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"L'uomo dal fiore In Bocca"
Pubblicata
nel 1923, "L'uomo dal fiore in bocca" è una commedia in un solo atto presentata
inizialmente dallo scrittore sotto il
nome di "La morte addosso" . L'opera, breve ma
intensa e significativa, ripropone al lettore il luogo comune secondo cui
alcuni beni si apprezzano solo nel momento del bisogno e nel momento in cui
rischiano irrimediabilmente d'esser persi. E' questo in breve il tema di fondo
dell'opera: un uomo, dall'identità sconosciuta ed irrilevante, scopre
inaspettatamente d'esser vittima di un epitelioma, un male che lo condanna a
morte. Egli lo descrive con minuzia , il suo nome è più dolce di una caramella,
e ben si adatterebbe ad un fiore; si tratta però di un fiore maligno che gli è
spuntato su un labbro e che lo costringe a pochi mesi di vita. Ma l'uomo non è
disperato, non si lascia morire prima del tempo, non vive con angoscia i suoi
ultimi giorni e vive la vita guardando la realtà con un'altra mentalità. Da
questo momento il suo comportamento subisce un cambiamento repentino e deciso:
il suo modo di vedere il mondo, d'osservare la propria vita e quella degli
altri cambia radicalmente; ogni accadimento banale e ripetitivo del quotidiano
diventa improvvisamente di spaventosa e vitale importanza. Si rende conto che
questi momenti saranno gli ultimi che potrà vivere e godere, ed è questa
consapevolezza che lo porta ad attaccarsi incondizionatamente ad essi ed a
giudicarli preziosi quanto importanti.
L'uomo dal fiore in bocca seduto al bar.
La scena si
svolge in un caffè notturno di un piccolo paesino sconosciuto, dove l'uomo dal
fiore in bocca e l'avventore, i due comprimari protagonisti, sono seduti ad un
tavolino. L'avventore, un uomo comune, che la monotonia e la banalità della
vita quotidiana hanno reso piatto e vuoto, dichiara "di
aver perso per un minuto il treno" e adesso si ritrova nell'oscurità del
paesino in attesa che faccia giorno per ripartire col treno successivo. E' in
questa realistica circostanza che incontra l'uomo dal fiore in bocca, col quale
resta a dialogare tutta la notte.
Dai guai familiari esposti dall'avventore, l'Uomo dal
fiore in bocca prende subito spunto per iniziare una serie di riflessioni
sull'esistenza, sull'importanza della quotidianità e dei dettagli delle cose.
Ciò che all'inizio potrebbe sembrare nient'altro che una fissazione maniacale
per i particolari, che lo porta a fare una minuziosa descrizione del modo di
incartare gli oggetti da parte dei ragazzi dei negozi e della disposizione dei
mobili delle sale d'aspetto dei dottori, si rivela in itinere qualcosa di molto
più profondo e tragico: l'unico punto di contatto con la vita rimasto all'uomo
prima di morire Le immagini normali, le vetrine dei negozi, la gente per
strada, diventano il simbolo stesso della vita che scorre; essa scorre per
tutti, anche e soprattutto per coloro che, colpevolmente, non si fermano ad
assaporarne ogni dettaglio, anche quello apparentemente più insignificante.
Solo quando è troppo tardi si rendono conto della vera essenza della vita e
della sua fugace bellezza, e solo allora quell'ingordigia della vita, che
avrebbero dovuto sempre possedere, gli si manifesta in tutta la sua prepotenza.
Il protagonista si trova proprio in questa situazione, solo di fronte alla
morte; sola è anche sua moglie, il cui capo appare solamente due volte di
sfuggita da dietro un cantone nel corso della commedia. Nel protagonista è viva
una fortissima contraddizione: da un lato egli prova una profonda pietà per
quella donna, che non ha altra colpa che quella di volergli stare accanto fino
alla fine dei suoi giorni; dall'altro però, non può tollerare, per via della
sua nuova visione del mondo, quella che lui stesso definisce la "macabra
ferocia del suo comportamento". Egli da una parte detesta la moglie perché
questa vorrebbe tenerlo in casa con sé, accudendolo fino alla morte, non
facendogli mancare nulla e negandogli, inevitabilmente, quel gusto della vita
che egli ora va cercando in tutte le piccole cose di ogni giorno. Dall'altro
lato però il suo profondo legame con questa è espressamente reso noto dalla
continua ricerca della sua ombra, della sua presenza. Su questo scenario di
pietà e dolore si conclude lentamente la vicenda, rappresentata idealmente
dalle ultime parole dell'Uomo, chiaro segno di un'estrema volontà di
attaccamento alla vita e di speranza, tramite il proprio permanere nella
memoria altrui. La gran voglia dell'uomo di conoscere la vita al punto di
immaginarla trova riscontro nelle battute conclusive del protagonista che
rivolgendosi all'avventore, afferma: ' E mi faccia
un piacere, domattina, quando arriverà. Mi figuro che il paesello disterà un
poco dalla stazione. All'alba, lei può fare la strada a piedi. Il primo cespuglietto
d'erba su la proda. Ne conti i fili per me. Quanti fili saranno, tanti giorni
ancora io vivrò. Ma lo scelga bello grosso, mi raccomando. Buona notte, caro
signore."Questa bellissima opera l' ho vista anche in teatro ,
accompagnato dalla professoressa di Italiano. Una rappresentazione davvero interessante e significativa;in essa, come
dicevo prima, si nota il vero senso che
"il povero uomo malato"dà alla vita. Purtroppo tutti noi ci accorgiamo di
quando è importante viverla , appieno, solo quando scopriamo che stiamo
per perderla.
Uno degli interpreti di:" L'uomo dal fiore in bocca" è Vittorio Gassman.
Vittorio Gassman (1970)
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