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Metamorfosi Dello Spirito Come Volontà Di Potenza: "Così Parlò Zarathustra"




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Metamorfosi Dello Spirito Come Volontà Di Potenza: "Così Parlò Zarathustra"

La stesura dell'opera "Così parlò Zarathustra" viene iniziata nel 1883. L'inizio racconta di tre metamorfosi che rappresentano il cammino di pensiero in cui si muove Nietzsche per comprendere il mondo. Viene raffigurato il cammino della coscienza dagli idoli della superstizione e dalle menzogne della morale al dionisiaco e al superuomo in tre tappe:


Tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo.


La prima tappa è quindi quella del cammello, che rappresenta l'uomo che si piega davanti alla maestà di Dio, è l'uomo sottomesso, che accetta la morale della tradizione. La seconda è quella del leone, che reagisce e combatte contro i falsi idoli, simboleggia la rottura con questa morale, anzi, la negazione della morale come tale. La terza è quella del fanciullo che dice sì alla vita e che esprime l'essenza dionisiaca della libertà umana; è l'uomo nuovo, la cui emancipazione dalla tradizione,  permette la creazione di nuovi valori.


Molte cose pesanti vi sono per lo spirito, lo spirito forte e paziente nel quale abita la venerazione: la sua forza anela verso le cose pesanti, più difficili a portare.

Che cosa è gravoso? domanda lo spirito paziente e piega le ginocchia, come il cammello, e vuol essere ben caricato.

Qual è la cosa più gravosa da portare, eroi? così chiede lo spirito paziente, affinché io la prenda su di me e possa rallegrarmi della mia robustezza.

Non è forse questo: umiliarsi per far male alla propria alterigia? Far rilucere la propria follia per deridere la propria saggezza?

Oppure è: separarsi dalla propria causa quando essa celebra la sua vittoria? Salire sulle cime dei monti per tentare il tentatore?

Oppure è: nutrirsi delle ghiande e dell'erba della conoscenza e a causa della verità soffrire la fame dell'anima?

Oppure è: essere ammalato e mandare a casa coloro che vogliono consolarti, e invece fare amicizia coi sordi, che mai odono ciò che tu vuoi?

Oppure è: scendere nell'acqua sporca, purché sia l'acqua della verità, senza respingere rane fredde o caldi rospi?

Oppure è: amare quelli che ci disprezzano e porgere la mano allo spettro quando ci vuol fare paura?

Tutte queste cose, le più gravose da portare, lo spirito paziente prende su di sé: come il cammello che corre in fretta nel deserto sotto il suo carico, così corre anche lui nel suo deserto.

Il cammello è un animale paziente che subisce, che sopporta il suo carico sotto il peso del sacrificio, del suo dovere; esso è metafora dell'uomo occidentale cristiano. L'uomo fa ciò che deve fare, a prescindere dal fatto che ciò lo renda felice o meno. Anzi, è proprio quello che umilia, che punisce l'orgoglio e l'affermazione di sé a dover essere perseguito.

Ma là dove il deserto è più solitario avviene la seconda metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli vuol come preda la sua libertà ed essere signore nel proprio deserto.

Qui cerca il suo ultimo signore: il nemico di lui e del suo ultimo dio vuol egli diventare, con il grande drago vuol egli combattere per la vittoria.

Chi è il grande drago, che lo spirito non vuol più chiamare signore e dio? "Tu devi" si chiama il grande drago. Ma lo spirito del leone dice "io voglio".

"Tu devi" gli sbarra il cammino, un rettile dalle squame scintillanti come l'oro, e su ogni squama splende a lettere d'oro "tu devi!".

Valori millenari rilucono su queste squame e così parla il più possente dei draghi: "tutti i valori delle cose - risplendono su di me".

"Tutti i valori sono già stati creati, e io sono - ogni valore creato. In verità non ha da essere più alcun "io voglio!"". Così parla il drago.

Fratelli, perché il leone è necessario allo spirito? Perché non basta la bestia da soma, che a tutto rinuncia ed è piena di venerazione?

Creare valori nuovi - di ciò il leone non è ancora capace: ma crearsi la libertà per una nuova creazione - di questo è capace la potenza del leone.

Crearsi la libertà e un no sacro anche verso il dovere: per questo, fratelli, è necessario il leone.

Prendersi il diritto per valori nuovi - questo è il più terribile atto di prendere, per uno spirito paziente e venerante. In verità è un depredare per lui e il compito di una bestia da preda.

Un tempo egli amava come la cosa più sacra il "tu devi": ora è costretto a trovare illusione e arbitrio anche nelle cose più sacre, per predar via libertà dal suo amore: per questa rapina occorre il leone.

La figura del leone è introdotta dall'immagine del deserto ancora 'più solitario'. Anche il cammello è un abitatore del deserto, il che significa che nemmeno la morale del dovere ha una destinazione sociale. Il dovere non è finalizzato alla convivenza con gli altri, ma è un modo di essere dell'individuo, è interiorizzato. Il leone, però, è ancora più solo del cammello, la sua forza di critica e di demolizione della morale è indirizzata verso se stesso e non verso valori sociali. Con questa immagine, Nietzsche sottolinea la necessità di un rinnovamento interiore - una metamorfosi, appunto - l'esigenza di rimuovere il dovere dal proprio inconscio.  Il 'tu devi', il drago dalle mille scaglie d'oro, rappresenta la sedimentazione dei valori secolari che danno un significato al mondo, presentandolo all'individuo come una realtà compiuta e fornita di valore. Il leone vuole riprendersi la propria libertà, essere il proprio padrone: al leone quindi viene assegnata la funzione di liberare l'essere profondo dell'individuo (cioè l'inconscio). Si tratta di un'opera di distruzione per creare uno spazio vuoto. Il pericolo maggiore di ogni morale non è, secondo Nietzsche, il suo contenuto, ma il suo sostituirsi all'individuo ed imporgli valori già fatti ('tutti i valori sono già stati creati'). Per questo, la sua critica non è rivolta soltanto alla morale cristiana, ma alla morale in quanto tale. Il leone non crea, distrugge: ma così facendo recupera la dimensione della possibilità, del non determinato, e quindi prepara il terreno per la creazione. Il leone è come lo spirito libero che spezza le catene del "tu devi", ma non è ancora l'uomo nuovo.

Ma ditemi, fratelli, che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone era in grado di fare? Perché il leone rapace deve anche diventare un fanciullo?

Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì.

Sì, per il giuoco della creazione, fratelli, occorre un sacro dire di sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sé il suo mondo.

Tre metamorfosi vi ho nominato dello spirito: come lo spirito divenne cammello, leone il cammello, e infine il leone fanciullo. -

Cosí parlò Zarathustra. Allora egli soggiornava nella città che è chiamata: "Vacca pezzata".


Estratto da 'https://it.wikipedia.org/wiki/Introduzione_al_narcisismo'

Al fanciullo è associata la rinascita, la mancanza di un passato, l'oblio. Il fanciullo non ha valori da accettare, e nemmeno da rifiutare, non ha valori esterni a se stesso; non crea una nuova morale. L'immagine della ruota che gira da sé indica che il nuovo uomo, l'oltreuomo o superuomo, deve essere un creatore di valori sempre nuovi, vitali, tali cioè da non sedimentarsi in nuovi condizionamenti interni. La creazione è definita un 'giuoco', cioè qualcosa che si rinnova continuamente, che non ha un fine esterno (in particolare non ha il fine di erigere una nuova costruzione, nuove regole o nuovi comandamenti). Solo il fanciullo quindi, che non subisce una vita, ma la crea, è in grado di costruire un suo mondo e inventare la vita: il tutto come un gioco (ogni atto della sua vita sarà un valore che lui stesso inventa). In questa prospettiva la vita è libera espressione della propria libertà, della propria espressività e creatività.                                                Il riferimento alle metamorfosi indica che ogni singolo individuo deve percorrere questo cammino: il superuomo non può essere una conquista sociale, ma è essenzialmente il risultato di un rinnovamento interiore.

Attraverso le tre metamorfosi dello spirito Nietzsche mostra come il motto 'Tu devi' vada trasformato dapprima nell' 'Io voglio', ed infine in un sacro 'Dire di sì', espresso dalla figura del fanciullo giocondo.




Friedrich Wilhelm Nietzsche, filosofo tedesco (Röcken 1844- Weimar 1900). Nietzsche nasce a  Röcken, un paese nei pressi di Lipsia. Presto rimasto orfano di padre, si trasferisce con la famiglia a Naumburg dove comincia gli studi. Nel 1868 conobbe Wagner e in seguito si interessò ai testi di Schopenhauer. Nietzsche romperà poi i rapporti con Wagner, al quale aveva dedicato il suo primo grande libro, "La nascita della tragedia in Grecia".A soli 24 anni, laureato in filosofia classica a Bonn, ottiene la cattedra all'Università di Basilea. Nel 1879 abbandona la carriera accademica per problemi di salute, soggiorna allora in varie località compiendo viaggi in Italia, Francia e Svizzera. Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, si trasferisce a Torino, città che sembra apprezzare particolarmente: qui scrive, tra gli altri, "Il crepuscolo degli idoli", "L'Anticristo" e "Ecce homo". Il 3 gennaio 1889, in Piazza Carlo Alberto, viene colto da una crisi di follia dovuta probabilmente all'acuirsi di una malattia venerea contratta in gioventù (anche se vi è discordanza su questo punto, alcuni pensano infatti che non vi sia alcuna componente organica nella pazzia di Nietzsche, ma solo e necessariamente psichica). Dalla crisi non si riprenderà più. Ricoverato prima in una clinica a Basilea, viene trasferito a Naumburg, dove verrà curato dalla madre e poi dalla sorella.

Opere principali: "La nascita della tragedia in Grecia" (1872); "Considerazioni inattuali" (1876); "Umano, troppo umano" (1878); "Aurora" (1882); "La gaia scienza" (1882); "Così parlò Zarathustra" (1883); "Aldilà del bene e del male" (1886); "Sulla genealogia della morale" (1887); "Il caso Wagner" (1888); "Il crepuscolo degli idoli" (1888); "L'Anticristo" (1888); "Ecce homo" (1888).


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