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Letteratura Il Decadentismo, Gabriele D'Annunzio




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Letteratura

Il Decadentismo


L'atmosfera che domina il periodo della "Belle Epoque" è quella di una profonda conflittualità economica fra gli stati e una grande tensione sociale tra la popolazione, è infatti questo il contesto in cui nasce e si sviluppa il Decadentismo,


Dal punto di vista filosofico, gli ideali decadenti trovano la loro prima radice nella crisi del Positivismo, vale a dire nella perdita di fiducia nella ragione. Il progresso, la scienza, la concretezza, sono tutti valori che vengono ora pesantemente messi in discussione. La conseguenza fondamentale di questi atteggiamenti è la nascita di correnti di pensiero irrazionalistiche, che sviluppano i loro concetti sulla base di un categorico rifiuto della ragione e di tutto ciò che è razionale.   


L'ideale che si viene a creare è quello di una visione della vita intesa come mistero: la poesia, infatti, è concepita per essere lo strumento di conoscenza del mistero che ci avvolge.


Il Decadentismo vede nel poeta il "veggente", cioè l'esploratore del mistero, dell'inconscio e dell'assoluto.


Nella forma rifiuta inoltre le forme metriche chiuse, rigide, i versi e le strofe tradizionali e preferisce le forme aperte, ossia le strofe e i versi liberi, perché la poesia essendo illuminazione e rivelazione del mistero, deve essere immune da ogni interferenza razionale e esterna.


Fra gli artisti si diffonde un atteggiamento di individualismo esasperato, essi vivono una condizione di solitudine, di distacco, di smarrimento dalla realtà, che segna la crisi fra artista e società tipica del Decadentismo. Il poeta può tuttavia manifestare questa condizione in due modi diversi: attraverso l'autoesaltazione (come accade in D'Annunzio), cioè il porsi al di sopra delle persone comuni, oppure attraverso una condizione di sottomissione e di ripiegamento su se stesso, provando sentimenti di inadeguatezza e di soggezione nei confronti della società.


I movimenti letterari che sviluppano gli aspetti del Decadentismo sono principalmente il Simbolismo e l'Estetismo:

Il Simbolismo pone l'accento sugli aspetti della musicalità della lingua, in cui non ha importanza la realtà esterna, ma quella più profonda che solo la poesia riesce a percepire e a rappresentare per mezzo di simboli, colori, avvicinando aspetti che a prima vista sembrano lontani fra loro, ma che in profondità hanno un rapporto profondo (attraverso le analogie).

L'Estetismo è un movimento che assegna la preminenza ai valori estetici, arrivando a negare tutti gli altri. Si individua negli ideali della bellezza e fa della raffinatezza l'unico mezzo di distinzione dalle masse, l'artista cerca in ogni modo di distinguersi, fino allo scandalo, attraverso la cura maniacale dell'abbigliamento, dei gusti e dei comportamenti.


In Italia il poeta che più rappresenta questa corrente è Gabriele D'Annunzio.






Gabriele D'Annunzio


Vita

Gabriele D'Annunzio nasce nel 1863 a Pescara da una famiglia borghese e agiata, che asseconda fin dall'inizio la sua vivacità e precocità intellettuale. Nel 1881 si trasferisce a Roma, dove conosce gli ambienti più eleganti e vive una vita ricca e piena di scandali e di fatti che gli garantiscono la notorietà, come ad esempio la sua relazione con la grande attrice Eleonora Duse. Nel 1891 si trasferisce a Napoli, dove scopre Nietzsche e comincia a seguirne le opere. Nel 1895 ritorna a Roma, dove viene eletto due anni più tardi deputato per l'estrema destra, ma nel marzo 1900, dopo la repressione del governo Pelloux, passa clamorosamente a sinistra. Nel 1898 si stabilisce in Toscana, dove vivrà nel lusso fino al 1910. Allo scoppio della prima guerra mondiale si ripara a Parigi, dove si schiera a favore dell'intervento antitedesco. Nel 1915 rientra in Italia sotto la veste di uno tra i più fervidi interventisti. Nonostante sia più che cinquantenne, prende servizio al fronte, dando una valutazione estetizzante della guerra così come di ogni altro aspetto della vita. Clamorosa si presenta l'azione promossa di propria iniziativa, subito dopo la fine della guerra, per la riconquista di Fiume e della Dalmazia, assegnate dai trattati di pace alla Jugoslavia. D'Annunzio occupa Fiume nel settembre del 1919, alla testa di un gruppo di Arditi, e tiene la reggenza della città sino al Natale del 1920, quando il governo italiano interviene per la smobilitazione. Lasciata Fiume nel gennaio 1921, si trasferisce in una villa di Gardone Riviera. Essa viene dall'autore stesso trasformata in una casa-museo, sovraccarica di arredi e reliquie, simbolo di tutte le esperienze della vita e dell'arte dannunziana, ammassate in uno spazio in cui domina l'orrore del vuoto e della luce. E' questo il fastoso, pittoresco e funereo "Vittoriale degli Italiani". La sua personalità, temuta persino dal Duce per l'attivismo e la fama, viene soffocata tramite il relegato isolamento nel Vittoriale voluto da Mussolini stesso. Stroncato da un'emorragia cerebrale, D'Annunzio muore il 1° marzo 1938.


Personalità e Talento

D'Annunzio fu per il suo tempo in modello di gusto e di comportamento, influenzò profondamente la vita mondana e aristocratica, La sua personalità raffinata ed egocentrica, il suo gusto per il gesto clamoroso, le sue filosofie di autoesaltazione, ne fanno un uomo di grande carisma e un poeta di grande talento. In lui si scopre il desiderio di vivere e di godere tutte le sensazioni, la sensualità di un artista che sente con gioia i profumi, i colori, i suoni, che con la sua immaginazione rende tutto più bello, più entusiasmante, più esageratamente clamoroso. La sua produzione assume un aspetto particolarmente elegante, poiché coglie gli aspetti del mondo con la sensualità e riesce a scomporre questi aspetti in tanti piccoli momenti, godendoli uno ad uno. Le caratteristiche della lingua di D'Annunzio sono la profondità, la musicalità, la spiazzante bellezza. Per lui "il verso è tutto" (il Piacere), può rappresentare tutto, il soprannaturale, l'assoluto, ciò che in altri modi è inesprimibile. E' in grado di scegliere in ogni momento i termini più musicali, più poetici, le immagini più belle, suggestive ed affascinanti.


Opere

Nel 1882 escono le prime liriche, pubblicate in Canto Novo (O falce di luna calante), un'importante e originale raccolta accettata dal pubblico e critica con grande entusiasmo. Essa contiene 61 componimenti divisi in 5 libri.


D'Annunzio si propose di scrivere un ciclo di romanzi, suddiviso in tre trilogie, ciascuna denominata dal nome di un fiore - la rosa, il giglio, il melograno - che stanno a simboleggiare l'evoluzione del suo spirito.

I romanzi della rosa: Il simbolo della passione invincibile, fanno parte di questa raccolta i romanzi Il Piacere, L'innocente, Il trionfo della morte.

Della trilogia dei romanzi del giglio, il simbolo della passione che si purifica, il poeta scrisse solo il primo: Le vergini delle rocce.

Anche dell'u1tima trilogia, i romanzi del melograno, il pomo dai tanti granelli, con allusione ai frutti che possono derivare dal dominio delle passioni, il D'Annunzio scrisse solo il fuoco.


Nel 1903 furono pubblicate le Laudi: Maia, Elettra, Meope e il capolavoro Alcyone (La pioggia nel pineto; Le stirpi canore), il poema del sole e dell'estate in cui il D'Annunzio trasfigura e rappresenta liricamente momenti e sensazioni dell'estate del 1902; D'Annunzio esprime in queste opere il suo totale e gioioso abbandono alla vita, la parola perde di artificiosità per trovare una propria musicalità, in un'atmosfera dolce e sensuale in stretto contatto con la natura (panismo).


Il Piacere

Al centro della vicenda del Piacere è il nobile Andrea Sperelli. che ha amato. ri­cambiato. la bella Elena. Improvvisamente questa lo lascia per sposare un ingle­se nobile e ricco, ma abiet­to. Andrea. deluso. si ab­bandona alla dissoluzione. passando di amante in a­mante con indifferenza e con il gusto sado-masochi­stico di degradare sé e gli altri. Ferito in un duello, durante la convalescenza spera di riconquistare la purezza morale. Sembra vi­cino a realizzare questo de­siderio quando conosce la bella e casta moglie di un ministro guatemalteco, Ma­ria Ferres. con la quale ini­zia un rapporto di amore platonico. Andrea riprende però la sua vita dissoluta. e concepisce il pensiero di possedere Maria carnal­mente, ciò che gli sembra u­na squisita profanazione. Proprio mentre rivede Ele­na, che non gli si concede e fa di tutto per esacerbare il suo desiderio, riesce a se­durre Maria, che dopo qualche resistenza gli si dà con passione e dedizione totale, pari all'intensità crudele con cui Andrea de­sidera Elena. Prima con vo­luttà, poi con un certo orro­re, Andrea contamina le due immagini, e negli am­plessi con Maria pensa a Elena. In un momento in cui Maria avrebbe bisogno di conforto, perché il mari­to è fuggito lasciandola in un mare di debiti, Andrea si lascia sfuggire il nome di Elena: Maria inorridita fugge. mentre Andrea di­sperato la chiama. ma sen­za troppa convinzione. Ilfi­naie mostra Sperelli men­tre, avvilito per la propria meschinità morale ma non meno disgustato dal volgo, si aggira nelle sale del pa­lazzo dei Ferres, dove tutto viene messo all'asta.



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