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Rapporti tra decadentismo e positivismo




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Rapporti tra decadentismo e positivismo

Il Decadentismo opera un vero e proprio capovolgimento delle prospettive scientifico-razionalistiche del Positivismo.

Si afferma un pensiero irrazionalistico, il rifiuto di ogni fiducia nel valore della ragione come strumento conoscitivo del mondo.

Contro il razionalismo positivistico si valorizzano anche le componenti volontaristiche della filosofia di Nietzsche, secondo cui la volontà di potenza è il tentativo dell'uomo di diventare superuomo attraverso il dominio sul caos e il disordine del mondo.

La suggestione delle teorie nietzschiane operò largamente sulla sensibilità decadente, conferendo una certa consistenza ideologica alle correnti dell'estetismo attraverso le quali si tentava di offrire giustificazione alle manie di grandezza di artisti più intenti a vivere una 'vita inimitabile' che ad approfondire la propria condizione umana (esemplare è il caso di D'Annunzio).

Si tende a considerare il mondo come caos indecifrabile su cui l'attività mentale dell'uomo si esercita.

Un'esperienza filosofica di notevole portata fu l'intuizionismo di H.Bergson.

Egli si opponeva al Positivismo con una revisione totale dei fondamenti gnoseologici.

Ogni pensiero razionalistico rpevede un impiego di categorie logiche che si riassumono nei concetti di 'tempo', 'spazio', 'causalità'.

Bergson definisce invece il concetto di 'durata', cioè la contemporanea presenza, nella nostra coscienza del passato e del presente, del ricordo che si proietta sul presente e lo condiziona, ce lo fa apparire in un modo o in un altro.

L'esaltazione del valore della coscienza è visibile nella soluzione che Bergson dà al problema della conoscenza: il senso più profondo della realtà noi lo cogliamo non lo l'intelligenza, che utilizza il concetto di causa e di effetto, ma con l'intuizione. Tutta l'arte decadente è contrassegnata dallo smarrimento delle coordinate logiche di spazio, tempo, causalità: crisi del figurativo nella pittura, della subordinazione sintattica nel discorso poetico, della trama in senso cronologico e causale nella narrativa.

Si cessa di credere alla possibilità di un mondo esistente al di fuori della coscienza e conoscibile dall'esterno.

E' finito per sempre il naturalismo, che vuol dire il mondo da una parte e l'io dall'altra; è nato invece il simbolismo, che significa rappresentazione attraverso le figure del mondo delle intime sensazioni o, all'inverso dissoluzione della coscienza all'interno delle cose naturali.

Il nuovo vero saggio è il poeta, non più lo scienziato.

Rapporti tra decadentismo e romanticismo

Tra Decadentismo e Romanticismo esistono assai più numerosi elementi di continuità che di opposizione.

Essendo, però, necessario stabilire un punto di diversificazione, possiamo riferirci a Baudelaire come al precursore della nuova sensibilità; e il nuovo che egli rappresenta rispetto alla sensibilità può essere indicato nella scoperta dell'inconscio.

Il Decadentismo, infatti, nasce quando si arriva all'identificazione di IO e MONDO, con la messa in crisi del realismo e del sentimentalismo che costituivano le fondamenta stesse del Romanticismo.

La parola inconscio è già in uso tra i romantici tedeschi, come terreno di incontro tra uomo e natura.

L' 'inconscio' romantico è sinonimo di 'interiorità', 'spirito del mondo', 'sentimento'; tutti questi significati sono percorsi da una fondamentale intonazione ottimistica, alimentati da agonismo e slancio sentimentale.

In Baudelaire l' 'inconscio' si è spogliato di ogni connotazione ottimistica e suscita inquietudine e sgomento.

Venuto meno lo slancio di superamento del reale, per cui l'eroe-poeta combatte per dei valori da raggiungere (la patria, l'amore, la religione, la libertà), l'uomo si trova in balìa di una solitudine senza rimedio.

Il Decadentismo nasce quando l'inconscio si spoglia di ogni illusione sentimentale e si presenta nella sua nuda funzione di ricettacolo degli istinti.

Le stesse forse prima sublimate nella dedizione a qualche causa (eroe-titano) o nella consapevole accettazione del dolore (eroe-vittima) ora riemergono nella loro brutale violenza.

Un'altra delle acquisizioni del Romanticismo, il concetto dell'io trova sviluppo e approfondimento nell'età decadente.Per i romantici la personalità rivendica la libertà, è tesa alla realizzazione di valori personali o sociali, si afferma nella lotta contro i limiti angusti del contingente, contro la meschinità, contro le strutture politiche e sociali reazionarie.

Ma nella lotta l'io si esalta e la solitudine e il dolore sono segno di un destino privilegiato.

L'individualismo romantico è positivo.

L'io decadente, al contrario, caduto l'entusiasmo per i valori romantici, ritiratosi l'artista dalla vita pubblica e dissociatosi dalla classe borghese in cui non si riconosce più, si scopre solo, smarrito e contempla sgomento il pullulare senza direzione delle pulsioni istintuali.

'Dalla ragione al sentimento, dal sentimento all'istinto': così Mario Puppo sintetizza efficacemente la parabola dall'Illuminismo al Decadentismo.

Occorre, però, intendere tale parabola non come progressiva degradazione, ma come progressiva conoscenza della complessità, ricchezza e miseria della condizione umana.


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