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Riassunto del 'Faust' di Goethe
Volume I
Prologhi
Dedica
Prologo sul teatro: Direttore - Poeta. Il direttore è avido di guadagno, il poeta difende i diritti del genio e ha simpatia per l'improvvisazione e vuole preparare il pubblico all'apparente disorganicità del Faust.
Prologo in cielo: Mefistofele - Dio ® accordo. Mefistofele può tentare come vuole Faust, ma Dio è convinto che non ci riuscirà. Entrano nuovi elementi: la lotta tra l'Io e la natura.
Prima parte della tragedia
Notte: Faust si rende conto di non sapere nulla ®
desiderio di reagire alla conoscenza libresca per avviarsi, staccandosi
dall'illuminismo, verso una conoscenza intuitiva per svelare l'essenza della
natura. Vuole arrivare alla chiarezza. Invoca lo Spirito della terra, ma si
conclude in una sconfitta perché sente ancor più dolorosamente la distanza tra
l'uomo e Dio, tra la creatura finita e l'infinito. Viene rispinto entro i
limiti delle sue umane possibilità, come castigo di essersi creduto simile a
Dio. Dialogo con Wagner (studente) che vorrebbe sapere sempre di più. Wagner è
il rappresentante della decadente tradizione della retorica umanistica e di
alcuni aspetti della letteratura del tempo.
Più tardi, solo decide di suicidarsi, per rientrare nell'universale,
nell'infinito. Il desiderio di vivere e l'aspirazione di fondersi con il tutto
sono in Goethe spesso uniti con il senso della morte. Faust crede l'inferno una
creazione umana. Gli angeli evocano in lui il periodo felice della sua
giovinezza e lo fermano.
Streben: impulso che non lo
abbandonerà mai, come energia vitale e positiva. Allo Streben di Faust, che è desiderio di andare sempre oltre i
risultati delle proprie esperienze, si oppone il Genus di Mefistofele, che è quasi voluttuosa pigrizia di appagarsi
in quello che è.
Fuori della porta della città: giovani a passeggio.
Inquietudine di Faust contrasta con la pacata esistenza di Wagner e il
primitivo viversi della folla. Faust si rivolge agli spiriti dell'aria perché
lo strappino alla sua chiusa esistenza.
'Due anime abitano nel mio petto,
l'una si vuol separare dall'altra'. ® Faust è ormai fuori dal dualismo cristiano: cielo / terra, Uomo / Dio,
natura / spirito. Il suo dualismo è dentro di lui. Ecco le due anime. Una lo
avvince al mondo sensibile, l'altra verso l'infinito e il divino.. il diavolo è
un po' la voce della prima anima, ma Faust sa che la seconda avrà il
sopravvento.
Faust vede un cane ® Mefistofele
Studio: dal cane si sviluppa Mefistofele. Non appare a Faust perché è stato evocato, ma per il discorso del prologo in cielo. D'altro canto Faust non aveva invocato il demonio, ma gli spiriti che stanno tra cielo e terra. Mefistofele gli si presenta come un diavolo come tutti gli altri.
Studio: patto. Faust accetta le condizioni di
Mefistofele e questi crede che vincerà la scommessa saziandone il corpo e
l'animo di brutali piaceri. Faust, poco preoccupato di com'è l'aldilà perché
non crede all'aldilà tradizionale, si sente legato alla terra e vuole vivere
qui la sua esperienza, è anche convinto che non potrà mai arrivare a una
dichiarazione che indichi soddisfazione e sazietà nel suo animo perché non
crede nemmeno a queste possibilità. Nell'accettare il patto egli accetta anche
il patto con se stesso: non soggiacergli. Faust si ribella al suo tempo e alla
cultura. Solo se Mefistofele riuscirà a spegnere il suo desiderio di agire,
Faust sarà sconfitto. Ma sa anche che Mefistofele, per la sua natura, non può
capire l'essere umano nel suo alto tendere e gli chiede che gli può dare senza
illudersi. Faust arriva ad un impegno con sé stesso e contro Mefistofele: non
lasciar mai spegnere il suo desiderio di vita ® germe della vittoria finale di
Faust. Mefistofele, che gli consiglia di abbandonarsi ai piaceri della vita,
non lo comprenderà mai. (leggi pag. 83)
Faust - Goethe volta le spalle all'Illuminismo per abbracciare l'irrazionalità
dello Sturm und Drang: 'entro
qualsiasi costume sentirò sempre la pena di questa angusta esistenza terrena'.
Entra uno scolaro che rappresenta Goethe giovane di Lipsia.
Cantina di Auerbach a Lipsia: ambiente studentesco. Arrivano Faust e Mefistofele. Faust quasi non parla, il diavolo fa uscire il vino dal tavolo ma, quando inavvertitamente uno studente lo fa cadere per terra, si trasforma in fiamme.
Cucina della strega: Faust ringiovanisce, da questo momento è il personaggio principale.
Strada: inizia il dramma di Margherita il suo amore per Faust si risolverà in tragedia personale e creerà la distruzione di quella piccola società che prima la protegge e poi l'imprigiona. Faust è attirato da questo semplice mondo idillico e sente che ciò lo pone in urto con il suo Streben. Il contrasto non si risolve. Margherita rappresenta un po' tutte le donne amate da Goethe nella sua giovinezza. Egli vede in Margherita e nel suo agire una prova di quella forza irresistibile che è nella natura, e che avvince e domina anima e sensi. Lentamente il suo amore per Faust le farà superare tutte le barriere: la differenza sociale, religiosa, il ritegno morale per una notte d'amore senza matrimonio.
Sera: Faust e Mefistofele vanno a casa di Margherita, ambiente impregnato di castità e purezza. Faust vi lascia un cofanetto pieno di gioielli. Il suo desiderio sessuale si tramuta in amore. Lei lo trova.
Passeggiata: Mefistofele racconta a Faust che la madre ha portato il cofanetto al parroco ® condanna l'avidità della chiesa.
La casa della vicina: Margherita ha trovato un altro cofanetto e lo porta da Marta. Arriva Mefistofele, comunica a Marta la morte di suo marito e le fa la corte.
Strada: 'in breve tempo Margherita sarà vostra'.
Giardino: conversazione delle due coppie. Faust e Margherita molto innamorati, Mefistofele schiva le allusioni di Marta e lei insiste. Ogni dialogo tra Margherita e Faust è sempre più caldo fino ad arrivare alla dichiarazione d'amore.
Bosco e caverna: monologo di Faust, è una preghiera
di ringraziamento allo Spirito della terra che, attraverso il finito, il
terreno (l'amore per Margherita), ha costruito un legame con l'infinito.
l'amore gli ha insegnato anche che la conoscenza dell'infinito passa attraverso
il finito. Faust avrebbe raggiunto equilibrio, conoscenza e fusione con la
natura se non o turbasse la compagnia di Mefistofele, cui ormai è legato. Senza
Mefistofele ha stabilito con sé e la natura un rapporto diverso, gli pare
d'essersi purificato con l'aver frenato il desiderio di possedere Margherita.
Sopraggiunge Mefistofele che cerca di tramutare l'amore in passione, Faust si
rende conto che non la può frenare e vi si abbandona. Distrugge in sé ciò che
vi era di grande e nobile e distrugge anche l'ingenuità di lei.
Giardino di Marta: Margherita ha ormai deciso di darsi a Faust, sente che quello è il suo destino. Ma sente il bisogno che la loro unione sia dello spirito e della carne e s'informa sulla religiosità di lui. La religiosità di Faust è quella dello Sturm und Drang, una religione di natura. Margherita ha i primi dubbi sulla natura di Mefistofele. Faust le dà delle gocce da mettere nella bevanda della madre affinché dorma.
Alla fonte: è passato un po' di tempo. Margherita sa, anche se la sua colpa non è ancora visibile.
Bastione: Margherita non si può rivolgere a nessuno per conforto, nemmeno all'amato che è egoisticamente lontano.
Notte: Faust uccide Valentino, il fratello di Margherita, che vuole svergognare pubblicamente la sorella, poi deve fuggire dalla città.
Duomo: funerale della madre, che è morta per il narcotico senza potersi confessare. Margherita, senza madre, fratello e Faust, è completamente sola.
Notte di Valpurga: festa sensualmente pagana.
Mefistofele conduce Faust sul Brocken nella speranza che questi conosca la
lussuria e vi si abbandoni, ma Faust non vi si perde totalmente perché a
richiamarlo a sé c'è l'immagine di Margherita, simbolo della donna-amore. E'
questa che vincerà sulla donna-lussuria e lo richiamerà dall'abisso della
lussuria, volgendolo verso nuove esperienze.
La scena si divide in quattro parti:
salita di Faust e Mefistofele verso il Brocken;
rappresentazione della notte di streghe e lussuria;
partecipazione di Faust e Mefistofele alla danza volgare;
apparizione di Margherita;
Passano molti personaggi a cui Goethe ha dato un riferimento satirico (i malcontenti che si lamentano di tutti ma non fanno nulla per cambiare le cose, il poeta dilettante, i poeti modesti, Nicolai, i poeti della vecchia scuola, persone volubili, Lavater, Fichte, Kant, Jacobi, la scuola di Hume).
Giorno fosco, campagna: si ritorna all'azione. Faust scopre che Margherita è in prigione e vuole farla fuggire, offuscando i sensi del carceriere.
Carcere: Faust è lì per il suo dovere di uomo e per pietà, ma non più per amore. Soddisfatta la sua passione, vuole riprendere la sua ricerca. Lei lo capisce. In Margherita comincia ad affiorare il senso dell'errore commesso, per non vorrà seguirlo e dichiarerà la sua volontà di espiazione. Così si salva. Vede Mefistofele alle spalle di Faust e sente che lui è perduto. L'invocazione finale 'Heinrich, Heinrich!' è la promessa di un amore dopo la morte.
Seconda
parte della tragedia
In cinque atti
Atto Primo
Ridente contrada: è passato uno spazio di tempo indeterminabile. Faust si ridesta in mezzo alla natura serena e ridente. Sul tormento si posa la natura ristoratrice e rinasce a nuova vita, dimentica il passato. La voglia e la gioia di vivere lo salvano dal rimorso. Tutti vogliono fargli dimenticare quanto è successo. Cambia la sua visione della vita, non si slancia più verso l'infinito, ma accetta i limiti del reale, del finito, della conoscenza. L'uomo, pur aspirando al divino, deve limitarsi a goderne quanto di esso si manifesta in terra e vivere ed agire entro i limiti concessi all'umana natura.
Palazzo imperiale, sala del trono: Goethe giudica il mondo di corte con ironia, i suoi difetti, il suo falso splendore, le sue debolezze, senza che il rispetto per l'autorità venga meno. Mefistofele prende il posto del buffone.
Gran salone: mascherata di carnevale a corte, non ha un significato particolare, ma ha solo lo scopo di divertire. Faust appare vestito da Pluto, il dio della ricchezza come mezzo di creazione e attività umana, e Mefistofele da Avarizia. L'imperatore è vestito da Pan. Faust fa sgorgare un fiume d'oro dalla sua cassa, la barba dell'imperatore prende fuoco, Faust e Mefistofele dominano le fiamme e appaiono come salvatori.
Giardino di svago: con le sue arti magiche, Faust si è guadagnato i favori dell'imperatore. Grazie a lui i debiti dell'impero vengono salvati e si produce carta moneta.
Galleria oscura: è la prima delle tre scene che
culmineranno con l'invocazione di Elena. Elena si trova in un mondo che non è
quello di Mefistofele perché quest'evocazione non dipende dalla magia. Lei è
l'idea della pura bellezza e risiede in un mondo al di fuori di quello di
Mefistofele, presso le Madri. Elena sarà colei che apre a Faust un nuovo mondo
e lo avvia verso una nuova esperienza ed in essa lo accompagnerà. Goethe
considera il loro amore come un amore altissimo, nel quale anima e sensi
formano un'unità inscindibile. Le Madri ® la forma originaria e primitiva di
ogni forma vivente (mito creato da Goethe).
L'imperatore vuole che Faust invochi Elena e Paride, ma deve scendere dalle
Madri e Mefistofele gli dà la chiave. La sua impresa è vera e grande magia, non
di formule, ma di volontà d'animo. Entra in un mondo fuori del tempo, il mondo
dell'assoluto. Ritorna diverso, ha inizio qui il suo viaggio verso il divino
mondo della bellezza, che finirà con la morte di Elena.
Sale riccamente illuminate: intermezzo. Mentre Faust è dalle Madri, Mefistofele opera miracolose guarigioni.
Sala dei cavalieri: Faust torna, appaiono sul palco Elena e Paride. Frivoli commenti della folla egli vuole Elena, ma per poter arrivare a questa bellezza, dovrà compiere la lunga educazione estetica in Grecia. Nel suo rapimento, dimentica che tra il mondo della magia e quello della realtà esiste un abisso invalicabile, si illude di poter dominare con la chiave entrambi i mondi. Ma è un errore perché confonde il mondo degli spiriti con quello terreno. Faust nel voler difendere Elena dal ratto di Paride e nel volerla fare sua, viola questa legge. La catastrofe è inevitabile.
Volume II
Atto Secondo
Stretta stanza gotica con alte volte: Faust è presente solo con il corpo, ma la sua mente è altrove. L'evocazione di Elena e il tentativo di Faust di impadronirsene, mettono Mefistofele di fronte a nuovi problemi. Lo riporta nello studio dove strinsero il patto e, mentre Mefistofele si diverte con Wagner, ormai dottore inorgoglito e con il Famulus di lui, Faust sogna Elena.
Laboratorio: Wagner cerca di creare artificialmente un uomo. Wagner mette insieme gli elementi, Mefistofele gli soffia la vita ® Homunculus. Eredita da Mefistofele il piacere dello scherzo, da Faust il desiderio di fare. Ma per essere veramente vivo egli ha bisogno di una propria individualità, ha bisogno di divenire, di formarsi. E in questa ricerca di vita troverà la sua fine. L'anima di Faust è immersa nel mondo della classicità e non in quello nordico medievale.
Notte di Valpurga: questa scena costituisce il ponte necessario tra il laboratorio di Faust e l'esperienza con Elena, non più ombra evocata ma creatura viva. Faust, per arrivare a questo, dovrà passare per il terribile mondo mitologico greco. Vi è qui un dramma nel dramma.
Scena: Homunculus, Faust e Mefistofele giungono sui campi di Farsaglia.
Scena: Sfingi, Grifoni e Sirene li accolgono nel loro mondo.
Scena: lungo il Peneio inferiore, Faust ha la visione della nascita di Elena e si incontra con Manto, una Sibilla, che gli permette la discesa all'Orco.
Scena: lungo il Peneio superiore, Mefistofele si trasforma in Forciade, così può entrare ed essere accettato, nel mondo classico.
Scena: tra le rocce del mar Egeo si compie il destino di Homunculus. Egli vuole vivere una vita concreta, uscire dal vetro dove conduce una vita artificiale. Assetato di amore e bellezza si slancia verso la dea Galatea ma, nell'impeto, infrange il cristallo e muore. Homunculus sacrifica la sua vita spirituale e da questo sacrificio scaturirà la vera essenza della fusione corpo / spirito. Egli muore per diventare perché per vivere la sua assoluta spiritualità deve fondersi con la realtà. Anche nell'esistenza degli uomini, lo spirito per vivere e per dare vita, deve incatenarsi. Morire e diventare attraverso questo spirito sono la via alla vita.
Il Goethe espone qui le teorie sull'origine del mondo (polemica vulcanisti e nettunisti) e quelle sull'origine della vita. I vulcanisti ritengono che la crosta terrestre sia effetto dell'azione dei vulcani, i nettunisti che sia effetto dell'azione dell'acqua. Goethe inclinava verso i nettunisti Vi sono in queste scene, tre azioni singole e parallele.
Atto Terzo
Davanti al palazzo di Menelao a Sparta: Elena appare sulla scena avvolta da un'aura tragica, come un personaggio di Euripide. Goethe, scrivendo questo atto, pensava a una seconda grande esperienza d'amore di Faust, un'esperienza che fosse felice conquista spirituale della classicità e della bellezza, amore che fosse armonia di anima e corpo. Assistiamo qui ad una nuova vita di Elena e Faust in Grecia e, nella loro unione, vi è una simbolica unione del mondo classico-mediterraneo con il mondo nordico-romantico. Mefistofele-Forciade (rappresenta il mondo cristiano-occidentale) deve creare in Elena il desiderio spontaneo di seguirlo e rifugiarsi da Faust, per sfuggire alla vendetta di Menelao. Così Mefistofele e Faust appaiono come salvatori. Elena si avvia verso il castello, ciò vuol dire avviarsi verso un'altra vita e un altro tempo.
Cortile interno del castello: Faust e Elena si avviano alla loro fusione. Faust ha superato il suo stato d'inquietudine e si presenta in nobile compostezza e sicurezza di sé (ideale greco di Goethe). Ha compiuto la sua educazione estetica. Il suo spirito nordico ha preso possesso della sua grecità, di cui se ne arricchisce e non vi si perde, ma grazie allo spirito e non alla grecità, torna a vivere nuove forme. L'unione di Faust e Elena è l'unione del mondo umano e del mondo divino. Conducono uno stile di vita libero, secondo natura, fuori dalle convenzioni. Nuovo Faust è sicuro di sé. Vivono fuori del tempo e nella natura eternamente giovane. Arcadica felicità, ma Faust non potrà rimanere fermo a lungo.
Bosco ombroso (in Arcadia): il personaggio principale è Euforione, figlio di Faust e Elena. Del padre ha lo slancio verso l'infinito, il desiderio dell'amore, dell'azione e, della madre ha la bellezza. Ma in lui non è armonia, titanismo faustiano e classicità non sono in lui fusi in un tutto equilibrato. Predomina in lui l'elemento dionisiaco. questa sua natura è la causa fatale della sua morte (si ispira al Byron, quindi muore nella guerra di liberazione della Grecia, cioè volto verso l'azione, ma fermato dal suo tragico destino). Il suo destino determina quello degli altri, Elena muore, il coro si disperde e Faust muove verso le ultime esperienze.
Atto Quarto
Alta montagna: perduta Elena, Faust tende alla potenza e all'azione, alla realtà e alla vita. Come l'amore per Margherita, anche quello per Elena ha avuto fine. Dolorosa anche questa esperienza, ma più alta. Si chiude un momento della sua esistenza. Egli prende congedo dalla vita amorosa e, senza rimpianti e con virile decisione, inizia l'ultima esperienza, quella della vita attiva per sé e per gli altri. Mefistofele pensa alla gloria a vantaggio di chi la consegue. Faust persa a una grande azione fine a se stessa e Mefistofele non lo comprende. Faust è molto cambiato, un tempo la natura si identificava con il divino, ora egli vede nella natura un'energia che l'uomo può domare e rendere proprio strumento ® esperienza dell'azione e creazione. 'L'azione è tutto, la gloria nulla'.
Sui contrafforti: Faust partecipa alla guerra tra imperatore e antimperatore. Con l'aiuto delle arti magiche di Mefistofele combattono per l'imperatore schiere di spiriti e gli procurano la vittoria.
Tenda dell'antimperatore: l'imperatore sa benissimo che deve la vittoria alle arti magiche dei suoi due alleati, ma fa finta di credere che sia merito dei quattro principi e si affretta a ricompensarli. Faust viene investito del litorale dell'impero. L'imperatore nota che il suo impero è in declino, ha una forma di governo che crolla e i suoi principi lo derubano e non ha la forza di reagire. Ma Faust sta per iniziare quell'azione che creerà una nuova forma di vita sociale, un nuovo stato.
Atto Quinto
Paesaggio aperto: Goethe riprende l'episodio delle Metamorfosi di Ovidio, in cui Giove e Mercurio percorrono la Frigia e trovano ospitalità presso due coniugi Filemone e Bauci. A dimostrare la loro gratitudine ne cambiano la modesta casa in tempio e concedono loro la grazia di poter morire contemporaneamente. Filemone si trasforma in quercia e Bauci in tiglio. In questo episodio, un viandante naufragato venne salvato dai due. Torna a ringraziarli, ma al loro posto vi trova un'oasi di pace. Si nota come vi è un presagio di catastrofe, un nuovo mondo assale l'antico.
Palazzo: ormai la sua spiaggia è divenuta fiorente. Ma Faust è irritato perché di fronte al suo mondo creato dal nulla, meccanico, fabbricato e non divenuto, sta quello di Filemone e Bauci, idillico, sereno, lentamente divenuto. Il desiderio del possesso è più forte di lui, Mefistofele non capisce le sue inquietudini. Faust chiede a Mefistofele di far cambiare residenza a due vecchi, ma in cambio ha distruzione e morte. Vengono uccisi e sente che la colpa di ciò ricade su di lui. Viene colto da senso di colpa e pentimento. Mefistofele ha portato alle estreme conseguenze il suo desiderio di possesso. E così il titano Faust si fa uomo. Ritrova, ripudiando la magia, la sua umanità, i limiti della sua umanità e la sua libertà. Ora Faust può morire.
Notte profonda: Faust canta le lodi della vita e si esalta nella bellezza del mondo. Un'affermazione d'amore verso la vita. Notare quanto sia forte il contrasto con la descrizione dell'incendio, della distruzione e della morte con lo stato d'animo di Faust. Vi è la sua prima incertezza interiore. Il senso di colpa, il rimorso, il pentimento. Tuttavia si riprende.
Mezzanotte: la crisi di Faust si sta sviluppando, si sta allontanando dalla magia e lo conduce ad una reazione di fronte a Mefistofele e alle sue arti magiche perché si accorge che viene quasi sempre trascinato dove non avrebbe dovuto e voluto arrivare. Sente il desiderio di essere libero. La sua volontà di uomo si sostituirà al potere della magia. Ma non gli è possibile tornare com'era prima del patto ® lo assale un senso di tragica solitudine. Gli passa davanti la visione della sua vita, vita di cui non si pente. Il suo progredire interiore e il suo non appagarsi mai non si è placato e Faust riconferma il superamento del patto con Mefistofele. Le forze misteriose e demoniache che agiscono sull'individuo e ne turbano l'armonia sono anche fonte di grandi azioni. Gli uomini che hanno vissuto sotto il dominio della cura sono stati ciechi tutta la loro vita. Faust che non l'ha conosciuta le si oppone. Sarà ora cieco, ma è cecità solamente esteriore. Faust ha saputo vincere la cura perché per reazione, dentro brilla una luce. E lo spirito raddoppia le sue energie e tende all'azione con impeto giovanile. Con un abbandono alla vita pieno di fiducia e gioioso. Accetta la vita come un inevitabile susseguirsi di bene e di male, nei loro fatali limiti imposti a ciò che si può desiderare e volere. Di fronte ad esse l'uomo, pur accettandole, è libero e non cessa mai di guardare lontano, di tendere, di salire, di progredire nell'alterna vicenda di tormento e felicità. Così la vittoria di Faust sulla cura non sta nel respingerla o nell'ignorarla, ma nell'accogliere entro di sé questa accettazione della realtà senza che, spenta la luce degli occhi, si spenga quella dell'anima.
Grande cortile antistante al palazzo: dopo che Faust
si è staccato da lui, Mefistofele è divenuto solo sorvegliante. L'ultimo Streben del vegliardo, creare uno stato
dove vi regni e lo governi una libera cooperazione di uomini liberi, lietamente
operosi ® uno stato del XIX secolo à l'uomo del XVIII secolo (titanico,
egocentrico, estetico) cede di fronte a questo nuovo uomo. Quest'ultimo Faust è
più completo, più equilibrato e maturo nei suoi rapporti con gli altri uomini.
Mefistofele è sconfitto perché Faust si è salvato in virtù dello Streben, che annulla in lui l'errore e
lo incita a non fermarsi mai. Mefistofele lo fa morire perché crede di aver
vinto il patto. Ma ancora una volta dimostra di non aver compreso le ultime
parole di Faust, che non esprimono, come lui crede, il desiderio di attaccarsi
a qualcosa di terreno, ma nascono da una visione disinteressata e altruistica.
Sepoltura: Faust è morto. Il dissidio in lui (due anime nel suo petto) e quello simbolico (contrasto con Mefistofele) è finito. Il suo destino non è più entro i limiti della terra, ma oltre. Mefistofele non prende sul tragico la sconfitta. Si rassegna e deride la sua sciocchezza.
Gole montane: progressività del purificarsi e
affinarsi, nel volo degli spiriti, un salire verso l'alto. Gli angeli che
portano l'immortale Faust sono i più perfetti. La morte è il primo passo verso
la spiritualità, che si compirà per gradi. Affinché l'ultimo resto della sua
doppia natura cada e svanisca, è necessaria l'azione dell'amore divino e questo
si manifesta per tramite di Margherita. Così si apre all'immortale di Faust la
via alle sfere più alte. L'esperienza di Faust non si è compiuta, ma ne è
cominciata una nuova, oltre i limiti della terra. Uno Streben purificato. Faust aveva raggiunto in terra il grado estremo
del progredire, non poteva più andare oltre, la natura gli deve concedere
un'altra forma di esistenza, una forma adatta a quell'implacabile Streben.
Si chiude con il Chorus Mysticus, che sembra dileguarsi verso regioni al di là
della terra, dove l'uomo può elevarsi non con i suoi sensi ma solo con un volo
dell'anima
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