Riassunto de 'La Tregua' di Primo Levi
- Autore: Primo Levi
- Titolo: La Tregua
- Editore: Einaudi
- Luogo e data della pubblicazione: Torino, Aprile 1963
- Genere: Biografia
- Contesto culturale: storico (II guerra mondiale)
- Argomento fondamentale Le esperienze e le amicizie
compiute da Primo Levi durante il lungo viaggio di ritorno dal campo di
concentramento di Auschwitz
I russi erano arrivati e la
liberazione era ormai vicina. I primi a scorgere alcuni soldati russi furono
Primo e Charles mentre trasportavano il corpo di Somogy alla fossa comune. Il
giorno dopo giunsero numerosi polacchi che si misero a pulire e a riordinare le
baracche. Dopo un anno trascorso in Lager Primo venne liberato da parte dei
Russi; sfortunatamente, però, si ammala di scarlattina e viene ricoverato in
un'infermeria provvisoria allestita nel campo di Auschwitz. Primo conobbe
Henek, un ragazzo polacco di circa quindici anni, molto affezionato a un bambino
di tre anni di nome Hurbinek, il quale morì nei primi giorni del marzo 1945.
Durante la permanenza in infermeria Primo apprese da una partigiana slovena di
nome Olga che tutti i prigionieri che erano stati catturati con lui erano
morti. Primo venne dimesso dall'infermeria ma venne subito fermato da un ex
Kapo che cercava uomini per spalare la neve. Primo fuggi e si rifugiò in un
Block dove trascorse la notte, ma, il mattino dopo, si accorse di essere
capitato in un trasporto russo verso un nuovo campo di sosta. Primo si ritrovò
in viaggio verso Cracovia assieme ad un greco di nome Mordo Nahum. arrivati a
Cracovia i due amici trovarono rifugio presso una caserma Italiana dove regnava
l'abbondanza. Il giorno dopo andarono a lavorare al mercato dove riuscirono a
guadagnare qualche soldo vendendo camicie. I due amici partirono alla volta di
Katowice dove si separarono. Primo venne accolto nel campo di Bogucice,
comandato dal ragionier Rovi, che ospitava numerosi Italiani e lì conobbe
Leonardo, un medico reduce da Auschwitz. Primo riuscì a farsi assumere
nell'infermeria del campo: doveva registrare i nomi di coloro che si facevano
visitare; ma, dato che non capiva il polacco, gli venne affidata un'interprete
di nome Galina. Essendo stato assunto in infermeria primo aveva ottenuto il
lasciapassare per uscire dal campo e con l'avvento della buona stagione sentiva
il bisogno di andare in città. Primo aveva conosciuto Cesare durante la
permanenza ad Auschwitz e fra loro si era stretta una profonda amicizia. Una notte
la quiete del campo fu rotta: il mattino successivo ci sarebbe stata
un'ispezione e bisognava riordinare il campo. L'ispezione, però, venne soltanto
dopo una settimana. Primo e Cesare uscirono dal campo e si diressero in città.
Katowice era rimasta segnata dalla guerra ma la gente aveva ripreso la vita di
un tempo. Cesare decise di darsi al commercio e si mise in società con un certo
Giacomantonio, il quale gli procurava la merce da vendere al mercato. L'Aprile
del 1945 stava per finire; l'otto maggio sarebbe finita anche la guerra. A
Bogucice i russi stavano organizzando una grande festa per il giorno della fine
della guerra con spettacoli musicali e teatrali. La pace fu festeggiata anche
con una partita di calcio fra Italiani e Polacchi. Primo si ammalò di pleurite
ma riuscì a curarsi grazie all'aiuto di Leonardo e di Cesare che gli
procurarono le medicine necessarie. Primo divideva la camerata con una ventina
di persone: Cesare, il Trovati detto Tramonto, Cravero, il Ferrari, Leonardo,
il Moro, il signor Unverdoben e D'Agata. Un giorno venne l'annuncio che gli
Italiani sarebbero rimpatriati via Odessa: nel campo ci fu un esplosione di
gioia. Dopo l'annuncio tutti erano impegnati a raccogliere la loro roba e in
poche ore il campo si svuotò. Il giorno dopo tutti gli Italiani presero il
treno che li avrebbe portati ad Odessa. Il responsabile del convoglio era il
dottor Gottlieb e per merito suo gli italiani riuscirono a portare a termine il
viaggio. Il treno sostò per una notte a Leopoli, poi al tramonto del giorno
successivo giunse a Proskurov. A Proskurov Primo pernottò insieme agli altri
nella sala d'aspetto della stazione dove conobbe due ragazze di Minsk. Il treno
proseguì verso Zmerinka, nodo ferroviario a 350 Km da Odessa, ma gli Italiani
appresero una triste notizia: il treno non proseguiva più. Agli Italiani
provenienti da Katowice si aggiunsero anche altri seicento Italiani provenienti
dalla Romania. Dopo alcuni giorni di permanenza a Zmerinka Primo e gli altri
Italiani presero un treno diretto verso Nord. Dopo due giorni e mezzo di
viaggio gli Italiani giunsero in una località chiamata Sluzk dove trascorsero
dieci giorni in un complesso di caserme sovietiche abbandonate. Durante la
permanenza a Sluzk Primo incontrò Mordo Nahum. Gli Italiani, però, si dovettero
spostare a piedi in un villaggio chiamato Staryje Doroghi a 70 Km di distanza.
Primo, Cesare, Daniele, Leonardo e Unverdoben decisero di allontanarsi dal
gruppo per riprendere la marcia al mattino. Primo e Cesare andarono in un
vicino villaggio per barattare i loro piatti con un pollo. I due amici
riuscirono nell'impresa e mangiarono il pollo assieme agli altri. Il giorno
dopo sarebbero dovuti arrivare a Staryje Doroghi a piedi ma riuscirono a farsi
trasportare con il carro da un contadino del villaggio. Primo e gli altri
Italiani soggiornarono in un edificio chiamato 'Casa Rossa' ; un
tempo forse adibito ad uffici militari. Il grande complesso della Casa Rossa
comprendeva anche una scuola, un teatro, un'infermeria e una palestra. Primo
riprese a lavorare in infermeria e Cesare, intanto, aveva trovato il modo per
vendere il pesce che veniva fornito dai russi facendolo rendere di più, in
quanto vi iniettava dell'acqua con una siringa. Nella foresta vicino alla casa
rossa vi si erano trasferiti numerosi Italiani tra cui Cantarella, un marinaio
calabrese che fabbricava pentole. Grazie ad alcuni giorni di pioggia Primo si
poté procurare molto più cibo, in quanto nel bosco vi erano cresciuti numerosi
funghi. Mentre Primo stava lavando alcune pentole in un torrente vide un
giovane soldato russo che gli insegnò la sua lingua, permettendogli di avere
maggiori contatti con gli abitanti del villaggio. In infermeria Primo rivide
Flora una donna che era stata prigioniera in Auschwitz e che molto spesso gli
aveva procurato del cibo. Nel teatro della casa Rossa, per alcune serate era
stato allestito da alcuni ambulanti un cinematografo e nei giorni successivi
era stata organizzata una rivista Teatrale dagli Italiani 'rumeni'.
Un giorno giunse una macchina alla Casa Rossa. Dal' automobile scese un uomo in
divisa da ufficiale: era il Maresciallo Timosenko; il quale portò un annuncio
molto gradito agli Italiani: «Guerra finita, tutti a casa». Pochi giorni dopo
un treno di sessanta vagoni merci era pronto per trasportare gli Italiani nella
loro patria. La direzione del treno era incerta: all'inizio si diressero verso
nord, ma, successivamente, il treno si diresse verso sud, ripercorrendo
nuovamente il percorso fatto durante il viaggio da Zmerinka a Sluzk. Durante la
sosta in un piccolo villaggio, Cesare, riuscì a vendere un anello di ottono
spacciandolo per oro ma, fortunatamente, riuscì a sfuggire al contadino che si
era accorto della truffa. Giunti ad un villaggio di nome Kazatin il treno si
fermò, primo scese e in stazione incontrò Galina, la sua interprete durante la
permanenza a Katowice. Il treno continuò la sua corsa fino ad arrivare a Iasi,
in Romania. Dopo una sosta a Iasi il viaggio proseguì verso sud ma
successivamente il convoglio si diresse verso sud. Dopo sei giorni di sosta in
un villaggio chiamato Curtici Cesare decise di lasciare i suoi compagni:
avrebbe preso un treno per Bucarest e sarebbe tornato a Roma in aereo. Il
viaggio proseguì in Ungheria e nel vagone di Primo c'erano due uomini in più:
Vincenzo e il quattordicenne Pista. Il convoglio giunse a Vienna e proseguì
verso St. Valentin, dove gli Italiani passarono sotto la scorta degli
Americani. Proseguirono verso l'Italia passando per la Germania fino a giungere
al campo di Pescantina, presso Verona, dal quale ognuno proseguì per la sua
strada. Primo prese un treno diretto a Torino e riuscì a ritrovare la sua casa
e i suoi familiari pur restando profondamente segnato dalla sofferenza del
Lager.