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LUDOVICO ARIOSTO
Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474, da Nicolò Ariosto e Daria Malaguzzi Valeri, nobildonna reggiana. Nel 1484, la famiglia si trasferisce a Ferrara, dove a Nicolò vengono affidati incarichi di responsabilità nell'amministrazione cittadina.
Dopo i primi studi di grammatica, Ludovico segue le lezioni di diritto presso lo Studio cittadino. Quando Nicolò si trasferisce a Modena, essendo stato di nuovo nominato capitano della milizia, Ludovico, con l'accordo del padre, rimane a Ferrara, dove prosegue gli studi di leggi ed inizia a dedicarsi alla letteratura. Acquista una formazione umanistica, che non include però la conoscenza del greco, ed entra in amicizia con Pietro Bembo.
Frutto di questi studi umanistici sono i sessantasette carmi (Carmina) in latino, ispirati soprattutto ad Orazio, Tibullo e Virgilio, tre poeti che rappresentano un punto fondamentale per la vita dell'autore.
Il sogno di Ludovico di dedicarsi interamente alla letteratura viene stroncato dalla morte del padre nel 1500: essendo il primo di dieci figli, egli deve provvedere al mantenimento della madre e dei nove fratelli.
Per tre anni, come il padre, è capitano della milizia a Canossa; nel 1503, riceve gli ordini minori, il che gli permette di godere di alcuni benefici ecclesiastici ed entra al servizio del cardinale Ippolito d'Este. Per conto del cardinale svolge numerosi incarichi:
- nel 1503 e a Mantova per congratularsi con Isabella d'Este Gonzaga per la nascita del figlio e nell'occasione le legge alcuni passi dell'Orlando Furioso che ha iniziato a comporre;
- nel 1509 deve partecipare alla battaglia della Polesella fra Estensi e Veneziani;
- nel 1510 per tre volte, si reca a Roma dal pontefice Giulio ll, irritato contro gli Estensi alleatisi con i Francesi, e nell'ultimo viaggio è costretto a fuggire per sottrarsi alle ire del Papa:
- nel 1513 si reca di nuovo a Roma, in occasione dell'elezione di Papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico.
Nel 1509 intanto, da una breve relazione con Orsolina Sassomarino, Ariosto ha un figlio naturale, Virginio, con il quale sarà sempre molto legato.
Nel 1513 invece s'innamora di Alessandra Benucci, sposa del mercante Tito Strozzi: solo dopo la morte del marito il rapporto tra i due diventerà più intenso e si sposeranno nel 1527, senza mai giungere a convivere stabilmente con lei.
Nel 1516 viene pubblicata la prima edizione dell'Orlando Furioso, in quaranta canti. Nel frattempo, inizia a comporre le Rime. Compone anche cinque commedie in volgare.
Nell'anno 1517 si verifica una svolta nella vita del poeta. Ariosto rifiuta di accompagnare in Ungheria il cardinale Ippolito d'Este, adducendo ragioni di salute ma in realtà lo fa per rimanere accanto alla sua amata e nella sua città, sperando in una sistemazione che gli conceda più tempo per la letteratura. Il cardinale lo priva del suo stipendio di cortigiano; fortunatamente però viene assunto al servizio del duca Alfonso d'Este.
Fra il 1517 e il 1525 può così comporre le sette Satire, importanti per ricostruire la biografia e la personalità del poeta.
Nel 1521 viene pubblicata la seconda edizione dell'Orlando Furioso, riveduta sul piano linguistico per uniformare l'opera alle teorie dell'amico Bembo. Anche l'attività di commediografo procura ad Ariosto molta fama.
Nel 1522, il poeta deve accettare, per conto del duca Alfonso, l'incarico di governatore della Garfagnana: qui esercita il suo compito con equilibrio, sapendo essere al tempo stesso autorevole e aperto all'umana comprensione. L'attività lo impegna a tal punto che in questo periodo scrive solo due Satire. Nel 1525 ritorna a Ferrara, potendo ormai usufruire di una dignitosa rendita.
Nella città che ama, il poeta acquista una piccola casa dove abita con il figlio e il fratello Gabriele.
La fortuna delle commedie e dell'Orlando Furioso diffondono la sua fama in tutta Italia.
Gli ultimi anni, finalmente sereni può dedicarsi alla letteratura, anni impegnati soprattutto nella revisione del suo capolavoro, che nel 1532 è pubblicato nella terza e definitiva edizione.
Dal 1531 Ariosto manifesta i sintomi di una grave malattia. Secondo il figlio, il poeta trascorre gli ultimi mesi di vita svolgendo alcune missioni per gli Estensi, lavorando alle proprie opere e dedicandosi al giardino di casa.
Nel 1532 accompagna in viaggio per l'ultima volta il duca Alfonso: a Mantova incontra Carlo V, a quale presenta la stampa dell'Orlando Furioso. L'anno successivo, essendosi aggravata la malattia, muore nella sua modesta dimora.
L'Orlando Furioso
L'opera riprende il poema Orlando innamorato interrotto da Matteo Maria Boiardo. L'intreccio del poema si occupa delle vicende di numerosissimi, che vengono narrate in parallelo, troncandole e riprendendole successivamente. Ogni canto presenta una sorta di introduzione nella quale l'autore inserisce le sue considerazioni di carattere morale prendendo spunto dalle vicende raccontate.
Le molteplici vicende e il loro vario incrociarsi non possono essere facilmente descritti; a scopo orientativo è utile ricordare i tre filoni narrativi principali: la guerra del moro Agramante contro Carlo Magno, che costituisce il nucleo centrale dell'intreccio al quale sono collegati in vario modo tutti gli altri avvenimenti narrati; l'amore di Orlando per la bella Angelica, il suo vano inseguimento della donna, la sua pazzia; le vicende di Ruggiero e Bradamante, che dopo innumerevoli peripezie, si sposeranno, dando origine al casato degli Este.
L'inizio dell'azione vede Carlo Magno che affida Angelica a Namo di Baviera per evitare la disputa tra i suoi due innamorati, Orlando e Rinaldo. Angelica approfitta dello scontro armato per fuggire: la sua fuga si concluderà alla fine del canto XXIII con le nozze con Medoro, avvenimento che provocherà la pazzia di Orlando. Nel canto II iniziano le avventure di Bradamante che si concluderanno solo alla fine del poema (canto XLVI).
Tra le tante vicende secondarie, si possono ricordare: quelle della buona maga Melissa, la quale fa conoscere a Bradamante tutta l'illustre discendenza che da lei deriverà; la maga Alcina, che tiene prigionieri diversi cavalieri tra cui Astolfo; quelle ambientate nel castello fatato e labirintico del mago Atlante sui Pirenei; l'episodio di Cloridano e Medoro con la loro drammatica sortita notturna; il viaggio di Astolfo con l'ippogrifo attraverso l'inferno, il paradiso terrestre e poi sulla luna dove recupera il senno di Orlando.
Il tema principale del poema è stato individuato dai critici nella ricerca (una donna, un uomo o anche semplicemente un oggetto) che i vari personaggi indirizzano verso mete che continuano a sfuggire. La ricerca principale di Bradamante abbraccia tutta l'estensione dell'opera, concludendosi con la fine di essa. L'autore mantiene sempre un sorriso distaccato nei confronti dei suoi personaggi, che si agitano in iniziative spesso legate a illusioni, inganni o follie.
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