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PIRANDELLO
Il pensiero e la poetica pirandelliana poggiano sostanzialmente su alcune dicotomie (divisione di un concetto in due parti): flusso/forma, volto/maschera, tempo/durata, comicità/umorismo.
Pirandello ritiene che l'universo sia in continuo evolversi e l'uomo naturalmente è partecipe di questo moto continuo o flusso vitale, ma nello stesso tempo vorrebbe comprenderlo, interpretarlo e non per volontà ma per un bisogno "naturale" connesso alla sua esistenza. Allora l'uomo cerca di staccarsi, di uscire da questo flusso vitale, di porsi di fronte a tale flusso per meglio analizzarlo, ma non possiede gli strumenti idonei per poter conseguire un qualche risultato utile. La sua investigazione o non approda a nulla, oppure riesce solo a cogliere aspetti superficiali che, pur se veri, nel momento in cui sono colti sono già falsi giacché il flusso vitale è inarrestabile e mutando li falsifica (dicotomia flusso/forma).
La dicotomia volto/maschera è un aspetto particolare della precedente che esprime l'impossibilità di un rapporto autentico fra gli uomini. Noi, secondo Pirandello, nella vita di ogni giorno non ci mostriamo mai per quello che siamo ma ad ogni circostanza (a casa, a scuola, in città..) indossiamo una maschera diversa, diversa anche in relazione con la persona con la quale ci rapportiamo.
La dicotomia tempo/durata sta a significare per Pirandello, come per Bergson, che il tempo è una delle tante forme create dall'uomo per le sue esigenze naturali e dunque come tale è falsa al pari delle altre. La durata invece è il tempo soggettivo scandito dalla coscienza di ognuno di noi.
La dicotomia comicità/umorismo è la dicotomia alla base del pensiero pirandelliano, tanto che a quest'argomento ha dedicato vari saggi tra i quali ricordiamo nel 1908 "L'umorismo" in cui diede le definizioni di comicità, come l'avvertimento del contrario, e umorismo, come il sentimento del contrario. La comicità è una sorpresa, una percezione che ci coglie del tutto impreparati, è superficiale ed immediata mentre l'umorismo è più approfondito, ci si giunge dopo un attenta riflessione.
La maggiore fama, poi, Pirandello la ottenne dalla sua produzione teatrale e dalle numerose innovazioni che portò questo ambito, come il teatro problematico, l'abbattimento della quarta parete ed il metateatro. Pirandello sosteneva che il palcoscenico fosse come un scatola chiusa, ossia una stanza non a tre pareti ma a quattro (la quarta parete è quella trasparente che separa il palcoscenico dalla platea). Pirandello si propone di abbattere questa parete, esigenza questa che gli sorge dalla sua considerazione della vita come teatro e quindi del mondo come un'enorme pagliacciata a tal punto ke non ha senso isolare il palcoscenico dal pubblico. Partendo da questa considerazione, il metateatro lo possiamo definire come teatro nel teatro, ovvero se la vita è un'immensa pagliacciata dare una rappresentazione teatrale significa fare teatro nel teatro.
Il teatro problematico è il teatro che coinvolgendo gli spettatori con fatti di vita reale, lascia irrisolti dei problemi che ciascun spettatore deve risolvere da solo.
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