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GABRIELE D'ANNUNZIO
LA VITA
Nasce a Pescara nel 1863; studia al collegio Cicognini di Prato fino al completamento degli studi liceali. A diciotto anni si trasferisce a Roma per frequentare l'università, ma presto abbandona gli studi, poiché preferisce frequentare salotti mondani e redazioni di giornali. Acquista subito notorietà, sia attraverso una copiosa produzione di versi, di opere narrative, di articoli giornalistici, che spesso suscitavano scandalo per i loro contenuti erotici, sia attraverso una vita altrettanto scandalosa, fatta di avventure galanti, lusso, duelli. In questi anni D'Annunzio si crea la maschera dell'esteta, dell'individuo superiore, dalla squisita sensibilità, che rifugge inorridito dalla mediocrità borghese. Nel 1882 lo "scandalo" della sua relazione con la duchessina Maria Hardouin si conclude con il matrimonio, dal quale nascono tre figli. Si trasferisce a Napoli e collabora al "Corriere di Napoli". Dal 1897 si lega alla grande attrice Eleonora Duse e si trasferisce nella villa "La Capponcina" (Firenze), dove conduce una vita dispendiosissima. Dopo il 1890, conclusasi la fase estetizzante della sua produzione, D'Annunzio cerca nuove soluzioni, e le trova in un nuovo mito, quello del superuomo, ispirato alle teorie del filosofo tedesco Nietsche, un mito non più solo di bellezza, ma di energia eroica, attivistica. Nel 1897 si impegna nell'attività politica come deputato dell'estrema destra; ma questo non gli impedisce, nel 1900, di passare allo schieramento di sinistra. Dal 1898 si rivolge anche al teatro per raggiungere un pubblico più vasto. Nel 1910, a causa dei debiti contratti, è costretto ad abbandonare l'Italia e a rifugiarsi in Francia (ma egli parlerà di "volontario esilio").
Nel 1915 torna in Italia e partecipa attivamente alla propaganda interventista. Si arruola volontario, nonostante l'età non più giovanile, attirando su di sé l'attenzione con imprese clamorose. Durante il primo anno di guerra rimane ferito ad un occhio in seguito ad un atterraggio di fortuna. Nel 1919, finita la guerra, guida una marcia di volontari su Fiume, dove instaura un dominio personale, in opposizione al governo italiano; ma, in seguito all'intervento dell'esercito italiano, è costretto ad abbandonare la città. Nel 1921 si stabilisce in una sontuosa villa sul Lago di Garda, che trasforma in un monumento eretto a se stesso ancora vivente, il "Vittoriale degli Italiani". Qui muore nel 1938 ® causa di un'emorragia cerebrale.
L'esordio letterario di D'Annunzio avviene quando egli frequenta ancora il Liceo. Le prime due raccolte di versi, Primo Vere e Canto Novo si rifanno a Carducci; la prima opera narrativa, la raccolta di novelle Terra Vergine si richiama al Verga di "Vita dei campi". Sulla stessa linea si pongono le raccolte di novelle successive, che saranno poi riunite nelle Novelle della Pescara. D'Annunzio in seguito compone altre opere poetiche, nelle quali si manifesta l'estetismo, che si può riassumere nella formula "il verso è tutto".
Inizia poi a dedicarsi alla stesura di romanzi. Già nel primo e più famoso di questi, Il piacere (1889), è evidente la crisi dell'estetismo. Al centro del romanzo vi è la figura di un esteta, Andrea Sperelli, un giovane aristocratico che vuole "fare la propria vita come si fa un'opera d'arte"; egli è in realtà un "doppio" di D'Annunzio stesso.
Nel 1893 D'Annunzio pubblica Il Poema paradisiaco, una raccolta poetica nella quale vengono recuperati il mondo dell'infanzia e gli affetti familiari.
Il tema del superuomo ispira la produzione dannunziana a partire dal romanzo Il trionfo della morte (1894); il nuovo personaggio del superuomo creato da D'Annunzio è energico e attivo. "Superuomini" sono i protagonisti dei romanzi successivi, Le vergini delle rocce (1898), Il fuoco (1900) e Forse che sì forse che no (1910).
L'ideologia del superuomo ha un peso determinante nell'approdo di D'Annunzio al teatro, che avviene nel 1898. Egli rifiuta il teatro borghese contemporaneo, che mette in scena gli eventi della vita quotidiana, e preferisce rifarsi al teatro classico dell'antichità. Tra le opere teatrali ricordiamo: Francesca da Rimini, La città morta e la "tragedia pastorale" la figlia di Iorio.
Le Laudi (del cielo del mare della terra e degli eroi) costituiscono l'opera poetica più famosa di D'Annunzio. Essa doveva essere costituita da sette libri, quante sono le Pleiadi; consta invece di soli cinque libri. Tra questi il più conosciuto è il terzo libro, Alcyone, che contiene, a giudizio dei critici, il meglio della produzione poetica dannunziana (La pioggia nel pineto, La sera fiesolana).
L'ultimo periodo della produzione dannunziana viene definito "notturno", dal titolo della più significativa di queste prose, Il Notturno, composto nel 1916, in un periodo in cui lo scrittore era costretto ad un'assoluta immobilità a causa di un distacco di retina provocato da un incidente di volo. La struttura di queste opere presenta il carattere di annotazione frammentaria.
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