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Filippo Tommaso Martinetti, scrittore italiano, nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1876 e morì a Bellagio nel 1944. Esordì con opere in lingue francesi: il poema La conquéte des étoiles (1902), la raccolta di versi Destruction (1904), La ville charnelle (1906). Tornato in Italia, nel 1905 fondò la rivista Poesia su cui venne fatta la prova generale del futurismo, culminata nel 1909 con la pubblicazione sul Figaro del Manifesto che diede il via al movimento futuristico. Sempre a Parigi uscirono i suoi romanzi più celebri, Mafarka il futurista (1910) e il monoplano del Papa (1912); ma da allora in poi la sua opera e la sua azione si identificano nella storia del futurismo, che egli promosse e sostenne non solo in Italia, ma anche in Francia, Germani, Inghilterra, Russia e America, attraverso ininterrotti viaggi, conferenze, mostre d'arti e rappresentazioni teatrali: e ovunque egli acquista una estesa popolarità. Partecipò alla guerra libica, alle due guerre europee e alla guerra etiopica; aderì al fascismo, nel quale credé di riconoscere l'incarnazione degli ideali futuristi, sin quando esso non si sottomise al razzismo nazista.
Movimento letterario e italiano guidato da Filippo Tommaso Martinetti.
Data di nascita del futurismo è il manifesto, scritto dal Marinetti e pubblicato sul Figaro il 20 febbraio 1909, nel quale erano contenute tutte le tesi del nuovo movimento: rottura con il passato, polemica contro l'accademismo, celebrazione della civiltà meccanica e della nuova vita dinamica, ammirazione per ogni sorta di energia e di aggressività, e per quanto riguarda la lingua italiana la distruzione della sintassi tradizionale per una ricerca di immediatezza e sincerità nell'espressione.
Per Marinetti la poesia è libera da strutture logiche e ridotta a pura intuizione della realtà, inoltre come Nietzsche si allinea ai trionfanti nazionalismi.
Nel 1910 venne pubblicato il Manifesto tecnico della letteratura futurista dello stesso Marinetti, nel venne affermato il principio delle parole in libertà, ossia di una poesia e di una prosa libera dalla classica sintassi.
Nello stesso anno uscivano il Manifesto della pittura futurista di Boccioni, Carrà, Russuolo, Balla e Severini nel quale si proponeva di elaborare un'immagine moderna della vita esaltandone il dinamismo ed esprimendola molteplicità delle cose attraverso la continuità del moto.
Il futurismo fu molto importante nella storia della letteratura e delle arti, e in particolare della pittura e dell'architettura, in quanto fu importante l'adesione dei più rappresentativi scrittori e artisti del XX secolo (Palazzaschi, Papini, Soffici ecc.) che permisero il vasto seguito che il Futurismo ebbe in tutta Europa, dalla Francia alla Russia, e da esso presero avvio in larga misura i movimenti artistici successivi.
Tuttavia gli artisti più autentici, passarono attraverso il futurismo come un'esperienza che li portò a liberarsi definitivamente da ogni accadentismo, per trovare poi, ognuno per vie personali, la loro autentica vena di artisti: mentre il Marinetti e coloro che a lui si tennero fedeli conclusero la loro carriera come maestri di un nuovo accadentismo.
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