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Primo Levi e il Neorealismo




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Primo Levi e il Neorealismo

Il Neorealismo

Il crollo del fascismo,l'esperienza della resistenza,il ritorno alla vita democratica incidono profondamente,a metà degli anni '40,sull'attività culturale e letteraria.Il dibattito politico-culturale ferve con particolare vivacità sulle riviste e i letterati cercano di ridefinire il loro ruolo di fronte alla mutata situazione politico-sociale:si riesamina la letteratura del ventennio trovandone difetti come ad esempio l'assenza di rapporti con la realtà.Si pensa e si tenta una nuova letteratura che abbia concreti legami con la realtà sociale e sia nel contempo strumento per cambiarla.È il Neorealismo.L'esplosione di questo si può quindi ricondurre all'immediato secondo dopoguerra,negli anni tra il 1946 e il 1956,anche se il periodo degli anni '30 è considerato un fondamentale anticipatore di questo fenomeno culturale,con la reazione in Italia e all'estero,di alcuni intellettuali alla dittatura fascista.

Più che essere una consapevole e chiara poetica,il Neorealismo nasce da uno stato d'animo,da una diffusa ma generica volontà di incidenza sul reale,dal bisogno di testimoniare e raccontare il vissuto.Lo scopo della sua formazione era anche quello di isolare gli scritti ermetici e di porsi come testimone della realtà storica,sociale e politica.Inoltre si voleva creare un nuovo protagonista:il popolo,del quale ne erano portavoce gli intellettuali.

Da ciò un fiorire di testimonianze e di memorie sulle esperienze dell'antifascismo e della seconda guerra mondiale(da Carlo Levi a Primo Levi a Rigoni-Stern)o di romanzi che trattano del passato prossimo,ma implicano una precisa adesione all'azione politica delle sinistre e soprattutto del PCI,che ben presto aveva assunto un ruolo egemone tra gli intellettuali. Progressivi sul piano politico,i narratori del Neorealismo,lo sono molto meno sul piano specificatamente letterario;anzi,le lo stile e la modalità narrativa da essi adottati,riportano nel complesso a modelli di tradizione ottocentesca(l'unica eccezione, si può dire, è costituita da Fenoglio Gli scrittori intellettuali prendevano spunto dai fatti accaduti nella propria terra ma cercavano comunque di parlare di una realtà generale nonostante la netta divisione formatasi tra Nord e Sud Italia dopo il secondo conflitto mondiale.Si definisce in questi anni la fisionomia di Vittorini Calvino e Pavese che per la complessità e la varietà delle loro produzioni restano al di sopra delle scuole e raggruppamenti.

Il Neorealismo è una letteratura che raccoglie numerose testimonianze riguardanti la seconda guerra mondiale,soprattutto su esperienze dirette degli autori nei campi di concentramento.In particolare,si è scritto molto sul Lager di Auschwitz,probabilmente il più famoso.Si può dire,come affermava Primo Levi che questa letteratura si dividesse in tre categorie:i diari dei prigionieri,le loro elaborazione letterali e le opere storiche.

Ma la parabola del Neorealismo già a metà degli anni '50 è in fase decisamente calante.E per serie ragioni:lo svanire, negli anni della restaurazione "centrista",delle speranze di rinnovamento politico-sociale,la crisi delle sinistre in seguito alla destalinizzazione,la progressiva coscienza che i moduli neorealistici sono inadeguati a rappresentare una realtà singola e collettiva che il rigoglioso e disordinato neocapitalismo italiano(il boom)rende sempre più complessa e magmatica.

Sul piano letterario emergono di conseguenza due orientamenti:o la fuga dalla società,la rimozione quasi,o la lucida,"crudele" contestazione.

La prima soluzione -la fuga- dà luogo a una produzione narrativa che fa piazza pulita delle istanze poste dal Neorealismo,si volge a temi esistenziali e si risolve in elegiaca evasione,in compiacimenti intimistici,in lamento sulla condizione umana ontologicamente e non storicamente intesa, sull'eterna legge di inutilità,di sfaldamento e di morte cui le vicende umane soggiacciono:alcune opere di Tomasi(il Gattopardo -1958-),di Cassola e di Bassani sono le espressioni più significative di questo orientamento.

La seconda soluzione -quella contestativa- mira,invece,a denunziare la non autenticità della società capitalistica,la standardizzazione della parola e quindi l'impossibilità della comunicazione,la mercificazione dell'arte dovuta all'industria culturale.Per questa denunzia si ricorre alle tecniche delle avanguardie storiche:ed ecco allora (con vistose differenze tra loro, ovviamente) i prosatori e i poeti della neoavanguardia per i quali ad un mondo privo di senso non può che corrispondere una rappresentazione priva di senso,negata alla comunicazione.

È ovvio che oltre a questi due orientamenti si collocano in questi ultimi decenni personalità di rilievo -da Calvino a Sciascia a Pasolini e a parecchi altri- nelle cui opere il riferimento alla neoavanguardia(nel rifiuto o nella discriminata adesione)è abbastanza complesso.

In ambito poetico le voci più alte sono forse quelle di alcuni autori che hanno esordito e acquistato una precisa fisionomia fra le due guerre,da Montale che sa rinnovare profondamente la propria maniera poetica ad altri tra i quali Penna e Luzi, che proseguono con coerenza la propria ricerca. Ma fra gli autori che hanno esordito nel secondo dopoguerra-accanto alla complessa figura intellettuale di Pasolini,che non è esclusivamente poeta - spicca la figura di Andrea Zanzotto,per l'originalità di una ricerca che non si risolve nel polemico rifiuto della comunicazione e anzi si propone con profonda sofferenza di ridare un significato al linguaggio della poesia.




e "Se questo è un uomo" di Primo Levi


"Se questo è un uomo" è una delle stesure più rappresentative del Neorealismo che parla dell'esperienza e testimonianza diretta fatta in un campo di lavoro annesso ad Auschwitz,da parte dello scrittore,Primo Levi.

Primo Levi,nato nel 1919 a Torino,era un ebreo italiano.Aveva studiato in un Liceo noto per aver ospitato illustri docenti oppositori del fascismo,e tra gli altri,uno di questi fu Carlo Pavese.Si iscrisse in seguito nel 1937 alla facoltà di chimica presso Torino,e negli anni degli studi universitari vennero emanate le prime leggi razziali;lui,in quanto gia iscritto all'uuniversità potè laurearsi normalmente.In quegli anni frequentava circoli di studenti antifascisti,e questo suo indirizzo politico trovò conferma prima quando si entrò nel Partito d'Azione clandestino,e poi quando si uni ai partigiani nel '43.Proprio alla fine di quell'anno fu arrestato e spedito a Fossoli,e in seguito,quando questo passò in gestione ai tedeschi,i prigionieri di quel campo vennero deportati ad Auschwitz.Qui resterà fino al 1945,anno del suo rimpatrio dopo un interminabile viaggio.Appena tornato in Italia,è ossessionato dai ricordi e scrive in brevissimo tempo "Se questo è un uomo" dove racconta le sue esperienze,e qualche anno dopo "La tregua".

"Se questo è un uomo" fu abbozzato da Levi già quando egli lavorava nel laboratorio chimico nel campo,ma questi appunti vennero buttati poco dopo per non rischiare la vita nel caso gli fossero stati trovati addosso.

Lo scrittore parlava spesso della sua relativa fortuna:infatti egli venne catturato solo nel '44,anno in cui il governo tedesco vista la scarsità di manodopera,decise di prolungare la vita media dei prigionieri da eliminare;all'interno del campo,inoltre i suoi studi chimici gli diedero una grossa mano visto che riusci a superare un esame per occuparsi del laboratorio chimico al suo interno;inoltre,egli che per tutta la sua permanenza in Polonia non si era ammalato,pochi giorni prima dell'evacuazione del campo visto l'avvicinamento russo si prese la scarlattina che gli risparmiò la famosa "marcia della morte" verso i campi in Germania,nel quale morirono altre migliaia di persone.

La trama del libro,pubblicato in molte lingue straniere dalla casa editrice Einaudi,descrive l'avvicendamento dei fatti fin dall'inizio del viaggio dei tanti prigionieri,da Fossoli ad Auschwitz all'interno di carri bestiame in condizioni indescrivibili.Una volta arrivati gli uomini validi per il lavoro vennero separati dal resto del gruppo e vennero portati in un nuovo campo dove al suo ingresso si leggeva una frase di scherno e provocatoria:il lavoro rende liberi.Qui dopo esser stati privati di ogni avere,rasati e lavati,affamati e senza più energie capirono quando non venivano più chiamati col loro nome,ma con un numero assegnatogli e tatuatogli,che avevano perso completamente la dignità.Capirono dopo alcune domande che fecero ad altri prigionieri che quello era un campo di lavoro,ma ciò che non riuscivano a capire era come funzionava quell'inferno;ma quelle sono delle cose che scopri solo col tempo e con l'esperienza.Col passare dei giorni Levi scopri come era composto e strutturato il campo,e ne fa man mano una descrizione sempre più dettagliata e reale.Si rendeva conto lui come gli altri di fare una vita schematica,una vita dove non poteva più decidere di egli stesso,una vita nella quale non si riconosceva più come uomo.

Visse anche la realtà del ka-be,ovvero dell'infermeria del campo dove entrò dopo un incidente di lavoro;li stava meglio perché non lavorava e soffriva meno fame e freddo.

Ma l'esperienza più positiva per Primo Levi fu senza dubbio quando in seguito ad un esame di chiamica,e ad una selezione tedesca tra sani e malati che superò,gli venne affidato un lavoro nel laboratorio di chimica.Qui riusciva a sopravvivere al freddo,a trovare oggetti per barattare al mercato nero del campo e a costruirne degli altri ,ma soprattutto non doveva svolgere lavori pesanti.

Il 18 gennaio del '45 si ammalò di scarlattina e fù ricoverato nuovamente in infermeria.I tedeschi fuggirono abbandonarono lui e gli altri malati una settimana dopo,visto l'avvicinarsi del fronte russo.Quasi tutti morirono,ma non Levi e i malati della sua baracca perché riuscirono a trovare una stufa e soprattutto del cibo.Solo uno mori,e proprio mentre portavano fuori il cadavere videro arrivare i liberatori russi.

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