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Qualche appunto sul
Il termine Decadentismo è difficile da definire. Innanzi tutto è in discussione la stessa delimitazione cronologica del periodo che per alcuni critici interessa solo gli ultimi due decenni dell'Ottocento, mentre per altri si apre a gran parte della letteratura del Novecento.
Il decadentismo nacque in Francia contemporaneamente al realismo-positivismo, costituendo di fatto l'altra faccia della cultura degli anni 1850-60, una cultura di minore importanza all'epoca ma già grandiosa nelle sue realizzazioni. Raggiunse il suo culmine attorno agli anni 1885-90 ma non è facile stabilire un momento di chiusura poiché il malessere sociale che ne costituiva l'humus verrà riscontrato anche nel Novecento, fino ai nostri giorni.
Utilizzando il termine in senso più ampio possiamo definire il Decadentismo come l'insieme delle tendenze letterarie che caratterizzano - in ambito europeo - la cosiddetta'Letteratura della Crisi'.
In Francia con Decadentismo si intende la breve esperienza degli anni ottanta condotta attorno alla rivista 'Le Decadént' di Paul Verlaine ed altri poeti definiti "maledetti", mentre tutta la produzione letteraria prende il nome di Simbolismo.
In Inghilterra si designano con Decadentismo quelle esperienze letterarie che vanno all'incirca dalla metà del XIX° secolo fino all'opera di O. Wilde.
In Italia il termine assume un'accezione molto ampia.
Il nome deriva dalla rivista francese "Le décadent" e venne inizialmente usato in modo dispregiativo contro i poeti maledetti.
Il movimento storico letterario del Decadentismo ha infatti origine in Francia verso il 1880, nei cenacoli dei poeti bohémiens, che furono definiti decadenti in senso dispregiativo, dalla critica borghese, in quanto esprimevano la crisi dei valori e la perplessità delle coscienze.
In seguito il termine perdette la sua accezione moralistica e negativa e venne esteso per definire un movimento culturale e spirituale che segue alla crisi del Positivismo ed investe, nell'ampiezza e profondità delle sue implicazioni, la sensibilità ed il pensiero di mezzo secolo, interessando in modo decisivo tutte le esperienze artistiche del '900
Verso la fine dell'Ottocento aveva avuto inizio la crisi del Positivismo: la scienza, che dai positivisti era considerata infallibile mezzo di conoscenza del reale, di una verità cioè oggettiva e valida assolutamente, non era stata in grado, in realtà, di dare risposte circa le cause profonde dell'esistenza.
Il veloce mutamento della società -che si avviava a diventare "di massa" - aveva determinato grandi disagi, denunciati in parte dagli stessi naturalisti i quali, peraltro, avevano creduto nella possibilità di una narrazione impersonale ed oggettiva.
Il liberalismo fino a quel momento galoppante frenava la sua corsa, provocando timori nella classe borghese, fino a quel momento dominante e sicura in un continuo e irrefrenabile successo di quel modello economico.
Si stava invece verificando l'ascesa del "quarto stato" che metteva a dura prova, specie con partiti di massa organizzati (socialisti) il ruolo preminente della borghesia, sempre più chiusa nella difesa dei suoi privilegi.
Il modello economico, come abbiamo visto anche in storia, si trasformò in una concentrazione industriale-finanziaria che mirava al protezionismo e all'espansionismo coloniale. Nella nascente società imperialistica, i vecchi ceti medi si trovarono schiacciati tra la grande borghesia imperialistica ed il proletariato.
Gli intellettuali, provenienti dai ceti medi, persero la loro tradizionale collocazione e si percepirono, talora con motivazioni opposte, come sradicati; la letteratura non avrebbe più potuto porsi come modello di riferimento per la società in termini di valori e progetti.
Una soluzione alla perdita di punti di riferimento fu la fuga, diversamente motivata, da una società alienante. Il decadentismo fu dunque in qualche modo la risposta dei letterati alla crisi della borghesia liberale.
La crisi del positivismo.
Le spiegazioni della ragione e della scienza, dopo una stagione di ottimismo e fiducia, avevano lasciato insoddisfatte le istanze fondamentali dello spirito, e le leggi dello scientismo positivistico avevano di fatto soffocato entro rigidi schemi l'aspirazione dell'uomo per i valori spirituali.
Non si erano inoltre avverati né il progresso preannunciato dai positivisti, né l'affermazione della ragione. Al contrario, la realtà europea era travagliata da una profonda crisi: sotto la spinta delle esigenze determinate dallo sviluppo industriale, i maggiori stati europei conducevano una politica imperialistica di prepotenza e sopraffazione, alimentando pericolose tendenze nazionalistiche avverse alle istituzioni parlamentari. Manifeste espressioni di individualismo e di irrazionalismo contrastavano la fiducia nella ragione ed il culto della libertà, preannunciando il primo conflitto mondiale.
Il sentimento diffuso dominante è dunque quello di una crisi esistenziale che si va via via approfondendo nella prima metà del secolo, in seguito alle esperienze tragiche di guerre, dittature, rivoluzioni ed anche di scoperte scientifiche che mettono in crisi una civiltà millenaria e la visione stessa dell'uomo nella cultura occidentale (basti pensare alla nascita della psicanalisi che porta alla scoperta dell'inconscio o alla teoria della relatività).
Caduta dunque la fede nella libertà e nella ragione, si verifica un ritorno all'affermazione della volontà, della spiritualità umana e degli impulsi più segreti dell' animo contro gli aridi schemi della razionalità (anche in seguito alle scoperte di Freud). Il nuovo vero saggio è il poeta, non più lo scienziato.
Si opera quindi un vero e proprio capovolgimento della prospettiva scientifico-razionalista del Positivismo che giunge al rifiuto di ogni fiducia nella ragione come strumento conoscitivo del mondo. Il senso più profondo della realtà non viene cioè colto con l'intelligenza, che utilizza i concetti razionali di causa-effetto, ma con l'intuizione (Bergson).
Tutta l'arte decadente è contrassegnata dallo smarrimento delle coordinate logiche di spazio, tempo, causalità: si verifica infatti la crisi del figurativo nella pittura (a favore di forme diverse di astrattismo), della subordinazione sintattica del discorso poetico, della trama in senso cronologico e causale nella narrativa (vedi romanzo).
Di fronte alla decadenza avvertita come "irreversibile", gli intellettuali sono inevitabilmente portati ad un ripiegamento interiore, distogliendo l'attenzione dalla realtà "esterna"dei fatti per cercare una realtà più profonda, l'essenza delle cose e della vita.
Avvenne dunque un passaggio radicale dall'ambito storico sociale, in cui si erano mossi gli intellettuali di ispirazione positivistiva (vedi naturalisti), a quello tutto interiore dell'io. La tematica popolare e sociale viene quindi abbandonata; l'intellettuale decadente vive infatti la realtà urbana degradata e l'insopportabile arroganza del denaro che la nuova borghesia ostenta come una prigione da cui evadere per cercare nuovi mondi paradisiaci, come un inferno di abiezione e degradazione da rifuggire.
La cultura del decadentismo muove costantemente una critica al mondo borghese, di cui condanna la falsa morale, la grettezza intellettuale, la piattezza di vita.
Nuovi miti come l'"ARTE", "IL SOGNO", "IL MISTERO", "LA BELLEZZA", "L'ESOTICO", IL PRIMITIVO", "IL SATANICO" , "L'INNOCENZA DELL'INFANZIA" diventano allora diversi rimedi per evadere da un mondo gretto e trovare nuove avventure dell'anima e dello spirito.
Nuove figure di artista da questo momento si impongono in ambito letterario,:
il "Maledetto" (Baudelaire); il ribelle ed il veggente (Rimbaud); l'esteta (Huysmans, D'Annunzio); il superuomo (D'Annunzio); il fanciullino (Pascoli).
Movimenti letterari legati al Decadentismo.
Il Decadentismo è dunque un fenomeno complesso, polivalente nella sua multiforme tematica, nei suoi esiti artistici, nei suoi valori e disvalori, pertanto non c'è, come nel Romanticismo o nel Naturalismo, una poetica che faccia da punto di riferimento comune al variare delle singole esperienze.
Abbiamo piuttosto varie direzioni di ricerca, una proliferazione di poetiche, che possono in parte legarsi a due movimenti culturali della letteratura europea: il simbolismo e l'estetismo. Anche in Italia non è possibile ritrovare una corrente letteraria unificante, ma piuttosto poetiche individuali che si rifanno ai miti italiani: quella del «superuomo» in D'Annunzio, del «fanciullino» in Pascoli.Una reazione a questi miti, all'affermazione eroica dell'io, è rappresentata dalla poesia dei crepuscolari italiani che si rifanno ai temi del decadentismo francese.
Accomuna queste esperienze la ricerca di nuovi strumenti espressivi, il rigetto della cultura positivista e il rifiuto spesso aristocratico della società contemporanea in ciò che essa ha di abitudinario, di etica comune, di valori diffusi a livello di massa.
Riconducibile al decadentismo è anche il nascere delle avanguardie, cioè di movimenti che pur con grande diversità di poetiche, mirano alla sperimentazione di nuove tecniche espressive che, muovendo tutte da premesse irrazionalistiche, segnino una radicale frattura col passato e siano voce e testimonianza della consapevolezza della crisi. E' un'esplosione che dura suppergiù fino agli anni '30 e comprende le cosiddette 'avanguardie storiche': il futurismo, l'espressionismo, il dadaismo, il surrealismo.
Caratteristiche generali
Per attribuire all'arte i fini conoscitivi tipici decadentisti, era innanzitutto necessario ridare autonomia creativa all'artista (che, come abbiamo accennato, si fa ora «superuomo» ora «fanciullino» o «veggente») affinché non fosse ridotto a impersonale e freddo registratore della realtà, come avveniva nel Naturalismo; erano altresì necessarie nuove tecniche espressive per definire l'inesprimibile (non più l'obbligo dell'uso logico della parola, della sintassi, della punteggiatura).
Si abbandona perciò l'osservazione della realtà esterna per calarsi nell'animo umano, scandagliandone sentimenti, ansie, dubbi, passioni, aspirazioni, alla ricerca della più autentica verità interiore.
Gli aspetti fondamentali della concezione decadente sono di conseguenza il senso della realtà come mistero e la scoperta di una dimensione nuova dello spirito, quella dell'inconscio e dell'istinto, concepita come superiore alla razionalità. Si tratta essenzialmente di una rivolta antirealistica, che nega gli aspetti quotidiani dell'esistenza ed afferma la solitudine dell'individuo, esaltando l'io soggettivo e l'abbandono alla suggestione dei sensi che ci pongono in comunione diretta con le radici dell'essere. Sono alcuni motivi che vengono portati ad estreme conseguenze: il sentimento del mistero, l'irrazionalismo e l'individualismo.
Il poeta e la poesia
Allo scienziato che si è dimostrato impotente ad aprire la via della verità, si sostituisce il poeta che, per intuito arazionale, quasi per virtù magica, sa cogliere un senso, un perchè nel mistero indecifrabile delle cose.
La realtà infatti è inconoscibile, è una selva di simboli che solo il poeta può decifrare con immediatezza intuitiva (si vedano le "Corrispondenze" di Baudelaire); ma la vita non è più sentita come divenire e creazione progressiva di civiltà: è solo una successione di attimi e di rivelazioni improvvise in cui si realizza la fusione con l'ignoto, ed il resto della vita quotidiana è grigiore senza senso. Mentre l'individualismo romantico era giustificato nella sua realizzazione di valori personali e sociali, l'io decadente non ha nobili mete da raggiungere: caduta ogni fede nei valori tradizionali ed apertasi una dissociazione fra l'artista e la società, l'individualismo diventa solitudine, smarrimento, caduta e sgomenta contemplazione degli istinti.
Il poeta decadente ritiene che solo la poesia, per il suo carattere di intuizione immediata, possa attingere al mistero. La poesia quindi diventa la forma più alta di conoscenza. Caduta l'illusione positivistica di una realtà a se stante, interpretabile progressivamente dalla ragione, è la poesia a godere il privilegio di una maggiore possibilità di penetrare nel mistero delle cose: il poeta, attraverso la sua sensibilità, è in grado di penetrare nelle zone al di là della realtà dove non possono giungere le categorie razionali
Ma egli non rappresenta più immagini e sentimenti concreti, non racconta, non diffonde ideali: la sua parola sarà solo illuminazione momentanea del mistero, rivelazione attraverso la sua capacità evocativa e suggestiva. La parola non è più usata come elemento del discorso logico, ma assume la funzione di avvicinamento all'essenza misteriosa delle cose. Non si tratta quindi più del linguaggio come mimesi della realtà: realtà e linguaggio coincidono, sono la stessa cosa. La parola è come una musica che suggerisce, evoca, senza far ragionare, suscitando vibrazioni indefinite. Così è infranta ogni struttura intellettuale e sintattica e la poesia si fa frammento rapido, carico di significati simbolici che promuovono un'immediata partecipazione del mistero.
Il veggente
Nel 1871 A. Rimbaud scriveva una famosa lettera all'amico Demeny in cui esponeva la nuova estetica del 'poeta veggente':
'Io dico che bisogna essere veggente, farsi veggente. Il poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa, ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; cerca se stesso, esaurisce in se stesso tutti i veleni per serbarne la quintessenza. ineffabile tortura in cui ha bisogno di tutta la fede, di tutta la sovrumana forza, e dove diventa il gran malato, fra tutti, il gran criminale, il gran maledetto, e il supremo Sapiente! Infatti giunge all'Ignoto! Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più di qualsiasi altro! Giunge all'Ignoto. Egli ha un incarico dall'Umanità, dagli animali anche: dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue scoperte. Se quel che riporta di laggiù ha una forma, dà una forma: se è informe dà l'informe'
Il poeta non è più il vate romantico, coscienza e guida dei popoli, ma il veggente.
La caratteristica di fondo dello stile di questa poesia, pur nella varietà delle correnti e delle esperienze personali, è il ricorso all'analogia, che consiste in un accostamento delle immagini, non tanto per somiglianza naturalistica, quanto per comune appartenenza a nascoste significazioni simboliche. E' il linguaggio del sogno che viene utilizzato, non solo nella poesia decadente fa riferimento alle pulsioni della vita inconscia, ma anche nella narrativa. A livello di macrostrutture narrative (trama, personaggi, situazioni) il sogno ha insegnato ad utilizzare le condizioni di mancanza di spazio, tempo e casualità che gli sono peculiari. La poesia come illuminazione dunque (immagini intense e brevi senza il supporto di una trama narrativa) ed il simbolismo (poesia che suggerisce, attraverso i simboli, il senso arcano della realtà), sono i caratteri fondamentali della lirica decadente.
Nella narrativa, in conseguenza della crisi del rapporto io-mondo, si registra la fine del romanzo d'impianto naturalistico, con il conseguente scardinamento di tutte le strutture tradizionali (Svevo, Pirandello).
Le regole della poesia
La poesia decadente, a partire soprattutto dai maestri francesi, elabora nuovi canoni formali per giungere al ruolo di strumento di conoscenza attraverso la folgorazione, l'intuizione, il "deragliamento dei sensi".
Cancella quindi i tradizionali legami logici, le categorie (di tempo e spazio, di causa ed effetto) che per secoline avevano regolato la struttura.La parola poetica non è più solamente un mezzo di comunicazione ,ma ha il compito di evocare un mondo tutto fantastico Tra gli aspetti più significativi si possono ricordare:
il ricorso al simbolo affinché la parola poetica possa andare oltre i dati dell'esperienza quotidiana e ritrovare l'unità di fondo dell'esistenza. Gli oggetti, le parole stesse, le immagini divengono simboli evocatori di sentimenti, di stati d'animo, di idee, attraverso un misterioso legame di analogie. Per Pascoli, ad esempio, un libro sull'altana e sfogliato dal vento evocherà simbolicamente il mistero della vita tanto affannosamente e inutilmente indagato.(ma vedasi il celeberrimo esempio pascoliano del "nido")
l' uso della sinestesia :associazione inedita e analogica di due parole appartenenti a due campi sensoriali diversi. E'utilizzata per cogliere la realtà non più solo attraverso i canali percettivi pubblici (vista e udito) ma anche attraverso quelli privati (olfatto, tatto, gusto), in un reciproco gioco di corrispondenze;
Baudelaire: profumi verdi come praterie e
freschi come carne di bimbo;
Pascoli: "l'odore di fragole rosse"
la parola perde la sua funzione logica, strettamente denotativa ed è impiegata più per le sue valenze connotative; essa è liberata delle sue energie, nelle sue capacità di sprigionare sensi multipli, perché solo se lasciata vibrare nei suoi contenuti affettivi la parola potrà penetrare nelle zone oscure e misteriose dell'inconscio, fino a cogliere le sfumature della realtà e delle emozioni; Pascoli: la parola come espressione dei tumulti dell'anima
la sintassi è liberata di tutte le intelaiature che condizionano la parola; in tal modo essa può sprigionare tutte le sue energie;
Baudelaire: da
L'Albatro:
Per dilettarsi, sovente, le ciurme catturano degli albatri, marini grandi
uccelli, che seguono, indolenti compagni di viaggio, il bastimento che
scivolando va su amari abissi.
l'aggettivo deve tendere a cogliere l'emozione deve essere scelto per suggerire il mistero che avvolge gli oggetti e la vita;
la poesia deve tendere alla fusione tra tutte le arti accogliendo di ognuna le suggestioni più produttive; in particolare deve aspirare a farsi musica, la più alta e sublime delle arti.
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