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INFORMAZIONI GENERALI SUL PERSONAGGIO:
RUOLO: il capitolo XXII°, ampia pausa in cui non vi è alcun intreccio con la storia, è interamente dedicato al cardinale Federigo Borromeo, uno dei personaggi storici di maggior rilevanza all'interno del romanzo.
Uomo dotto, scrittore prolifico ed eclettico (fu autore d'opere di morale, storia, letteratura, arte ecc.) Federigo volle mettere liberalmente la cultura alla portata di tutti, proprio attraverso l'istituzione dell'Ambrosiana "pensate che generoso, che giudizioso che benevolo, che perseverante amatore del miglioramento umano" può così argomentare il Manzoni.
RISORSE FINANZIARIE: seppur d'appartenenza al ceto nobile, rifiuta le sue origini e il denaro per vivere in povertà e aiutare coloro che ne hanno più bisogno.
CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE:
Cardinale, finemente paragonato ad "un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare né intorbidarsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume".
Sono ripercorsi i momenti salienti della biografia di questo personaggio: la prima giovinezza, in cui il rifiuto degli agi e dei privilegi del nobile ceto d'appartenenza si affianca ad una dedizione già completa al bene degli altri.
Alla carità, alla soavità delle maniere, ad un'amabile cortesia, ad un'imperturbabile pacatezza, fu interamente ispirata la sua missione sacerdotale e vescovile.
A Federigo in visita pastorale si rivolge l'innominato, bisognoso di conforto dopo la terribile notte: se il "selvaggio signore" è tormentato dalle due passioni opposte, una di trovar sollievo al subbuglio interno, e dall'altra parte una vergogna nel pentirsi davanti ad un'autorità ecclesiastica, il cardinale appare impeccabile nel suo sereno e rasserenante aspetto, testimonianza di una perfetta armonia interiore.
Il portamento era naturalmente composto, e quasi involontariamente maestoso, né incurvato né impigrito dal peso degli anni.
Lo sguardo grave ma vivace, la fronte talvolta serena e talvolta pensierosa, ora tutte le caratteristiche del suo volto denotano una passata ma non del tutto sfiorita bellezza.
Prendendo spunto da una disperata domanda dell'innominato (" se c'è questo Dio, se è quello che dicono, cosa volete che faccia di me?"), Federigo avvia un lungo discorso, grazie al quale, utilizzando appieno le sue naturali e spiccate capacità di predicatore, riuscirà a condurre alla conversione religiosa l'uomo che gli sta di fronte.
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