, il Don Chisciotte della Mancia (1605-1615), primo romanzo dell'epoca moderna, è lo specchio della crisi della sensibilità e delle più alte idealità rinascimentali, a fronte del disinganno emergente dell'età barocca. Il suo eroe, per perseguire i propri ideali di giustizia e nobiltà, ha dovuto smarrire il senso della realtà e degli uomini. Fra le altre opere, il romanzo pastorale La Galatea (1585), le Novelle esemplari (1613), il poema Il viaggio al Parnaso (1614), Otto commedie e otto intermezzi nuovi (1615; fra cui La grotta di Salamanca, Il teatrino delle meraviglie), I travagli di Persile e Sigismonda (1616, postumo).