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L'UOMO e IL NULLA
1 - Prefazione di presentazione
Cosa è l'uomo? Da dove viene? Sono domande che l'umanità si pone da sempre e alle quali non ha mai trovato risposta. Lo scopo di questa tesina è quello di indagare su una possibile origine dell'uomo dal nulla. Lo sviluppo si dirama in una serie di interpretazioni della tesi uomo=nulla (punto A), nelle reazioni dell'uomo a questa tesi "scottante", che portano a rafforzare questo rapporto, mostrarlo e risolverlo (punto B) e nel parere della scienza tra fisica classica e fisica quantistica, che arriva a un passo dal sostenere il nulla (punto C).
2 - Struttura della tesina
3 - Schematica articolazione della Tesina
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Sviluppo tematico della trattazione |
discipline |
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UN MONDO FATTO DI NULLA L'uomo è il nulla: tesi F.W.Nietzsche: Critica e soluzione al nichilismo, visto come svalutazione dei valori. Il nulla è assenza di fondamento, caos, abisso morale e materiale, annullamento dei miti della metafisica, tentazione continua al ricorrere alle illusioni tranquillizzatrici della religione, della metafisica e della scienza che hanno "ucciso Dio". Soluzione : l'Oltreuomo e la volontà di potenza. (Bibliografia:Nietzsche) |
FILOSOFIA |
A |
L.Pirandello: il nulla è oltre il lanternino (Il fu Mattia Pascal). Il nulla siamo noi e le nostre maschere (Uno, nessuno e centomila). Il nulla è il mondo nostro, perchè lo forgiamo ognuno secondo il suo volere. Il nulla sono i nomi, il nulla è in ogni cosa. Analisi a partire dal romanzo "Uno, Nessuno e Centomila". (Bibliografia:Pirandello) |
LETTERATURA ITALIANA |
M.Kundera: Il nulla c'è dove si mette in dubbio il Kitsch: l'inaccettabile. Così la vita viene ad essere di un'insostenibile leggerezza, data dalla mancanza di mèta. Analisi a partire dal romanzo "L'insostenibile leggerezza dell'essere". (Bibliografia:Kundera) |
LETTERATURA STRANIERA |
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Apuleio: il nulla è all'origine delle vicende d'amore ed è la loro essenza fondante. Analizzando il racconto di Amore e Psiche ne "Le metamorfosi", è possibile leggere questa interpretazione e il binomio amore-nulla, come ricerca dell'ineffabile. (Bibliografia:Apuleio) |
LETTERATURA LATINA |
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F.Scott Fitzgerald: l'esteriorità dell'alta società americana dei "Roaring 20s" non è nient'altro che una copertura al nulla (morale e materiale) sottostante. Analisi a partire da "The great Gatsby" e dal film ispirato ad esso. Trattazione in lingua. (Bibliografia:Fitzgerald) |
LETTERATURA INGLESE |
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B |
CONTATTI COL NULLA L'uomo e il nulla: come si pone l'uomo in relazione al nulla L'Arte concettuale: L'opera si fa nulla, l'idea diventa l'arte. Analisi a partire dall'installazione "Nothing" di J.Kosuth, con riferimenti ai "Paragraphs on conceptual Art" di Sol Lewitt. (Bibliografia:Arte concettuale) |
ARTE |
L'uomo come attesa del nulla, l'uomo come fuga dal nulla: due reazioni al nichilismo 1: l'attesa in Samuel Beckett, Aspettando Godot; Dino Buzzati, Il deserto dei tartari; Italo Svevo, Senilità. 2a: la fuga dell'artista e la problematica relazione col mondo: comportamento dell'esteta di Kierkegaard (ironia e attimo); il dandy di Wilde (maschera) e il flaneur di Baudelaire (reificazione). 2b: la fuga nel "Sesso, droga e rock 'n' roll" della Beat Generation di J. Kerouac. (Bibliografia:Attesa del nulla, Fuga dal nulla) |
LETTERATURE e FILOSOFIE EUROPEE |
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Disperati per il nulla: Rassegna di 3 autori che non sanno vivere in pace col nulla. Franz Kafka: l'inetto e l'assurdo realismo grottesco. Il nulla è espresso dalla vuotezza emanata dalle storie e dalle allegorie senza termini di paragone. Per Giacomo Leopardi "Tutto è nulla": da qui il pessimismo cosmico. La poesia almeno illude e svela le illusioni quotidiane. Spunti finali dall'idea centrale di Leopardi e l'imperfetto nulla di Folin. Ernest Hemingway è nichilista: i supremi valori si svalutano. Allora cerchiamo la bontà: bisogna essere sinceri per essere buoni. Si suicida cercando la verità in se stesso. Analisi a partire dall'articolo di Severino "Hemingway, il nichilista che sapeva uccidere". (Bibliografia:Kafka, Leopardi, Hemingway) |
LETTERATURE VARIE DAL MONDO |
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C |
IL NULLA INDETERMINATO Heisenberg ed il gatto di Schrödinger Heisenberg e Schrödinger: La scienza fatica a credere che il nostro mondo non sia altro che nulla, ma nel cammino tra fisica classica e fisica quantistica, si può giungere a questa conclusione. Se è vero che il mondo microscopico è indeterminato, allora non possiamo dirci oggettivamente certi di essere e, forse, siamo il niente, ma crediamo di essere tutto. (Bibliografia:Heisenberg ed il gatto di Schrödinger) |
FISICA E CHIMICA |
4 - Conclusione
Forse mai sapremo in cosa consiste l'essenza dell'uomo. Possiamo soltanto affidarci a delle ipotesi e a quella in particolare che riteniamo che più ci appartenga. L'uomo e il nulla potrebbero, quindi, essere sì legati l'uno all'altro, ma potrebbe anche essere tutto quanto una mera speculazione filosofica senza fondamento reale: penso, però, che ciò non abbia importanza, in quanto il mio scopo è indagare soltanto una possibilità di interpretazione del reale, tra le numerose opzioni che vengono proposte sia a livello filosofico che scientifico, e non esporre una certezza inconfutabile. Non vorrei, dunque, che questo lavoro venisse inteso come una rivelazione o una verità assoluta, bensì come una semplice possibilità, un punto d'osservazione da cui immaginare il mondo a proprio piacimento. Ho deciso di intraprendere questo particolare percorso perchè mi affascina pensare a tutto ciò che siamo e a tutto ciò che in realtà non siamo; a un mondo che è tutto da scoprire o, forse, inscopribile. Potrebbe anche essere tutta una grande messa in scena e noi i burattini di un immenso teatro. Chissà
5 - Bibliografia e Sitografia
1.Nietzsche: Libro di testo Filosofia di Bartolomeo-Magni (tomo 5, sezione su Nietzsche); lezioni in classe e raccolta di testi di Friedrich W. Nietzsche, entrambe a cura del docente Fabio Zanatta; Libro di testo, Manuale, Protagonisti e testi della filosofia, di Abbagnano-Fornero, vol.D (sezione su Nietzsche).
2.Pirandello: Pirandello Luigi, Uno, nessuno e centomila, a cura di Ugo M.Olivieri, U.E.Feltrinelli, Milano 1993; Libro di testo Storia e antologia della letteratura di Barberi Squarotti e a. (tomo 5, sezione su Luigi Pirandello a pagg.430 e segg. e 477-8 in part.); Pirandello Luigi, Il fu Mattia Pascal, Oscar Mondadori, Milano 1965.
3.Kundera: Kundera Milan, Nesnesitelná lehkost bytí, 1984, tr. It. G. Dierna (A. Barbato), L'insostenibile leggerezza dell'essere, Adelphi, Milano 1985.
4.Apuleio: Apuleio, Metamorphoseon libri XI (Asinus Aureus), tr. it. a cura di L.Nicolini, Le Metamorfosi (L'Asino d'oro), BUR, Milano 2005, in part. la vicenda di Amore e Psiche che si svolge nei libri IV, V e VI; Libro di testo Opera di G. Gabarino (vol. 3, sezione su Apuleio), in part.: trama e interpretazione a pagg.500-1 e 504; Jankelevitch Vladimir, Amore e Psiche; articolo di Polselli Massimiliano: Apuleio e il nulla in "Amore e psiche"
5.Fitzgerald: Libro di testo Voices and Visions di Delaney-Ward e a. (pagg.432 e segg.); film The great Gatsby, regia di Jack Clayton, con Robert Redford, Mia Farrow, Karen Black e Bruce Dern, USA 1974.
6.Arte concettuale: Libro di testo Itinerario nell'arte di Cricco-Di Teodoro (vol.3, sezione 34.6 sul Minimalismo e Sol Lewitt e 34.7 sull'Arte concettuale, pagg.1536-1539); Lewitt, Sol Paragraphs on conceptual Art, 1967, da (paragraphs on conceptual art) First published in 0-9 (New York), 1969, and Art-Language (England), May 1969; opere d'arte di riferimento: Kosuth Joseph, Nothing, 1967. Stampa fotografica in bianco e nero su pannello di legno. Los Angeles, Galleria 669, fonte dell'illustrazione: Libro di testo, pagg.1538; Kosuth Joseph, Una e tre sedie, 1965. Stampe fotografiche in bianco e nero su pannelli in alluminio, sedia pieghevole in legno. New York, Museum of Modern Art (Moma), Fondo L.Aldrich Foundation, fonte dell'illustrazione: Libro di testo, pagg.1538; Materiali di ogni genere per capire cos'è l'arte concettuale e specie.
7.Attesa del nulla, Fuga dal nulla: Givone Sergio, Storia del nulla, Laterza, 1988, cap.5.2 a pagg.104 e segg.; Libro di testo Voices and Visions di Delaney-Ward e a. (pagg.451 e segg.); opere citate degli autori dei quali viene fatto esplicito riferimento.
8a.Kafka: Libro di testo Storia e antologia della letteratura di Barberi Squarotti e a. (tomo 5, pagg. 626 e segg.); riferimenti a Kafka Franz, Das Urteil, Die Verwandlung, Ein Landartzt e In der Strafkolonie, tr. it. E.Castellani La metamorfosi e altri racconti (La Sentenza, La Metamorfosi, Un medico di Campagna, Nella Colonia penale), Garzanti Editore, 1966, 1981, Garzanti Libri, 1999 Milano.
8b.Leopardi: Givone Sergio, Storia del nulla, Laterza, 1988, pagg.135 e segg.; Libro di testo Storia e antologia della letteratura di Barberi Squarotti e a. (tomo 4, sezione su Leopardi); Leopardi Giacomo, Canto notturno di un pastore eerante dell'Asia; Folin Alberto, Leopardi e l'imperfetto nulla, ed. Marsilio. Riferimenti con spunti dall'articolo di Givone Il nulla, ciò che resta dopo aver tolto tutto apparso su L'Unità il 20/10/01: si consulti il sito internet: Severino Emanuele, La poesia e il nulla, Rizzoli, Milano 1992, da cit. di Givone Sergio, Storia del nulla, Laterza, 1988.
8c.Hemingway: Severino Emanuele, Articolo edito su "il Corriere della Sera" titolato Hemingway, il nichilista che sapeva uccidere, 28/9/2006, Corriere della Sera, Pagina 51, rintracciabile con il collegamento: Hemingway Ernest, The Old man and the sea, 1952, tr. it. F.Pivano Il vecchio e il mare, Oscar Mondadori, 1972 Milano.
9. Heisenberg ed il gatto di Schrödinger ("Il principio di indeterminazione di Heisenberg" a cura di Claudio Biffo); Wikipedia, enciclopedia online alle voci: Equazione di Schrödinger, Metodo di Schrödinger, Funzione d'onda, Erwin Schrödinger, Werner Karl Heisenberg, Interpretazione di Copernaghen, Principio di indeterminazione di Heisenberg, Neils Bohr, Costante di Planck, Paradosso del gatto di Schrödinger; Libro di testo Le idee della chimica di Valitutti e a. (pagg. 169); (Risposta di A.Tomasiello, docente del Dipartimento di Fisica all'Università di Harvard, Cambridge, Massachusetts, USA).
L'UOMO É IL NULLA - le tesi
FILOSOFIA
L'uomo e' IL
nulla
Il nichilismo di Friedrich W. Nietzsche
"Che cosa significa nichilismo? Significa che i supremi valori si svalutano. Manca lo scopo. Manca la risposta al: perché?"[1]
Nichilismo: la realtà è il niente. La filosofia di Nietzsche è una "registrazione" del nichilismo, una sua critica e un suo superamento. Nella cultura occidentale, infatti, si è già affermato il nichilismo e il filosofo si pone al di là della sua esistenza: si propone, invece, di mostrare come, con che effetti ciò è avvenuto e, dunque, come agire.
Determinanti sono le circostanze storiche (ovvero quelle della cultura europea moderna) nella critica nietzschiana: per comprendere lo stretto legame che c'è tra l'uomo e il nulla, è necessario partire dall'analisi del rapporto tra l'uomo e Dio e, quindi, dalla religione (specie il cristianesimo). Il concetto di Dio giudaico-cristiano nasce come spiegazione dell'origine dell'uomo, quindi come suo fondamento assoluto; nello stesso tempo Dio dà una speranza al futuro dell'uomo, quindi è salvezza. Nietzsche afferma: "Dio è morto" [2]. In che senso? Nel senso che la religione ha fallito. Il cristianesimo ha fatto sì che Dio rimanesse distrutto dal divenire: si è fatto da parte perchè comparisse l'uomo nel mondo, si è fatto uomo per portare un messaggio di redenzione e speranza di salvezza. Dunque, Dio è morto e con lui anche ogni fondamento assoluto dei valori. La morte di Dio è la morte delle illusioni.
La metafisica (con essa Nietzsche fa riferimento alla filosofia a partire da Socrate e Platone) ha anch'essa portato il nichilismo. La creazione del mondo delle idee di Platone è esemplare: al di sopra del mondo delle cose, in divenire e in mutamento, sta un mondo immutabile ed eterno (appunto, quello delle idee) che l'uomo ricerca per trovare uno "spunto di perfezione". Questa divisione sacrifica l'uomo, lo subissa: noi diventiamo ciò che c'è di meno buono. La metafisica è un "NO alla vita".
Il cristianesimo e il platonismo, insomma, rappresentano il nichilismo passivo: sono una "nullificazione", una "volontà del nulla" nascosti dietro e risolti nelle illusioni, nelle quali si ripone un'inutile speranza.
La scienza, poi, ha distrutto le false speranze e le illusioni e ha scoperchiato il nulla. Da qui la critica al Positivismo, che, oltre a non aver riconosciuto il prospettivismo della realtà [3], ha tolto le vecchie certezze, lasciandoci allo scoperto.
A questo punto si apre una voragine nell'ordine apparente che c'era: scoppia il caos (che è propriamente il nulla, cioè divenire) e non vi è più comprensione delle cose. L'umanità perde la sua tranquillità e l'esistenza diventa una sofferenza. Bisogna affrontare il peso del nulla: è il nichilismo attivo di cui si fa portavoce lo stesso Nietzsche. Affrontare e superare: è questo che bisogna fare, perchè il nichilismo è solo "uno stato intermedio patologico"[4] e non va temuto. Il messaggio del filosofo si fa ora quasi profetico: è la voce di Zarathustra, il profeta del mondo a venire, con nuovi valori e nuova consapevolezza della "realtà come nulla". L'uomo della nuova era è l'Übermensch, il superuomo o, meglio, l'oltreuomo (Vattimo). Costui è l'essere che affronta il nulla, alla ricerca della felicità perpetua. Viene creato uno scopo dell'esistenza. Nel periodo pre-nichilismo-attivo lo scopo era una speranza nella salvezza. Ora, invece, viene ad essere:
"Imprimere al divenire il carattere dell'essere: è questa la suprema volontà di potenza"[5]
La volontà di potenza esprime questo "io voglio!" dell'uomo, l'affrontare il nulla. Anzi, piuttosto è un "amore per il nulla", come ben esprime l'espressione amor fati di Spinoza.
Bisogna imprimere la propria volontà sul nulla: riconoscere la propria importanza nella ciclicità, non-finalità e casualità dell'eterno ritorno dell'identico; comprendere che il mondo è il nulla circolare, cioè il divenire, quindi l'irrazionalità, il dionisiaco. Esercitare la propria volontà di potenza significa inserirsi nel mondo. Difatti, ne La volontà di potenza, 1067, Nietzsche dirà:
"E sapete voi che cosa è per me "il mondo"? [] Questo mio mondo dionisiaco che si crea eternamente, che distrugge eternamente se stesso, questo mondo misterioso di voluttà ancipiti [= desideri confusi], questo mio "al di là del bene e del male", senza scopo, a meno che non si trovi uno scopo nella felicità del ciclo senza volontà [], per questo mondo volete un nome? Una soluzione per tutti i suoi enigmi? [] Questo mondo è la volontà di potenza - e nient'altro! E anche voi siete questa volontà di potenza - e nient'altro!".
LETT. ITALIANA
L'UOMO E' IL
NULLA
Luigi Pirandello
Se la morte [] non esistesse e fosse soltanto, non l'estinzione della vita, ma il soffio che spegne in noi questo lanternino, lo sciagurato sentimento che noi abbiamo di essa, penoso, pauroso, perchè limitato, definito da questo cerchio d'ombra fittizia, oltre il breve àmbito dello scarso lume, che noi [] ci proiettiamo attorno, e in cui la nostra vita rimane come imprigionata, come esclusa per alcun tempo dalla vita universale, eterna, nella quale ci sembra che dovremo un giorno rientrare, mentre già ci siamo e sempre vi rimarremo, ma senza più questo sentimento d'esilio che ci angoscia? Il limite è illusorio: [] nella realtà della natura non esiste. Noi, [] noi abbiamo sempre vissuto e sempre vivremo con l'universo; anche ora [] ma non lo sappiamo, non lo vediamo, perchè purtroppo questo maledetto lumicino piagnucoloso ci fa vedere soltanto quel poco a cui esso arriva.[6]
E' già ne Il fu Mattia Pascal che si trovano le tracce fondanti dell'originale nichilismo Pirandelliano: la vita sarebbe, infatti, per il filosofeggiante signor Anselmo Paleari, quella parte del nulla che noi vediamo e conosciamo grazie a quel lumicino che abbiamo nel capo, che ci illumina una sezione di buio. Che cos'è, dunque, il buio? E' la verità oggettiva, quella esterna ai lanternini e ai lanternoni, ma è irranggiungibile finchè il lumicino è acceso, perchè ad ogni passo illuminiamo un tratto più in avanti e non raggiungiamo mai il buio. Nel momento in cui lo raggiungiamo, finalmente, è la morte, ma non morte come tragedia, come sofferenza e fine, ma bensì come nuovo, vero inizio, raggiungimento della verità che è e sta nel nulla, che smaschera quel lume che non è altro che illusione, finta vita.
Nessuno conosce la verità che sta al di là dei lanternini: ogni conoscenza nostra è relativa. Pirandello sostiene, dunque, il relativismo gnoseologico e nichilistico, come si può rilevare nel dialogo tra "il fu" Mattia Pascal e don Eligio Pellegrinotto, custode della biblioteca di Miragno: quando non si sapeva che la Terra ruotava attorno al Sole, l'uomo viveva nella sua beata illusione senza preoccupazioni di sorta.[7]
E come la vita nostra, anche quella degli altri, le loro personalità e anzi l'intera realtà finisce per essere nulla in Uno, nessuno e centomila.
Il romanzo racconta di come il protagonista e io narrante Vitangelo Moscarda, a partire da un semplice commento della moglie Dida al suo naso, si perda in una serie di riflessioni sulla frammentazione e l'annientamento della personalità e su un'acuta riflessione sull'uomo in sè e in società. Il personaggio si imbatte in un'impossibile ricerca di sè, cercando di trovarsi "senza sè" e come "con un estraneo attorno" che lo osservi.[8] Il primo incontro con sè è davanti allo specchio: fallisce, perchè la vita non si ferma ed è impossibile da cogliere nella sua totalità se la si cerca di osservare volontariamente.
Aprii gli occhi. Che vidi?
Niente. Mi vidi. Ero io, là, aggrondato, carico del mio stesso pensiero, con un viso molto disgustato.
M'assalì una fierissima stizza e mi sorse la tentazione di tirarmi uno sputo in faccia. []
Ed ecco: come compreso di questa verità che riduceva a un giuoco questo mio esperimento, a un tratto il mio volto tentò nello specchio uno squallido sorriso. []
Fu così istantaneo [] ch'io riuscii a vedere staccato dal mio spirito imperioso il mio corpo, là, davanti a me, nello specchio.
Ah, finalmente! Eccolo là!
Chi era?
Niente era. Nessuno. Un povero corpo mortificato, in attesa che qualcuno se lo prendesse. []
Un concetto, però, afferra: di non essere realmente nessuno, se non quello che gli altri gli attribuiscono, ovvero quello che lui è secondo le loro personali percezioni mentali. Tutto ciò significa anche che il reale siamo noi stessi a dettarlo, che il reale è soggettivo e spesso pretendiamo di imporlo a chi ci sta intorno.[10] Le riflessioni proseguono: siamo allora tante persone quante sono le persone che conosciamo perchè ognuno ha una diversa percezione di noi e delle cose in genere. Siamo, dunque, centomila. (Significativo è il brano nel libro secondo, III, in cui descrive una stanza da diversi punti di vista.) Allora l'Uno è inesistente? Moscarda decide di intraprendere un percorso per diventare "uno per tutti": stupisce tutti prima sfrattando lo "sciagurato" Marco di Dio e poi concedendogli una nuova abitazione, poi liquidando la sua banca, e, infine, zittendo sua moglie Dida e imponendo, in un certo senso, la sua "unità". Di qui alla fine, però, si avvia una pericolosa relazione poco chiara con Anna Rosa, amica di Dida: rappresenta il tentativo di Moscarda di coinvolgere gli altri nel suo percorso mentale, che provocherà effetti catastrofici in chi non è in grado di accettare tale realtà. La storia si conclude con la "finta pazzia" del protagonista (che qui ha la funzione di fargli scoprire il vero significato dell'esistenza) , mentre, per sè, egli è libero (una "maschera nuda"), uno, in armonia con la natura, e cerca di "vedersi vivere" anzichè vivere come centomila e nessuno. Rifiuta il proprio nome, in quanto "il nome è la cosa", è definizione e identità, mentre la vita è indefinibile e inconludente, e, quindi, non esauribile nella definizione del nome. Esso è per "chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. [] Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo." E ancora: "Così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi faccia il vuoto delle vane costruzioni." Da personaggio è creatura, e come creatura è uno attimo per attimo e tutt'insieme nessuno, una mosca (di cui il nome è un probabile riferimento).
Lo spunto di riflessione di Pirandello proviene dal pensatore Bergson, elaboratore del concetto di "slancio vitale" (lett. élan vital): la vita è dinamica e non conclude, l'essenza delle cose sfugge inesorabilmente; il tempo è soggettivo e, quindi, a questo mondo non si è più "con altri" perchè ognuno vive col proprio ritmo e spesso si finisce per soffrire di solitudine od angoscia, perchè la vita sembra ci abbia in scacco. Il concetto è anche simile a quello del filosofo danese Kierkegaard: l'angoscia, quindi, non diventa altro che paura del nulla, una costante "opzione" che spaventa più di ogni altra cosa.
E il nulla fa da sfondo a tutto il romanzo: è lo spunto di avvio della trama, ovvero un naso che, per la moglie Dida, pende verso destra [16]; vuote di significato sono le parole, perchè solo secondo il nostro punto di vista e contesto acquistano un certo significato ; anche lo specchio è simbolo di vacuità: mentre la persona è una nello specchio, nel suo aspetto vede sè per gli altri e nella sua faccia l'io per sè. Tutto il gioco della vita sta nel bilanciare le personalità, almeno secondo quanto sostengono i médicins-philosophes T.Ribot e P.Janet, i quali le considerano originariamete costituite da una confederazione di anime sotto il controllo di un io egemone (l'uno pirandelliano), e, con la riflessione, si può giungere, al meglio, ad una "coalizione di anime". Ma bisogna fare attenzione, o, altrimenti, le centomila personalità che ci compongono si annulleranno l'un l'altra, e tutto ciò che rimarrà di noi sarà il nulla.
LETT. STRANIERA
L'UOMO E' IL
NULLA
Milan Kundera
Il concetto di nulla di Kundera è quello espresso nell'idea del Kitsch[20] che viene fuori dalle riflessioni sul personaggio di Sabina nell'"Insostenibile leggerezza dell'essere". Secondo l'autore, il Kitsch è propriamente un accordo categorico con l'essere . Insomma, è una posizione che ognuno di noi ha - dal momento che non ci si può sottrarre ad averla - riguardo al proprio scopo nell'esistenza. La vita è una missione e, dice Kundera citando Beethoven, es muss sein : così deve essere, cioè è necessario seguire questa missione. In altri termini, Kitsch significa negare ciò che non è parte della missione, eliminare l'inaccettabile.
I personaggi della storia si muovono dunque sullo sfondo di questo Kitsch: Tomás cerca di "aprire" il mondo come fa durante il lavoro (è chirurgo) e le reazioni sessuali; Franz e Teresa cercano l'amore idilliaco; Sabina punta al fare dello stesso Kitsch un qualcosa di Kitsch [23].
Quest'ultima protagonista mette, quindi, in dubbio il Kitsch: è l'atteggiamento più pericoloso che ci sia. Ovvero: non essere coperti da un orientamento dell'esistenza rende vulnerabili a ciò che prima era inaccettabile. Non che l'inaccettabile sia per forza il male in assoluto, ma viene a cadere quello che è la direzione dell'esistenza e l'essere soffre di una insostenibile leggerezza che non è altro che mancanza del Kitsch. L'insostenibile leggerezza dell'essere è il caos, ovvero il nulla.
Kundera nei primi due capitoletti pone il lettore di fronte a una riflessione: la leggerezza è bene o male? (Che sarebbe come dire: il nulla è bene o male?) Per Parmenide, l'Universo è diviso in coppie d'opposti (luce-buio, caldo-freddo) nelle quali uno dei poli dell'opposizione è positivo e l'altro è negativo. Per l'opposizione leggero-pesante
"Parmenide rispose: il leggero è positivo, il pesante è negativo.
Aveva ragione oppure no? Questo è il problema. Una sola cosa è certa: l'opposizione pesante-leggero è la più misteriosa e la più ambigua tra tutte le opposizioni." [24]
LATINO
L'uomo e' IL nulla
Amore e Psiche (da "Le metamorfosi", Apuleio)
Psiche, illuminato l'amante con la lanterna, scopre in lui Cupido e, presa dall'ardore, per errore si punge con una freccia del Dio, innamorandosene perdutamente
Allora, bruciando sempre più di desiderio per il dio del Desiderio, china su di lui e desiderandolo perdutamente, prende a riempirlo, a divorarlo di baci pieni di passione, con furia, temendo che il suo sonno sia troppo breve. Ma mentre, eccitata da quel piacere immenso, vi si abbandona completamente, ferita al cuore, la lampada, forse per vile tradimento, forse per malvagia gelosia o forse perchè anche lei desiderava toccare e quasi baciare un corpo così bello, lasciò cadere dalla sua punta luminosa una goccia d'olio bollente sulla spalla destra del dio. [] Al sentir la scottatura, il dio balzò su e, scoperta la macchia della sua fede tradita, senza dire neanche una parola, volò via dai baci e dalle braccia della sua infelicissima moglie.[25]
Che cos'è l'amore?
E' in questa domanda che si può ritrovare in Apuleio una risposta legata al concetto di nulla. Grazie anche all'interpretazione del filosofo francese Vladimir Jankélévitch, si può sostenere: A- L'amore è inspiegabile e tale deve rimanere per essere vero amore: Psiche tenta di vedere in viso Amore ed ecco che egli fugge. B- L'amore non è definitivo, infatti va costantemente rinnovato: nella favola di Apuleio più volte Cupido necessiterà di prove di fedeltà da parte della sua amata.[26]
Dove sta allora il nulla? Sta in tutto quanto il sentimento d'amore: si può dire essere fondato dal nulla e sul nulla. In primis, dunque, la sua origine non ha spiegazione in quanto è irrazionalità pura, esente da ogni ragione (è inspiegabile) e mancherebbe della sua pienezza altrimenti. In secundis, poi, il rapporto non ha un fondamento: è "senza perchè", è fondato sull'incertezza, l'inspiegabilità, il non-detto. In una parola è il nulla. L'amore viene ad essere causa sui, ovvero cosa che "esiste di per se stessa e per se stessa viene compresa".[27]
Inoltre, proprio l'illimitatezza del sentimento ritorna al nulla: nessun limite, nessuna barriera, infinitezza. Diceva Agostino: "La misura dell'amore è amare senza misura". Quindi, nulla può fermare l'amore di Psiche: nemmeno le invidie della splendida Venere.
INGLESE
L'uomo e' IL nulla
Francis Scott Fitzgerald
F. Scott Fitzgerald is worldwide known as The author of the Roaring Twenties.
His most renowned novel, "The Great Gatsby", pictures the society of this period in all of its elegance, as well as in all of the vacuity that it withholds. Jay Gatsby hosts parties every evening and spends his time in his luxurious home. His richness, though, is not clear where it comes from. Already from this general view of the novel - that partially reflects Fitzgerald's life itself -, we are introduced to an environment where existence means entertainment, fun, alcohol, wealth, lightness, frivolousness, fleeting joy, love-stories and success. This fabulous world, however, is just an appearance: true life is hidden, all sort of values are lost and everything is vulgar and materialistic. We can perceive a profound decadence, a thorough emptiness, nothingness.
The character of Daisy is fundamental in this sense, since her immaturity and superficiality is a clear reflection of the society's moral poorness. Gatsby's aspiration to have a relationship with her indicates, in the meantime, his aims towards American society. So failing with Daisy stands for failing in the whole society.
Gatsby's mask of prosperity and success is revealed, firstly, when we get to know his origins (he came from a poor family of North Dakota's middle-class and eventually got rich by chance, thanks to his belief in the American Dream) and, secondly, at his funeral, which no friends (except Nick Carraway, Gatsby's neighbour and narrator) participate to. Here all that fame falls apart and it turns out to be nothing more than a façade, behind which everyone had laid, seeking their own interest. The American Dream has been pursued vainly and is now lost forever. The main character's life is now clear: he didn't find love; he didn't meet real friends (always excluding Nick); he didn't have the success he was looking forward to; he did not achieve any real power. All that is left is an overwhelming void.
L'UOMO E IL NULLA -
come si pone l'uomo in relazione al nulla
ARTE
L'uomo e il nulla
L'Arte Concettuale
Movimento vario e con tanti riferimenti alle e nelle altre correnti degli anni '60, l'Arte Concettuale si basa sul principio polemico secondo cui il consumismo ha reso l'arte un oggetto di consumo, perdendo così l'idea artistica alla base dell'opera. L'origine è, dunque, una protesta contro il capitalismo.
Joseph Kosuth, esponente del movimento, sostiene che "essere un artista oggi significa indagare la natura dell'arte." Nei "Paragraphs of Conceptual Art", Sol Lewitt, teorico del movimento, sostiene, dunque, che l'arte è propriamente ideazione dell'opera. L'opera in sè, poi, è interpretazione soggettiva. L'arte che si viene a creare è una rappresentazione dell'idea che l'artista ha concepito e non è importante nella sua forma compiuta quanto piuttosto nel concetto che vi sta alla base. L'Arte Concettuale è un'arte fredda, distaccata, antiestetica e per questo è materiale, fisica, in modo da essere più espressiva e di ovvio contenuto. Essenziali sono la sua alogicità (non è immadiatamente comprensibile, anzi, è quasi assurda) e la sua semplicità (Lewitt sostiene, infatti che è nella semplicità che sta il genio dell'artista, che sorprende addirittura se stesso nell'inevitabilità dell'idea d'arte concepita). L'arte concettuale si differenzia così dall'arte percettiva: mentre quest'ultima ha come scopo quello di coinvolgere l'osservatore nella visione dell'opera, la prima vuole unicamente stimolare le menti e non creare un coinvolgimento di alcun tipo.
Per comprendere l'Arte Concettuale, infine, è necessario distinguere tra "idea" e "concetto". Il CONCETTO è una "direzione generale", l'IDEA è "il componente", l'opera d'arte. L'idea implica il concetto [28].
Figura 1 Espressione dell'idea di "Rocce sulla spiaggia, sabbia sulle rocce"
Figura 2 Espressione dell'idea di "Verità"
Cosa c'entra il nulla? Filosoficamente parlando, l'Arte concettuale è l'arte del nulla proprio perchè è l'arte senza oggetto, la nullificazione dell'opera d'arte. Non c'è valore nell'opera in sè, ma solo nella sua ideazione, non c'è ricerca di estetica, è il frutto dell'annullamento dell'arte.
Per chiarire il nesso è fondamentale l'opera di Joseph Kosuth che (guarda che caso!) si intitola "Nothing". L'opera fa parte di un complesso di esposizioni che vanno sotto il titolo di Art as Idea as Idea (Arte come idea come idea), ovvero l'idea de "l'idea dell'arte". Nella sua intricatezza, questo titolo si risolve nelle semplici definizioni, prese dal vocabolario, di alcuni concetti. Sono i concetti artistici che, anzichè evolvere in arte concettuale, vengono a loro volta concettualizzati e diventano, come termini e come idee che esprimono, Arte. In particolare Nothing è la definizione del nulla: l'arte si impadronisce, così, di un concetto che anche per la speculazione filosofica è irragiungibile. La Parola si fa idea dell'Arte ed è in grado di esprimere il concetto che racchiude, eccetto, però, ciò che c'è di emotivo in esso: è un'arte scientifica. L'immadiatezza della parola esprime appieno quello stimolo mentale esente da ogni emotività che vuole offrire l'Arte Concettuale.
LETTERATURE
e FILOSOFIE EUROPEE (VARIE)
L'uomo e il nulla
L'uomo come attesa del nulla, l'uomo come fuga dal nulla
Il nichilismo può essere vissuto positivamente o negativamente. Cosa significa? Se vissuto positivamente, il nulla è visto come inevitabile e l'uomo non può fare altro che attenderlo, riconoscendo che ogni sua azione è pressochè inutile o dandosi da fare per prepararsi al giorno in cui giungerà il nulla: è l'ATTESA DEL NULLA. E' il caso del notissimo "Aspettando Godot" di Samuel Beckett che gira intorno all'attesa del misterioso Godot (simbolo di Dio? Del tempo? Del nulla stesso?) e lo scopo nullo della vita. Così giunge a conclusione, infatti il protagonista Vladimiro:
"Che stiamo a fare qui, ecco ciò che dobbiamo chiederci. Abbiamo la fortuna di saperlo. Sì, in questa immensa confusione una sola cosa è chiara . Noi aspettiamo che venga Godot"[32]
E la vita risulta quindi "tempo" che tarda a passare, e, quindi, "ci spinge a popolarlo di movimenti, che, come dire, possono a prima vista sembrare ragionevoli, ma ai quali noi siamo abituati": "è per impedire alla nostra ragione di colare a picco"[33].
È pertinente un riferimento a "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati, dove l'attesa è rappresentata dall'esercito nemico (il nulla?) e dove il tenente Drogo rappresenta quella dignitosa vita in solitudine piena di speranza nei confronti del nulla. Infine, è interessante sottolineare come il personaggio sveviano di Emilio Brentani (Senilità, Italo Svevo) non prenda mai decisioni, preferendo, al contrario, credere in un futuro che verrà: è in attesa di un qualcosa di inarrivabile e irraggiungibile. Così il personaggio sfugge dalla quotidianità, rendendo insignificanti rispetto alla sua mèta ideale le cose importanti della vita: aspettando il nulla, si crea attorno a sè un nulla ancor più reale.
Se il nichilismo è vissuto negativamente, invece, l'uomo FUGGE, nascondendo ai propri occhi il nulla. Per i romantici la via di fuga è rappresentata dall'arte: una vera e propria necessità. Non solo l'arte astratta, ma la vita dell'artista è il mezzo prediletto: l'artista sceglie come fare la sua opera, è libero, svincolato dall'opprimente nulla ed al tempo stesso risulta ineffabile. Coglie una musicalità nelle cose attorno a sè che si animano di una melodia comune, un minimo comun denominatore diverso dal nulla. Questo, però, sfocia in una contrapposizione tra l'io dell'artista, il suo sentire/sentimento e il mondo che lo circonda. Il prezzo che nell'immediato l'artista paga è una sofferta limitazione della sua libertà, che viene a mancare della sua assolutezza. Ogni genere d'artista romantico reagisce a suo modo. L'esteta Kierkegaardiano sceglie nell'attimo e per l'attimo e, così, la scelta assume un suo valore. Nasconde la sua scelta dietro l'ironia e può risultare vincente in apparenza. Sì, solo così, perchè l'esteta non si accorge, se non troppo tardi, di aver in realtà annullato non solo il valore della cosa scelta, dandole un significato per quell'istante che è già sfumato, ma pure se stesso, resosi nulla nella ricerca affannosa del piacere, che si rivela una fuga da stesso. L'esteta è inevitabilmente connotato dall'insoddisfazione e colto da un'impossibile voglia di redenzione. Qui entra in scena il dandy, esemplarmente incarnato da Oscar Wilde. Per fuggire dall'irreparabile l'artista adotta una maschera, o, ancor meglio, tante maschere, che lo elevano al di sopra del nulla, e lo rendono sempre adatto ad ogni situazione (Pirandello direbbe che, in fondo, siamo tutti quanti così!). E' salvo il rapporto con gli altri, l'artista ha una "visuale" privilegiata (l'arte), il nulla è lontano, tenuto a bada.
Qualche cosa di differente ci viene proposto, infine, dal flaneur di Baudelaire. Questi è invaso dalle cose del mondo, è un "Nessuno" sofferente, tormentato, che conosce il profondo dolore, ma è incapace di trovare una via di fuga. E' l'artista che somatizza l'impossibilità di fuga. E, forse, proprio reificandosi, si salva (ricordo l'immagine dell'uccello che si trascina a terra e vola maestoso in cielo, allegoria del flaneur [34]) o piuttosto si crea un mondo da poeta (quello idilliaco del cielo) e un'altro da uomo (quello della terra, dove l'uccello trascina le ali grosse e pesanti).
Completamente diversa è la fuga che propone la Beat Generation, con Jack Kerouac e il suo "On the Road" ("Sulla Strada"): il nulla qui è addirittura un sentimento generazionale. La parola d'ordine diventa Carpe diem!, fino alla quasi totale snaturazione del concetto. Così, nel romanzo, il gruppo di ragazzi che attraversa l'America si abbandona a qualsivoglia svago. Motto dell'epoca, difatti, è "Sesso, droga e rock 'n' roll", e la vita di Kerouac, anzichè mostrarsi come liberazione dal nulla si dimostra, invece, dipendenza da droga e alcool, ossia ciò che c'è di più vacuo nella società moderna.
LETTERATURE
VARIE DAL MONDO
L'uomo e il nulla
Disperati per il nulla
Il nulla può spaventare. E' il caso del noto scrittore Franz Kafka. I personaggi dei racconti dell'autore ceco sono sempre inetti, uomini incapaci ad affrontare la vita e con un forte senso di inferiorità. Lo stesso Kafka è un po' così, come si può notare nella Lettera al padre, dove rivela la sua oppressione e sensazione di inferiorità. Il personaggio Kafkiano è un estraneo alla vita: non la sa vivere e si angoscia, vedendola dall'esterno nella sua vacuità. Questa è la visione opprimente che ha di fronte Kafka nello scrivere racconti come La sentenza, La metamorfosi, Nella Colonia Penale, Il Processo. Lo stile della scrittura prende così forma nel realismo grottesco, quello del mondo visto con occhi tragici e distaccati. Ciò si traduce in storie assurde, "normalmente" paradossali. Queste possono essere lette come allegorie, ma, attenzione!, allegorie kafkiane, ovvero vuote, senza termini di paragone. Per questo Kafka rientra tra gli autori di narrativa polisemica: tante possono essere le interpretazioni ai suoi racconti, ma nessuna, nè tutte assieme esauriscono la profondità del (presunto) messaggio. Un messaggio di angoscia per il nulla .
Ed eccoci al maestro della disperazione e del pessimismo: il nostro Giacomo Leopardi. "Tutto è nulla" afferma. Beh, direi che questa sentenza riassume bene il suo concetto di esistenza. Ci spiega Givone [36]: con questa frase si rivela l'inconsistenza di tutte le cose e tutto è inutile: "un nulla è anche questo mio dolore" . "L'uomo è nulla,/sconosciuto è del tutto" afferma nella Ginestra (vv.173-4). Leopardi arriva anche a sostenere che "il principio di tutte le cose, e di Dio stesso, è il nulla". Il concetto è, quindi, molto radicato, tanto che E. Severino indica nel marchigiano il "raggiungimento dell'essenza del pensiero occidentale: il nichilismo" . Il pessimismo di Leopardi è prima storico, ma poi nella fase più completa sarà cosmico, ovvero investirà tutto l'Universo: l'uomo sarà la vittima della natura. Si noti ad esempio questo tema nell'Operetta "Dialogo della natura e di un islandese", nello Zibaldone (specie 11 aprile 1829) e il pessimismo nel "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia", dove il fine dell'uomo è un "abisso orrido e immenso" . Per questo esiste la poesia. Poichè un rimedio al terribile nulla non c'è, questa ha la funzione di illudere l'uomo e aiutarlo a "vivere sul nulla" e, da un altro punto di vista, smaschera l'illusorietà delle illusioni quotidiane. Così si vince il pensiero "a me la vita è male" (Canto notturno, vv.104). La poesia offre questo incanto-disincanto che permette all'uomo di sapere, ma sopravvivere.
Non ho ancora chiarito, però, che cos'è il nulla per Leopardi: molto in breve, si può identificare con la verità. Questo è un male, perchè è una verità "scomoda", che angoscia, ma è forse anche un bene, come sostiene A. Folin nel suo trattato Leopardi e l'imperfetto nulla [40]: il niente porta a scoprire il vero nelle cose che a noi appaiono reali, ovvero ci dà una base di verità da cui partire per analizzare il mondo. Quindi, non è proprio nulla in senzo assoluto, perchè il vero lo contiene (in questo senso è imperfetto).
Ed è proprio nel concepire il nulla che si discosta il grande autore americano Ernest Hemingway, il quale sostiene che la verità è da ricercare in noi stessi. Il pensiero nichilista di Hemingway affonda le sue radici nella definizone nietzschiana: nichilismo "significa che i supremi valori si svalutano"[41]. Allora bisogna che troviamo daccapo i veri valori. E Hemingway interpreta questo compito in modo personale e fa della sua vita una ricerca del bene e del buono. La bontà va qui intesa come lotta contro il male ( "La vita è lotta e l'uomo è nulla" diceva), quindi tutti i propri pensieri malvagi vanno sradicati ed estrapolati dall'interno. Nei suoi romanzi ciò si traduce in una gran chiarezza e semplicità (vedi, ad esempio, Il vecchio e il mare) e nello stesso tempo in una grande sincerità, poichè il giornalista affermava che "bisogna essere sinceri per essere buoni" e che la scrittura non deve nascondere quello che l'uomo prova veramente. L'americano si può dire che, nello scrivere, si misuri con se stesso, trovi ciò di cui gode malvagiamente e lo presenti al lettore. Affronta se stesso per trovare la verità, ecco perchè gran parte delle opere partono con spunti autobiografici (Addio alle armi, Per chi suona la campana ,Di là dal fiume e tra gli alberi, Festa mobile ). La verità, quindi, è interiore e il nichilismo sarebbe negato dai valori che si troverebbero proprio nell'uomo, ma è proprio per la ricerca disperata della verità che Hemingway tenta più volte il suicidio; e il fatto che il suicidio poi riesca, nel '61, ci porta a comprendere di come fosse, infine, vero e profondo il nichilismo dell'autore, che cercando in sè i supermi valori, non aveva, invece, trovato altro che male.
HEISENBERG ED IL GATTO DI SCHRöDINGER
IL NULLA INDETERMINATO
FISICA
e CHIMICA
Heisenberg ed il gatto di Schrödinger
0. Introduzione.
La scienza fatica a credere che il nostro mondo non sia altro che nulla. Nel cammino che stiamo per percorrere a cavallo della "vecchia" fisica classica e della "nuova" fisica quantistica, però, il nulla diventa quasi una realtà, assai difficile da confutare. Einstein stesso, molto scettico riguardo alle teorie qui proposte, non riuscì a provare fino in fondo la fondatezza della sua contrarietà. Se è vero che il mondo microscopico è indeterminato, allora non possiamo dirci oggettivamente certi di essere e, forse, siamo il niente, ma crediamo di essere tutto.
1. Il principio di indeterminazione di Heisenberg.
Le origini del principio di indeterminazione di Heisenberg sono da ricercare nell'intuizione di De Broglie: la natura ondulatoria della materia. A provare questo fatto fu l'esperimento Davisson e Gemer. I due sperimentarono che, lanciando contro un bersaglio metallico un fascio di elettroni (allora noti come particelle) e facendo lo stesso con un fascio di raggi x con la stessa lunghezza d'onda, si ottenevano due figure di diffrazione molto simili al di là di una fenditura praticata nel bersaglio, a dimostrare la sostanziale uguaglianza di onde e particelle. Il concetto può essere riassunto nella relazione λ=h/p=h/mv (dove λ è la lunghezza d'onda, p la quantità di moto e h è la costante di Planck).
Come possiamo immaginare una particella che è anche un'onda e viceversa? Possiamo supporre che la particella sia come un "pacchetto" di onde che, sistemate su un grafico, disegnano una sinusoide. La particella è contemporaneamente ogni parte dell'onda. Altrimenti, possiamo determinare un parametro (ΔX) che tenga conto dell'incertezza della posizione della particella. L'intervallo del numero d'onde o frequenza dell'onda sarà, invece, ΔK.
Dato ΔX · ΔK ≈ 1, si avrà:
per definizione del numero d'onda: K = 2π / λ ossia ΔK = 2π / Δλ;
per la relazione di De Broglie: Δλ = h / Δp;
ΔK = (2π · Δp) / h;
e quindi ΔX · (2π · Δp) / h ≈ 1 ovvero ΔX · Δp ≈ h/2π che è il Teorema di Heisenberg, 1927.
Che cosa significa? Significa che l'incertezza della posizione ΔX è inversamente proporzionale all'incertezza della velocità (o, piuttosto, quantità di moto) Δp, secondo una costante. Questa è data da h, che è la costante di Planck e vale 6.6 · 10-34 J·s: un valore estremamente piccolo, che rende l'incertezza insignificante nel mondo macroscopico. A livello subatomico, però, l'incertezza si fa più elevata, fino ad arrivare a un limite di misurabilità, come si può intuire dal Principio di indeterminazione di Heisenberg:
"E' impossibile stabilire con la massima precisione e nel medesimo istante la posizione e la quantità di moto di una data particella".
Il principio è anche valido per Energia e Tempo (e altre variabili non compatibili). Il teorema, in questo caso, diventa: ΔE · Δt ≈ ħ. (ħ = h/2π, e vale 10-34 J·s).
2. Il mondo della fisica quantistica, l'interpretazione di Copenaghen e l'equazione di Schrödinger.
Il principio di Heisenberg apre il campo a una serie di considerazioni. Ponendo un limite alla misurabilità e, quindi, all'osservazione della materia, crea un mondo, completamente nuovo, in cui non è possibile parlare di Fisica Classica, e quindi di informazioni "certe". Fa crollare il concetto di traiettoria e di punto materiale e, al loro posto, subentra un nuovo concetto di misura che è la probabilità di un dato stato o valore del sistema (distribuzione della probabilità). Siamo nella Fisica quantistica. Qui non ha più senso chiedersi quale sia la traiettoria di una particella, perchè ciò è reso impossibile dalla stessa interazione con gli strumenti di misurazione. La probabilità è l'unica àncora di verità: su questa rivoluzione si basa la cossidetta interpretazione di Copenaghen, elaborata da Neils Bohr e Werner Heisenberg, che afferma quanto sopra.
Viene accettato tutto ciò? Molte voci dal mondo scientifico si fanno sentire al proposito. Per Heisenberg "l'immagine scientifica che veniamo a costruirci del mondo cessa di essere una vera e propria immagine intrinseca della natura", ovvero come a noi già appare. Non c'è nessun metodo in grado di predire con massima precisione la variazione delle variabili non compatibili. Ma Einstein obiettava: "Non credo che Dio abbia scelto di giocare a dadi con l'Universo" e "Credi davvero che la Luna non sia lì quando la guardi?", riferendosi all'indeterminazione che creava al di là del limite di misurabilità il principio di Heisenberg. Per Bohr e Feynman, invece, "non solo Dio gioca a dadi, ma li lancia dove non possiamo vederli".
Come determinare, invece, la distribuzione di probabilità? A questo si dedica Schrödinger, vincitore nel 1933 del Premio Nobel per l'equazione da lui elaborata che stabilisce la probabilità di trovare l'elettrone in un punto di coordinate xyz dello spazio attorno al nuclo. Essa è data dalla grandezza funzione d'onda (Φ) che tiene conto del comportamento ondulatorio dell'elettrone. La funzione d'onda rappresenta uno stato fisico del sistema quantistico in termini di ampiezza di probabilità. Essa è maggiore vicino al nucleo. Dove la probabilità è vicina allo zero, la particella non c'è; dove assume valori più consistenti, si crea una regione di spazio di probabile presenza (che è detta orbitale atomico).
3. Il gatto di Schrödinger e il nulla indeterminato
Erwin Schrödinger, inoltre, introduce una discussione di stampo scientifico-filosofico sull'essenza della materia al di là del limite di osservabilità, ricorrendo al notissimo paradosso del gatto. L'esperimento mentale è strutturato come segue.
Un perfido fisico rinchiude un gatto, un atomo radioattivo (in un contatore) e una fiala di veleno in una scatola d'acciaio, in modo che il gatto non abbia possibilità di interferire col funzionamento degli altri elementi. L'atomo radiattivo, nell'arco di un'ora, potrebbe decadere, ma ciò potrebbe anche non accadere. "Se ciò succede," spiega Schrödinger "allora il contatore lo segnala e aziona il relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro"[45].
Nell'atto di aprire la scatola, che per la meccanica quantistica consiste nella misurazione, si fa scienza (interpretazione di Copenaghen).
In questo momento, dice Shrödinger, "il sistema compie una scelta". E' dunque il caso a scegliere il destino del gatto? A cercare una soluzione è nel 1957 Everett, con l'"interpretazione dei molti mondi". Accettando lo scienziato di vedere insieme il gatto vivo perchè è vivo e di vederlo morto perchè è morto, si può dire che esistano due Universi paralleli, entrambi reali, entrambi probabili.
Ecco, quindi, che entra in scena il nulla: la realtà che noi viviamo e consideriamo è veramente, oggettivamente reale o esiste soltanto in funzione nostra? Mi spiego: il nostro modo di ragionare ci conduce a scartare una delle condizioni probabili del sistema nella scatola, e decidere, per esempio, che il gatto deve essere morto. Potrebbe essere, però, che in un "altro mondo" esso sia vivo. Così, il nostro Universo sarebbe relativo e la verità assoluta sarebbe unicamente un'indeterminazione indeterminabile. Potremmo dire che l'indeterminazione è uno stato di caos: e come non collegare il caos al nulla? E pure l'assenza di determinazione: non è altro che assenza di stato (stato è opposto di dinamico e l'indeterminazione è un qualcosa di dinamico, di mutevole) e quindi assenza di realtà!
E ancora: la realtà esiste solo in funzione nostra o non esiste affatto? D'altra parte se crediamo a Nietzsche, Leopardi, Hemingway, Pirandello e Beckett dicendo che "l'uomo è nulla", è logico credere che pure la realtà, in funzione nostra, cioè del nulla, sia inesistente anch'essa.
Con prospettivismo Nietzsche intende il principio che la conoscenza è interpretazione soggettiva e, quindi, impossibile da "meccanizzare", come, invece, fa la scienza.
La filosofia del lanternino, da Luigi Piandello, Il fu Mattia Pascal, Tutti i romanzi, I, a cura di G.Macchia, Mondadori, Milano, 1973. Vedi pag.471 del Libro di Testo di Letteratura Italiana, Tomo 5.
Luigi Pirandello, Uno, Nessuno e Centiomila, a cura di U.Olivieri e introdotto da R.Bodei, U.E.Feltrinelli, Milano, aprile 1993. Pagg.9.
Kundera Milan, Nesnesitelná lehkost bytí, 1984, tr. It. G. Dierna (A. Barbato), L'insostenibile leggerezza dell'essere, Adelphi, Milano 1985; in riferimento all'edizione di "la biblioteca di Repubblica" parte sesta LA GRANDE MARCIA, pagg.199-210, specie i cap. 5, 6, 8, 13.
In altri termini punta ad eliminare "ciò che è stato eliminato perchè era inaccettabile" (il Kitsch) per il motivo che lo trova inaccettabile (ri-Kitsch).
Apuleio, Metamorphoseon libri XI (Asinus Aureus), tr. it. a cura di L.Nicolini, Le Metamorfosi (L'Asino d'oro), BUR, Milano 2005. Pagg.337-9, cap.V, 23.
Jankelevitch Vladimir, Amore e Psiche; articolo di Massimiliano Polselli: Apuleio e il nulla in "Amore e psiche".
Mi riferisco alla concezione Spinoziana di sostanza unica, che potrebbe anche essere identificata con l'amore.
Citazione del punto 9 delle "Sentenze sull'Arte Concettuale" di Sol Lewitt, il cui testo originale è 9. The concept and idea are different. The former implies a general direction while the latter is the component. Ideas implement the concept.
FIGURA 1:
FIGURA 2: Jenny Holzer
(American, 1950-), Truisms, 1983, computerized electronic sign, 6
5/16 x 60 1/2 x 4 1/4 inches (16 x 153.7 x 10.8 cm),
FIGURA 3: Kosuth Joseph, Nothing, 1967. Stampa fotografica in
bianco e nero su pannello di legno.
Beckett Samuel, En attandant Godot, tr. it. A cura di C. Fruttero, Aspettando Godot, 1956, Giulio Einaudi, Torino, pagg. 93
La visione del nulla di Kafka è elaborata a partire dal libro di testo Storia e antologia della letteratura di Barberi Squarotti e a., tomo 5, pagg. 627-8-9
Givone Sergio, ne la Storia del nulla, ed. Laterza 1988, dedica un'intera sezione del suo lavoro all'idea di nulla di Leopardi, confrontandosi col commento di Severino. Cfr. pagg.135 e segg. del sopracitato.
Folin Alberto, Leopardi e l'imperfetto nulla, ed. Marsilio. Riferimenti con spunti dall'articolo di Givone Il nulla, ciò che resta dopo aver tolto tutto apparso su L'Unità il 20/10/01.
Su Hemingway: articolo di Severino Emanuele, Hemingway, il nichilista che sapeva uccidere, 28/9/2006, Corriere della Sera
Oltre alla Guerra di Spagna, vissuta dall'autore in prima persona, ricorda il suicidio di suo padre.
Il libro tratta dei ricordi sulla giovinezza dell'autore trascorsa a Parigi. La revisione del romanzo coincide con le crisi e i tentativi di suicidio dell'autore.
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