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Lo Statuto del 1948
Ancora prima della guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra i rappresentanti altoatesini e il Governo provvisorio austriaco si impegnarono per ottenere che nelle imminenti trattative per la pace venisse pattuita la restituzione all'Austria del territorio altoatesino. Le potenze alleate vincitrici respinsero tuttavia quelle richieste fin dall'autunno 1945 prendendo una decisione definitiva in tal senso alla fine dell'aprile 1946 nonostante i tenaci interventi da parte altoatesina ed austriaca (raccolta di 163.777 firme in Alto Adige per un referendum manifestazione di massa il 5 maggio 1946 ad Innsbruck). L'unica via non ancora bloccata era quella di avviare delle trattative dirette fra l'Austria e l'Italia su una forma di amministrazione autonoma per l'Alto Adige.
Un accordo di massima in merito è stato trovato nel corso dei negoziati per la pace a Parigi; l'accordo fu firmato il 5 settembre 1946 dai Ministri agli esteri italiano ed austriaco Degasperi e Gruber ed allegato al trattato di pace con l'Italia all'Accordo di Parigi ponendo la questione altoatesina sul piano delle questioni di ordine internazionale.
L'Accordo di Parigi prevede tra l'altro l'impegno per l'Italia di concedere all'Alto Adige potere legislativo ed esecutivo autonomo. Lo Stato italiano riteneva di poter assolvere a tale impegno con il varo dello Statuto di autonomia approvato dall'Assemblea Nazionale Costituente il 31 gennaio 1948. Con quello Statuto nonostante l'energica opposizione degli esponenti altoatesini l'autonomia prevista dall'Accordo di Parigi per il solo territorio altoatesino fu esteso anche al Trentino con la creazione della Regione Trentino-Alto Adige; la nuova Regione a maggioranza italiana fu dotata di diritti ben più ampi rispetto a quelli riservati alla Provincia di Bolzano. Perfino i modesti diritti autonomi accordati a quest'ultima rimasero lettera morta (in parte perché non venivano varate le norme di attuazione allo Statuto) per cui andavano via via crescendo l'impazienza ed il disappunto degli altoatesini; nel 1957 si ebbero i primi attentati dinamitardi il 17 novembre 1957 ebbe luogo la grande manifestazione di protesta a Castel Firmiano. Nel 1959 la Südtiroler Volkspartei (SVP) si ritirò dalla Giunta regionale nel settembre 1959 l'allora Ministro agli affari esteri austriaco dott. Bruno Kreisky sollevò la questione altoatesina per la prima volta dinnanzi all'ONU a New York.
Ulteriori sforzi compiuti dalla SVP e dall'Austria rimasero infruttuosi; nella 'notte di fuoco' dell'11 giugno 1961 furono commessi 37 attentati dinamitardi; seguirono nuove trattative con le autorità romane che portarono esiti concreti (il 1° settembre 1961 fu insediata la 'Commissione dei 19'). Con l'andare del tempo veniva concordato un intero pacchetto di misure per l'attuazione dell'autonomia accettato a stretta maggioranza dal congresso provinciale della SVP il 23 novembre 1969 e successivamente approvato dai Governi italiano ed austriaco.
Il 'pacchetto' comprendeva 137 misure: per 97 occorreva una modifica dello Statuto di autonomia del 1948 (legge costituzionale) otto potevano essere realizzate mediante leggi statali nove mediante decreti e i rimanenti con atti amministrativi. La parte più importante del 'pacchetto' prevedeva la modifica dello Statuto allora vigente ovvero l'approvazione di un nuovo statuto avvenuta con il varo della Legge costituzionale n.1 del 10 novembre 1971 (entrata in vigore il 20 gennaio 1972) e alla quale seguì la pubblicazione di un testo unico sempre nel 1972 (DPR 31 agosto 1972 n. 670); il testo unico comprende le norme tuttora vigenti dello statuto precedente e quelle dello statuto nuovo.
Ai sensi dell'Accordo di Parigi lo Statuto di autonomia costituisce lo strumento teso a garantire lo sviluppo linguistico-culturale dei gruppi linguistici tedesco e ladino all'interno dello Stato italiano; peraltro l'autonomia ha anche carattere territoriale per cui ne devono beneficiare tutti e tre i gruppi linguistici presenti in Alto Adige.
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