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Relazione letteratura italiana del '900 - Cesare Pavese, "la luna e i falò"




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Relazione letteratura italiana del '900



AUTORE: Cesare Pavese


TITOLO: "la luna e i falò"


GENERE LETTERARIO: Romanzo


VITA DELL'AUTORE: Pavese nasce nel 1908 a S.Stefano Belbo, in provincia di Cuneo. Qui il padre, Cancelliere del Tribunale di Torino ha un piccolo podere che per tutta l'infanzia sarà per il figlio Cesare il luogo, riveduto poi nel ricordo, delle sue vacanze estive. Si laurea in lettere a Torino, sede dei suoi studi superiori. Nel 1931 muore la madre. Intanto insegna in vari istituti medi statali, ma poichè non è iscritto al partito fascista, deve ripiegare sugli istituti privati. Nel 1933  inizia a lavorare insieme a Carlo Levi, Massimo Mila, Leone Ginzburg ed altri alla Casa editrice Einaudi. Nel 1935 viene arrestato perchè coinvolto in attività antifasciste. Condannato al confino a Brancaleone Calabro, vi resta fino al Marzo del 1936. Inizia intanto a registrare un diario che sarà pubblicato postumo. Al ritorno dal confino sfiora il suicidio. La donna amata si era sposata alcuni giorni prima. Purtroppo esce con scarso successo la raccolta di poesie, composte e perfezionate al confino, dal titolo 'Lavorare stanca'. Scrisse molti libri e l'ultimo fu "la luna e i falò". Il 27 Agosto 1950 viene trovato morto in una camera dell' Hotel Roma di Torino. Si è suicidato.


TRAMA: Finita la guerra il protagonista (di cui si dice solo il soprannome di ragazzino Anguilla) torna quarantenne nella sua terra, le Langhe, abbandonata vent'anni prima per cercare fortuna in America. Molte cose sono cambiate, ma i luoghi (Il paese, la collina, le cascine, le vigne, il fiume) sembrano gli stessi e inducono così a tornare con la memoria all'infanzia.
Egli era stato allevato con la mesata (il sussidio mensile) che passava l'ospedale di Alba per i trovatelli adottati e sfruttati nei campi dalle famiglie contadine nella cascina di Gaminella. Ora lì abita un'altra famiglia di dannati, quella del Valino, il vecchio mezzadro incattivito dalla fatica e dalla povertà. Anguilla fa amicizia con suo figlio, Cinto, un ragazzino sciancato e solitario; e ritrova Nuto, falegname e 'memoria storica' del luogo, con il quale rievoca le storie e i personaggi della comune adolescenza.
Ma Nuto ha partecipato alla guerra partigiana, ha vissuto il dramma della guerra civile, l'odio, i processi sommari, le esecuzioni, gli occultamenti dei cadaveri; e non ne parla volentieri.
Qui si intrecciano le storie: la giovane figlia del padrone della Mora, la grande cascina dove Anguilla era passato a servizio dopo la morte del padre adottivo, la più bella e affascinante delle tre sorelle che animavano con la loro spensierata vitalità la vita della cascina, aveva collaborato con i repubblicani e i nazisti, infiltrandosi come spia tra i partigiani; scoperta, era stata fucilata e il suo corpo bruciato sulla collina.
Ma un altro rogo scoppia: è Valino che, impazzito, stermina la famiglia, dà fuoco alla cascina e quindi s'impicca. Solo Cinto riesce, fortunosamente, a salvarsi e Anguilla lo affida a Nuto prima di ripartire.


AMBIENTAZIONE: Le vicende narrate si svolgono in Piemonte nelle colline delle Langhe.


ANALISI PERSONAGGI:Il personaggio principale è Anguilla: un orfano che lavora per una famiglia di contadini solo per ricevere cinque lire al mese. Tornato ricco dall'America nel paese d'infanzia, scopre che il posto è cambiato, che le persone amate sono morte: solo il paesaggio è rimasto intatto col passare del tempo. Capisce però che anche la mentalità della gente non è cambiata. Egli poi conosce Cinto, un bimbo che gli ricorda la sua infanzia. Il suo viaggio non è propriamente materiale ma è più un viaggio nei propri ricordi e nei propri sentimenti. Ora lui è ricco ma dentro si sente sempre un povero contadino. Egli ripensa all'amore verso le due padroncine Irene e Silvia, ci narra la loro adolescenza, ripensa alla concezione del mondo per lui chiuso in quel paesino. I ricordi belli dell'adolescenza si mischiano ad amari e crudeli avvenimenti del presente, i nuovi falò utilizzati per uccidere e distruggere cadaveri indicano la crudeltà e l'insensibilità di una guerra. Una volta quei falò erano oggetto di divertimento per le feste paesane.

L'amico d'infanzia di Anguilla è Nuto. Il protagonista voleva essere come lui, Nuto era il suo modello e quando ritorna egli scopre con meraviglia di essere simile a lui. Nuto resta un suo punto di riferimento, l'unica persona a cui chiedere consiglio e l'unico suo confidente sugli avvenimenti accaduti mentre era lontano. Nuto è spesso protagonista dei suoi ricordi e dopo tanti anni non lo trova affatto cambiato.

Abbiamo poi la figura di Cinto: egli è un bambino zoppo e solitario che viveva con il padre, la zia e la nonna ammalata nella cascina dove visse Anguilla. Grazie a questo bimbo egli ripercorre la sua infanzia povera e ricca di miseria, allietata dalla presenza delle sue sorellastre e della sua matrigna, mentre Cinto non aveva neppure questo "privilegio"; Cinto fu preso subito a cuore dal protagonista anche per il suo difetto fisico, cerca di aiutarlo e di renderlo felice facendogli conoscere il fascino di nuovi mondi. Cinto vive con la incubo del padre violento che incendiò la cascina e uccise la cognata e la madre, cancellando l'ultima testimonianza dell'infanzia di Anguilla.

Silvia è la maggiore delle due sorelle verso cui Anguilla ha sempre provato un sincero affetto. Lei è vivace, vitale, dinamica, una ragazza che non teneva conto delle regole. Sempre oggetto di corteggiamenti, viveva la vita godendone ogni attimo e agendo in maniera troppo precipitosa, cosa che la trascinerà alla morte. Il protagonista ci racconta le sue avventure amorose con molti uomini. Silvia aveva una grande forza di volontà,ma  rimane incinta e muore a causa di un'emorragia.

Irene è l'opposto della sorella: calma, tranquilla, attenta e saggia riflessiva, giudiziosa ragazza dolce e paziente. La vita di Irene, rispetto a quella della sorella, era priva di originalità e irrilevante. Era una pianista molto brava,suonava questo strumento con perfezione ed aveva una passione per la musica.Come la sorella morì giovane, dopo aver sposato un uomo spregevole e rabbioso.

L'ultima è Santa, sorellastra di Irene e Silvia. Una ragazza stupenda, bellissima. Lei, incontra numerosi fascisti, diventa una spia dei partigiani. Viene assassinata, perché comunicava importanti informazioni ai seguaci del fascismo. Santa era caratterialmente come la sorellastra Silvia, ma nello stesso tempo falsa e meschina.


TEMATICHE: Questo romanzo ci presenta un intreccio rappresentato dalla sua particolare struttura, che si basa sulla mescolanza di tempi differenti, di presente e di passato, di fatti e avvenimenti dei quali il protagonista è ora spettatore e di memorie e ricordi del passato.

Si può dire che la narrazione è divisa in tre grandi blocchi: nella prima parte emerge attraverso la rivisitazione dei luoghi ( oggetti, colline, cascine ) fatta o da solo o in compagnia di Nuto, l'amico d'infanzia ritrovato. Il più lontano passato di Anguilla che egli ha trascorso nel casotto di Gaminella 'a servizio' di una misera coppia di contadini; ora, ai suoi vecchi padroni è subentrato il Valino ma Anguilla ritrova gli stessi aspetti delle cose («la stessa corda col nodo pendeva dal foro dell'uscio la stessa pianta di rosmarino sull'angolo della casa») e la stessa miseria di una volta e in un povero ragazzo denutrito, Cinto, figlio del Valino, Anguilla rivede se stesso. Ed intanto col recupero del passato si intreccia il presente: le beghe di paese, il clima di restaurazione politica del finire degli anni.Quindi sorge un rapporto netto tra il presente e i ricordi del passato. Il secondo blocco narrativo è soprattutto centrato sul tempo, il quale riemerge attraverso dialoghi con Nuto, trascorso da Anguilla presso un altro podere, La Mora, e nella memoria del protagonista ritornano i ricordi collegati alle tre figlie del sor Matteo (un benestante con «la palazzina rosa in mezzo ai suoi platani secchi»), le 'signorine' idoleggiate da lontano, sentite come incarnazioni di una femminilità sconvolgente ma, per il trovatello 'a servizio', irraggiungibile. Segue poi l'ultima parte, che oppone al fantastico recupero del passato un tragico presente: si apre col capitolo che dà notizia del gesto disperato del Valino che appicca fuoco alla cascina e si impicca, e continua con la rievocazione dal disastroso destino delle figlie del sor Matteo, una delle quali, Santa, diventata spia dei fascisti e viene fucilata dai partigiani. Sul cadavere, racconta Nuto, «ci versammo la benzina e demmo fuoco. A mezzogiorno era tutta cenere. L'altro anno c'era ancora il segno, come il letto di un falò».

Pavese opera all'inizio degli anni Quaranta delle meditazioni che lo portano alla valorizzazione delle primarie esperienze, che per ogni essere umano si collocano nell'infanzia, il periodo in cui nascono le premesse per affrontare la vita. Lo scrittore attraverso questo ritorno alle "radici" del passato ci mostra il mondo dell'infanzia di Anguilla. Al ritorno dall'America tutto è cambiato e tutto è uguale: ci offre la conoscenza della condizione umana. Un tema presente è la morte.


OSSERVAZIONI SULLO STILE: Pavese ha una visione allegorica delle cose e dei ricordi, usufruisce di metafore per creare un ritmo quasi poetico. Questo romanzo presenta uno stile tipico del neo-realismo: uno stile elegante e brillante nello stesso tempo. Egli adotta forme sintattiche del parlato e forme lessicali tipiche del dialetto, ma conserva pur sempre un andamento letterario. Il componimento è caratterizzato da dialoghi sintetici e spezzati, dall'uso moderato di aggettivi qualificativi e infine è lampante l'uso di frequenti flash-back che si inseriscono nello sviluppo della narrazione suscitando nel protagonista vivissimi ricordi dell'infanzia lontana.


TECNICHE NARRATIVE: La struttura del romanzo comporta per il protagonista-narratore la tecnica della mescolanza del tempo, il continuo rapporto tra presente e il passato. Viene utilizzata una rappresentazione realistica del presente con una precisione di dettagli, mentre una rappresentazione sentimentale per il passato con una tonalità di pietosa malinconia.


COMMENTO E CRITICA PERSONALE: Il romanzo è piacevole e scorrevole da leggere nonostante Pavese vada ricercando una perfezione stilistica e quindi utilizzi un linguaggio non semplice. Significativi sono i dialoghi tra Nuto, l'amico d'infanzia del narratore ed il narratore stesso per come riescono a tornare con la mente al passato con un dialogo attivato al presente, ad esempio come il ragazzino Cinto, nel quale il protagonista vede se stesso in tenera età. Importante è anche il rapporto tra presente e il passato:la mescolanza di ricordi e di avvenimenti nuovi ma che richiamano sempre all'infanzia del protagonista. Il tempo si fonde con il paesaggio: è un tempo che muta, un tempo irrequieto quando vengono trattati temi bellici sulla Resistenza.

Questo romanzo è ricco di segni allegorici, di motivi autobiografici, di espressioni prestigiose.


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