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RELAZIONE: I MISTERI DELLA JUNGLA NERA
I misteri della jungla nera è un' altro romanzo della collana Salgariana che tanto ci appassiona con le storie di terribili cacciatori, pirati, predatori.
La storia di Salgari questa volta si svolge sul delta del Gange, in una jungla nera:"dove il buio è popolato di giorno da un silenzio funebre e da un frastuono di urla, ruggiti e sibili che gela il sangue".
Ed è proprio in questo sfondo oscuro e misterioso delle Sunderbunds indiane che vivono il 'cacciatore di serpenti ed eroe solitario' Tremal Naik e il suo fedele compagno Kammamuri.
Tremal Naik incontra una misteriosa fanciulla, figlia di un ufficiale inglese, e se ne innamora.
Questa ragazza di nome Ada Corisbant, una giovane anglo-indiana un giorno viene rapita dai thugs, fedeli della dea Kalì, che vogliono ucciderla per offrirla in sacrificio alla dea della morte e della distruzione.
Tremal Naik, viene preso con le mani nel sacco mentre cerca di liberare Ada, e viene pugnalato dal capo dei sanguinari, Suyodhana, ma la ferita non è mortale e così Kammamuri lo porta a casa sano e salvo.
I due coraggiosi ritentano l'impresa, ma questa volta vengono fatti prigionieri.
Suyodhana decide di lasciarli vivi, in moda da poter servirsi di Tremal Naik per eliminare il capitano inglese MacPherson, temuto moltissimo dai thugs.
Dopo molte avventure, in cui rischia più volte di esser fatto prigioniero dagli inglesi, Tremal Naik è sul punto di dare il colpo finale a MacPherson, però per caso, scopre che è il padre di Ada.
Così i due diventano complici , sbaragliano i thugs e liberano la ragazza.
Il libro però si conclude con le minacciose parole di Suyodhana, che era riuscito a fuggire all'attacco di Tremal Naik: 'Andate! Ci rivedremo nella jungla.'
"I misteri della jungla nera" altro grande romanzo di Salgari Emilio(Verona1862-Torino1922).
I libri di Salgari ebbero davvero tantissime tirature,ciò può spiegarci le ottantamila copie in pochi anni. Alcuni vennero anche adattati per il teatro e furono oggetto di scambi cinematografici.
Fra i suoi romanzi più celebri ricordiamo: I misteri della jungla nera(1895), Il Corsaro nero(1899), I pirati della Malesia(1896), Le tigri di Mompracem(1901), Le due tigri(1904).
"La sua produzione è caratterizzata da una vena narrativa colorita e fantastica ma immediata e da una capacità di tradurre in psicologie semplificate i sentimenti elementari dell'onore, dell'amicizia e della giustizia, con una palese critica a certi aspetti del colonialismo".
Il Gange questo grande fiume.» inizia così I misteri della jungla nera, romanzo d'avventura che inaugura nel 1895 il ciclo de "I pirati della Malesia".
In realtà, in questo romanzo, l'eroe non è il pirata di Mompracem, ma Tremalnaik, il bengalese, che ha il compito di liberare la splendida inglese Ada Corisbant, rapita dalla feroce setta degli strangolatori, i Thugs, che vogliono farne la nuova Vergine della Pagoda, l'incarnazione terrena della dea Kalì.
In questa impresa Tremalnaik, il quale si era macchiato in passato di aver aderito alla setta dei sanguinari Thugs, è in compagnia del servitore maharatto, Kammamuri, della tigre Dharma e di un coraggiosissimo cane.
Il nemico da sconfiggere è il perfido Soyudana, la "tigre dell'India", capo dei Thugs.
Al termine di una serie di incredibili avventure, questi riesce a liberare Ada, di cui è pazzamente innamorato tanto da rischiare più volte la propria vita e quella dei suoi compagni.
Questa è una di quelle opere, assieme a poche altre come Moby Dick o l'Odissea, che tutti conoscono senza averla mai letta.
Sono i libri che ci sono stati letti quando eravamo ragazzi e che ci hanno lasciato una traccia indelebile:«perché lasciano un forte sentimento della letteratura», come scrisse Claudio Magris parlando dei libri della sua vita. «Di qualsiasi letteratura, come racconto orale, in cui ciò che conta è una storia che si sente raccontare, che poi si racconta a qualcun altro e in cui non ha importanza chi sia l'autore».
I misteri della jungla nera, come tutti i libri di Salgari, rappresentano l'incontro con il romanzo d'avventura che, al di là delle mirabolanti imprese, offre il senso del viaggio come simbolo della vita, di «quella sortita all'aperto che ognuno di noi prima o poi deve fare».
Questo romanzo di Salgari per molti critici sembra essere la reincarnazione di "Le Juif errant"(1845) dello scrittore francese Eugène Sue, questo autore aveva fatto conoscere così i Thug indiani al pubblico europeo.
Però il titolo imitativo non nuoce al romanzo.
Altra cosa curiosa che troviamo nel titolo p la scelta della "j" al posto della più ortodossa "g", in questo modo c'è più riferimento a un mondo esotico e si dimostra che per Salgari "Jungla Nera" è un nome topografico e non solo una descrizione.
Infatti l'accurata scelta della parola nera, colore della morte,
richiama la trama imperniata sui
Thug, setta dedita appunto alla morte.
L'iconografia classica della dea Kalì a cui Salgari fa riferimento, la ritrae mentre sporge la sua lingua rossa di sangue, vestita di un perizoma di mani amputate e di una collana e di una collana di teschi umani: una delle sue quattro mani brandisce una spada e un'altra la testa mozzata di un gigante.
Il tatuaggio sul petto dei Thug è un messaggio di pericolo però non ha nessun fondamento storico.
Invece il marchio usavano inciderlo gli inglesi sul viso degli appartenenti alla setta quando riuscivano a catturarli.
Infatti i Thug erano una secolare società segreta ma anche una setta religiosa, di cui facevano parte indù e musulmani, la loro attività era quella di commettere omicidi fulminei e perfetti.
Ai Thug però, nonostante che Salgari non lo dica, era proibito uccidere le tigri, infatti si dice che Kalì era la reincarnazione di una tigre mangiatrice di uomini.
In questo modo la figura di Darma, tigre addomesticata di Tremal-Naik risulta poco importante dl momento che pur lottando contro i Thug non può essere uccisa da loro.
I Thug credevano che nessuna tige li avrebbe uccisi, e questo rende ancora meno credibile la minaccia di Darma.
Però sia la tigre Darma che il cane Punthy creano un grande legale tra il cacciatore di serpenti e la giungla selvaggia e pericolosa in cui vive.
La vita di Tremal-Naike è messa in profondo contrasto con quella del capitano Macpherson:
il primo nella giungla e circondato da animali, il secondo nella villa piena di sipahi(soldati indiani al suo servizio).
Però questo non vuol dire che il tema di fondo del romanzo sia il colonialismo, perché la vera guerra che si combatte è quella tra l'indiano civilizzato e l'indiano selvaggio e fra il bene e il male.
Ovviamente Tremal-Naike non è inferiore e non deve essere oppresso perché non civilizzato, "quanto piuttosto un modello fisico e morale, forse più modesto, meno passionale e volubile di Sandokan, ma pur sempre un eroe d'ammirare"."E' il perfetto selvaggio nobile".
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