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Lo Scudo Di Talos - Valerio Massimo Manfredi




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Giacomo Leopardi Giacomo Leopardi nacque a Recanati, nelle Marche, il 29
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Lo Scudo Di Talos


AUTORE:

Valerio Massimo Manfredi, nato nei pressi di Modena, laureato in Lettere classiche ha iniziato la sua carriera come docente universitario; ha scritto numerosi testi di carattere storico.


GENERE LETTERARIO:

Romanzo Storico


SPIEGAZIONE DEL TITOLO:

"Lo scudo di Talos" fa parte dell'armatura che apparteneva al re Aristodemo, sovrano dei messeni che prima dell'arrivo degli Spartani abitavano nella Terra del Taigeto. Durante lo scontro con i Lacedemoni, il re sacrificò sua figlia per ottenere la vittoria. Gli dei non furono contenti della sua azione, così i messeni vennero sconfitti e divennero gli schiavi degli Spartani; da allora la spada del re Aristodemo divenne maledetta perché era macchiata del sangue di un innocente. La maledizione della spada poteva essere tolta solamente da due persone: il custode della spada (il nonno di Talos) che conosceva il luogo dove essa era nascosta e il custode delle parole (Karas) che conosceva la formula magica per togliere la maledizione. Un'antica profezia diceva che un giorno un uomo forte e innocente avrebbe amato il suo popolo al punto da sacrificare il suo stesso sangue, facendo risorgere la città morta dei messeni dalle sue rovine; la profezia si avverò quando il custode delle parole liberò la spada dalla maledizione dandola a Talos insieme allo scudo e l'armatura di Aristodemo. Talos guidò il suo popolo alla conquista della libertà con lo scudo nel quale era raffigurato un lupo, simbolo del re Aristodemo e di Talos, il lupo del Taigeto.


RIASSUNTO DELL'OPERA:

Talos, bambino spartano di famiglia nobile, nasce con un piede storpio. In una notte di pioggia il padre Aristarchos lo abbandona, secondo un'antica legge di Sparta, nel monte Taigeto separandolo dalla madre e dal fratello Brithos.

In quella brutta notte Talos viene trovato da un vecchio pastore di nome Kritolaos che decide di prendersene cura, insieme a sua figlia, facendolo crescere tra gli Iloti. Fu allora che l'ilota lo chiamò Talos, come il gigante di bronzo di Efesto dal piede vulnerabile. I due figli di Aristarchos iniziano due vite differenti: per Brithos si prospetta una vita nobile, mentre per Talos, una vita da pastore. Sul monte Taigeto, Talos trascorre la sua giovinezza serenamente senza conoscere le sue vere origini e chiamando "madre" la figlia di Kritolaos. Inconsapevolmente diventa il custode del più grande segreto di suo nonno Kritolaos e degli Iloti: l'armatura maledetta del grande re degli Iloti che un tempo, prima dell'arrivo degli spartani, vivevano nella Messenia. Oppressi dai dominatori Spartani gli Iloti sognavano da anni il riscatto e così Talos diventò la loro più grande speranza. Kritolaos lo educa e lo addestra all'arte della guerra, di norma proibita dagli spartani a tutti gli Iloti. Ben presto Talos impara a muoversi agilmente col suo bastone, nonostante il piede zoppo glielo impedisca. Suo nonno gli regala l'arco di corno del re Aristodemo. Presto divenne un arciere abile e valoroso e, per proteggere Antinea, una giovane contadina di cui fu innamorato si scontrò con suo fratello Brithos, divenuto capo di un gruppo di Spartiati, e i suoi compagni; i due ragazzi che non sanno d'essere fratelli dopo la lite cominciano a odiarsi. Talos, infatti, riesce a sconfiggere i compagni di suo fratello, ma quest'ultimo riesce a sopraffarlo e proprio quando sembra sul punto di uccidere Talos ordina ai suoi compagni la ritirata risparmiandolo. Dopo il rituale di iniziazione dei giovani Spartiati, Brithos, diventa un nobile guerriero, sceglie Talos come scudiero ed insieme partono per le Termopili con il re Leonida e altri 300 Spartiati, contro il re persiano. Leonida, ordina ai due fratelli di recarsi a Sparta e così Talos, Brithos e un altro guerriero: Aghias, riescono a salvarsi, per recare un messaggio a Sparta da far leggere davanti al re. Quel messaggio venne rubato e sostituito con uno vuoto da un ufficiale Spartano e nel momento in cui gli efori lessero il messaggio e videro che nel foglio non c'era alcun messaggio, i tre vennero considerati come dei traditori.

Aghias non resistette a tal episodio e si tolse la vita, anche Brithos tentò di uccidersi, ma Talos riuscì a fermarlo. Le discordie di Sparta avevano provocato la strage delle Termopili e l'avanzata dei persiani, mentre la flotta di Atene distruggeva quella persiana nella battaglia di Salamina. Tempo prima la Pizia Perialla aveva predetto che Talos, il lupo del Taigeto e Brithos, il drago dei Kleomenidi, avrebbero combattuto insieme. La profezia si avverò, Talos si armò del grande arco del re, fece portare l'armatura di suo padre a Brithos e, insieme, fecero nascere la leggenda dell'oplita solitario e dell'arciere che sterminavano i persiani.

I due in seguito, aiutati da Karas, un gigante amico di Talos, parteciparono alla battaglia di Platea: sul campo di battaglia Brithos, per riscattare il suo onore di guerriero, lanciato il grido di guerra si lanciò solo contro i persiani seguito poi, con lo stesso grido da tutti gli spartani. Brithos morì svelando a Talos le sue vere origini. Durante il rogo funebre arrivò il re Pausanias, che consegnò a Talos il grande scudo con il Dragone. Talos scoprì che il suo vero nome era Kleidemos e volle conoscere   la sua madre naturale, che morì nelle sue braccia per l'emozione di aver abbracciato nuovamente suo figlio.

Da allora Kleidemos partecipò a numerose battaglie sotto il comando di re Pausanias seguendolo alla conquista di Cipro e, al comando di un battaglione, e combatté per 4 anni in Asia Minore. A Sparta gli Efori sospettarono un tradimento da parte di Pausanias, a dispetto di questo Kleidemos continuò a servire valorosamente il sovrano il quale era sorvegliato dalla Kripteia, che tentava di incriminarlo, tentando anche di torturare Karas, che non parlò. Lahgal, un giovane servo del re, amico di Talos, volle vendicarsi del regnante e rivelò i suoi progetti di tradire Sparta e allearsi con il re persiano. Laghal fece in modo che Kleidemos non fosse accusato e poco tempo dopo la Kripteia tentò di arrestarlo, ma il re riuscì a fuggire per rifugiarsi nella casa di bronzo, dove fu rinchiuso e fatto morire in modo atroce di fame e sete. Ciò nonostante, all'eroe di Platea, non poterono negare delle solenni onoranze funebri.

La Kripteia scoprì anche una riunione di capi Iloti che furono tutti massacrati nonostante si fossero rifugiati nel tempio di Nettuno: il sacrificio suscitò le ire del dio che scatenò un tremendo terremoto che colpì Sparta. Kleidemos era andato in Messenia a trovare Antinea e durante il viaggio aveva sentito del sacrilegio. Al ritorno dal suo viaggio, scoprì le rovine di Ithome, la città morta degli Iloti, fra le sue macerie venne sorpreso dal terremoto. Tornò a Sparta per valutare i danni del sisma e là assistette ad una forte rivolta degli Iloti dopo questo episodio Kleidemos, ricordando gli insegnamenti di Kritolaos decise di aiutare gli Iloti a riconquistare la libertà. Si trovò insieme a Karas nel bosco sul monte Taigeto dove presero le armi del re. Talos offrì il suo sangue per togliere la maledizione alla spada che era servita per il sacrificio della figlia del re Aristodemo, riunì tutto il popolo e lo condusse ad Ithome. La città fu ricostruita e fortificata e riuscì a resistere all'assedio per tre anni. Antinea gli aveva dato un figlio e, dopo averli mandati in una città più sicura, progettò un attacco frontale.

Le notizie sulla guerra giungevano ad Atene e i democratici, consultati gli oracoli, offrirono a quel popolo la facoltà di trasferirsi nel loro territorio. Sparta fu d'accordo e, mentre le due parti si fronteggiavano, il figlio del re Leonidas faceva cessare la lotta: gli assediati potevano seguire gli inviati di Atene per trovare una nuova patria.

Quando la battaglia fu vinta Kleidemos scomparve e Karas, si mise alla sua ricerca fino al momento in cui si imbatté in un lupo che lo condusse presso una pianta dove Karas rinvenne l'armatura e lo scudo dell'eroe, lavò l'armatura insanguinata e la ripose nel suo nascondiglio e, se il popolo ne avesse avuto bisogno, Talos il Lupo, avrebbe potuto ancora indossarla.


SPAZIO:

Il racconto si svolge in Grecia e in Asia:

A Sparta, dove si svolge la maggior parte del racconto, la città viene studiata dall'autore nelle sue usanze più crudeli e indegne di memoria, come in quelle più degne e onorevoli. È la città natale di Talos, ricca di stradine strette e povera di monumenti. Talos ama il modo di essere e il coraggio degli spartani ma non sopporta le tradizioni e l'ipocrisia dei suoi abitanti. Talos si reca molto spesso nella città da giovane e più tardi, quando diventa Spartano va ad abitarci per un breve periodo,dapprima nella caserma militare dove divideva il dormitorio con altri soldati, poi nella grande casa dei genitori dove abitava con un fedele servo di suo padre.

Sul Taigeto, nel quale Talos è stato abbandonato ed è cresciuto come un pastorello, abitava in una povera casetta con sua madre adottiva e Kritolaos. Era un luogo ricco di boschi, sorgenti e pascoli verdi dove Talos portava al pascolo le sue pecore.

Alle Termopili e Platea dove si svolgono le battaglie più importanti: nella prima i persiani presero il sopravvento sterminando i trecento Spartiati che difendevano l'accesso al Peloponneso, nella seconda invece che si svolgeva in pianura i persiani vennero sbaragliati dagli Spartani.

In Asia: in cui Talos parte per portare a termine una missione affidatagli dal re Pausanias, si ritrova in un ambiente sconosciuto, in mezzo al deserto con poca acqua, conosce le usanze e prende parte allo sfarzo della vita dei persiani, vede per la prima volta animali e piante a lui sconosciuti come i cammelli.


TEMPO:

La vicenda si svolge in un'epoca storica ben precisa cioè il periodo che va dalla I Guerra Persiana alla II( 490-479 a.C.). Durante questo periodo la Grecia è divisa in molte città stato, le più importanti, Sparta e Atene, si coalizzano per far fronte all'invasione dei Persiani che aspiravano a ottenere il controllo di tutta la Grecia. In questo periodo Sparta è governata da un regime aristocratico e la popolazione è divisa in tre classi: i nobili Spartiati, i Perieci, e gli schiavi Iloti. Il potere è esercitato principalmente dagli Spartiati, che si riuniscono in un'assemblea e da due re. Il potere di questi due organi, che sono spesso nominati, è ben delineato nel racconto. Sparta era in contrasto con Atene che invece adottava un governo più democratico. I fatti storici realmente accaduti coincidono con la narrazione del 'Lo scudo di Talos'.; avvenimenti realmente accaduti si intrecciano con la storia inventata dallo scrittore:

Talos incontrò sul monte Taigeto, Phidippides, campione olimpico impegnato nella battaglia di Maratona, e aveva dieci anni nel 490 a.C. circa.

Nella battaglia delle Termopili alla quale Talos già uomo partecipa divenendo alla fine l'unico superstite nel 480 a.C.

Nella battaglia di Platea, 479 a.C. dove Talos assiste alla definitiva vittoria degli spartani contro i persiani e alla tragica morte di suo fratello Brithos e riacquistando nuovamente il suo vero nome da Spartano.

A Ventidue anni sul Taigeto guida i messeni nel 464-460 a.C.



PERSONAGGI:

TALOS, è il protagonista di tutto il libro che si basa sulle sue vicende ed imprese. Viene descritto brevemente in molte parti del racconto, non in modo molto particolareggiato anche perché il suo aspetto fisico e carattere cambiano durante la storia man mano che egli cresce.

Dalle descrizioni dell'autore si può capire che egli ha occhi e capelli neri, corporatura snella e slanciata nonostante la malformazione al piede.

Talos è un giovane sempre alla ricerca della sua vera identità e questo fatto lo rende spesso insicuro e sfiduciato. Inizialmente è rappresentato come un pastorello che vive serenamente sul Taigeto, rassegnato a dover passare la propria vita a servire umilmente i padroni di Sparta. Quando suo nonno inizia a parlargli di riscatto da parte degli Iloti, Talos si rifiuta di ascoltare poiché è cresciuto con la mentalità pessimistica propria degli schiavi. Nonostante questo Talos ha avuto, fin da piccolo, tanta voglia di scoprire e una grande ammirazione verso il popolo dei Lacedemoni che lo affascinava misteriosamente, per questo motivo si trova a spiare i guerrieri spartani con inquietudine disobbedendo alle disposizioni del nonno. Crescendo, Talos arriva a scontrarsi con suo fratello e di conseguenza a odiare tutto ciò che è Spartano, persone, tradizioni e mentalità. In seguito diventa amico di suo fratello Brithos e lo aiuta a riscattarsi dopo la sconfitta delle Termopili; allora comincia ad avvicinarsi a Sparta riprendendo il suo vero nome Kleidemos e il suo carattere muta ancora, da sereno pastorello diviene un temibile guerriero nell'Asia, in questo periodo, egli sembra privo di sentimenti. Dopo la morte di Pausanias, il suo amore per Sparta lo abbandona nuovamente e Talos si riunisce ai messeni mostrando il suo vero carattere di uomo intrepido e valoroso. Il carattere di Talos và anche analizzato dal punto di vista di ogni singolo personaggio: Kritolaos, suo nonno, lo definisce un ragazzo intelligente e generoso ha molta fiducia in lui e lo vede come l'unica speranza di libertà e riscatto per gli Iloti. Antinea e Brithos lo descrivono come un uomo generoso e coraggioso. Pausanias, lo vede come un giovane molto bravo in guerra, ma un po' ostinato.

Kritolaos è il nonno di Talos. È un vecchio Ilota dai capelli bianchi e dalle mani nodose. Ha un carattere molto tranquillo e umile ha fiducia nel destino e negli dei, è il custode del segreto dell'armatura appartenente al re Aristodemo questo lo rende molto misterioso, neanche nel momento della sua morte rivela a Talos la sua vera identità. È molto legato a Talos, lo educa, e gli insegna ad essere come lui umile ma combattivo, ha un grande sogno, quello di liberare il suo popolo. Secondo Talos è l'uomo più saggio del mondo. È molto rispettato da tutti gli Iloti della montagna.

BRITHOS è il fratello maggiore di Talos. Viene descritto come un grande guerriero appartenente a una famiglia importante vicina ai re di Sparta. Esso è legato alle tradizioni spartane, e per questo cerca di essere il migliore, in guerra e in famiglia. Con i suoi compagni dimostra presunzione e arroganza ma nonostante questo è considerato "il capo". Spesso si dimostra cinico, anche quando si diverte a far sbranare le pecore e Krios, il cane di Talos, dal suo terribile molosso nero. È un giovane molto intelligente anche se a volte il suo carattere impulsivo, tipico dei guerrieri spartani, prevale sulla ragione. In guerra è valoroso e coraggioso: lo dimostra il fatto che alle Termopili sarebbe voluto rimanere a combattere e morire come tutti gli altri. Per lui l'onore di guerriero era molto importante. Talos ha sempre avuto molta stima e amore per lui.

Karas è l'amico di Talos che appare nella storia dopo la morte di Kritolaos. Di lui non si sa molto, solo che è un uomo ilota che pur di difendere il suo popolo subisce l'accecamento di un occhio, dimostrando di essere molto legato alla sua stirpe. Spesso per lunghi periodi scompare dal Taigeto; come il nonno di Talos è il custode delle parole necessarie per togliere la maledizione all'armatura del re Aristodemo. È molto generoso, in molti casi aiuta e consiglia Talos, dà sostegno anche alla famiglia di Antinea svolgendo i compiti più pesanti per alleviare le sofferenze di lei e del suo vecchio padre.

Antinea è l'unica donna amata da Talos. È una giovane contadina ilota dagli occhi verdi e corpo snello. È timida ma molto innamorata di Talos. Quando è costretta a partire, per seguire il suo padrone, non dimentica Talos. Solo alla fine del libro si capisce che lei è una donna forte disposta a morire insieme alla sua gente nella città perduta di Ithome.

ISMENE è la madre di Talos. È una donna bellissima, pallida con gli occhi scuri e i capelli neri; il suo fascino però è sciupato a causa delle grandi sofferenze che lei sopporta dalla nascita di Talos alla morte di suo marito e di suo figlio. Distrutta dal dolore a causa delle dure leggi di Sparta non riuscirà a sopportare l'emozione di riabbracciare suo figlio dopo più di vent'anni e morirà tra le sue braccia. Ismene è una donna fragile, non ha saputo opporsi alle regole Spartane e al marito.

ARISTARCHOS è il padre di Talos. Rappresenta la nobiltà spartana, come molti è sottomesso alle leggi della polis, arriva a metterle davanti all'amore per il proprio figlio e per sua moglie. Quando rincontra Talos nei suoi occhi, si legge la disperazione e lo sconforto, si capisce che vorrebbe parlargli ma il rispetto per le leggi della sua terra è più forte. Nella battaglia delle Termopili si dimostra comunque coraggioso e valoroso, difendendo il re Leonidas fino alla morte.

PAUSANIAS è un re spartano. Si rivela un traditore di Sparta. Disprezza la semplicità e il rigore della vita spartana, per questo tenta di allearsi col re dei persiani, che invece vivevano nel lusso; amava vestirsi come i persiani. Nei confronti di Talos era spesso falso, non gli aveva mai rivelato completamente i suoi intenti.


TEMI TRATTATI

I principali argomenti presentati in questo libro riguardano la polis di Sparta. Le leggi di Sparta sono gli elementi che danno luogo alle vicende più importanti: l'abbandono di Talos, dovuto alla norma che proibiva ai cittadini di far crescere a Sparta bambini malformati inadatti alla cultura militare della città, e la morte di Brithos dovuta al tentativo di riscatto dal giudizio popolare al fine di ricevere i giusti onori conferiti solo agli eroi. Vengono messi in evidenza quindi i valori fondamentali di quella società: la nobiltà di sentimenti, l'onore, la gloria, il sacrificio umano e il coraggio che tuttavia sono basilari anche nella nostra società.

Inoltre rievoca il grandioso mondo della Grecia antica: Sparta, Atene, le battaglie di Maratona e Salamina, citando personaggi realmente esistiti come il re Leonida.


CONSIDERAZIONI E GIUDIZIO PERSONALE:

Questo libro mi ha suscitato emozioni forti nel momento in cui narrava della morte dei parenti di Talos: tra questi il nonno adottivo, morto di vecchiaia nella sua casa sul Taigeto; il cane Krios, sbranato dal molosso di Brithos; il padre, morto eroicamente sul campo delle Termopili; il fratello caduto a Platea e soprattutto la madre che gli morì tra le braccia per l'emozione di averlo rivisto. Ho provato un senso di tristezza per il cinismo della società spartana che non accettava la diversità e soprattutto l'imperfezione fisica degli esseri umani che reputava deformi solo perché non adatti alla vita da guerriero; per la sua spietatezza, le leggi dure soprattutto contro i più deboli.

Sono rimasta perplessa perché tutti i personaggi della storia avevano uno stretto legame col destino che li rendeva schiavi e incapaci di migliorare la loro condizione, essi infatti non facevano nulla per guadagnare la felicità, ma aspettavano che gli dei intervenissero per rendere migliore la loro vita.

Il finale del romanzo mi ha lasciato un po' di sgomento e curiosità perché non sono riuscita a capire quale sia stato il destino di Talos, infatti, di lui rimane solo l'armatura vuota, con a fianco un lupo; probabilmente l'autore ha voluto lasciare in sospeso per permettere ai lettori di fantasticare a loro piacimento.

Il libro è molto piacevole da leggere, sembra di rivivere un poema omerico con eroi capaci di gesta leggendarie che lottano e muoiono per difendere i propri valori; la storia è molto avvincente grazie all'abile intreccio tra storia greca e personaggi nati dalla fantasia dell'autore.

L'originalità del testo sta nell'inserimento di personaggi fantastici nel contesto storico reale, infatti secondo me Talos è un personaggio molto credibile rapportato con il periodo storico.




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