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Mastro don Gesualdo
Mastro-don Gesualdo: è il secondo romanzo del 'Ciclo dei Vinti', che doveva comporsi di cinque romanzi; in realtà l'autore si limitò ai primi due pensando di aver già dimostrato in essi la tesi che si era proposto: l'uomo, qualunque sia la sua posizione nella vita, è un vinto della vita stessa e deve sottomettersi al destino.
Sul piano sociale il romanzo rappresenta la borghesia in ascesa di nuova formazione, avida e ambiziosa simboleggiata da Mastro-don Gesualdo, e le vecchie aristocrazie in declino, simboleggiate dai Trao.
Mastro-don Gesualdo doveva rappresentare il momento in cui, soddisfatti i bisogni materiali, la ricerca del meglio "di cui l'uomo è travagliato" diviene avidità di ricchezza. In realtà nella vicenda del romanzo, nella dura vita e nel triste destino del personaggio che ne domina l'azione e l'atmosfera, questa avidità va intesa in un senso più vasto e anche più nobile di quel che l'espressione lasci intendere nel suo significato letterale: e cioè come ricerca di un benessere economico che conseguito attraverso fatiche e sacrifici, diviene desiderio di elevazione sociale.
L'elevazione è però combattuta dalle dure leggi del darwinismo sociale, infatti questa ascesa della scala sociale è impossibile in quanto "don" Gesualdo rimarrà comunque anche "Mastro"
Mastro-don Gesualdo è un uomo senza riposo, sempre attento a custodire i suoi beni e i suoi affari, morso dal cruccio interno della coscienza che ha del proprio fallimento familiare e sociale.
Il mito del progresso e dell'innalzamento delle nuove classi, tanto spesso sbandierato dalla cultura del positivismo, è sottoposto ad una critica assai più radicale che nei Malavoglia, e tutto ciò mentre anche i privilegi e le tradizioni dell'ordine antico sono osservati con occhio lucido, senza alcuna indulgenza.
Nel Mastro lo scrittore, pur mantenendo la sua fedeltà al metodo impersonale e obiettivo, è indotto dalla maggiore complessità dei temi e dal maggiore approfondimento psicologici dei personaggi a usare soluzioni di linguaggio meno audacemente innovative rispetto ai Malavoglia.
La lingua è quella d'uso comune, ma non propriamente popolare.
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